·12· STORPIO IL POTENTE: le avventure. Primo capitolo provvisorio.

Ora che lui è fuori pericolo, i medici hanno detto a Thomas di dover rimanere in ospedale per due settimane, per dei controlli.
Cosa farò io in queste due settimane?

Oggi è lunedì, purtroppo si va a scuola.

Non ho potuto fare i compiti perché ieri sono rimasto in ospedale con Thomas tutta la giornata.

Mi sa' che mi giustificherò in tutte le materie di oggi.

Neanche italiano ho fatto.

Anche se era molto facile.

Non appena mi trovo sul pullman, mi ritrovo i "Randagi" pronti già a darmi fastidio.

Mi siedo sul seggiolino di plastica, che sotto il mio peso scricchiola.

Sono un ciccione.

Mi si avvicinano.

So già cosa succederà, ma questo non l'avevo previsto.

Blade alza la mano, sembra voglia darmi uno schiaffo. Poi la allunga davanti a sé.

Vuole che gliela stringa?

<<Pace, Kane.>>

Cosa?

Io spalanco gli occhi e sembra che abbia visto un fantasma.

Perché reagisco sempre così?

Non lo so neanche io, figuratevi.

Io allungo la mano e gliela stringo.

<<Pace>>

<<Come sta storpio?>>

<<Non chiamarlo così, Marcus. Se proprio vuoi chiamarlo storpio usa il nomignolo STORPIO IL POTENTE. Lo fa sentire importante.>> Abbasso un po' gli occhi. <<È fuori pericolo, ma deve rimanere in ospedale per due settimane.>>

<<D'accordo. E... che farai senza di lui?>>

<<Non lo so neanche io.>>

Iniziano a parlarmi di una festa dove si balla, si canta e si mangia bene. E dove ci sono le ragazze carine.

Dico loro che ci devo pensare.
Non sono sicuro della loro offerta.
Non ci vado, dentro di me sono sicuro che non ci andrò.
Il fatto è che non volevo negare davanti a loro.

A scuola, tutti i maestri mi chiedono di Thomas, io rispondo, come ho fatto con i "Randagi", che è fuori pericolo, ma deve rimanere in ospedale per due settimane.

Tutti preoccupati, mi chiedono che farò per due settimane, dato che io e Thomas siamo inseparabili ormai.

Ovviamente dico che non lo so.

Non ho voglia di raccontare i fatti miei.
So io cosa farò e come lo farò, se lo farò.

Sto pianificando qualcosa.

Potrei:
· andare nei posti che Thomas mi ha fatto visitare;
· scrivere un racconto sui seguenti posti;
· scrivere, infine, con le recensioni, un libro sulle nostre avventure.

Si, ottima pianificazione.

Il primo posto in cui ritorno è il primo posto in cui mi ha portato: la casa sul lago.

Cosa scrivo sul mio taccuino?

Non ne ho idea. Io non s scrivere. Peccato. Era tutto pianificato così bene.

Ma poi mi immagino un colpetto da parte di Thomas. <<Decrivi il paesaggio>> è ciò che mi consiglia.

Ecco.

Scriverò questo:

Io e Thomas ci ritrovammo in una laguna, era straordinaria.

Ricordo ogni minimo dettaglio di quel posto: un piccolo laghetto, dall'acqua più limpida che abbia mai visto, circondato da un piccolo giardino. C'erano tutti i tipi di fiore: rose, campanule, gigli, margherite, denti di leone, girasoli... e tanti altri, alberi da frutto e uccellini che cinguettavano soavi.

La musica più bella che avessimo mai sentito.

Era talmente bello che siamo rimasti lì per non so quanti giorni.

Nuotavamo nel laghetto, raccoglievamo fiori, mangiavamo i frutti degli alberi, quando una mela, quando una pera, quando una pesca...

Avevamo praticamente preso la residenza in quel posto.

Era un peccato che quel luogo fosse disabitato o utilizzato solo per le occasioni, come la festa del lago, feste di compleanno di gente importante.

Era orribile il fatto che quel luogo fosse sfruttato per le feste, data l'innata bellezza.

Mi sentivo estasiato al pensiero che qui potevo sentire voci che a casa non sentivo, riuscivo a sentire la voce di mia madre.
La sua stupenda voce.

<<Ciao figliolo. Come va? Mi manchi tanto. Vorrei essere con te e il tuo amico in quel posto. Sembra meraviglioso.>> Ero talmente emozionato da sentire la sua voce, che mi sembrava addirittura di vederla.

Sentivo la sua fievole carezza sul mio viso, la sua leggera pacca sulla spalla.

<<Sapevo che tu eri diverso da tuo padre. Senza di lui l'avresti mai scoperto?>> Ora era davanti a me.
Sempre bellissima, ancora giovane e senza rughe. La sua pelle era bianca, con un po' di lentiggini.

"Non credo" le risposi dentro di me.

Thomas non doveva sentirmi. O avrebbe creduto che fossi pazzo.

<<Va' a giocare con il tuo amico.>>

"STORPIO IL POTENTE si chiama, mamma"

Lei rideva.
Che bella risata aveva la mia mamma.

La ricordavo perfettamente, nessun particolare è volato via, sfumato, scomparso.

Credo possa bastare.

Ho scritto abbastanza.

Mi sembra bello.

Ora dove dovrei andare? Ah si. Al museo di re Artù.

Mi ci dirigo subito.

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