·15· {61} La prima volta dopo tanto tempo. La scuola è cambiata.
<<Sedetevi>>. Il preside, un giovane uomo, ci incita. Al suo invito, io mi siedo, Julie aspetta un po', prima.
Lui ci scruta da capo a piedi. Ora che sono seduto ancora di più. Non capisco il motivo del suo scrutarmi così a fondo, ma lo lascio fare. Sono un tantino in imbarazzo, dato che non sposta mai lo sguardo, che so, da me a Julie. Fissa solo me. Sembra mi conosca, i suoi occhi sorridono, dalle sue labbra un leggero sospiro. Sembra felice di vedermi. Cerco qualche argomento di cui parlare, ma non trovo nulla. Thomas è qui, mi vede così nervoso. Si starà sicuramente chiedendo come mai.
<<Cos'hai?>> mi sento chiedere infatti.
Non lo rispondo. Il colloquio inizia subito dopo la domanda di Thomas. <<Allora?! Ho saputo che vi siete laureati non molto tempo fa! Giusto?>>
Io e Julie annuiamo. Lei lo fissa e nota che lui non sposta lo sguardo da me neanche un microsecondino. L'uomo ci chiede il nostro curriculum vitae. Io l'ho preparato circa una o due settimane fa. Julie caccia il suo dalla valigetta. <<D'accordo. Lei>> dice indicando Julie, <<è laureata in lingue. Lei>> ora si riferisce a me, <<in matematica. Due materie che ci servono assolutamente. Palange è malato, starà a casa un paio di settimane, Roda è partita in gita con i suoi allievi e poi si è presa qualche giorno di ferie, due tre settimane perché non vede il marito da molto tempo. Lui è in Vietnam, quindi va lì un paio di settimane. Vi ringrazio per essere venuti immediatamente>>.
<<Di nulla>> fa Julie.
<<Ora vi faccio fare un giro dell'edificio, e poi vi porto alle vostre aule. Venite!>>
Appena fuori la porta, ci dice di aspettarlo mentre chiude la porta. <<A volte, i marmocchi si intrufolano in presidenza. Meno male la porta di legno. Se fosse di vetro, pur di entrare la sfonderebbero>>.
A quelle parole mi spavento un po'. Prima, quando c'ero io, era molto pratico il bullismo. Ora il vandalismo. No. Quando ci sono io in classe i mei alunni non si muoveranno dalle seggiole. Che lo sappiano.
Ci porta nella sala mensa. Rivedo qul giorno. Thomas tra le mie braccia che soffoca. Io che lo tengo fra le braccia. Lui con gli spasmi muscolari che mi costringono a tenerlo leggermente più forte, o cade. I noodles fuori dalla sua bocca mentre tossisce.
Mi sento chiamare e ciò mi fa tornare alla realtà. <<Nico! Accidenti quanto sei cresciuto!>> dice l'inserviente. <<Sei molto diverso, sai?>>
Il preside chiede: <<Il famoso Nico? Quello che teneva in braccio quel ragazzino della mensa?>>
<<Lei come lo... sa?>>
<<Per sentito dire. Tutto qua. Continuiamo il giro?>>
Io la scuola la conosco, ma se vuole farcela girare, per me va bene. Arriviamo in un certo punto della scuola, quando vediamo un gruppetto di ragazzini nel bagno. Sono vicino la porta ed è facile vedere cosa fanno. Mi avvicino e li riprendo proprio mentre stanno sniffando della cocaina. <<Fermi>>. Sembra non mi abbiano sentito. Arrotolano il dollaro che hanno in mano in modo da snfiffare senza perdere nemmeno un chicco. Io prendo la banconota e la getto per terra. Ordino loro: <<Andate in classe. Vi conviene>>.
Blade che sta passando, si avvicina e fa ai ragazzi: <<È la verità. Basta un suo ougno che i pensieri se ne vanno. A me è successo>>. Origliare. Non se lo toglie mai il vizio di origliare le conversazioni altrui.
I ragazzi rimettono la polverina nella busta e se ne vanno.
Il preside sembra entusiasta di avermi visto riuscire nell'impresa, che sembrava impossibile prima.
Appena mi avvicino annuisce con un sorriso.
Cavolo. Al giorno d'oggi i ragazzini sniffano la droga. Accidenti. Scoprendo questo, sono sicuro che dalla mia classe, quando ci sono io i ragazzi non escono. Neanche se urgente.
Anche Julie applaude.
<<Andiamo alle vostre aule, ora.>> ci avvisa il preside.
Camminiamo a lungo. Arriviamo a delle scale. Ora le salgo senza problemi. Ricordo, quando ero piccolo, tutti gli sguardi indiscreti addosso. Li odiavo.
Arrivati al piano di sopra, accompagnamo prima Julie, nella 2 A. E poi l'uomo accompagna me. <<Vuoi sapere come faccio a sapere tante cose su di te e perché ti fisso in continuazione?>> Annuisco. <<Sono Marcus>>. Cosa? Marcus il "Randagio" preside della scuola. Ne sono successe di cose per tutto il tempo che sono mancato. Mi fa piacere. <<Eccoci>>. Mi avvisa che siamo arrivati.
Apre la porta e guardo i ragazzi. Indossano abiti con i quali non si dovrebbe proprio entrare nella scuola, hanno tatuaggi, piercing, alcuni ho notato la cresta. Uno di loro è uno dei ragazzi che sniffavano poco fa. Mi fissa con aria di sfida. Ha un ghigno sulle labbra che mi spaventa.
<<Sono i tuoi allievi. Fammi sentire solo cose belle, eh?>>
<<Certo>> Annuisco sorridendo.
Poso la mia valigetta sulla cattedra e mi presento ai ragazzi. <<Buongiorno. Mi chiamo Nicolas Kane. Gli amici mi chiamano Nico>>.
Quello che sniffava mi fa: <<Fidanzato? O fidanzata?>>
<<Prego?>>
<<Gay o etero?>>
<<Questo non ti riguarda, ragazzino.>>
<<Non ci credo che tu sai picchiare, sai?>>
<<Beh. Non sono cose che ti riguardano.>> Mi fissa e ride.
Spero davvero che non siano tre settimane da incubo.
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