Chapter IX - Escape
[Queen]
Sentì delle urla, urla di terrore, rumori di spade, puzza di bruciato e un freddo gelido.
Sentivo sotto di me il rumore di passi e il mio corpo, privo di sensi, saltare su una superficie dura al ritmo di quei passi.
Cercai di aprire gli occhi ma tutto davanti a me era sfogato. Sbattei le palpebre e cercai di muovermi, ma questo mi provocò una fitta lancinante allo stomaco.
Strozzai un urlo e una lacrima mi cadde dall'occhio destro, spostai lo sguardo alla mia destra e una matassa di capelli biondi e ribelli mi pizzicò il naso.
Spostai lo sguardo giù e guardai la superficie ghiacciata su cui qualcuno stava camminando. Non riuscivo a muovermi, il dolore era troppo forte e in queste condizioni non potevo scappare.
«Mettimi giù» biascicai. Chiunque mi stesse tenendo in braccio, come un sacco di patate, fermò la corsa e girò lo sguardo su di me. Gli occhi dei miei incubi,che non vedevo da settimane, si posarono sui miei e lo stomaco cominciò di più a bruciare.
James era di fronte a me mentre i Gelida uccidevano la mia gente, lui e la sua tribù stavano distruggendo tutto.
Lui mi stava rubando per non so quale ragione. Adesso mi era tutto chiaro, per questo si era avvicinato così tanto a me e Olivia «sei un traditore» gli dissi, o meglio, sperai che lui capisse, ero rimasta senza voce.
Lui continuò a fissarmi, per nulla ferito dalle mie parole, come se quello che stesse facendo fosse giusto. «Dì qualcosa» provai ad urlare, stavolta ne uscì una voce rauca.
James distolse lo sguardo e mi sistemò meglio tra la sua spalla «non sono un sacco.» Nessuna risposta.
Oltraggiata, mi lasciai trasportare a malincuore, non facendo domande. Forse non si era fatto vedere per quasi un mese per studiare il piano di rapimento e un modo per attaccarci. Che poi, perché parlavo al plurale? Mi consideravano parte della famiglia?
L'unico su cui pensavo di contare, era quello che in questo momento stava cercando di portarmi non so dove. Rimasi piuttosto ferita, non solo al livello fisico. Guardai la maglia che avevo addosso, pulita, nessuna traccia di sangue. Dalla ferita nessuna traccia di tagli o altro.
Arrossì violentemente, era anche un pervertito!
Avevo voglia di urlare e scappare ma non ci sarei riuscita, ero comunque ancora troppo debole per muovermi.
Quando finalmente James mi appoggiò lentamente vicino ad un albero, riuscì a guardarlo bene in faccia.
La pelle bianca era sporca di sangue, aveva le mani del medesimo aspetto e un taglio nella spalla sinistra. Il sangue era ormai secco ma guardarla mi provocò un senso di colpa, mi aveva trascinata con la spalla in quelle condizioni.
Cercai di pensare ad altro, mi stava sequestrando, quindi qualche bella ferita ben gli stava.
Si abbassò alla mia altezza e notai le borse che aveva sotto gli occhi, simbolo della stanchezza «è ora di cambiare le bende» fece per avvicinarsi ma mi scansai prontamente «non ti avvicinare» borbottai.
James alzò gli occhi «ecco che iniziamo» si lamentò prendendo delle bende «menomale che sono riuscite a rubarle a Katy» sussurrò. A sentir nominare quel nome, un bruciore alla gola e allo stomaco si propagò in me. Mi salirono le lacrime agli occhi e cominciai a piangere, avevo ucciso Katy.
Se lei non si fosse messa al posto mio, sarei morta io, non lei. Invece no...la vita mi aveva portato via l'unica persona che probabilmente credeva in me, nonostante tutto. Pensavo fosse James e invece....
James. Una Gelida. Non ero stata io. Loro avevano ucciso Katy, non io. Il diretto interessato mi guardava con la confusione negli occhi «hai ucciso Katy» urlai, iniziando a piangere.
Era stato lui, lui sapeva dove ci trovavamo, solo lui poteva dare quell'informazione «per colpa tua Katy è morta e adesso moriranno anche gli altri, probabilmente anch'io dovevo morire ma mi hai rapita e ora cosa vuoi farne di me, eh? Darmi in pasto ai lupi? Congelarmi? Torturarmi col ghiaccio finchè non confesso i miei peccati?» James scoppiò a ridere, slegando le bende e avvicinandosi ancora di più, lo guardai terrorizzata e imbarazzata.
Mi aveva vista semi nuda...volevo morire. Continuavo a fissare lui e le bende con le lacrime agli occhi, Marill, Finn e gli altri, chissà come stavano «levati la mia maglia immediatamente, penso che stando a contatto con la tua pelle potresti immischiarmi la tua stupidità» tagliò vari pezzi di benda, cercando di modellarla con la forma del mio busto «non sono stupida e girati!» lui sghignazzò «bel modo di ringraziare di chi ti ha fatto scampare alla morte» sogghignò «e comunque no, non ti ho rapita, ti ho solamente aiutata a scappare dai miei simili. Mi odieranno per questo» concluse, ringhiando.
Si era messo contro i suoi simili? Per me forse? Impossibile, stava mentendo «e comunque hai le...» cominciò mimando con le mani il seno «coperte..non ti ho vista, non preouccuparti» buttò imbarazzato.
Arrossì violentemente e annuì, mi tolsi tremante la sua maglia, che era il triplo di me, e notai come il sangue stava iniziando ad uscire nuovamente.
Mi mancò il respiro e guardai James spaventata, lui ignorò il mio sguardo e cominciò a togliere la benda sporca di sangue.
Cercò di medicare il tutto e poi mi fasciò nuovamente. Il cuore mi batteva forte, troppo contatto umano con una persona che non fosse Marill. Un ragazzo tra l'altro. Non si poteva fare.
Respirai profondamente e mi rimisi la sua maglia «vedi? È andato tutto apposto» iniziò ma cadde quasi a terra, perdendo l'equilibrio. Dalla sua spalla cominciò ad uscire del sangue «non ci posso credere» borbottò.
Dopo che anche James si fu medicato e che io mi riposai abbastanza, la ferita cominciò a fare meno male. Mi alzai tremante e andai accanto a James, che stava accendendo il fuoco. Scoppiai quasi a ridere mentre cercava di scongelare del ghiaccio.
Mi avvicinai lentamente a lui e mi parai di fronte, lo guardai, chiedendogli con lo sguardo se potessi prenderlo. Lui annuì e presi il ghiaccio tra le mie mani «ti mostro come si fa» gli dissi «non credo che anche se me lo mostrassi riuscirei a farlo» rispose, sistemandosi uno strano ciondolo al collo. Sorrisi e mi concentrai, evocando il calore dalla punta dei miei piedi fino alle mani, in men che non si dica, il ghiaccio diventò acqua «wow, devo ricordarmi di non farti arrabbiare o potrei diventare così» scoppiai a ridere «ed io dovrei ricordarti che sono un'Ignis non ho bisogno del fuoco per riscaldarmi e tu sai vivere a temperature elevate. Non vedo l'utilità del fuoco» James sbuffò e prese altri legnetti «non lo stavo facendo per te, serve per tenere lontani i lupi» non sapendo che dire, feci spallucce e mi sedetti accanto a lui, guardando il fuoco che scoppiettava.
Mi mancava Huntress, come mi mancavano i suoi abitanti, mi mancava il nonno e persino Mike «dove hai imparato a medicare così bene usando la magia dei Caeli» lo sguardo di James si fece duro e mi fulminò con lo sguardo «non sono affari tuoi» messa alle strette, decisi di stare in silenzio ma il modo in cui anche lui mi stava trattando non mi dava pace, cos'avevano tutti?
Mi alzai in piedi e mi girai dal lato opposto, James mi fu subito dietro «dove vai?» urlò.
Lo ignorai e ripresi a camminare, fin quando una scaglia di ghiaccio non mi sfiorò la guancia. Mi girai con gli occhi spalancati verso James, che aveva un braccio alzato verso la mia direzione. Però...anche essendo ferito era molto forte «ma dico, sei impazzito?» lui si avvicinò come se nulla fosse.
Mi sentivo la guancia pizzicare, sicuramente sarebbe rimasta qualche cicatrice. Noi Ignis non andiamo molto d'accordo con le temperature basse e anche solo sfiorandoci, sono fatali.
«Qua sono io che faccio domande. Non andrai da nessuna parte finché non ti avrò portata a Barlume» quasi sicuramente divenni bianca dalla paura perché adesso mi stava guardando con gli occhi della compassione.
Una cosa era sicura, se James avesse voluto portarmi a Barlume, la mia fine stava arrivando. Respirai lentamente e presi un sasso da terra «preferisco morire qua che in quel posto di merda» mi avvicinai e gliela porsi.
James corrucciò la fronte, guardando me e il sasso come se fossimo due esseri provenienti da chissà quale altro Stato. Non che comunque la cosa mi importasse, magari esistevano davvero altre "cose"?
Com'è che gli studiosi di Barlume le chiamavano? La terra? «Pensi davvero che se avessi voluto ucciderti, mi servirei di una pietra per farlo?» anche se il suo ragionamento non faceva una piega, continuai a tenere uno sguardo duro.
Era così divertente imbarazzarmi?
«Ora sù, vieni qua e fai la brava bambina» si avvicinò lentamente ed io feci un passo indietro «non sono una bambina e posso fare ciò che voglio, ho 17 anni!» James scoppiò a ridere «oh si, davvero una donna vissuta» ma perché sapevo mettermi in queste situazioni da sola?
Buttai il sasso e scalciai con un piede per terra, ora mi sentiva «senti ma perché d...» mi bloccai di colpo quando il viso spaventato di James non mi si parò davanti e il suo braccio mi tirò dietro di lui.
Per quanto possa sembrare assurdo, era altissimo visto da dietro, se non mi fossi messa in punta di piedi oltre la sua spalla, non avrei visto niente.
James respirava in modo irregolare e fui presa da una paura glaciale, si girò verso di me e bisbigliò «se dovesse succedere qualcosa, al mio segnale scappa e non voltarti mai indietro» spostai lo sguardo dal suo, mi metteva troppo a disagio «era quello che stavo cercando di fare prima di tutta questa chiaccherata amichevole» borbottai.
Lui mi guardò con uno sguardo di rimprovero, il che significava solo che fosse serio «per quanto ti ripudi, non penso di poterti lasciare qua da solo» bisbigliai, lui si girò di nuovo,senza guardarmi «mi saresti solo d'intralcio» ferita, stavo per rispondergli, quando un rumore ci fece girare entrambi.
«Ci hanno trovati subito» ringhiò, una nausea improvvisa mi arrivò come una doccia fredda e il respirò mi mancò.
La ferita si stava riaprendo «James....» soffocai ma lui non mi rispose, cominciai nuovamente a vedere doppio e poi li vidi.
Le lunghe barbe, pellicce di lupo e le asce alle mani.
Barbari.
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