Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" VI Aptvs Non (7/9)


Una coppia di continui latrati ruppe la cacofonia, imponendosi al di sopra dei rumori della battaglia. Prima ancora d'alzare il capo per cercarli nel cielo, Kyriako intuì che stavano discendendo a gran velocità dalle nuvole.

Sulla neve si disegnarono tre nuove sagome d'aeromobili, sfuse e confuse dal formarsi con una spintonata gradualità. Il duplice gemito tamburellava sulla tarmacasphalta e la neve, in picchiata. Era divenuto più intenso e pungente.

Avvertì una stoccata conficcarglisi nelle orecchie e, subito, rincarare la dose con una seconda pugnalata. Da lamenti acuti, i versi si stavano trasformando in spinte sempre più dolorose. La neve, tutt'attorno ai suoi piedi, crepitava e ribolliva, agitata.
Lo strappo arrivò prepotente, preceduto da uno sprazzo di secondo d'assoluto silenzio e contemporaneo a tre squarci spalancati nel ventre d'una grande colonna di fumo; sia sullo hornecht in crociera ad ovest che sui guerrieri aeldarìs in avanzata al suo fianco piombò una doppia massa d'aria tremebonda e scrosciante.
Quando i torrenti impattarono, la neve attorno ai loro bersagli si sollevò con un sussulto, accelerando a mezz'aria un ininterrotto maroso di ghiaccio spezzato.
Tre xenos si disfecero innanzi ai suoi occhi, tritati dalle schegge.

Il cadetto-commissario udì le loro detestabili voci, per un momento, palpitare sorpresa e poi agonia pura e bruciante. 

In quello stesso attimo, una pseudo-hastata intera, colta in pieno dall'avanzata d'uno dei due torrenti d'aria forgiata ad uragano e urlante, scomparve sotto una caterva d'onde d'urto e si sciolse confondendosi in un maroso d'acqua solida sbriciolata, rocce brutalmente ridotte in polveri accelerate e liquidi residui di xeno-corpi scagliati addosso al tappeto di ghiaccio innevato.

I torrenti accelerarono in avanti. Investirono lo hornecht, che sciabordò fuori rotta prima d'arrestare la manovra con una curvilinea spinta delle sue tecno-stregonerie anti-gravità. Cessato con la stessa rapidità con cui era apparsa, l'assalto degli uragani assordanti lasciò il posto ad una inclinata pioggia di bombe scure. L'orizzonte s'innescò in un succedersi di soffioni incendiari e smottamenti violenti. 

Le schegge rimbalzarono contro i veicoli incendiati al margine destro della strada. Sembrarono picchiarli con furenti scariche di pugni, uno in fila dopo l'altro; sentito un moto di panico risalirgli la spina dorsale, Kyriako s'inginocchiò a terra.
Le fiamme lo abbagliarono, brillando alte e vivide in contrasto alla grande distesa bianca. Incendiato e lento, lo hornecht ne emerse come una bestia degli incubi. Sotto di lui, la neve solidificata si fletteva e scioglieva in una colata di vapori sommessi.

I velivoli che avevano portato i cicloni sonori gli sfrecciarono sopra, serrati e veloci come delle aquile. Per un momento, Kyriako li pensò degli Interceptores Lightning alla stregua dei due sfrecciati sopra la sua testa pochi secondi prima, ma la loro forma era diversa. Lo scafo ad ala volante presentava alettoni flessi in risalita, inclinati per catturare scie d'aria in crociera.

Agganciati subito al di sotto delle placche sbalzate, due pezzi d'artiglieria dal ventre a tamburo stavano roteando, arrossati ed incandescenti.
Sfrecciando alle spalle dei due velivoli d'attacco, una seconda cannoniera Valkyrie calò la propria quota tanto da sollevare un muro di neve alzata.

Il portellone di poppa si abbassò con un lontano lamento di ferrvm-legamenti idraulikei, aprendo ai suoi occhi la visione di piccole luci di posizione, rosse e fisse. Una decina di figure bardate da armature, vestite con uniformi troppo scure per essere mimetiche in quel clima gelato, si susseguirono nel balzare di sotto, oltre il portellone divenuto rampa di lancio. Portavano, sobbarcati a zaino sulle spalle e lungo tutta la schiena, dei voluminosi, compatti paracaduti gravitazionali dotati di due arto-propulsori laterali.
Kyriako li vide declinare incontro alla neve e scivolare attraverso l'aria, come senza alcun peso addosso alle loro membra.

Dapprima simili a dei sassi fatti cadere a terra da una qualche vetrata, gli incursori elysiani di Valor rallentarono la discesa con un sussulto corale, un colpo di reni espresso dal grav-paracadute; il contraccolpo li immobilizzò a mezz'aria, anche se soltanto per un brevissimo momento, dentro bolle di screzi aerei appena visibili.
Artificiali contrasti, li pensò il ragazzo, con la spinta che naturalmente avrebbe portato i loro corpi incontro al suolo.
L'attimo finì in un battito di palpebre.

Gli elysiani aggiustarono la discesa con una spinta degli arto-propulsori, correggendo gli assetti prima di posare illesi i piedi sulla terra innevata. Nessuno di loro rotolò a corpo morto per dissipare il contraccolpo della caduta, se ve n'era uno, né si fermò in ginocchio a riprendere fiato, anzi! 

Come toccarono terra, così si mossero in avanti, scoccando un breve slancio diretto al relitto del falchon incendiato.

Da uno di loro, sull'estrema destra d'un dispiegamento a ventaglio, venne una granata. S'arcuò nel cielo, scura e alta. Un puntino al culmine d'una traiettoria parabolica. Impattò nei pressi del trasporto xenos e scoppiò, dando alla luce un gettito di fuoco e schegge, spazzate in ogni direzione da un grido acuto. Si alzarono delle grida dall'epicentro dell'esplosione, agonizzanti e rivoltanti.

La loro natura aliena, schifosamente nascosta dietro un tono che sembrava umano abbastanza da farlo rabbrividire per il disgusto, gli era rivoltante. Se soltanto fossero stati come i pirateschi Eliksni, i Krogan e i turianei o i Tal'Darìm, oppure come i Ratken! Quelle erano creature aliene, impossibili da confondere con la Sacra Figura Umana.

Non loro, però. Non gli Aeldarìs.

C'era una sorta di eco nelle loro voci. Un riverbero distante, che anticipava o ritardava le parole vere e proprie. Lo sentiva nelle grida di quegli xenos feriti come l'aveva sentito negli ordini dei sani e dei sanguinari, in cento altre diverse occasioni.
Era straniante da udire e lui proprio non capiva perché esistesse. Da che cosa nasceva. Era soltanto lui capace di sentirlo? Oppure quella deviazione insulsa, quella presa in giro della voce umane, tormentava anche le orecchie degli altri?
Magari...
Magari ne tacevano per non sembrare strani.

Figure sfuggenti si allontanarono dal Falchon infuocato, coprendo la propria ritirata dispensando concentrate raffiche di shuriken-spari. Scintillavano in crociera tra i fiocchi di neve sparpagliati dal vento e le spazzate di fuoco strappate ai veicoli distrutti, sfiorando quello scandito fuoco di las-dardi che gli elysiani tuonavano nel mezzo della loro avanzata.

Un incursore crollò sulla neve, folgorato al torace da quattro spari. Il las-fucile sfuggì dalle sue mani, arenandosi nel deserto bianco. Due dei suoi commilitoni lo raggiunsero per soccorrerlo, coprendosi a vicenda con raffiche parche, disperse un colpo alla volta. 

Spari in semi-automatico, precisi e lontani dall'infiorettare l'aria di las-dardi e pregare perché colpissero qualcosa.

Sparavano bene. Il più alto dei due, incassato il calcio del suo compatto las', prese la mira allineando l'occhio al punctator in astine e tirò tre volte il grilletto.

Sulla neve accanto a quel paracadutista elysiano, i riflessi dei dardi-laser baluginavano stinti, al pari del vino rosso allungato con i quarti d'acqua. Accanto ai suoi piedi, la terra esplose in cinque, poi sei sbuffi congelati, trafitta dagli strali d'uno o più fucili-shuriken aeldarìs. 

Lui non gli parve farci caso, preoccupato soltanto dal fuoco di copertura che esplodeva per i sue due compagni. Quello più basso di lui scattò dall'altro riverso a terra, trovandolo in una polla di sangue vermiglio. Kyriako lo guardò scuotere la testa un secondo dopo l'aver raggiunto il ferito.

Non si sarebbe rialzato.  

«Fiancheggiamento!» Ordinò lord 'Talisseòn.
La voce dell'ufficiale politico scosse Kyriako, facendogli sbattere gli occhi un paio di volte. La neve che turbinava assieme ai grani di cenere ed alle fiamme smise d'avere rilievo nel suo sguardo, sorpassati dal comando che aveva sentito. 

Scattò a tallonare il suo mentore, seguendolo lungo lo scafo d'uno degli avto-transportatores incendiati.

Il sopravvenire direttamente alle sue spalle d'uno scalpiccio chiodato lo fece voltare. L'Ancient-phalastaph' Muràdht, il buon Essecivi e erano accorsi, segugi sulle tracce del canto adamantino della spada a catena del commissario. Vedendoli, Kyriako abbassò il las-fucile e si girò per tornare a seguire lord 'Talisseòn.
Giunto quasi all'altezza dell'abitacolo, il suo maestro brandiva la lama dentata bassa e teneva la pistola Requiem pronta, l'indice legato al grilletto.

Standogli sempre davanti, il maestro scattò a costeggiare la parete del mezzo ruotato. Lo scalpiccio dei suoi stivali scricchiolava chiaro, subito al di sotto del crepitio cantato dalle lingue di fuoco. L'aria era asfissiante e bollente.
Lo vide alzare la pistola e sentì il grilletto premuto. Tuonati in rapida successione due colpi auto-propulsi ad una coppia di macchie biancastre, sfocate e rapide, lord 'Talisseòn continuò la sua avanzata. 

Un singulto ventoso spazzò il cassone incendiato, agitandogli la giacca alle spalle.

Le figure si fermarono, la loro strada tagliata dai proiettili di Requiem che per pochi centimetri li avevano mancati: erano ossei guerrieri aeldarìs, chiusi in armature quasi dello stesso sbiancato colore della neve, grandi elmi verdi privi di creste e fucili-shuriken branditi all'altezza della vita.
Dietro quei due alieni, Kyriako ne vide un terzo, chino sulla neve, davanti ad una macchia di rigurgito. Lui non aveva l'elmo, che doveva essere rotolato lontano. Invece di combattere, il vile abominio si stringeva la testa tra le mani, premendo contro le tempie.

Perché?! Quella creatura disgustosa mugolava qualcosa d'incomprensibile. Stava piagnucolando?
Stava...
Stava davvero piagnucolando?! Ma non ha alcun senso!
I suoi due compagni, fermatisi e chini sui ginocchi dopo essersi visti sfrecciare davanti agli occhi le tremende esplosioni di pistola del commissario, risposero al fuoco, poi arretrarono d'un passo incontro ad una camionetta lambita dalle fiamme.

Il suo conducente, un milites-astra claymoriano, era morto forse da interi minuti. Null'altro che una carcassa che bruciava dentro l'abitacolo, rovesciata di faccia addosso al volante. I suoi occhi s'erano sciolti, colandogli lungo il viso abbrustolito.
L'olezzo della carne umana che bruciava, lì, era fortissimo.
Una delle raffiche sparate dai guerrieri alieni sbrecciò l'avto-transportotores, salendo inutilmente verso il tettuccio del cassone di trasporto, mentre l'altra sfiorò il commissario conficcandosi, in una sequenza di ticchetti, contro la blindatura e i rivetti del basamento. 

Gli impatti tintinnarono fino a lui, mozzandogli il fiato e rimbombando con distorte, acute note di metallo dilaniato. Un sentore doloroso gli pervase la spalla sinistra, subito seguito da una sensazione di bruciore. L'umidità vischiosa del sangue sopraggiunse pochi secondi dopo, bagnandogli la manica dell'uniforme.

Una scheggia l'aveva ferito, capì. Una stupida, dannatissima scheggia. Non s'era portata via l'arto, il che era ottimo, ma realizzare d'essere ferito bloccò il cadetto-commissario: se quel frammento fosse volato un po' più su? Se l'avesse colpito alla guancia, alla fronte, alla tempia?
Se gli avesse strappato via un occhio?
Se fosse morto?
Contrastando l'istinto ad appiattirsi in un istante contro il mezzo ruotato, Kyriako si sporse per coprire il suo maestro. 

Non prese la mira, la sola idea di farlo era così poco pratica in quel momento, ma esplose comunque tre o quattro, forse cinque spari laser: infiorettarono inutili il terreno e il cofano della camionetta alle spalle degli xenos, scoppiando barlumi vermigli lesti a svanire nel nulla.

In quel momento udì un grido venirgli rivolto da uno dei soldati alle sue spalle. La sua voce...
Chi? Chi è stato? Cosa?
Quelle parole gli giunsero confuse, spezzate dagli sciocchi super-sonici dei las-dardi che aveva appena sparato addosso al nulla ed al niente. Chi gli aveva parlato? Che cosa gli aveva detto? La spalla continuava a pulsare, dolente. 

Sfumature celestine e bianche, inframezzate a macchie volanti blu e bianche, fendettero il suo mondo disegnando fugaci ombre a terra.

Il cadetto-commissario sentì un velo di leggerezza sfiorargli le dita dei piedi e quelle, intorpidite, delle mani. I Falchi-Guerrieri! Erano ancora in circolazione nel cielo, nonostante i caccia! Perché gli interceptores non li avevano già spazzati via?!
Un brivido gli percorse la schiena a grandi balzi, toccandogli una nuca inumidita dal sudore e dalle ventate di neve disciolta.
I loro urli super-sonici rimbalzarono contro il muso dell'avto-transportatores, lo scafo d'un centaur che brillava infuocata e il cofano sfondato della camionetta. Le luci vermiglie scintillarono in mezzo alle lingue di fuoco, increspandole e fendendole in rapidissima crociera.
Ad uno dei due guardiani esplose la testa, proiettata a terra come uno schizzo d'osso disciolto e materia cerebrale bollita originato da due scoppi energetici istantanei. 

Folgorato al fianco ed alla spalla sinistra, il suo compagno fu strappato dalla strada ad opera degli scoppi e scagliato ai piedi della camionetta, vicino alla ruota posteriore.

Due lucenti frecce sanguigne, meno d'un secondo dopo i loro predecessori, lo inchiodarono a terra lasciandolo a dimenarsi in preda a spasmi muscolari. Da sotto l'elmetto colava un filo di sangue e saliva alieno, fumoso a contatto con la neve.
Kyriako si trovò a vedere una bassa ombra in armatura ed uniforme elysiana sfrecciare davanti al camion. Non aveva più il grav-paracadute sugli spallacci della lorica anti-schegge. Imbracciava una corta e compatta las-carabina.
Il suo viso era oscurato da un elmo integrale, scuro e con la visiera-celata abbassata e scura. Rivolse loro un cenno con la testa, per dire che gli aveva visti, poi sollevò il pugno sinistro, chiuso a pugno. Un gesto secco, precedente l'alzarsi dell'indice e del medio. 

A qualcuno alle sue spalle indicò il loro fianco dell'avto-transportatores, poi si scansò per costeggiare a distanza l'aeldarìs schiantato contro la camionetta e il suo compagno chino davanti al proprio voto.

Lasciata la las-carabina a tracolla, l'incursore estrasse da una fondina a cintura una pistola cinetica dal calcio scuro e dalla canna brunita; piantò due robusti, tonanti ferrvm-calibro negli occhi-visori del primo alieno, per accertarsi che non si potesse mai rialzare.
Scartò d'un passo, arretrando con cautela. 

Giberne, cerniere e placche della lorica anti-schegge tintinnavano e picchiettavano. Sotto le suole chiodate degli stivali da paracadutista, ad ogni passo fatto, la neve alzava un tramestio screpolato.

Kyriako lo vide rinfoderare la pistola e mettere mano al manico d'un pugnale. Anzi, si corresse, era una daga lunga, che lui portava in un fodero di syntho-pelle legato allo spallaccio destro. La lama cantò un barlume argenteo nell'atmosfera infuocata.

Dal pomello, saggiato a forma di teschio imperiale, cadevano tre tintinnanti pendenti sostenuti da altrettanti rosari argentei: un numero I in una lega metallica consunta, trattenuto per la vita da un anello di catena. Un piccolo astro-scudo a sei punte ed infine un singolo anello di simil-bronzo, tagliato al suo centro esatto da una retta orizzontale.
L'ultimo l'ho già visto da qualche parte...
Serpeggiato alle spalle dell'alieno in ginocchio e piegato dai conati di vomito, l'incursore gli tagliò la gola rovesciando un rigagnolo di sangue sulla neve mezza sciolta.

Come se avergli aperto la trachea non fosse stato sufficiente per ucciderlo, lo spinse a terra con un calcio sulle reni. Un secondo dopo, alzando al cielo uno schiocco super-sonico rimbalzato contro portiere e abitacoli, gli piantò un colpo di las-carabina alla base del cranio. Abbandonato il cadavere, costeggiò la testa dell'abitacolo, incrociando il passo con tre dei suoi commilitoni che avanzavano con le las-carabine spianate, i calci bloccati contro le spalle.
«Chi di voi ha il comando?»
Era una voce di donna.

«Io» Replicò subito Muràdht, senza arrischiarsi a salutarla. Il consunto veterano sapeva fin troppo bene che razza di stupidaggine era il saluto militare nel bel mezzo d'un teatro di combattimento.
Restò di guardia, rivolgendole un cenno veloce con la testa.

Stringeva il las-fucile Merovech, rivolgendo al cielo in cerca dei maledetti Falchi-Guerrieri. «Medivm Ancient-phalastaph' sehr Muràdht. Nono Reggimento delle Sentinelle Palatine della Sacra Terra.»
Puntandola verso il basso. l'elysiana occhieggiò alla cella energetica della sua las-carabina. La spia pulsava, con fare fisso e debole, un freddo verde smeraldino. «Maggiore El'ena Tinysia, Cento-e-Sessantaquattresimo Elysiano, Battaglione Valor.»

«Baor Phv'q!» Udì a malapena l'imprecazione dell'Ancient-phalastaph', la sua voce soffocata dallo scoppio a poca distanza d'una bomba a mano. Una pioggerellina di frammenti gli picchiettò sulle spalle, scavalcando il cassone incendiato dell'avto-transportatores.

Sporco di fuliggine e sangue raggrumato in viso, l'ufficiale stringeva i denti sporgendo un'espressione nervosa, gli occhi che dardeggiavano in cerca dei Falchi-Guerrieri. «Un maggiore, perfino? Per noi?»
«Ey sì, tantoyle!» Sghignazzò la donna recuperando l'impugnatura della sua arma. Era un Accatran, corto e compatto, configurato dai tecno-preti per ospitare la cella energetica nel calcio. «Un lord-generale non lo avevano su ad Advantia Trianna, quindi temo dovrete accontentarvi.»

Kyriako vide lord 'Talisseòn scoprire i denti in un sogghigno lupesco, feroce e contento. «Io mi ricordo di voi, maggiore.»
«Oy
«Sì, maggiore. Forse voi non vi ricordate di me.» 

L'elysiana non disse nulla, ma il modo in cui per un istante gli sembrò inclinare la testa suggerì a Kyriako che la risposta esatta fosse quella di rimuovere il forse.
Il commissario ridusse i giri della sua spada a catena, portandoli da un ringhio assordante ad un tono acquietato, che soffondeva un prolungato, lento rullio metallico.
Inghiottito un grumo di saliva, Kyriako diede un'occhiata al proprio las-fucile. Non si trovava a suo agio con quel modello, diverso dal Merovech Pattern. 

Sentì una mano premergli sulla spalla e si voltò, trovando l'Ensigna-Militara J'sema che lo squadrava dall'alto con quel suo maledetto cipiglio severo, da lottatrice che si era rotta il naso troppe volte.

«Quella merda di seconda mano lasciala alla neve, tiphel.» Gli disse offrendogli un Merovech pattern dalla cella energetica smeraldina e palpitante.
Riconobbe quel las-fucile come il suo. Era quello che aveva perduto poco prima, quando il mondo s'era confuso in esplosioni e grida. Lo ha recuperato per me...
«Fai in modo di non perderlo ancora.»
«Sì, presterò più attenzione...»
«Mmh. Bravo.» 

Dopo aver innescato la sicura, Kyriako posò a terra il fucile raccolto, drappeggiò la tracolla del Merovech sulla spalla e ne prese l'impugnatura. Scambiò un cenno con il capo alla Ensigna-Militara, che invece non gli rispose, attenta al cielo e non più a lui. Giratosi, Kyriako trovò il suo maestro che scoccava uno sguardo al cielo, i denti sporchi di sangue ancora snudati.
«Ci sono ancora degli schifosi aeldarìs da uccidere, m'lady» Lo sentì dire. Voi e m'lady? Quella milites-astra era una nobile?
«Apprezzo il memorandvm ac prioritàs,commissario.» Proprio l'elysiana si girò ad abbracciarli tutti con un solo sguardo,l'arma puntata verso il neve e la sua impugnatura ben stretta. «Arrivando abbiamo scorto due qadres di quei buffoni volanti ed uno solo dei loro stupidi trasporti di carta-e-cartoncino. Se sono furbi, batteranno in ritirata.»
«E se non lo sono?» Le domandò Kyriako.
Perché ho parlato? Potevo starmene zitto.

«Se non lo sono, bar...», commentò lei in replica, fissandolo da dietro il visore polarizzato, «allora sarà il caso che tu lavori su quella mira del darn che ti ritrovi perché, lascia che ti trasmetta questa importante lezione, non ucciderai molti orecchi a punta sparando a casaccio e pregando.»

Dovevo starmene zitto. «Sì, signore...»
«Sei un bravo bar
Lord 'Talisseòn riprese la parola: «La sua unità ha un vox, maggiore? La mia operatrix è morta poco fa.»
Varra e la medicae! Loro erano andate a recuperare il vox di Eyura! Dov'erano finite? Forse, ponderò il cadetto, erano morte.
«Ne ho un paio, sì.» Si sporse per richiamare i tre incursori che poco prima l'avevano sorpassata, premendo con due dita un bottoncino sul fianco dell'elmetto. «Epson, questo lord commissario ha bisogno di un Vox. È all'altezza?»

In risposta, Kyriako si trovò ad udire un'ingarbugliata massa di suoni inintelligibili,seguiti da un breve cortocircuito di statica. Coprendosi a vicenda, i tre richiamati sibilarono al fianco del loro ufficiale, disponendosi in ginocchio con le armi pronte.

Uno di loro, quello che rispondeva al nome di Epson, montava sulle spalle un compatto Vox-casterìs. Era simile a quello della defunta Eyura, un solido zaino dai bordi un po' più squadrati e regolari, che in cima inastava una serie di rigide antenne ed un ricevitor ad anello, frizzante di corrente.
«Maggiore?» Sganciata una cornetta dal proprio spallaccio, il milites-astra Epson la porse all'ufficiale elysiana, che declinò subito. Lord 'Talisseòn si avvicinò e la prese in mano, dettando al Vox-operator una stringa di riferimenti per ancorarsi al comando del Nono Reggimento.

Un fischio acuto interruppe la sua voce, volando alto sopra alle loro teste prima di schiantarsi con uno scoppio pauroso, alto e ruggente. Kyriako si piegò sulle ginocchia, appoggiando una mano sulla neve.

Succedanee alla prima, tre nuove esplosioni crollarono come martellate, alzando in aria ampi gettiti di vapore, di fiamme e sassi incendiati.

Il maggiore scoccò un cenno all'artius-cogitator che portava al braccio sinistro, poi rialzò il capo. «Ci stanno facendo una doccia di radiazioni!»
L'intenso flusso di corrente e fycilene d'una las-cannonata colorò l'aria di rosso e bianco, scandendo stampi d'ombre e di luci sui veicoli in rovina. Più grossa di quelle che l'avevano preceduta, l'esplosione che tuonò portò Kyriako a coprirsi la testa.
Uno scatto basso e veloce sottrasse il maggiore dai suoi occhi. La seguì assieme a lord 'Talisseòn ed al milites-astra Vox-operator Epson, dardeggiando con il las-fucile in cerca di bersagli. Le cannonate picchiavano a meno di cinquanta metri al di là del mezzo ruotato. Si susseguivano ancora, con un sottofondo di mitragliatrici in azione.

Tallonata l'elysiana, Kyriako quasi scivolò quando lei, brusca e rapida,interruppe la propria corsa per trovare riparo dietro il fondo d'un mezzo cingolato Centaur. Il piccolo carrarmato era stato perforato da parte a parte da un colpo di Hornecht. I contorni dei fori erano ancora bollenti e fumavano.

Sentì uno scatto metallico. Dalla calotta dell'elmetto della lady elysiana era emerso un piccolo tac-monocvlvs avto-punctator dalla lente sanguigna.
La vide sporgersi oltre il fondo del Centaur, rivolgere lo sguardo a nord-est e regolare lo strumento con un colpetto d'indice dato sul bordo della lente. 

«Era ora, darn!» Esclamò, schiacciando una fitta con il piede destro contro il terreno innevato. «Benarrivato, Grande Due Blu!»    

https://youtu.be/nLr-SQHFuJ8

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