Chapter XIII - Icegoat

[Olivia]

«Sei sicuro sia il sentiero giusto?» domandai a Mike, il quale continuava tranquillamente a trainare il carro, come se nulla fosse; ignorandomi categoricamente, come ormai facevano tutti.

Erano esattamente due giorni che stavamo girando alla cieca, dovevamo semplicemente arrivare ad Icegoat entro cinque giorni, cosa alquanto impossibile. Per non parlare del fatto che erano praticamente tutti dispersi a svolgere i loro affari, in punti diversi.

Ero nervosissima, così tanto che strinsi la collana di conchiglie, regalatomi da lui stesso, anni fa.

Pensando a mente lucida, nessuno di noi aveva pensato agli altri. Damon troppo accecato dalla rabbia e dalla collera, mio fratello che non si era deciso da che parte stare, Finn che continuava ad andare dietro Marill e probabilmente erano scappati chissà dove.

In ogni caso, nella mia testa, la situazione con i Gelida doveva andare diversamente.

Innanzitutto, dovevamo armarci di più, quei mesi di separazione, in cui tutti non pensavano a nessuno se non alle cose che amavano e a loro stessi, fu fatale. Luc ci aveva avvertito, ci aveva chiaramente detto della guerra imminente, ma Damon non gli aveva creduto.

Per quanto lui potesse odiare Queen, sapeva bene che la colpa della morte di Katy fosse sua. Sua e di nessun altro.

Era solamente troppo a pezzi e doveva dare la colpa a qualcuno. Mi sporsi verso Mike e gli diedi un un colpetto in testa «potresti rispondermi?» lui scansò con una mano la mia e con l'altra tenne ben salde le redini.

L'avevo incontrato quattro giorni prima, ma incontrare quel che è stato il tuo ragazzo in queste circostanze, non è stato dei migliori.

{Four days ago}

Correre per salvarsi la vita, correre per distaccarsi dalla paura.

Avevo abbandonato la mia tribù e quella di James, che stava distruggendo tutto.

Avevo abbandonato Finn e Marill, avevo abbandonato i miei compagni.

Mentre stavo combattendo con loro, sono scappata dalla morte certa, per paura. E in quel momento capì che in realtà ero un gran codarda, senza amore per la propria tribù.

Corsi velocemente e senza tregua, evitando alberi, radici e pietre. Ero andata a sud, probabilmente verso Huntress, nonostante, anni prima, scoperte le loro intenzioni, avevo deciso che non ci sarei mai più tornata.

Ma era l'unico posto in cui potevo recarmi. Pensai subito agli altri e scoppiai a piangere. L'aria gelida a contatto con le mie lacrime, mi provocarono mille brividi.

Queen era morta.

Avevo visto benissimo il Gelida trafiggerla allo stomaco e il sangue uscirle dalle labbra.

E la consapevolezza che l'avessi abbandonata in quello stato, non mi dava pace.

Il piano era fallito.

Dietro di me si sentì un nitrire e, quando mi girai, caddi a terra alla vista dell'immenso cavallo davanti a me.

«Uòò bello, buono» disse qualcuno dalla voce veramente alta ma stanca. Io rimasi a terra, incapace di proferir parola, mi asciugai velocemente le lacrime e il cavallo trotterellò verso di me. Dietro di lui un carro vuoto si spostava a suo ritmo.

Il cuore mi batté forte nel petto, non era cambiato di una virgola: i capelli neri spettinati, lo sguardo vigile e la mascella tesa.

Mike Opal era rimasto il generale di sempre. Quando mi fissò, rimasi immobile, non perché avessi paura o quant'altro; semplicemente perché per Mike ero una traditrice.

Per lui ero marchiata di tradimento e d'egoismo, per lui avevo semplicemente tradito ciò che sarebbe diventato il suo popolo. Non che avesse torto, ma c'erano cose che lui non poteva sapere ed era meglio così, non avrebbe sicuramente capito.

Ma l'obiettivo mio e degli altri era proprio quello di sconfiggere Huntress e Gelida, e se non avessimo fatto gli idioti, ci saremmo riusciti.

Ma purtroppo per noi, dovevamo uccidere Queen in un altro modo e non in questo, non doveva proprio andare così.

Ma in fin dei conti, avevo pianto, sinonimo che non ci sarei proprio riuscita a causare la morta di una persona che tanto amo, non sarei riuscita ad ucciderla.

In più ero ancora viva.

Questo sottolineava solo una cosa: Queen era ancora viva e, la consapevolezza di questo bagno ghiacciato, mi arrivò quando, una lama appuntita, mi sfiorò il collo. Rabbrividì all'istante, per il freddo provocato dall'arma, ma non spostai mai lo sguardo su Mike.

I marchiati di tradimento dovevano morire «Olivia...» sputò disgustato, la voce rauca e la barba che l'incorniciava il viso stanco «vedo che sei ancora viva» mandò più a fondo la lama verso la gola e non osai muovermi o respirare.

La concretezza delle sue azioni e su come ci eravamo abbandonati a vicenda, mi dava ancora i brividi.

In realtà, per quanto mi fossi sforzata di far andare al meglio la nostra relazione, era finita comunque così.

E per quanto rivederlo mi desse le farfalle nello stomaco, mi sconvolgesse la vita, mi regalasse emozioni e mi facesse incazzare, se fosse stato un amore veramente forte, non l'avrei abbandonato e mi sarei confidata con lui, anche se non avesse capito.

La realtà era che non era mai stato abbastanza forte.

La consapevolezza delle mie stesse parole mi colpì come un pugno allo stomaco.

Per quanto tempo ancora speravo di fingere? Mike mi aveva amato, senz'ombra di dubbio, me l'aveva dimostrato sia a gesti che a parole, ma io?

La risposta era ovvia, io l'avevo amato, ma l'avevo solo usato. Non ero stata sincera nemmeno con lui, ed era per questo che era finita così.

Mi venne da piangere e, quando lui girò l'arma, mi si formò un nodo alla gola.

Ben presto, però, la collera fu sopraffatta dalla rabbia e dalle mie bugie, gli tirai un calcio nelle sue parti intime e la spada cadde a terra con un tonfo sordo.

Il suo cavallo si agitò, iniziando a nutrire, scalciare e correre da qualsiasi parte e Mike si piegò in due dal dolore «bastarda, se ti prendo ti ammazzo» urlò con la voce strozzata.

Mi alzai in piedi ed evocai la radice dell'Infurio, bruciando tutto ciò che poteva essere un'arma per Mike e una morte fatale per me.

Ma non avevo calcolato una cosa; quando mi girai era troppo tardi, Mike caricò un Furis sulla mia schiena e mi schiacciò al suolo. L'impatto fu fortissimo, tanto da provocarmi una botta alla testa in avanti, lui fu veloce e, evocando un Ignesco, si avvicinò «dì le tue ultime preghiere Olivia» sussurrò, girandomi verso di lui da poterlo guardare in faccia.

Vedevo doppio tanto il colpo fu forte, ma questo non poteva di certo farmi arrendere, ero troppo determinata per farlo. Lo guardai rabbiosa, notando una pietra lì vicino, dovevo soltanto allungare un braccio... «non pensavo mi avresti trovata, non dopo questi quattro anni» respirai profondamente e, muovendo la mano, cercai di avvicinarmi al sasso, non spostando nemmeno per un attimo lo sguardo, dovevo restare concentrata.

Mike sogghignò furbo «te l'ho detto, ti troverò sempre» il mio cuore palpitò, mi faceva ancora effetto dopotutto, una promessa, rimaneva tale «ma adesso, capirai cosa significa colpire le palle di un uomo» presi il sasso e scoppiai a ridere.

Lui mi guardò interrogativo «sicuro, e tu capirai cosa significa mettersi contro una donna» gli sbattei il sasso in faccia e la mia mano si riempì immediatamente di sangue, mentre il mio cuore di sensi di colpa.

Ma non potevo rammentare il passato; Mike rifece la figura del fesso, mi girai prontamente e cominciai a correre «Lucius, non lasciarla scappare» urlò, e, nemmeno il tempo di fare mezzo passo, che il cavallo mi fu sopra con tutto il carro.

Caddi di nuovo a terra e stavolta non riuscì a rialzarmi, lui si alzò con un fiume di sangue e non potei che aspettare la mia sorte. Come sempre, quando ero nervosa, strinsi nelle mani la collana in conchiglie che mi aveva regalato lui stesso sette anni fa.

Mi faceva calmare, Mike si mise a cavalcioni sopra di me e una goccia di sangue mi finì nella guancia. Il panico mi assalì ma continuai a guardarlo con sguardo duro «si Olivia ho capito bene cosa significa, soprattutto la collana» abbassai lo sguardo e non potei fare a meno d'infuriarmi «facciamo una tregua, ti ucciderò più in là» quest'affermazione mi fece risvegliare e lo buttai a terra con un calcio.

Lo guardai interrogativa ma non feci domande, meglio non mettersi contro Mike quand'era lunatico.

Mi sedetti a terra e mi asciugai il sangue dalla fronte mentre lui si lamentava per i colpi subiti, si asciugò il sangue nella mandibola e si sistemò di fronte a me «sei diventata forte» affermò mentre schioccavo la lingua «sei tu ad esserti arrugginito» Mike non rispose e ci fu un silenzio abbastanza teso.

Nonostante sapessi che ormai fosse un mio nemico, non lo consideravo tale, semplicemente perché avevo condiviso tanto con lui; dovevo essere impazzita, ma non me ne pentivo affatto «perché non mi hai uccisa?» gli domandai, ero veramente curiosa e ne andava della mia vita.

Mike mi guardò serio «ti prometto che non ucciderò te e Queen, se tu mi aiuterai a cercare quel che cerco.»

Lo guardai interrogativa. «Cosa cerchi?»
«Credo che tu lo sappia benissimo» e in quel momento, mi mancò il respirò.

{Present}

Lasciai che Mike non mi rispondesse, ci stavamo addentrando a Nord e il freddo pungente di quelle terre mi arrivò come un fulmine. Mi girai verso Damon, che stava dormendo con Katy tra le sue braccia, istintivamente sorrisi, stava sacrificando tutto per riaverla, ma mi chiesi cosa.

Katy era l'unica persona che lui amasse davvero, dunque, chi o cosa doveva sacrificare per lei?

«Smettila di fissarli» tuonò Mike, non girandosi nemmeno una volta verso di me, al contrario, io andai verso di lui, offesa «non li stavo affatto fissando» lui rimase teso e in guardia e non mi degnò nemmeno di una parola, in realtà, stavo iniziando a stancarmi di questa situazione.

Scavalcai il flebile legno, che divideva la stazione "del cocchiere Mike" e Lucius dalla nostra, e mi sedetti accanto a lui, facendo oscillare il carro.

Lucius nitrì, ma ormai era routine per quello stupido cavallo, Mike invece mi fulminò con lo sguardo «potresti smetterla di essere così antipatico?» urlai piano, evitando di svegliare Damon.

Lui tenne lo sguardo fisso in avanti «ringrazia solo che non ti stia uccidendo in questo momento» avevo voglia di prenderlo a pugni, infiammarlo e buttarlo da un dirupo ma quando Lucius si agitò,  mi misi in posizione di guardia.

Damon si svegliò rapidamente e Mike fermò la corsa.

Davanti a noi si trovavano sette barbari.

Alzai gli occhi al cielo «oh ma fantastico, ci mancavano solo loro» bisbigliai mentre Mike mi ringhiò di stare zitta.

Damon appoggiò Katy e le diede un bacio sulla fronte, onestamente, mi facevano vomitare.

Scendemmo velocemente dal carro, non volevamo che subisse danni, ci serviva e tanto dovevamo combattere in ogni caso.

Un barbaro alto, con la barba rossa e un capello da vichingo, che non c'entrava proprio niente, si avvicinò e ci scrutò, trattenni il fiato accanto a Mike e strinsi la collana «cosa ci fanno dei Rerum ad Icegoat?» ritornati a respirare e la mia bocca si aprì, stessa reazione da parte di Mike, ci fu uno stupore generale.

Icegoat era abitata da dei barbari? Pensai subito all'indovinello che Damon mi aveva fatto leggere:
"Se in vita qualcuno vuoi riportare,
Da uno vecchio nemico dovrai andare.
Seguendo peripezie e inganni
Senza indugio dovrai lavare i tuoi panni
Il vecchio stregone dovrai implorare
E la tua vita dovrai sacrificare"

Da un vecchio nemico...è ovvio, parlava proprio dei barbari. Damon prese un foglio e, aprendolo, si avvicinò agli omaccioni «sono venuto fin qui per parlare con lo stregone» affermò deciso, mentre loro iniziarono a confabulare, spaventati, tra loro.

Non mi sembravano cattivi ma tenere i nervi saldi era importante, il barbaro di prima si avvicinò a Damon e lo guardò con sguardo duro.

Era molto più alto e vecchio ma questo non scalfì di certo l'amore di Damon «ragazzo, siamo in guerra con dei Gelida e tu credi di poter vedere lo stregone in questo momento?» Damon annuì deciso e tutti trattenemmo il respiro.

Sicuramente non era qualcosa su cui scherzare ma lui la stava prendendo troppo alla leggera, l'uomo si girò verso i compagni ed entrarono dentro due mura di ghiaccio, che non avevo visto prima.

Restammo fermi ed io sussurrai a Mike «cosa facciamo ora?» lui congiunse le braccia al petto «ora aspettiamo» Damon si girò furibondo «aspettiamo? Ma siamo folli? Non posso aspettare un minuto in più.»

Mike restò fermo com'era e non si mosse, ma gli vedevo chiaramente la vena sul collo. Damon si avvicinò velocemente e lo prese per il colletto della maglietta.

Mike non si mosse e lo fissò solamente,  a quel punto, mi misi in mezzo e fulminai Damon con lo sguardo «Damon, abbassa quelle mani» ringhiai, se la situazione fosse peggiorata, Mike poteva radere al suolo tutto.

Negli allenamenti andava molto leggero, faceva finta di non saper fare nulla, di non essere all'altezza per spronare gli altri.

Mike era il diavolo da quando era nato, per colpa di suo padre, ed era meglio non scherzarci sopra. «Olivia, non lo puoi difendere veramente» lo fulminai nuovamente «non è una questione di difendere o meno, lascialo stare» Damon mi guardò ferita «saresti capace di andare contro i tuoi compagni per lui» stavo per rispondergli quando Mike lo scansò bruscamente a terra, ritornando a braccia conserte.

Damon arrivò a terra, impreparato e imprecando. Provò a rialzarsi, ma una voce dietro di noi ci fece girare tutti,
un uomo sui sessant'anni, con una folta barba bianca, un capello e un bastone uscì da Icegoat, accompagnato dagli uomini di prima.

Non pensavo potesse esistere davvero ma vederlo fu come rinascere di nuovo, quell'uomo aveva un potere magico immenso «vi stavo aspettando» disse, aveva una voce rauca e bassa, ma molto comprensibile.

Non disse nient'altro e mi ricordò una persona di mia conoscenza; al contrario, si avvicinò a me l'uomo di prima e mi prese per un braccio «forza, andiamo» come lo disse, mi fece venire mille brividi.

Damon non si mosse, guardava lo stregone come se fosse la sua unica via di scampo e questo mi ferì profondamente. Guardai il barbaro spaventata mentre Mike si avvicinò troppo velocemente, prendendo il braccio di quel tipo. Un caldo si sprigionò fino al mio braccio e quello levò la mano «non la toccare» affermò Mike, serio e deciso, non ammetteva proprio repliche.

Il mio cuore balzò in aria, devo ancora riabituarmi a questi sbalzi d'umore.

Ma nemmeno il tempo, che il barbaro mi prese di nuovo «senti bello, non faremo niente alla tua donna, lo stregone vuole parlarle per prima» sorpresi, spostammo lo sguardo sul vecchio.

Sospirai e guardai Mike, incapace di dire niente, se questo era il loro volere, tanto vale starci.

«Torno presto» gli sussurrai e lui annuì, preoccupato.

Gli sorrisi rassicurante; almeno, speravo di ritornare presto.

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