·13· {59} Cincinnati
Dopo aver riposato circa tre ore, stanotte, mi sono svegliato perché ho molta ansia, e, allo stesso tempo, sono felice perché tornerò nel Cincinnati, la cittadina che aveva fatto da sfondo alla mia infanzia e inizio adolescenza. Anche Julie, entusiasta di aver stranamente già trovato un lavoro senza concorsi, si sveglia con un sorriso sul viso. Ma la cosa più brutta è che non durerà molto. Circa due o tre settimane, dal messaggio di Blade. Quindi qualche concorso lo dovremo comunque fare. Io non voglio essere sempre e solo un supplente, voglio entrare di ruolo come professore di matematica.
Julie prende la sua valigia e inizia a prepararla, e devo farla anche io, perché domani, finalmente, tornerò nel Cincinnati.
Inserisco in essa qualche maglietta, camicetta, smoking non molto eleganti - direi quelli meno eleganti che ho -, jeans, le foto con la mamma e Thomas, e qualcuno dei miei libri. Ne ho quasi finiti tre in questa settimana. Quindi immagina quanti nd leggerò in due o tre.
Ne comprerò qualcuno anche lì, alla biblioteca del paese. Era di mia madre. Dopo la sua morte, l'ha presa in custodia zio Freddie.
Ho già la lista di tutte le persone che voglio salutare. Preside, Palange, prof. di inglese, di matematica, i "Randagi", quasi tutti. E voglio presentare loro la mia ragazza. Spero che staremo bene.
Il pensiero di riprendere l'aereo mi sta prendendo. Ne avrò semore timore, ma, per mia fortuna, ho un calmante speciale al mio fianco. Julie riesce a calmarmi in qualunque situazione, con un solo sguardo. Ha lo stesso potere della mamma. Come è possibile? Non mi avranno tenuto nascosto di avere una sorella, una sorellastra? Spero di no. Perché voglio chiederle di sposarmi fra non molto. Magari stesso nel Cincinnati. Sono spaventato al pensiero di essere suo fratello. Non lo vorrei mai. Spero di non essermi portato sfiga da solo.
Julie mi guarda stranamente. Mi chiede: <<Tutto bene?>>
<<Si>> mento. <<Non si vede?>>
<<Sei sarcastico. Non ti credo. Cosa ti preoccupa?>>
<<Ora che ci penso...>> Inizio a dire, <<...mi sono appena ricordqto una cosa.>> Scendo da basso e vado a prendere qualcosa a caso di sotto. Prendo una cornice con una foto mia e di Julie. <<Non potevo certo dimenticarmi di te?>> Odio mentire. Lei finge di non accorgersene, ma si gira guardandomi penseriosa.
Io la guardo come uno stupido sorridendo.
Lei cerca di calmarmi con il suo sguardo, ora colmo di pozione per preoccupazione. Io le sorrido. <<Non sono preoccupato. O al massimo lo sono perché ho trovato un lavoro>>. Continuo a mentire. Anche se fosse mia sorella, ormai mi sono innamorato di lei. Non ci siamo mai conosciuti. Quindi non dovrei preoccuparmi a chiederle di sposarmi. Il suo sguardo mi calma sul serio.
Dopo aver finito di mettere roba nella mia valigia la chiudo. Preparo una borsa solo per le scarpe. Ho sempre inserito le scarpe in una borsa diversa da quella dei vestiti. Anche se ho notato che invece Julie le ha messe sul fondo e poi ha posizionato i vestiti. Si poteva fare anche così, ma ormai è tutto pronto.
Poggio la mia roba e quella di Julie sul pavimento e dopo ci sdraiamo di nuovo sul letto. Io abbandono i miei pensieri. Ma vorrei tanto cgiedere a Julie se ha fratelli o sorelle. Questa cosa mi sta assillando, ma non gliela chiedo. Mi vergogno a chiedere una cosa del genere. Se magari scoprissi di avere sorelle e fratelli sparsi per il mondo, farei un test del DNA con Julie, anche se sono quasi sicuro che lei con me non c'entra niente, se non per il fatto che è la mia ragazza.
Chiudo i miei pensieri nel cassetto del comodino e infatti me ne dimentico quasi subito.
Prendo il cellulare e metto la sveglia per le cinque.
Noto che Julie già dorme, anche pesantemente forse, quindi mi abbandono anch'io al sonno. Un sonno profondo che però si conclude con una frase che non dimenticherò mai: LEI È TUA SORELLA.
A quel punto mi sveglio e guardo Julie che dorme fino alle cinque.
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