L'Espresso per Hogwarts
[Nome Cognome]
Il muro di mattoni tra i binari 9 e 10 sembrava molto resistente. Deglutii a fatica senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso, ancora incredula che il mio espresso per Hogwarts si trovasse al di là di quella parete.
Rafforzai la presa sul carrello, contenente tutto l'occorrente per la scuola, senza tuttavia riuscire a fare un solo passo. Inspirai profondamente e mi guardai attorno assicurandomi, un'ultima volta, che nessuno mi stesse osservando. La stazione di King's Cross brulicava di persone, ma erano troppo impegnate a raggiungere il proprio treno per badare minimamente a me.
Era il momento adatto, eppure le mie gambe ignorarono ogni mio comando. Cosa mi bloccava? Forse la paura che qualcosa potesse andare storto. Effettivamente l'idea di correre contro un muro non mi allettava minimamente.
-"Andiamo insieme, [Nome]?"
Sussultai e mi accorsi che mio padre, notando i miei timori, si era accovacciato vicino a me. Ero così presa dai miei dilemmi che avevo quasi dimenticato che ci fosse anche lui. Annuii mestamente ed abbassai lo sguardo, imbarazzatissima. Non pensavo che avrei avuto bisogno d'aiuto...
Quando mi aveva parlato di come raggiungere il binario 9 ¾, luogo da dove sarebbe partito il mio treno per Hogwarts, stentavo a credere alle mie orecchie. Per quanto il passaggio per accedervi potesse essere nascosto, si trovava comunque in un luogo pubblico frequentato ogni giorno da tantissime persone. Chissà quanti babbani erano passati nelle vicinanze ignorando totalmente la sua esistenza.
Per attraversarlo non si doveva fare nulla di speciale: semplicemente andargli incontro. Sarebbe stato come passare attraverso una porta aperta che, grazie ad un incantesimo, aveva un aspetto di un muro di mattoni. A quanto pare, però, io non ero in grado di farlo.
Ad un certo punto sentii le mani di mio padre sulle mie e quel semplice contatto riuscì a tranquillizzarmi un pochino. Ero sicura che insieme a lui non avrei corso alcun rischio. Lo vidi dare un'occhiata in giro e, in men che non si dica, iniziò a correre. Fui presa alla sprovvista senza avere la possibilità di dire nemmeno una parola. Ad ogni passo il muro si faceva sempre più vicino e, istintivamente, chiusi gli occhi e trattenni il fiato timorosa dell'impatto che, fortunatamente, non avvenne.
Quando li riaprii scoprii, con molta sorpresa, di non essere più alla stazione di King's Cross. Dove poco prima c'erano molti treni neri adesso ne vedevo solo uno color rosso fiammante fermo sull'unico binario presente. Sulla banchina c'erano decine di genitori che salutavano i loro figli sotto un arco in ferro battuto con su scritto: binario 9 ¾.
Ce l'avevamo fatta ed era stata, per davvero, una cosa facilissima. Quasi mi vergognai dei miei timori di poco prima. Avevo atteso con impazienza l'arrivo di questo momento per tutta l'estate. Non vedevo l'ora di apprendere tutte le cose scritte sui libri che avevo preso a Diagon Alley e, soprattutto, di usare la mia bacchetta.
Anche il mondo magico aveva delle regole da seguire, molte delle quali miravano a garantire la sua segretezza. Una delle più importanti vietava ai maghi e alle streghe di età inferiore di diciassette anni di lanciare qualsiasi incantesimo al di fuori della scuola. Era un'ingiustizia, ma non avevo altra scelta se non obbedire. Le leggi stilate dal Ministero Della Magia, organo governativo di questa realtà, potevano anche essere severe, ma le punizioni per chi le infrangeva lo erano ancora di più.
Superata la sorpresa mi resi conto che le mani di mio padre erano ancora posate sulle mie. Alzai lo sguardo e lo vidi immobile, intento a fissare con occhi lucidi la locomotiva che avevamo davanti.
-"Papà?"
La mia voce lo riportò alla realtà, come se si fosse appena svegliato da un sonno ad occhi aperti. Si passò frettolosamente una mano sul viso e mi sorrise.
-"Hai visto, [Nome]?" mi domandò divertito. -"Te lo dicevo che non c'era nulla di cui preoccuparsi!"
Era tornato allegro come sempre, eppure quel frangente di poco prima era ormai impresso nella mia mente. Non lo avevo mai visto in quel modo e non potei fare a meno di domandarmi quale fosse la causa. Tra le varie possibilità solo una mi sembrava plausibile: gli erano tornati in mente gli anni in cui era salito a bordo di quel treno quando era studente. Ogni volta che parlava di Hogwarts, infatti, gli si illuminava lo sguardo ed ero sicura che ne sentisse la mancanza.
Effettivamente aveva preso le distanze dall'intero mondo magico molti anni fa e averci messo nuovamente piede, dopo molto tempo, doveva aver fatto sbocciare nel suo animo non solo tanti ricordi, ma anche un turbinio di emozioni difficili da gestire.
Si inginocchiò e mi accarezzò affettuosamente la testa.
-"Sono sicuro che ti troverai bene a Hogwarts."
Il momento era giunto e sapevo che, una volta salita su quel treno, non lo avrei rivisto per mesi. Sicuramente anche lui era giunto a questa conclusione anche se faceva di tutto per non darlo a vedere.
Improvvisamente mi resi conto di aver commesso un errore: quel velo di tristezza che avevo visto nei suoi occhi non era stato causato dalla nostalgia degli anni passati, bensì dall'idea che saremmo stati lontani per tutto quel tempo.
Consapevole di tutto ciò lo abbracciai, improvvisamente triste. Quel mio gesto lo colse di sorpresa, ma non gli impedì di ricambiare. Le parole erano superflue, l'uno aveva perfettamente capito i sentimenti dell'altra.
-"Comportati bene e ricordati di scriverci ogni tanto!"
-"Lo farò!"
Rimanemmo stretti l'uno all'altra ancora un istante, ma poi fummo costretti a separarci. Il treno sarebbe partito a minuti e non avrebbe certo tardato per noi. Presi tutto il mio occorrente per la scuola e mi unii agli altri ragazzi e ragazze che, proprio come me, erano rimasti giù il più a lungo possibile per salutare i genitori.
Una volta a bordo andai subito alla ricerca di un posto a sedere. Percorsi il lungo corridoio dando un'occhiata ad ogni scompartimento che, ogni volta, ospitava già qualcuno. Avrei preferito trovarne uno libero poiché, dato che non conoscevo nessuno, mi vergognavo entrare in uno già occupato. Di punto in bianco mi bloccai poiché qualcosa aveva attirato la mia attenzione: c'erano due ragazze più grandi di me, seduta l'una di fronte all'altra, e una di loro teneva in mano la propria bacchetta.
Avevo sottomano l'occasione di vedere un incantesimo e non avevo alcuna intenzione di lasciarmela sfuggire.
-"Auguri di buon compleanno, Gladys!" disse la ragazza con la bacchetta per poi tirare fuori dalla tasca un pezzo di carta. -"Chartanimus!"
Rimasi a bocca aperta: il foglietto iniziò a piegarsi da solo, senza che nessuno lo toccasse, fino ad assumere le sembianze di un canarino che iniziò a cinguettare e a svolazzare tra le due.
-"È bellissimo, Emily!" esclamò l'altra entusiasta. -"È uno dei miei incantesimi preferiti!"
Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quell'animaletto di carta. Apparentemente non sembrava difficile usare la bacchetta. Quando mio padre dimostrò di essere un mago aveva tramutato il servizio da tè della mamma in graziosi pettirossi senza alcuna difficoltà. Vedere, nuovamente, la magia con i miei occhi incrementò il mio desiderio di imparare il più possibile. Non vedevo l'ora di arrivare a destinazione ed iniziare le lezioni!
-"Ti muovi?"
Sobbalzai e mi voltai di scatto trovandomi di fronte ad un'altra ragazza. A prima vista doveva avere la mia stessa età, i suoi capelli castani erano corti e disordinati, ma a colpirmi maggiormente furono i suoi occhi. Erano bellissimi, ma spaventosi allo stesso tempo: le sue iridi viola trasmettevano molta sfrontatezza e saccenteria.
La mia testa mi suggerì tante cose: scusarmi, farmi da parte, riprendere la mia strada, ma il mio corpo non riuscì a portarne a compimento nemmeno una, costringendomi a rimanere ferma lì inebetita.
Il mio silenzio sembrò infastidirla ulteriormente, tant'è che decise di farsi strada per conto suo. Avanzò impetuosa e mi scansò con uno spintone facendomi quasi perdere l'equilibrio. Quel gesto così sgarbato riuscì a restituirmi un minimo di lucidità.
-"Che modi!" le gridai, ma lei non si fermò e continuò a camminare come se nulla fosse.
Non la conoscevo, ma già mi era antipatica e sperai con tutta me stessa di non ritrovarmela più davanti.
Mi rimisi in marcia di pessimo umore. Quello spiacevole incontro era riuscito a rovinarmi la giornata e il mio unico desiderio era quello di trovare un posto a sedere il prima possibile. Per questo motivo, non appena raggiunsi uno scompartimento, decisi di entrare a prescindere che fosse occupato o meno.
Aprii la porta e vidi che al suo interno c'erano già due ragazze: una con i capelli neri che se ne stava comodamente seduta e un'altra con i capelli castani intenta a tirar fuori qualcosa dalla valigia. Quest'ultima mi sembrava terribilmente familiare e una spiacevolissima sensazione si fece largo dentro di me. In men che non si dica ebbi la conferma dei miei timori.
Non appena quella alzò lo sguardo, infatti, scoprii che si trattava della tipa scortese di poco prima.
Sembrò molto sorpresa di vedermi nuovamente, ma subito dopo cambiò atteggiamento. Mi lanciò uno sguardo di sfida, come se fosse impaziente di vedere quale sarebbe stata la mia prossima mossa: fuggire, o affrontarla.
"Mai e poi mai!" pensai decisa, facendo un passo indietro. "Preferisco stare in piedi tutto il tempo piuttosto che sedermi vicino a lei."
Avevo fatto la mia scelta, ma prima di andarmene le rivolsi una smorfia, la più disgustosa e terrificante che riuscii a fare. Quel mio gesto, forse troppo infantile, riuscì a sconvolgerla e questo, per me, fu una piccola rivincita.
Subito dopo, fortunatamente, riuscii a trovare uno scompartimento vuoto. Vi entrai immediatamente e mi sedetti, felice di godermi un po' di pace. Non passò nemmeno un minuto che sentii la porta aprirsi.
-"Scusami, posso sedermi qui?"
A parlare fu una ragazza con i capelli neri e gli occhiali sul viso, occhi marroni e la pelle scura. Mi sembrava di averla già vista da qualche parte, ma non ricordavo né dove né quando.
-"Oh, ti chiedo scusa. Non volevo infastidirti." riprese lei imbarazzata.
Ero così presa a cercare di ricordare dove l'avessi già vista che avevo dimenticato di rispondere. Mi affrettai a sorriderle e la invitai ad entrare con un gesto della mano.
-"Vieni pure! Tranquilla!"
Le mie parole sembrarono tranquillizzarla. Si fece avanti e si sedette di fronte a me, ma a quel punto sembrò che entrambe avessimo perso la lingua. Nessuna delle due, infatti, proferiva parola limitandoci a guardarci di tanto in tanto e scambiarci qualche sorriso di cortesia.
Lei non sembrava conoscermi, eppure io ero più che sicura di averla già vista da qualche parte...
-"Secondo te a quale Casa ci smisteranno?" mi domandò di punto in bianco.
Il suo era un chiaro tentativo di iniziare una conversazione per porre fine a quella situazione imbarazzante. Normalmente le sarei stata grata per questo, ma in quel momento e in quella circostanza non ne ero molto sicura. Non avevo la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
-"Cosa intendi?" domandai imbarazzata, portandomi una mano dietro la testa.
-"Le quattro Case di Hogwarts." precisò lei, come se stesse parlando della cosa più ovvia del mondo. -"Ci ho pensato molto durante l'estate e non ho idea di dove potrei essere smistata."
Non riuscivo a seguirla. Case, smistamenti: cosa significavano?
"Se papà mi avesse parlato un po' di Hogwarts a quest'ora non starei facendo questa figuraccia..."
Voleva che ogni giorno per me fosse una sorpresa, ma avrebbe potuto citarmi almeno le cose essenziali.
-"Scusami, non ho idea di cosa tu stia parlando..."
Decisi di essere sincera. Fingere di sapere avrebbe senza alcun dubbio peggiorato la situazione. Preferii porre fine a quella situazione il prima possibile.
-"Davvero non lo sai?" mi domandò stupita. -"Aspetta un attimo! Per caso sei figlia di babbani?"
-"Mio padre è un mago!" mi affrettai a rispondere, come a volermi giustificare. -"Il fatto è che non mi ha mai parlato di Hogwarts. Voleva che fosse una sorpresa."
-"Non lo sapevo. Forse allora non dovrei..."
-"Ti prego, continua!" la scongiurai incuriosita. -"Voglio sapere tutto quello che sai su Hogwarts!"
Sembrò che la mia richiesta le avesse fatto molto piacere e la cosa mi rincuorò. Temevo che mi avrebbe preso in giro per la mia ignoranza. Sembrava proprio una brava ragazza e mi resi conto che, oltre alle varie cose, non sapevo nulla di lei.
-"Dimenticavo le buone maniere..." iniziai a dire. -"Mi chiamo [Nome Cognome]."
-"Molto piacere. Io sono Rowan Khanna." rispose lei sistemandosi meglio sul sedile. -"Sarò felice di parlarti di Hogwarts."
Ne fui davvero felice. Finalmente potevo saperne qualcosa di più.
-"Devi sapere che gli studenti di Hogwarts vengono smistati in quattro case differenti: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde ed ognuna di loro esalta una qualità particolare, ovvero: coraggio, lealtà, intelletto ed ambizione."
-"Come avviene lo smistamento?" domandai. -"C'è forse qualche test ad inizio anno?"
Non vedevo altra soluzione. Io stessa non sapevo quale di quelle qualità mi rispecchiasse maggiormente, quindi come avrebbero potuto saperlo degli estranei?
-"No, tranquilla!" rispose Rowan divertita. -"Utilizzano un metodo molto più veloce..."
Pendevo dalle sue labbra. Non solo le cose che diceva erano interessantissime, ma aveva anche un eloquio invidiabile. Improvvisamente, però, la porta dello scompartimento si aprì e si affacciò una donna dal volto gentile che spingeva un carrello pieno di cose da mangiare.
-"Qualcosa dal carrello, care?" ci domandò sorridendo.
Lanciai un'occhiata alle varie confezioni. Tra tutti quei prodotti, l'unica cosa che avessi assaggiato erano i zuccotti di zucca. Me li aveva fatti provare mio padre a Diagon Alley tra un negozio e l'altro.
-"Volentieri, grazie." rispose Rowan.
Si alzò e si avvicinò al carrello afferrando diverse confezioni. Dopo aver pagato tornò a sedersi e mi porse qualcuno di quei dolci.
-"Ho pensato che forse non avessi mai visto queste cose prima d'ora." disse mentre mi passava una scatoletta blu con su scritto Cioccorane.
-"Grazie, Rowan!" esclamai riconoscente.
Effettivamente iniziavo ad avere fame. Aprii la scatoletta e gridai quando vidi una rana, fatta di cioccolato, saltare fuori e atterrare sulle mie gambe. Scattai in piedi in preda al panico cercando in tutti i modi di sbarazzarmene.
-"Non avere paura!" esclamò Rowan afferrandola prima che io la colpissi. -"Non è una rana vera. È solo un incantesimo!" detto ciò ne strappò un pezzettino e questa cessò di muoversi assumendo a tutti gli effetti l'aspetto di un normalissimo pezzo di cioccolata.
Il cuore martellava ancora nel mio petto e cercai in tutti i modi di tranquillizzarmi.
-"Che spavento..." dissi con un filo di voce e mi lasciai scivolare sul sedile portandomi una mano sul petto.
Rowan mi fissava con un'espressione indecifrabile. Cercava in tutti i modi di trattenere le risate, ma senza riuscirci e, infatti, si ritrovò a ridere a crepapelle subito dopo.
-"Ahahah! Scusami, [Nome]!" esclamò cercando, vanamente, di contenersi. -"È stato troppo divertente!"
Ero sicura che non ci fosse cattiveria nel suo gesto. Ridacchiai a mia volta, unendomi a lei subito dopo. Non aveva torto: la scena che si era creata fu a dir poco comica.
Quando riuscimmo a smettere, Rowan mi porse la Cioccorana e la sua confezione.
-"Assaggiala." mi invitò sorridendo. -"Ogni confezione ha una figurina di streghe e maghi famosi. Potresti iniziare a collezionarle."
-"Deliziosa!" esclamai dopo averne assaggiato un pezzetto e subito dopo controllai la figurina che avevo trovato. -"Guendalina la Quercia: famosa per essersi fatta bruciare 47 volte al rogo, eseguendo l'incantesimo Fiammafredda." Incuriosita guardai l'immagine, ma non c'era nulla.
-"Non puoi aspettarti che stia lì tutto il giorno." commentò Rowan notando il mio stupore.
-"Da dove vengo io le immagini delle figurine restano sempre ferme dove sono."
-"Dici sul serio? È incredibile! Vorrei sapere di più del mondo da dove vieni!"
-"Non è niente di speciale rispetto al tuo."
-"Non direi proprio. Lo sai che a Hogwarts c'è il corso di Babbanologia, dove si studia lo stile di vita dei babbani?"
Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Non avrei mai pensato che potesse esserci curiosità verso queste cose per me così normali.
-"Sarò felice di dirti tutto quello che so." dissi onorata. -"Possiamo imparare molto l'una dall'altra."
-"L'idea mi piace!" esclamò Rowan entusiasta, porgendomi un'altra confezione. -"Tieni, che ne dici di fare due chiacchiere mentre mangiamo questo pacco di Gelatine, tutti i gusti +1?"
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