Chapter XI - Her
[Damon]
Probabilmente l'essere soli è la sensazione più brutta che una persona possa mai provare nella sua vita.
Vedere la felicità negli occhi delle persone, i sorrisi felici, lo sguardo di chi non ha preoccupazioni.
Eppure, almeno una volta nella vita, tutti ci siamo sentiti soli.
Tutti abbiamo sentito le lacrime salirci agli occhi, tutti abbiamo sentito il senso di vuoto nel nostro cuore e tutti abbiamo sentito il bruciore allo stomaco.
Tutti abbiamo sentito un senso di vertigini e tutti abbiamo preferito sparire dalla faccia della terra.
Terra.... chissà che posto strano il posto in cui viviamo.
Tuttavia, mi piaceva pensarla come i vecchi del villaggio, cioè che la superficie terrestre fosse divisa in tre fasce: la prima era quella celeste, e abbracciava tutte le creature che sapevano volare; la seconda era quella terrestre, che abbracciava tutti noi; e infine quella sotterranea, che abbracciava tutti gli insetti e le creature sotterranee.
C'era addirittura chi pensasse che alla morte, ci saremmo divisi in queste tre fasce per il resto della nostra vita. Se fossi andato nel mondo celeste avresti vissuto tra benedizioni e benevolenze, senza fatica e senza peccato, al contrario, il mondo terreno era per coloro che vivevano in bivio tra peccato e il giusto; infine il sotterraneo per i peccatori, uomini abominevoli, abusanti del bene nel mondo.
E solo l'unico Dio a cui credeva quella carogna della chiesa, governata da quel pontificato che non tutelava nulla all'infuori del suo benessere, potesse salvarti.
In quel momento però non c'era nulla che la potesse salvare, nessuno che potesse salvare la mia Katy dalla morte. Quella morte lussuriosa, potente, a cui non potevi sfuggire; e quando scostai quella maledetta Ignis da Katy e la presi tra le mie braccia, il gelo mi inghiottì e non potei non congelarmi seduta stante, come se James mi avesse trafitto con una lama di ghiaccio.
Piangevo, davvero tanto, la scuotevo ma lei non mi sentiva, lei non si muoveva, lei non respirava. Nonostante Oscar e il resto dei Caeli fossero venuti a soccorrerla, a salvarla, ad evitare il peggio, arrivarono troppo tardi.
L'adagiai dentro l'albero maestro, nel letto che abbiamo condiviso insieme miriadi di volte, nel letto in cui le avevo detto ti amo e nel letto in cui mi lasciavo odiare sempre di più.
Il letto in cui scorgevo il suo sorriso la mattina, le sue preoccupazioni il pomeriggio, i suoi occhi azzurri che mi penetravano come solo loro riuscivano a fare.
Lei doveva vivere, lei doveva stare con me, lei non poteva andarsene.
Lei che per me era tutto, lei che per me era il sole dopo la pioggia, lei che mi capiva, lei che mi amava, lei che mi sorrideva, lei che mi sgridava, lei che provava emozioni forti, lei che con un solo gesto mi trasmetteva tutto l'amore del mondo, lei con cui ero cresciuto, lei che amavo.
Lei che doveva stare con me ora; ma quando Charle mi guardò negli occhi e scosse la testa, capì che era finita, capì che quei momenti sarebbero stati impressi nella mia memoria.
E tutti uscirono e, probabilmente, anch'io uscì di testa. Per poco non distrussi tutto, poi mi inginocchiai; le presi la mano, fredda, le labbra carnose quasi viola, gli occhi azzurri, limpidi, felici, erano chiusi, chiusi in un miscuglio di carne che sarebbe diventata polvere.
Lei non avrebbe compiuto i suoi vent'anni, lei non si sarebbe mai più alzata, il tre novembre avrei soltanto rivissuto il gelido ventesimo compleanno senza di lei, lei l'avrebbe festeggiato ovunque si trovasse.
Le presi il viso minuto tra le mani e le sfiorai le labbra, un ultimo bacio, un'ultima volta.
Il rumore fuori era niente in confronto al trambusto dentro di me, al senso di vuoto che provai e, quando la baciai, non sentì nulla. Solo il gelo, un gelo che mi sarei portato per sempre.
Mi staccai a malincuore, ma lei non poteva morire, lei non poteva andarsene.
Col cuore a pezzi, uscì dalla stanza, e mi diressi in biblioteca.
Fuori ancora combattevano, ma avrei tentato il suicidio uscendo. Pregai soltanto che Finn, Marill e tutti gli altri stessero bene.
Ma Queen....l'avrei uccisa con le mie mani, la mia sete di vendetta non trovava limiti.
La biblioteca era deserta, come l'albero maestro in generale, Katy amava quel posto, amava i libri e amava leggere.
Scorsi un tavolo vuoto e lo stomaco mi si richiuse in una morsa:
«Ti prego, non dirmi che siamo nuovamente in questa palla al piede» mi lamentai, sbuffando sonoramente e guardando la mia ragazza, che camminava almeno sei metri lontano da me «secondo te, dove potrei mai portarti?» la guardai di sottecchi e quasi non mi girai dall'altro lato, propenso ad andarmene «mi rifiuto categoricamente Katy, odio leggere e odio i libri, sei egoista, pensi solo a te stessa» mi lamentai come un bambino che non vuole andare agli allenamenti. Lei si girò contrariata e quasi non mi finì un libro in testa. Mi scostai giusto in tempo e la guardai male «ma io dico, sei impazzita?» le urlai contro e lei cominciò a correre, dimenticandosi che fosse vietato farlo. E Katy non amava trasgredire le regole; scoppiò a ridere ed io feci lo stesso, rincorrendola tra i vari scaffali «presa» le sussurrai, prendendola dalla vita con una facilità impressionante, questo grazie alla sua vita minuta. Lei mi guardò con i suoi occhioni furbi e aggrottò le sopracciglia «ma non è giusto, tu sei il triplo di me» si lamentò, appoggiandosi al tavolo in cui ero riuscito a prenderla. Le cinsi la vita con entrambe le mani e scoppiai a ridere «accetta solamente il fatto che sono migliore e più atletico di te» lei ruotò gli occhi «oh, ma per favore» sbuffò e, scoppiando a ridere, la baciai, sentendomi subito cingere il collo con le mani «non ti montare la testa» mi sussurrò ad un palmo dalle mie labbra «mai» le risposi, rubandogliene un altro.
Distolsi lo sguardo e quasi non riscoppiai in una furia cieca, abominevole. Sarei riuscito a riportare Katy da me, avessi dovuto sacrificare la mia vita per la sua, sarei entrato nel tartaro dei greci per riaverla, avrei fatto di tutto.
Cercai con gli occhi la sezione proibita e "Streghe e Stregoni, libro vietato alla stregoneria " e dopo minuti di ricerca, finalmente lo trovai.
Cercai tra le maledizioni senza perdono e finalmente trovai la sezione "riportare in vita i morti", mi si rizzarono i peli nelle braccia solo dal titolo.
Prendendo pagina 560, la pagina appositamente indicata per questo tipo di incantesimo, mi spuntò una mappa.
La guardai a lungo, percorrendo con gli occhi il tragitto fino alla X, che indicava un paesino tra le montagne, Icegoat.
Aggrottai le sopracciglia e girai il retrò:
"Se in vita qualcuno vuoi riportare,
Da uno vecchio nemico dovrai andare.
Seguendo peripezie e inganni
Senza indugio dovrai lavare i tuoi panni
Il vecchio stregone dovrai implorare
E la tua vita dovrai sacrificare"
Ignorando l'indovinello, o qualsiasi cosa fosse, strappai la pagina e mi diressi verso camera di Katy.
Era immobile, ferma, così come l'avevo lasciata. Mi misi il pezzo di carta tra le labbra e la presi tra le mie braccia, proprio come avevo fatto pochi minuti prima.
Le sfiorai la fronte «ti riporterò da me, fosse l'unica cosa che faccio» le dissi, o forse mi dissi, guardando fuori dalla finestra.
Mi sentì morire, non era rimasto più nulla, se non cadaveri a terra. Uscì fuori, stringendomi Katy tra le braccia, e passai tra gli innumerevoli cadaveri. Avevo fallito, avevo preferito la mia ragazza al mio popolo, e adesso non era rimasto più nessuno.
Fui sollevato non trovando il cadavere di Finn e degli altri, il che significava che erano riusciti a scappare non so dove. Ma rimasi disgustato dal fatto che non ci fosse quella maledetta Queen, l'avrei sicuramente trovata e l'avrei uccisa, nonostante Katy non avesse voluto, per quanto amasse quella ragazza.
Olivia non si trovava e James mi avrebbe sicuramente ucciso.
Camminai con Katy in braccio e pensai ad un modo per spostarmi con lei al mio carico, ma come se qualcuno avesse ascoltato i miei pensieri, Olivia si materializzò davanti a me, insieme ad un ragazzo che non mi era per nulla nuovo, con un carro.
Guardò prima me, poi Katy e scoppiò a piangere, scendendo dal carro; la vidi avvicinarsi leggermente, ma tenni lo sguardo fisso sul figlio degli Huntress.
Cosa ci faceva Olivia con Mike Opal «no...come...io» singhiozzò, prendendo la mano di Katy. La scostai brutalmente e vidi il leccapiedi di Alec fare un passo minaccioso verso di me «amico, vacci piano, è tornata qua per te, nonostante non volessi, quindi, ti pregherei di portare più rispetto, proprio come lo porti alla tua signora» vidi Olivia guardarlo con una faccia disgustata e odiosa, probabilmente lo odiava quasi quanto me, ma non osò parlare, in fondo lo conosceva da più tempo.
Sostenni il suo sguardo «bello, devo andare ad Icegoat, se tu e il tuo carro siete disposti a farlo, sono felicissimo di essere il più gentile e cortese possibile, in tal caso sono costretto ad usare le maniere forti» entrambi mi guardarono scioccati e Olivia fece un passo indietro.
Mike ingoiò un po' di saliva «non vorrai mica...» sussurrò «si, voglio proprio farlo» tagliai corto, sorpassando entrambi e posando Katy nel carro.
Olivia mi corse dietro «Damon è una follia, non puoi farlo» ma io ormai non la stavo ascoltando più «muovetevi o vi lascio qui» dissi soltanto e loro furono costretti ad annuire.
La rossa sbuffò e guardò Mike negli occhi «credo proprio che siamo costretti a farlo» lui non disse nulla e le fece cenno di salire dietro, con me.
Accarezzai la testa di Katy e le lasciai un bacio casto sulla fronte, percorrendo la sua figura.
Quanto mi mancava. Mike si girò verso di noi, tenendo le redini del suo cavallo ben salde «hai idea che io sto cercando Queen e Marill? Da mesi ormai, sono morti tutti i miei compagni, ho dovuto rubare, e adesso scopro che le hai avute tu per questo tempo? Olivia stessa, sono profondamente deluso da te. Ma ne riparleremo. Hai una settimana di tempo Damon, non di più, sai bene che la stregoneria ha un prezzo, se entro sette giorni non riuscirai a riportarla indietro, non la riavrai più. Io ti consiglio vivamente di lasciar perdere, per quanto sia doloroso, ormai è andata» gli scoccai un'occhiataccia ed ero pronto a saltargli addosso se Olivia non mi avesse tenuto fermo con lo sguardo.
'Non ora' voleva dire.
Mike ritornò a guardare il sentiero in cui stavamo viaggiando «se io ti aiuto a riportare indietro la tua ragazza, nonostante le nostre divergenze passate, tu mi aiuterai a trovare Queen.»
«Non puoi farlo Mike, me l'hai promesso» urlò la ragazza di fianco a me «non puoi prendere Queen» lui non si girò mai indietro «ritengo la discussione chiusa» Olivia si sedette in un angolo e non proferì più parola, per quanto conoscessi il suo temperamento, sapevo bene che avrebbe ripreso la discussione.
E mi chiesi cosa fosse successo tra quei due e come lei l'avesse incontrato in poche ore, ma non feci domande e continuai ad accarezzare Katy.
Chissà che fine avessero fatto gli altri, spero che almeno stiano bene; dovevo lanciare al più presto una runa, almeno per rintracciare Finn.
Ero sicuro, per non dire convinto, che Marill fosse con lui.
Mi massaggiai gli occhi, l'unica cosa a tenermi ancora con i nervi saldi, era solamente la fiducia di poter riabbracciare Katy.
Ma avevo abbandonato il mio popolo e, adesso, non avevo idea se ci siano o no superstiti.
Avevo fallito, di nuovo.
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