Chapter VIII- Secrets
[Queen]
Fin da piccola mi hanno sempre ricordato di quanto le piante siano piccole e indifese, di quanto con una semplice soffiata o con un filo di vento, si spezzassero, morte.
È strano come la vita scivoli via senza che tu possa fare nulla. Un giorno sei una persona amata, circondata dai tuoi cari, pimpante e allegra mentre il giorno dopo sei solamente un ammasso di pelle e ossa che prima o poi diventerà polvere.
Accarezzai con una mano la pianta di kiwi posta di fronte a me, non volevo bruciarla, né tanto meno romperla e spezzarla, ma il vento era fortissimo e il ramo cadde a terra.
Lo guardai, sospirando. Mi abbassai e lo presi, rigirandomelo tra le mani. Era passata qualche ora dal colloquio con Katy e gli altri e qualche ora da quando ero scappata dalle sue parole: 'ti ho voluta qui con noi ma sei sicura che non ci porterai ad una guerra imminente?'
Le sue parole continuavano imperterrite a ronzarmi in testa e non sapevo davvero come placarle, mi sarebbe tanto piaciuto darle una risposta ma non ne avevo le forze. Ero lì da soltanto un mese, maledizione!
Marill era stata accettata più calorosamente di me, per la sua bellezza? Non lo so. Eppure, la consapevolezza che Mike ci stesse ancora cercando, non mi dava pace.
E poi c'erano i Gelida....ed io ne avevo incontrato uno, uno che sembrava essere legato a Olivia.
Mille pensieri mi affollavano la mente ma non riuscivo a farmene una spiegazione logica e sensata, non ci riuscivo proprio, e avrei tanto voluto farlo.
{2 ore prima}
«Insomma Queen, accelera, non vorrai mica far arrabbiare Damon, vero?» urlò Katy, che stava correndo ad almeno 10 km di distanza da me.
Aveva detto lei stessa di seguirla e me
l'aveva detto con uno sguardo che mi aveva lasciata senza parole.
Damon era andato avanti prima di noi, per sistemare delle carte e Katy aveva deciso di aspettarmi. Avrei tanto voluto portare Marill con me, ma la diretta interessata non voleva sentire ragioni di accompagnarmi. Era veramente una fifona. Certo, non che io scherzassi, ma insomma, almeno provavo ad essere più sfacciata.
Non avevo mai ricevuto risultati, più che altro mi ridevano in faccia «no Katy, far arrabbiare il tuo amore non è per niente ciò a cui aspiro in questo momento» le risposi, ironica.
Katy arrossí prontamente e mi tirò una noce in testa, spuntata da non so dove «non è il mio amore» alzai gli occhi al cielo e la guardai ridendo «oh certo che lo é.»
Lei decise d'ignorarmi, scelta saggia, in quel momento non avevo proprio voglia di litigare. Dopo la mangiata d'arance, Finn, preoccupato, si era portato via Marill, che aveva deciso di non venire con me, portandola non so dove.
E Olivia aveva semplicemente deciso di seguirli, probabilmente le piaceva essere il terzo incomodo.
L'Albero Maestro era il più grande albero che io avessi mai visto. Per cominciare era molto robusto e molto alto con una folta chioma, diversa dalle solite verdi. Le foglie andavano dall'azzurro lucente al rosa porpora, con sfumature color arcobaleno.
Se non lo sapesse, l'arcobaleno è un insieme di colori che si forma in cielo quando la fata dei colori è nel periodo dell'accoppiamento. Per i vecchi del villaggio è ormai un abitudine vederlo dopo le pioggie perché dopo la stagione invernale, viene quella primaverile. Perfetta per gli accoppiamenti delle fate. O meglio, cosí si racconta. Per me è semplicemente una conseguenza della pioggia.
Ma a parte questo, l'Albero Maestro è davvero bello, dentro non può essere da meno. Chissà quanti libri potevano esserci, che ancora non avevo mai letto.
Sicuramente i manuali di sopravvivenza alle creature della notte o storia di pozioni perdute erano le mie preferite, ma mi sarebbe tanto piaciuto leggere un libro sui Rerum, chissà se esiste.
Una volta lessi su un libro che gli Albero Maestro sono davvero rari e crescono solo se qualcuno ne ha veramente bisogno, per qualcosa di puro.
Sono millenari e vedono passare generazioni su generazioni, se si dovessero abbattere non so cosa potrebbe succedere, ma sicuramente non qualcosa di buono.
Gira una leggenda attorno l'Albero Maestro dei Rerum. Tutti sanno che per un Gelida è proibito sposarsi o innamorarsi di qualcuno di altre tribù, tutto per ciò che successe durante la prima guerra d'incanto, cioè la guerra che decise l'esilio dei Gelida per non so quale ragione (pagina mancante).
In ogni caso, si pensa che molto tempo fa un giovane Gelida s'innamorò di un'Ignis e che, come luogo, utilizzassero proprio quell'albero. Purtroppo un giorno vennero scoperti e uccisi, per aver infranto la legge dell'esilio, infatti sembra proprio che un gelida, che non sia a capo dell'impero o un gelida minore, non possa uscire dai propri confini, e condannati a morte. Furono uccisi proprio sotto la folta chioma e il loro sangue assorbito dalle radici.
Cosí si crearono quelle che oggi chiamiamo rose, rosse come il colore del sangue dei due ragazzi. Si pensa anche che sia l'albero delle tragedie e cose del genere.
Sono sempre leggende, non hanno valore, ma sentirle è sempre bello.
«Siamo arrivati» mi risvegliò Katy «puoi entrare, ti prego di non toccare nulla» il suono di voce con cui lo disse, non ammetteva risposta e questo mi fece gelare il sangue nelle vene.
Appena entrai all'interno, rimasi sbalordita, era come una città. Ragazzi, ragazze, uomini e donne camminavano avanti e indietro, prendendo scale e corridoi diversi. Chi rideva e scherzava, chi lavorava e chi prendeva dei libri di "Storia dell'Impero volume II, per principianti alle prime armi."
Guardai tutto a bocca aperta, non sapevo che i Rerum studiassero pure «mi fa piacere che tu sia meravigliata da tutto questo, andando avanti con i decenni noi Rerum ci siamo moltiplicati. Come ben avrai intuito, ci sono anche dei bambini che, essendo nati da genitori di tribú diverse e non nel loro territorio, devono imparare a vivere in ambienti diversi e ad usare il loro potere. Per questo abbiamo creato alloggi e l'Albero Maestro è sicuro per svolgere le funzioni e le attività di tutti i giorni. Tra l'altro è anche sicuro, troverai di tutto qua dentro.»
Ancora stordita, continuai a guardarmi attorno, sicuramente avrei portato Marill in biblioteca quando avrei avuto tempo. Katy continuò a camminare e ad illustrarmi l'interno, parlandomi di come gestiva tutto, ma io non la stavo ascoltando più.
Non quando due occhi color ghiaccio si erano posati su di me, senza darmi pace. Era da due giorni che quello strano ragazzo non faceva altro che comparirmi in qualsiasi situazione. Scossi la testa velocemente, era sicuramente un'altra visione, lui non era qui. Non poteva starci e non poteva esserci.
Mi chiesi cosa mai poteva farci, visto che un Gelida minore non può uscire dai propri confini, qui.
Ma guardando ancora, James era ancora lí. Deglutì a fatica e continuaì a fissarlo, senza smettere. Non riuscivo semplicemente a distogliere lo sguardo da lui, anche se giorni prima se n'era andato senza dire nulla ed era stato odioso con me. Semplicemente mi incuriosiva.
E quando qualcosa mi incuriosce, faccio di tutto per sapere sempre di piú.
Continuando a guardarlo, inarcai due sopracciglia, mimando un 'cosa ci fai qui?', nel mentre Katy continuava a parlare e riparlare, non la smetteva mai.
Vabbé, infondo era un bene in questa situazione. James mimò qualcosa come uno 'scusa' e mi sorrise debolmente.
Il mio cuore fece una capriola, nessun ragazzo mi aveva mai chiesto scusa per qualcosa, anche se non ho capito il motivo. In generale, nessun ragazzo aveva mai parlato con me, se non per insultarmi, tranne Mike ovvio.
Poi mi fece il terzo dito e scomparve.
Rimasi scioccata e, cercando di convincermi che fosse la mia immaginazione, distolsi lo sguardo seguendo Katy in due altissime scalinate.
Mi portò dinanzi un portone in mogano e l'aprì, davanti a me comparvero Marill,seduta accanto a Finn, e Olivia.
Mi fissarono tutti seri mentre Marill mi sorrise calorosamente.
Damon era seduto a capotavola «ce ne avete messo di tempo» borbottò, sempre non distogliendo lo sguardo da Katy. Lei lo ignorò e si sedette accanto a lui, io mi accomodai accanto a Marill «ma non doveva essere solo una riunione per me?» lei alzò le spalle «una bella sceneggiata messa in scena per farti perdere tempo con Katy e fare in modo che tutti sapessimo prima» mi sentí offesa ma mi zittì.
Damon si schiarí la voce e mi fissò «andiamo al dunque, lo sai Queen che giusto un mese fa tu dovevi morire?» strabuzzai gli occhi e le parole mi morirono in gola.
Beh, dovevo essere scortata a Barlume...ma giustiziata, non ne avevo proprio idea.
Insomma, tutti sapevano la mia sorte. Guardai Marill, che mi ignorò categoricamente, distogliendo lo sguardo.
Mi sentí ferita, probabilmente anche lei sapeva e non mi aveva detto nulla. Damon sospirò e si rilassò sulla sedia «data la tua espressione, probabilmente no. Beh Queen, sei scappata dalla morte un mese fa, forse dovresti ringraziarci ma non so se puoi fidarti a pieno di noi» il suo sguardo si fece duro «per proteggere la mia vera famiglia, sono disposto a tutto. E se per proteggerla devo consegnarti alla capitale, non ci penserò due volte a farlo» mi sentí così ferita da quelle parole, era come tornare a ciò da cui ero sfuggita.
Era inutile quanto volte negassi, sarei rimasta per sempre fonte di distruzione e sfortuna per tutti, avrei sofferto per sempre.
Nessuno mi amerà o si fiderà mai di me.
Per cosa dovevo essere giustiziata poi?
Il cuore mi si strinse e la pancia cominciò a bruciarmi, non era giusto. Non lo era per niente. Non me lo meritavo.
Katy sospirò «ti ho voluta qui con noi ma sei sicura che non ci porterai ad una guerra imminente?» quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Mi girai nuovamente verso Marill, che tossì rumorosamente. Furiosa, tradita e ferita mi alzai lentamente «non ho fatto nulla per venire giustiziata, mi ha chiesto Katy di venire qui, mi sembrava una buona occasione per avere un'altra opportunità. Non metterò in pericolo gli altri, non c'è bisogno di dirmelo e non credo di aver fatto qualcosa di male a voi o a qualcuno dei Rerum. Non porterò nulla, visto che la guerra ve la fate da soli. Cercherò di non avere contatti con voi. È tutto?» Damon annuì «dovrai coprirti le spalle da sola, noi possiamo solo darti un posto dove dormire» disse, serrando la mascella «Damon!» sbottò Katy, beccandosi un'occhiataccia dal fidanzato.
Marill mi guardò «Queen...cerca di capire» sussurrò, respirai profondamente ricacciando indietro le lacrime «no Marill, stai in silenzio per favore» detto ciò, uscì, lasciandomi tutto alle spalle.
Mi accasciai a terra, dando dei pugni all'erba calda. Non riuscì a tenermi tutto dentro e piansi. Mi liberai da tutto ciò che mi sono portata per anni.
Insulti.
Tradimenti.
Menzogne.
Solitudine.
Singhiozzai e mi misi seduta, una foglia si parò davanti la mia faccia «certo che ne hai di lacrime tu» disse qualcuno.
Alzai la testa e gli occhi di prima mi fissarono da più vicini «wow, con gli occhi lucidi hai gli occhi sul verde acqua» arrossí violentemente a causa della vicinanza e lo spinsi via «n-n-non cosí v-v-vicino» urlai, con ancora la voce strozzata.
James sbuffò e si passò una mano tra i capelli, era irritante questa sua fissa «ero venuto soltanto per farti compagnia, da piagnucolona sei ancora più brutta» lo ignorai, non mi interessava il mio aspetto in questo momento.
Mi porse la foglia e si grattò la guancia «beh, non è nel limite dell'igiene ma meglio di niente. Ti giuro che è lavata, nemmeno un goccio di terra o insetti» scoppiai a ridere e la presi tra le mani «mi stavi seguendo per caso?» lui incrociò le braccia e si sedette di fronte a me, a gambe incrociate «ovviamente no, non spreco il mio tempo dietro le ragazzine» mi girai la foglia tra le mani «farò finta di crederci» lui arrossì dalla rabbia «devi crederci! È così» urlò «va bene va bene. Allora che sei venuto a fare?»
Lui toccò l'erba, ghiacciando un fiore «te l'ho detto, sei brutta quando piangi» ripeté, lo ignorai di nuovo «grazie per il pensiero comunque. Ma non la userò mai.»
James si alzò in piedi e mi tese la mano «sono fatti tuoi di cosa vuoi fare con quella foglia, bestiaccia» bestiaccia...?
Schiaffeggiai la sua mano e mi alzai da sola «mi chiamo Queen» lui parve irrigidirsi «lo so, ma meglio bestiaccia, ti si addice» gli feci la linguaccia e lui parve non apprezzarla, come sempre.
Mi fissò intensamente «non so perché ma mi infastidisci, eppure nutro l'istinto di proteggerti, come se ti conoscessi da sempre» lo guardai confusa, aveva bevuto?
Il mio cuore prese a galoppare e mi dissi mentalmente di smetterla.
James si giró, in procinto di andarsene «bestiaccia, non preoccuparti, non sarai sola a coprirti le spalle» sussurrò, come se non lo avessi sentito e poi andò via all'improvviso, cosí com'era spuntato.
Sorridendo urlai, sperando che lui mi sentisse «allora vedi che mi stavi seguendo!» e scoppiai a ridere.
La sera arrivò presto e con lei tutte le preoccupazioni che James mi aveva fatto passare.
Nessuno mi rivolse la parola, nemmeno Marill e rimasi sola per i giorni a venire.
Cercavo di allenarmi in silenzio e ignorando tutti, cercavo di coprirmi le spalle anche se, talvolta, mi sentivo protetta, soprattutto di notte.
Il viso di James, il sorriso sincero che mi aveva riservato e le sue scuse, mi balenarono in testa senza un apparente motivo.
Quel sorriso sincero era l'unica cosa su cui potevo aggrapparmi in quel momento, forse l'unica persona che sarebbe sempre stata sincera con me.
Mi piaceva sapere che forse era James a vegliarmi da lontano, ma sempre mi chiedevo cosa ci facesse qui.
La prossima volta glielo chiederò sicuro.
E così passarono tre settimane e ancora di James nulla, come nulla da parte degli altri verso i miei confronti.
Scesi velocemente le scale per il mio allenamento quotidiano quando, davanti a me, mi ritrovai Katy, sempre perfetta in tutto e per tutto.
Lei e gli altri mi ignoravano da settimane e da parte dei Gelida e della capitale nulla.
Rimasi un può delusa, avrei preferito ritrovarmi la compagnia di James o le scuse di Marill, ma meglio della solitudine.
Katy si guardò le punte dei piedi «ti vedo bene» mi disse «grazie» risposi soltanto, guardandola impassibile.
Lei sospirò, sapeva fare solo quello «Katy lo so che tra noi ci sono state complicazioni ma voglio che tu sappia che quello che abbiamo fatto non è per niente vol....attenta» urlò, spingendomi dal lato opposto.
Non ebbe il tempo nemmeno di urlare che una freccia ghiacciata si conficcò nella sua gola, facendola cadere a terra.
Morta probabilmente.
La guardai con terrore, davanti a me centinaia di Gelida mi fissavano, tutti con quei maledetti occhi color ghiaccio.
Mi guardai intorno, cercando James, ma di lui nessuna traccia. Non riuscivo a muovermi, Katy era morta davanti ai miei occhi.
Urlai dal dolore e cercai di svegliarla.
Nulla.
Era colpa mia.
Dietro di me sentì l'urlo strozzato di Damon che fece ballare la terra, gettando Katy tra le sue braccia e i Gelida dal lato opposto.
Scoppiò in lacrime e le prese il volto tra le mani «Katy» urlò, cercando di farle la respirazione bocca a bocca e togliendo, lentamente, la freccia dalla sua gola.
Del sangue cominciò a uscire, sangue che Damon cercò di placare con la sua maglia di lino «Katy non mi lasciare» singhiozzava.
Nel frattempo dei Caeli erano venuti per soccorrerla e i Rerum iniziarono ad affrontare i centinaia di Gelida.
Io non mi muovevo, vedevo Marill e gli altri andare all'attacco ed io ero immobile. Damon mi guardò negli occhi, rossi per il pianto o forse per l'istinto suicida «è tutto colpa tua, maledetta» mi disse.
Tremavo, non so se per le sue parole o per ciò che avevo fatto, ero diventata un'assassina «io...non volevo..io... davvero» singhiozzai.
Damon la prese tra le sue braccia e si voltò «sta' zitta, sta' zitta» urlò «non può morire, non ora, non se ci sono io. Pensa a combattere invece, non posso ora, devo rimanere con lei. E spero morirai tu in battaglia» disse, gelido. Poi andò via.
Il mio cuore si riempì di tristezza, cercavo di aggrapparmi alla speranza ma probabilmente non potevo.
Migliaia di corpi morti stava riempiendo quello che un tempo era una radura verde e rigogliosa e la puzza di morto si impossessò delle mie narici.
Un Gelida mi venne addosso.
Aveva una lama di ghiaccio e con l'altra mano scagliava dardi di neve.
Me lo sparò uno sulla gamba, che riuscì ad evitare. Evocai tutto il dolore che avevo e gli scagliai una palla di fuoco, che lui riuscì a tagliare direttamente con la lama.
Continuavamo di continuo a fare questi movimenti, in loop. Ma sempre lui era lì ed io non riuscivo a colpirlo.
Per quanto mi fossi allenata, i Gelida erano troppo forti anche per un'Ignis come me.
Preoccupata mi girai cercando Marill, era affaticata ma almeno era ancora viva. Stava combattendo insieme a Finn e Olivia.
Questo mi riempì il cuore di speranza, ma quel momento di distrazione mi costò caro.
Il tipo mi conficcò la lama al centro dello stomaco.
Urlai dal dolore.
No...non potevo morire così. Non ora. Avevo troppe cose da fare.
Sputai sangue e tossì rumorosamente, ero troppo giovane per morire.
Il nonno non avrebbe avuto nemmeno i miei resti, dovevo salutarlo, chiedergli scusa. Dovevo vedere Katy guarire, essere felice con Damon, dovevo chiedere scusa ad Olivia, Finn, Marill e tutti gli altri per averli cacciati nei guai.
Dovevo chiedere a James tante cose, volevo conoscerlo.
Iniziai a vedere doppio e la testa iniziò a girarmi, raccolsi le ultime forze rimaste e la rabbia che mi ribolliva dentro.
Si...la rabbia era ciò che alimentava il mio elemento.
Urlai forte, dalla frustrazione e dalla rabbia. Rabbia per ciò che ho dovuto affrontare.
Frustrazione per come mi ero fatta trattare.
Il fuoco si divampò in me e colpì il gelida dritto in petto. Lo abbrustolì.
Privata di ogni tipo di forze, caddi in un angolino, ma non toccai mai terra.
«Porca miseria a te, bestiaccia» sentì, prima di svenire del tutto.
~Angolo Autrice~
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, mi scuso per la lunga assenza ma ho avuto vari impegni.
Non aggiornavo dal 22 Aprile, lol.
Maggio è stato un mese di fuoco per riuscire a non farmi lasciare nessuna materia e ci sono riuscita, yay :D
Da Giugno a Luglio ero impegnata a fare l'animatrice, quindi mi scuso per la lunga assenza. Potete linciarmi.
Capitolo lungo per farmi perdonare.
Che ne pensate?
Fatemi sapere, kiss 😘
~Aly❤️
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