Voci da un lontanissimo futuro...
È il Quarantaduesimo Millennio.
Per più di cento-e-venti secoli l'Imperatore-Dio del Genere Umano ha giaciuto immobile sul Trono d'Oro della Sacra Terra, signore nominale del Suo Imperivm di un milione di volte un milione di mondi e centomila casate.
Egli è il Divino Sovrano Non-Morto di tutta l'Umanità ed in Suo nome vastissime armate, di tanti colori araldici e nazionali diversi, attraversano quotidianamente il demoniaco, infestato miasma dell'Empyreo Warp per ingaggiare battaglia lungo le spaventose vastità di un miliardo di fronti incandescenti.
L'Imperatore-Dio è una mummia marcescente, i suoi ultimi brandelli di carne tenuti in vita dalle arcane, antiche tecno-stregonerie barocche del Trono d'Oro, un macchinario che viene da un tempo di dimenticati misteri e perdute conoscenze e che sta lentamente, inesorabilmente spaccandosi.
Le conoscenze per mantenerlo funzionale sono andate perdute secoli se non interi eoni fa e l'ultima lanterna nel buio è destinata a spegnersi.
Attraverso il Suo martirio, il cui costo lo si misura in un migliaio d'anime al giorno offerte a Lui ed al Suo Trono in tributo perché Egli non possa mai davvero morire o spegnersi, la Via tra le Stelle è illuminata dall'incandescente Raggio della Speranza, il Faro dorato del grande ASTRONOMICAN.
Primi a possedere la prima linea nell'eterno carnaio della Lunga Guerra sono i geneticamente modificati super-umani dell'Index Adeptvs Astartes, i Suoi Angeli della Morte raccolti in Capitoli di guerrieri senza pari dagli ascendenti legati a Lui in persona attraverso le carni dei Semi-Divini Primarchi.
Non da soli nell'impari lotta cui l'Uomo è costretto a partecipare, gli Adeptvs Astartes sono fiancheggiati dalle infinite moltitudini dell'Adepta Astra Militarvm, l'Esercito degli Eserciti, dalle spietate frange della Sua Imperiale Inquisizione e dalle cremisi schiere dell'Adeptvs Mechanicvm nato in Marte-di-Sol.
Il numero dei Suoi servitori è invero legione ma nemmeno al completo, qualora gli innumerevoli domini nobiliari del Suo Imperivm si rivelassero per un momento capaci di mettere da parte le proprie lotte interne per focalizzarsi come una sola ondata d'umana possanza, essi sono abbastanza per rispondere efficacemente alla sempre più pressante marea degli Xenos, dei demoni, dei traditori, degli eretici, dei mutanti e dei corrotti.
Vivere in questi tempi oscuri vuol dire soggiacere alla più crudele, dispotica dittatura mai esistita, un'era di oscurantismo la cui ragion d'essere giunge al presente nella forma di monito da un passato di sangue, tragedia e miseria.
Vuol dire essere uno in mezzo a sterminate moltitudini che contano non pro-capite ma considerando i miliardi come singoli, piccoli numeri su fogli di rapporti che non saranno mai stilati in tempo per servire a qualcosa.
Vuol dire vivere esistenze grame per essere così stanchi da non potere alzare il capo abbastanza da notare gli orrori cosmici che spingono per sfondare le barriere della realtà e banchettare sui resti del Genere Umano quando l'ora dei Lupi sarà giunta e l'Era degli Uomini finalmente calata dopo una lunga, sofferta, terminale agonia.
Vuol dire essere la più microscopica parte di un meccanismo arrugginito, le sue scricchiolanti assi bagnate dal sangue delle moltitudini che vengono sacrificate oggi per la cremisi alba dell'indomani, che non ha tempo né desiderio alcuno di considerare l'umile singolo.
Tu non conti niente; questo è un fatto matematicamente attuale.
Nessuno si farà remore a sacrificarti per l'illusione di un bene comune che non esiste veramente: tale è una verità inconfutabile.
Rammenta però che anche un uomo che non ha nulla può sempre offrire la sua vita in sacrificio.
La tua vita è il Soldo che l'Imperatore-Dio, nella sua infinita carità, ti ha donato: spendila bene, spendila per Lui.
Il sangue dei Martiri è il seme dell'Imperivm.
Nelle aule più riservate e antiche del Palazzo Imperiale, sotto le cupe e triste volte, gravate dal peso dei millenni, di un'aula sconfortante, lungo una parete ricca di crepe ed illuminata da macchinari mai spenti da oltre una decade di millenni, un pannello raffigurante la galattica estensione dell'Imperivm del Genere Umano s'illumina ogni singolo secondo con mille nuovi, più gravi e terribili segnali d'allarme.
Essi sono i nuovi fronti per i quali non si possiede il tempo o le capacità d'intervenire.
Miliardi interi, riuniti in vaste, continentali cattedrali bombardate pregano in ginocchio l'avvento di un miracolo che non giungerà a salvarli.
Eserciti infiniti impegnati in battaglie da incubo chiamano con la voce pregna di disperazione dei rinforzi che non arriveranno mai in tempo per essere d'impatto.
Non vi è tregua per noi.
La pace è un'illusione sconfessata dalla verità di una Via Lattea che ci odia profondamente.
La guerra l'unica costante attraverso la quale l'Umanità sopravvive uno zoppicante, malconcio giorno di stenti in più in una realtà che gli è, di secondo in secondo, sempre più ostile.
Dai gelidi Valli di Bren, edificati nella lontana ERA DEGLI EROI da Joramund, ai deserti incandescenti di Tallarn, l'intero genere umano è in verità stretto nell'invincibile morsa di un cruento assedio che lo pone in lotta per la sua stessa sopravvivenza.
Un miliardo di fronti, centomila conflitti: non vi è abbastanza tempo per combatterli e vincerli tutti e lentamente cediamo terreno.
I venti di un nuovo Grande Inverno s'innalzano a portare la tanto temuta falce bianca contro un campo di mondi impreparati al rigore di un secolare, rigidissimo momento di puro buio.
A fronteggiare la minaccia sovrannaturale che essi trasportano nelle loro spire s'erge l'esausta, incapace e debole GUARDIA DI BREN, fondata per combattere la minaccia che giunge dall'Oltre-Conosciuto.
Questa è una guerra che l'Uomo non ha vere speranze di vincere.
La Grande Campana delle Anime Perdute, torreggiante dal pinnacolo più alto delle spire metalliche della Sacra Terra, rintocca ogni ora ululando l'ultimo saluto a cento miliardi di martiri, senza nome e senza una canzone a narrare di loro, il sui sangue fa da malta ad un bastione che affonda per l'attrito e la sua stessa, invincibile fatica strutturale.
Ma se in tale millennio davvero deve cadere il CREPUSCOLO DELL'UOMO, allora questo avrà da vincere le resistenze di chi ogni giorno si batte per dare all'Imperivm un minuto, un'ora, forse un giorno intero d'ingrata vita in più.
Non abbiamo mai avuto speranza, nemmeno agli inizi... ma in fin dei conti, la speranza è solo il primo passo sulla strada della delusione.
Quello che abbiamo è l'ostinazione di chi ha sempre combattuto un universo freddo e maligno ed il numero delle infinite moltitudini umane che tribolano dentro i cadenti confini dell'Imperivm.
Dimenticati del potere della tecnologia, della scientifica comprensione e della falsa promessa offerta dal futuro perché tantissimo è andato perduto per non venire mai più riconquistato!
Scordati dei menzogneri ideali di giustizia e cooperazione tra razze del tuo dorato Ventunesimo Secolo! Il Quattrocento-Ventesimo è il culmine di un'era di cieca fede, di zelota estremismo assoluto e celebrato, d'elogiata xenofobia e incessante perdita.
Nella tetra oscurità del Lontanissimo Futuro vi è soltanto guerra e, come un coro che canta in sottofondo ad essa, le risate sinistre d'infinite divinità maligne.
Qualsiasi cosa accada sappi soltanto che la Via Lattea è molto grande, l'Universo è un luogo ancora più vasto e freddo e che quando morirai, perché tu certamente morirai, nessuno sentirà a lungo la tua mancanza...
E queste sono le storie delle persone che vivono in questi cupi, tristi anni...
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