Prologue - Huntress

Prima di iniziare, vorrei ringraziare Lunar_Morrigan per la fantastica copertina che mi ha fatto. Ti ringrazio moltissimo ❤

***

{Dedicato alle mie migliori amiche, che mi danno supporto sempre, e a tutti coloro che vivono nella fantasia, siete fantastici, non dimenticatelo mai!}

La notte porta con sé tutte le paure e i timori che, di giorno, cerchiamo di nascondere e sopprimere dentro di noi.

Può essere la paura del buio, dei ragni, dei posti chiusi, di un nostro vicino di casa, la paura dell'ignoto.

Ma non tutti però hanno conosciuto una tra le più grandi paure dell'essere umano: la paura di se stesso.

L'essere umano ha sempre paura, ha paura di mostrare agli altri chi è realmente, ha paura di far emergere la piccola oscurità che è celata dentro di lui, ma soprattutto, ha paura di soffrire.

Ed è questo il caso di Queen Huntress, della sua storia mai raccontata, giovane ragazza di Ethal, un vasto impero con capitale Barlume.

La giovane ha sempre vissuto nella capitale, sotto la protezione della famiglia reale e con una famiglia affianco, fin quando, una mattina di un gelido inverno, aveva involontariamente dato vita al fuoco dentro di lei, bruciando così una locanda al centro città.

Chiunque andò in panico, fuggendo. L'incendio provocò tantissimi feriti, obbligando la piccola Queen, a soli cinque anni, a lasciare Barlume e la sua famiglia, rinnegata e odiata da chiunque.

Impotente e sola, la piccola scoprì di essere un Ignis, un essere umano in grado di utilizzare la potente magia del fuoco.

Queen venne trasferita a Sud, nel campo Huntress.

Qui crebbe e acquisì il cognome Huntress dato che, chi avrebbe vissuto ad Huntress, troncava automaticamente i rapporti col suo passato e della persona che era prima.

Data la tenera età di Queen, ella non ricordava i suoi genitori o qualcuno di davvero speciale per lei.

La piccola crebbe così ad Huntress, con una finta famiglia e una finta idea di sconfiggere e proteggere Ethal, Huntress, Barlume e le altre tribù e città, dai Gelida, la tribù del ghiaccio, esiliata anni prima per aver tradito l'impero.

Queen si portò le coperte alla testa nel momento in cui qualcuno la scosse, dapprima leggermente, ma poi più insistentemente «sveglia Wolf Queen» le urlò qualcuno all'orecchio, cosa che la fece saltare in aria.

Queen aprì lentamente gli occhi, guardando, in modo un po' sfocato, fuori dalla piccola entrata della tenda. Potevano essere su per giù le 4:30 del mattino e Marill era venuta a urlarle all'orecchio.

La ragazza le fece cenno di andarsene con la mano, come per scacciarla via, e si rimise comoda sotto le coperte, sotto lo sguardo furioso dell'amica «abbiamo l'allenamento con Mike, lo sai cosa succederebbe se decidessimo di non presentarci!» urlò.

Marill non sentiva ragioni e la scosse più forte.

Queen, sentendo nominare Mike, si alzò e si mise seduta sul letto, imbronciata.

I capelli mossi erano impazziti sulla sua testa, elettrizzati a destra e sinistra, mentre gli occhi non si decidevano a restare aperti.

Marill scoppiò a ridere, aveva un anno in più di lei ed era la solita ragazza bionda con gli occhi color del mare, per non parlare del fisico perfetto.

A volte Queen era invidiosa di lei, aveva tutti i ragazzi del campo ai suoi piedi ed era gentile e disponibile con tutti.

A differenza sua, che invece si rintanava in un angolo, cercando di non farsi notare -cosa che non accadeva mai- a causa del suo carattere focoso e ai suoi continui litigi col resto dei ragazzi.

Queen non aveva molti amici, oltre Marill. Anzi, non ne aveva proprio.

Queen era tutto l'opposto di lei, anche per quanto riguardava l'aspetto, i lunghi capelli castani andavano in netto contrasto con i suoi occhi verdi ed era un po' bassa per la sua età «sul serio» Marill la riportò alla realtà, aggrottando le sopracciglia e cercando di non ridere «ti piace ancora Mike?» Queen restò impassibile alla provocazione dell'amica ma dopo un po' la fissò male.

Si alzò dal suo scomodissimo letto e si diresse verso la piccola sedia di legno, dove teneva la divisa per l'allenamento.

Si vestì velocemente, pettinandosi con le mani i capelli arruffati, cercando di non urlare dal dolore e sciacquandosi i denti con l'acqua, utilizzando un panno e una miscela, mandata dall'Egitto, i quali la chiamavano dentifricio, che prevedeva una miscela di fiori di iris.

Questo rendeva l'alito fresco ma era abbastanza scomodo con un panno, Marill di solito utilizzava un ramoscello d'albero, ma a lei faceva schifo.

Sospirò, guardandosi attorno. Da quando era arrivata in quel maledetto campo, era fermamente convinta che bisognava non trascurarlo così tanto. Vivevano ancora in delle tende poiché i più anziani volevano continuare a vivere come le vecchie tribù, evitando le innovazioni, come delle case di mattoni.

Ormai pronta, uscì velocemente dalla tenda con Marill, percorrendo il sentiero che divideva il campo dall'inizio del bosco che Mike aveva stranamente scelto per svolgere l'allenamento.

Marill si guardò intorno, spostando poi lo sguardo su di lei «non hai ancora risposto alla mia domanda» sbottò «e non credo di farlo» rispose l'altra, troncando definitivamente il discorso.

In realtà non pensava ancora a Mike, insomma, lui era il suo insegnante, molto più grande di lei, antipatico e, cosa da non trascurare, la detestava.

In fin dei conti, era stata lei stessa a farsi odiare. Comunque la mega cotta per Mike era finita quando aveva 14 anni, lui l'aveva umiliata davanti a tutti e lei, rossa dalla vergogna, aveva messo una pietra sopra al suo rapporto con il ragazzo.

Marill, in ogni caso, decise di non fare più domande e lasciarla per un po' in pace.

La luna stava pian pian perdendo la sua luminosità, in procinto di andarsene, e lasciare spazio alla luce giornaliera.

Secondo gli uomini dell'antichità, vedendo di giorno la luce del sole e di notte il buio, per spiegarsi il fenomeno, immaginavano che ci fosse qualcuno in cielo che spostasse il carro del sole e il carro della luna; oppure immaginavano che il sole e la luna fossero dei fratelli litigiosi che non volevano mai incontrarsi.

Nonno Charlie le raccontava sempre questa leggenda. A Queen piaceva così tanto che ogni sera, da bambina, pregava i più vecchi di raccontargliela, senza mai stancarsi.

Sorrise al pensiero, continuando a camminare con il naso all'insù, non accorgendosi degli strilli di Marill, dietro di lei «sono le 5:10, siamo in ritardo Wolf Queen, in super ritardo»
la guardò male, bianca in viso e con un orologio da taschino in mano.

La prese per un polso e iniziò a correre, trascinandosela dietro.

Marill aveva l'abitudine di chiamarla Wolf Queen per il suo carattere, che le ricordava vagamente quello di un lupo.

A Queen, quel soprannome stupido, non piaceva e aveva provato tantissime volte e cercare di toglierle quel vizio ma Marill era cocciuta e farle cambiare idea era alquanto difficile «era ora»
urlò qualcuno mentre le due ragazze erano intente a respirare ossigeno, dato il fiatone.

Mike Opal era davanti a loro, rivolto verso Marill e ignorando completamente Queen, che di tutta risposta staccò brutalmente la mano di Marill dal suo polso «come vedi Mike adesso siamo qui, mi dispiace che le persone normali debbano dormire almeno 12 ore al giorno» Mike, probabilmente rendendosi conto di lei, distolse lo sguardo da Marill e la fissò «ma voi non siete persone normali, Queen» lei alzò gli occhi al cielo «touchè» gli rispose, ricordandosi che la utilizzavano dei francesi in un libro.

Queen odiava mentire a Mike sui suoi sentimenti, in realtà gli faceva un po' pena, lui aveva occhi solo per la bionda di fianco a lei che, di tutta risposta, non lo degnava nemmeno di uno sguardo.

Mike aveva quasi vent'anni ed era l'insegnante più giovane del campo, lo era diventato a sedici anni, sotto lo sguardo orgoglioso del capo tribù, nonché suo padre.

Queen aveva sempre pensato che fosse raccomandato, ma non aveva mai detto nulla a nessuno, ad eccezione di Marill, ovviamente.

Mike si rimboccò le maniche e un ciuffo castano gli ricadde sugli occhi
«visto il ritardo e la mancata serietà da parte vostra, adesso dovrete fare venti giri di corsa intorno al fuoco» Marill strabuzzò gli occhi mentre Queen strinse i pugni.

La bionda si mise davanti a lui e lo fissò in cagnesco «ci hai prese per stupide?» urlò «abbiamo già corso abbastanza e sicuramente non lo faremo intorno al fuoco come due cretine o come due che fanno un rito satanico!» Mike non ribatté e la fissò negli occhi, quel ragazzo non sapeva nemmeno cosa significasse la parola pudore.

Marill sembrava non accorgersi di nulla e, dato il suo silenzio, lo oltrepassò con una spallata.

Mike tossì e guardò il resto del gruppo
«la scenetta è finita, cominciamo la lezione.»

~Angolo Autrice~
Allora, mi è venuta voglia di scrivere un libro totalmente mio, quindi farina del mio sacco. Non so cosa potrebbe uscirne, e onestamente vorrei scoprirlo insieme a voi. Nonostante ciò, non significa che gli altri due miei libri, che avevo ripreso,non saranno più aggiornati, anzi Alien e Brigante continueranno ad essere attivi! Barlume è un idea che mi è balenata in testa dal nulla e con l'appoggio di coloro che amo. Sarà una trilogia, per cui *rullo di tamburi* ecco a voi "Le vicende dell'Impero". Spero che questo libro vi faccia emozionare, finire in un mondo sconosciuto e lontano anni luce,ma soprattutto che vi faccia sognare.
Un grosso abbraccio

~Aly

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