4 agosto

Si era svegliata all'improvviso con una strana sensazione. Una cosa tattile ma non solo, una sensazione piacevole ma con un retrogusto di fastidiosa pressione. Lui era lì tra le sua cosce che premeva naso e labbra sui suoi slip, mentre le mani massaggiavano con veemenza l'interno coscia.

Si scoprì nuda dalla vita in su, mentre i capezzoli, seppur nell'intontimento del dormiveglia, iniziavano ad inturgidirsi. Lui si accorse di questo cambiamento in lei, che passò dal profondo respiro del sonno al profondo respiro del piacere. I denti di lui afferrarono l'elastico e le mani lo aiutarono a farlo scendere, fino a scoprire il sesso di lei, roseo e già in procinto di schiudersi.

Non se lo fece dire due volte e con il viso ridiscese sul pube di lei, assaggiando il frutto tanto desiderato dalla sera prima. Un frutto che prometteva essere della passione, una passione che in lui già debordava, già scorreva con forza nelle mani, strette alle cosce di lei, e nelle labbra, protese a saggiarla nei suoi luoghi più segreti, e nelle narici, inebriate dall'odore di donna appena strappata dalle braccia di Morfeo.

Lui si compiacque di aver vinto quella battaglia con Morfeo, e si compiacque a tal punto che lasciò scorrere senza inibizioni le labbra e la lingua tra i due estremi del perineo di lei, che iniziò a dare evidenti segni di completo risveglio, soprattutto dei sensi.

A quei gemiti, lui la fissò con occhi ardenti, interrompendo per un attimo quell'incessante sciabordio.

«Voglio mandarti in paradiso, Brenda»

«Ah quindi adesso nella storia mi ammazza e occulta il cadavere?» mi domanda la protagonista del pezzo hot. Legge divertita l'ultima mia creazione, un po' forzata a dire il vero.

«Bre, non dire cazzate, paradiso nel senso di estremo piacere» rispondo fingendo di essere piccata.

«Ok, ma la frase può trarre in inganno. Ma nella storia devo per forza scopare anche io?» mi chiede un po' dubbiosa.

«Vabbè Bre, mica posso chiamare il racconto Barcelona Prohibida e poi scopano solo tre delle quattro amiche. Una botta la dovevi prendere pure te, su su, è proprio questione di disallineamento tra titolo e trama. E poi dai, mica nella sinossi posso scrivere "Le bollenti notti di tre amiche a Barcellona, mentre la quarta sta solo a disegnare"».

«Uh, non ci avevo pensato. Vabbè dai, tienila, l'hai anche scritta abbastanza bene, e per ora mi hai evitato penetrazioni con "potenti stoccate"».

«Non sei una da potenti stoccate».

«Sembra che parliamo di biliardo» replica lei ridendo.

Brenda, dopo tutto quell'interminabile iter burocratico, per lo meno, aveva riavuto le proprie generalità. A quel punto mancava solo il denaro per prendere il Ferry e raggiungere Palma. Il costo era all'incirca cento euro a persona e il buon Corrado era rimasto con in tasca solo la metà dopo aver pagato il biglietto per Ibiza anche alla tipa che gli aveva dato buca all'ultimo.

«Maledetta nana stronza e bugiarda» aveva iniziato a smoccolare, «solo a me toccano le stronze delle medie».

«Le medie?» aveva chiesto Brenda, preoccupata di essere finita con una specie di pedofilo a cui avevano sventato il crimine per un soffio.

Lui così aveva sbuffato più volte, e smozzicando una bestemmia, aveva deciso di confessare l'arcano.

«Mi sono sentito con diverse persone online in questi mesi, non dico di no, e con lei ci siamo presi in simpatia, e poi facevo allenamento con il mio spagnolo. Lei mi ha sempre detto che aveva sedici anni e che ne doveva compiere diciassette a novembre, quindi ero regolare. No?».

Brenda aveva intuito già il resto della storia, si limitò ad un laconico «Barely legal» e lasciò parlare il bel giuggiolone annuendo.

«Poi a casa l'aria era diventata irrespirabile, così ho pensato di andare a Ibiza e gliel'ho detto. Lei è saltata subito su entusiastissima che sarebbe venuta anche lei e che forse portava anche un'amica e avremmo fatto tutta l'estate qua, cercando magari un lavoro e spassandocela il resto del tempo. Beh, l'amica è sparita circa quindici giorni fa, se mai è esistita, lei si è fatta prenotare e pagare il biglietto, e quando oggi l'ho chiamata dal molo, mi sono trovato a parlare con suo padre che mi ha detto cose turpi, ha minacciato di chiamare la polizia postale e un sacco di altre cose perchè non mi dovevo permettere di adescare sua figlia. Quattordicenne».

«Eh, queste ragazzine di oggi» aveva detto Brenda, sentendosi per un attimo Gek che squadra le sue amiche chicas malas all'ingresso della discoteca, «Senti, ma perchè non chiami il tuo aggancio a Palma e ti fai mandare un vaglia? Te lo restituisco appena arrivati là».

Ignorando un gesto di cavalleria che probabilmente chiunque avrebbe fatto per una ragazza che aveva perso documenti, soldi e cellulare, Corrado aveva invece espresso un vigoroso diniego.

«In realtà non voglio chiamare mia sorella. È questione di orgoglio» aveva replicato lui, ma sembrava più una cosa di vergogna, dato il tono della voce. Così Brenda, vedendo un muro su quel lato della vicenda, aveva pensato a una rapida soluzione.

«Va bene, a cinque euro alla volta, fanno ventitrè, ventiquattro ritratti. Ce la possiamo fare. Vai in cartoleria e compra un blocco da disegno e una penna a punta fine».

Corrado, preso alla sprovvista, era filato alla vicina cartoleria senza fiatare, comprando il necessaire, e Brenda si era messa dalle parti della spiaggia a fare ritratti a cinque euro l'uno ai turisti più sbronzi.

«Magari riusciamo a fare su anche i soldi per la ricarica telefonica. Per parlare col padre della tipa ho praticamente finito il credito» aveva aggiunto Corrado, dimostrando una sprovvedutezza sterminata.

«Ciao Gek».

«Oh, Matilde, che si dice? Avete ammazzato un boss della camorra e vi servono idee per occultare il cadavere?» aveva risposto il tatuatore, sistemando gli attrezzi nell'autoclave.

«Eh no. Senti Gek, Brenda si è smarrita».

«A-ha. Purtroppo ho perso la password del microchip che le ho impiantato sottopelle».

«No, non sto scherzando, si è persa, l'altra sera è stata una serata un po' movimentata, sai che abbiamo avuto un po' di vicissitudini in questa settimana, ma lei non è tornata a casa e beh, siamo a metà mattina e ancora non si vede, e siamo preoccupate».

«Dovevate chiamare anche Freddy Volpe di Peppa Pig, può ritrovarla col fiuto».

«Gek piantala non è uno scherzo!!» avevo alzato la voce di una ottava.

«Maty, io non so cosa state combinando a Barcellona, ma di voi mi fido e soprattutto mi fido di Brenda. Di Cate e della Tina mi fido leggermente meno ma comunque mi fido. Non tirate troppo la corda con questi scherzi».

«Gek, cazzo! È tutto vero! Se chiami il cell di Brenda risulta staccato, non la troviamo! Siamo in ansia, non la troviamo, nemmeno gli amici di Taiwo l'hanno vista in giro! Gek non è uno scherzo!».

Gek era evidentemente rimasto con la cornetta a mezz'aria.

«Mi giuri che non è uno scherzo?».

«No, cazzo!».

«E avete avvisato la polizia?!».

«Eh, non proprio» avevo detto, guardando Tina, «abbiamo cercato di ricostruire tutto: l'altra sera con la Tina stava guardando dei graffittari e poi è arrivata tipo la polizia e puf! sparita nel nulla!».

«Chiamate la polizia. Subito. Io arrivo» aveva semplicemente detto Gek, buttando giù la chiamata.

Dopo la notte, ci eravamo ritrovate sotto casa di Taiwo. Tina aveva insistito per chiamare Gek prima di andare alla polizia, e poi si era messa a fissarmi con aria implorante. La Cate l'aveva seguita a rimorchio e io mi ero ritrovata in quella penosissima telefonata.

«Cosa ha detto?» mi aveva chiesto la Tina, dopo aver chiuso la chiamata.

«Che arriva, ma dobbiamo avvisare la polizia» avevo risposto. E non sapevo nemmeno bene cosa sarebbe successo di lì in poi.

Mentre stavano cercando di raccattare i soldi per Palma, con Brenda che si industriava a ritrarre i passanti disposti a sganciare qualche euro, Corrado aveva ricevuto una chiamata. Guardando il cellulare aveva fatto un lamento disperato, come se stesse per abbattersi su di lui una enorme sventura.

«Pronto, Mory?» Corrado aveva quasi sussurrato quelle due parole, già pronto alla furia omicida della sorella.

«Pronto? Pronto?» aveva scimmiottato la sorella con voce piena di rabbia, «Pronto un bel niente! Tu sei pronto a farti scotennare? Dove diamine sei finito? Ma ti sembra il caso di fare quelle robe qua?».

Ed era partita con una raffica di domande senza dargli la possibilità di rispondere. "Povero ragazzo", cosa l'aspettava.

«Ma tu lo sai quante volte mi ha chiamata la vecchia?» soprannome simpatico che usavano per chiamare la madre.

«Mory senti, lasciami parlare! Ho pochissimo credito!» aveva pigolato lui, con un tono ben diverso da quello usato il giorno prima per tentare di far abboccare Brenda.

«Non usare quel tono con me sai! Io non sono tua madre, io due calci in culo te li do eh! E te li do forte!».

«Ma non me li merito, ho solo avuto un po' di situazioni sfigate».

Corrado aveva iniziato a straparlare sul come era finito in quella situazione, che non era colpa sua, che era stata la mamma a "costringerlo" ad andarsene perchè ormai insopportabile.

«Tu, maschio grande e grosso, ti sei messo nei casini! Perché hai tre neuroni nel cervello! Non impari mai! Guarda la figlia di Gek che sono andate via in quattro ragazze e lui manco le deve sentire che vanno come degli orologi. E te invece? Vai a fanculo!».

«Si figurati, quattro tipe a Barcellona, avranno fatto a gara a chi prende più ca-».

Fortunatamente era stato interrotto da Brenda che aveva alzato il ditino. Corrado le aveva dato attenzione.

«Scusa, ma tua sorella non sarà mica Morena e il suo ragazzo non sarà mica Michele?» chiese, già sapendo la risposta.

«Eh si. Credo».

«Sai, Corradino, Morena ci stava aspettando per domani o dopodomani. Io sono Brenda, la figlia di Gek».

Lui aveva sgranato gli occhi, arrossendo per la battuta su quattro ragazze a Barcellona, mentre Morena al telefono continuava a dire «Pronto?! Pronto?!».

«Sul serio? Non è uno scherzo?».

«Si, sta a vedere» e aveva preso di mano il cellulare.

«Ciao Morena, sono Brenda».

«Ma seriamente?! Non è uno scherzo di merda?!» aveva chiesto lei dall'altra parte della cornetta.

«Si, guarda» aveva aperto il whatsapp e si era fatta un selfie assieme a Corrado, che nella foto era venuto con l'occhio un po' vitreo ed inclinato verso il seno della ragazza.

«Oh, ma sei veramente te! Ma cosa fai lì con quello scemo di mio fratello?! Non dovevi essere a Barcellona?! Non stava andando tutto bene?!».

«È una lunga storia. Praticamente mi sono trovata qua per sbaglio. E non ho soldi. E ho solo dei documenti provvisori. Ma non ti preoccupare».

«Non ti preoccupare?! Chiama Gek! Fatti mandare un vaglia e mettiti in salvo!»

«Ma sono sanissima, devo solo arrivare lì a Palma e avvisare le mie amiche. Non volevo allarmare Gek, è stato solo un piccolo imprevisto» aveva replicato lei, serafica.

«Piccolo? Ma scherzi?! Ma ce li hai i soldi per il biglietto?!»

«Li stiamo tirando su» aveva risposto lei, tranquillissima.

«Brenda ma dai i numeri?! Ti mando Mick, ma voi fatevi trovare sempre reperibili! E le tue amiche?!».

«Sono rimaste a Barcellona. Dovrei avvisarle».

«Non le hai avvisate?! Ma sei scema?!» e dopo un po' aveva urlato «Avvisale all'istante! Chiaro?».

Ma il roaming, senza dar possibilità di rispondere, aveva chiuso bruscamente la chiamata. Corrado aveva detto che forse un paio di ritratti in più per la ricarica ci sarebbero voluti, che già doveva pensare alla camera per quella sera, e per tutti e due. La sua idea era di risparmiare e, da pessimo cavaliere, non aveva pensato a prendere una tessera spagnola per poter comunicare di nuovo, e nemmeno fare una ricarica a sue spese. Anzi, dentro la sua testa, sicuramente, si era scocciato che Brenda e sua sorella, per scambiarsi convenevoli, gli avessero risucchiato gli ultimi centesimi.

Brenda, pur considerando utile avere un contatto telefonico, non aveva insistito per fargli acquistare una ricarica.

«Tranquillo, le avviserò più tardi. Non è così importante».

Aveva capito che stava parlando con uno che era poco più che una giuggiola

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