Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" VI (3/3)


   Ser Kyriako Yarusis-Ashtà, Juniores-Officiar Commissario-Cavaliere


"È preferibile morire nella vendetta che vivere i decenni a seguire, nella vergogna."
-Ignoto.


"I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere."

-Mvsinghea Strategica estratta dagli Archaives di Zar-Quesitor e di Arch-Malleusa, da entrambi attribuita ad un tale nominato come Sol Zhus.

(Personalmente ritengo la sua "logica" una logica molto, molto carente perché i guerrieri vittoriosi prima pregano per ricevere una benedizione da parte del buono e generoso Dio-Imperatore, poi vanno in guerra sapendo che Lui è con loro e quindi li farà vincere perché hanno fede in Lui. Dunque appare chiaro e lampante il fatto che questo Sol Zhus non sapesse di che materia è fatta la Imperialìs Hvmana Ars Bellica né di cosa stava cianciando.)


Imperivm del Genere Umano
Segmentvm Sol
Braccio di Orione, Sector Sol
Svb-Sector Sol, Glorioso-et-Fiero Cuore Capitale dell'Imperivm
Sistema Solare di Sol, Culla dell'Umanità e Mausoleo dell'Ascensione del Divino, Paterno Maestro dell'Umanità.
Sacra Terra, Mondo-Trono dell'Imperatore-Dio Nostro Immortale, Divino Signore
Placca Atmòs-Orbitale di Hyur-Maltha Terraria (ottomila e cento-trentadue metri di quota al di sopra del Sector Meditar-00)
Verso il Gran Baluardo di Neithana'El Garrowne


Ho messo i mattoncini fuori dalla scatola, ma sono stati rovesciati...
L'imponenza strutturale del Gran Baluardo distendeva un invisibile, spessa massa pesante sul camminamento. Una volta qualche poeta da pochi troni aveva scritto che le due indivisibili parti s'incontravano in ugual modo a come un sudario avrebbe fatto con le spoglie di un defunto. Chi era stato?
Aveva importanza, almeno?
Concludendo con se stesso che in fin dei conti non ne aveva alcuna, Kyriako gettò uno sguardo alle proprie spalle per assicurarsi che i suoi compagni di viaggio non fossero rimasti indietro. Quando erano di guarnigione, i milites-astra cercavano ogni occasione e svincolo per bighellonare in barba agli ordini e le disposizioni venute dall'alto.

Un pensiero davvero felice, considerando la giornata in corso e la notte a venire.
Si sfregò la fronte con la mano sinistra, sentendo un subdolo tappeto di sudori strisciare via, allontanato dal palmo.

Sistemò il colletto dell'uniforme e sentì un sospiro ventoso battere il camminamento. Fischiava a gran voce tra i merli, assomigliando alle ipnotiche cantilene che certe creature dell'Empyreo Warp scandivano senza posa per trarre in inganno gli equipaggi delle navis-nobilites.

Daemones minori, spiriti maligni e nefasti con sembianze divise. I marinerìs gli avevano detto che la metà superiore del loro corpo era di donna umana, nuda e avvenente. Quella inferiore, invece, era di pesce o di uccello. Cercavano d'irretire gli occupanti delle navi, inducendoli a cambiare la rotta oppure ad abbandonare il vascello lanciandosi fuori dagli sojutsei-boccaporti pressurizzati.

Chi cadeva preda di quella follia era dannato per sempre.

Gli uccelli sapeva che cos'erano, ma i pesci? In mente la parola gli suscitava soltanto il vuoto assoluto. C'erano dei pesci sulla Sacra Terra? E su Mercurio? Com'erano fatti? Ancora, come faceva una donna ad essere metà donna e metà pesce?!
Non mancò d'udire il secondo insorgere d'un grande sospiro. Una massa d'aria indecisa lo schiaffeggiò sul petto, premendo con nocche fasciate contro i bottoni del panciotto. Impuntandosi, la mano sinistra portata a tenere fermo il copricapo da commissario, si trovò a mormorare a denti stretti un'imprecazione di pochi passi distanti dalla blasfemia.
Rombando nel cielo temporalesco la potenza dei suoi quattro reactores al plasma, la causa di quella ventata scivolò, alta e massiccia eppure così piccola rispetto ad altre navis, andando al di là dell'alto profilo del Gran Baluardo. Scie miste d'aria condensata e plasma esausto rimasero ad aleggiarle dietro la poppa, delineando pennellate esauste. 

Maledette Libertatìs! Quelle dannate mass-haulerix! Per quale dannata ragione avevano il permesso di volare così basse in prossimità della Hyur-Maltha?! Tallonando la nave-cargo con lo sguardo, il giovane inseguì con gli occhi nel corso della sua navigazione. Quante ne erano già passate?Migliaia, sicuramente, ma la cifra esatta l'aveva dimenticata. 

Quella Libertatìs in particolare stava virando in corso di planata per non rovinare sulla Diciannovesima Espansione.

Già mostrava ad una lunga sezione del lato interno delle mura la fiancata con il nome: HMtGEOM-ORMVN Piccolo Dono, da Orionis Secvndìs. L'aveva già vista una volta, si ricordò alzando un sopracciglio. In Pardaminia, sì!
Non era cambiata nemmeno un po', restando la medesima forma triangolare a prua decisa, irta di minarat container sullo scafo. Accostato al nome, ripetuto su tutti i grandi drappi pendenti, il titanatoi-skitario di Orionis campeggiava ancora vivido contro i colori anneriti dello scafo, già vetusto d'un ingresso atmosferico appena concluso.
Era armato d'arco da caccia, scuro e falcato, con il filo a riposo. Un pugno pieno di frecce prometteva la capacità che quell'arma aveva di scoccare metalliche folgori della vendetta, in citazione ai fulmini vendicatori che l'Imperatore-Dio aveva scagliato durante la Grande Crociata. Il cacciatore portava anche uno scudo sull'altro braccio.

Una grande stella bianca lo adornava, in uguale colore agli elettronici occhi che spuntavano dalla visiera aperta.

La Piccolo Dono non era la sola Classe Libertatìs in quel momento impegnata ad incrociare lungo la curva, né era la prima della giornata. Inseguita da altre astral-naviis come lei, inseguitrice d'ulteriori mass-haulerix da carico e scarico che fendevano lembi di temporale e sfrangiavano tappeti di nuvole con le prue taglienti e le spinte dei coni-reactores di poppa, percorreva una rotta trafficata e disciplinata dal passaggio ritmato d'ali di pattuglia.
Rispetto alle Okeanìs-Haulers, le navi come la Piccolo Dono erano minute ed agili.

Alla fine dei conti, dislocavano poche centinaia di milioni di tonnellate contro le innumerevoli decine di  migliaia di milioni che le Okeanìs-Haulerìs o le Gran Esperanta scarrozzavano in lungo e largo per l'Imperivm.

Ripetutamente picchiata dalla massa d'aria che il loro passaggio aveva sollevato, la statua dell'antico campione-Astartes parve, anche se soltanto per un momento, scossa da ridde di tremori strutturali. Minata dal vento che caricava impetuoso.
Messa in pericolo, addirittura.
Fatto un cenno con il capo per togliersi dagli occhi le traveggole, Kyriako si ritrovò a fissarla in tralice, aspettando che la corrente passasse oltre e che il guerriero sul piedistallo tornasse, come al suo solito, ad inalberarsi senza paura contro il cielo.
Ne aveva mai avuta, quantomeno? Quando era stato vivo e combattente, non aveva idea di quanti millenni prima, la paura l'aveva mai toccato? Il dolore? La fatica? Gli Adeptvs Astartes potevano morire, ma lo facevano come i comuni mortali?
Oppure loro sentivano l'agonia in qualche altro modo? Si ricordava d'un gigante in Pardaminia, nero e viola, sdraiato sulla neve. Anni prima, tanti riguardandosi indietro dalla sua età adulta, l'aveva visto morire in battaglia.
Un Angelo della Morte, un Eroe dell'Umanità... abbattuto da fetidi, vili aeldarìs invasori.
Un fatto certo, che il juniores-commissario sapeva e conosceva, era che quel monumentale bastardo era stolido come le mura sulle quali lui stesso stava camminando, se non di più. Una statua dura, dalla postura guardinga ed arcigna come l'io originario, chi era stato il modello rappresentato.
O almeno era quello che, nelle penombre delle tabernae, i vecchi dicevano di lui. 

Storie sentite da bambini e raccontate a loro dai trisavoli dei bisnonni.

Per tutti i locali, la statua del Gran Baluardo era un dato di fatto piuttosto che un monumento misterioso, intitolato a qualche eroe dimenticato; il vento scorreva addosso a quella costruzione da dieci millenni, fischiando e svirgolando sopra e sotto i passaggi telescopici di collegamento tra le varie cupole d'artiglieria che la circondavano, trovando alzata da lei una opposta,salda e noncurante resistenza.
Da quanto la statua fosse lì e chi fosse davvero l'Adeptvs rappresentato erano conoscenze che Kyriako sapeva di non avere.
Sì, noncurante era il termine giusto.

Sempre sul ciglio del temporale, mai prossima a cadere sotto i colpi del tifone. Il grande, marziale Astartes in panoplia nera che dal basamento circolare s'innalzava al di sopra degli spalti non rivolgeva alcuna cura al vento che gli sciabordava accanto. Kyriako era convinto che avrebbe potuto dirlo un suo vecchio amico, se solo fosse stato vero.

O possibile, se per quello.

Come si poteva stringere amicizia con un viso come quello, straniante nella sua durezza? Se esprimeva qualcosa, ed in sé era un bel quesito, ciò che le sopracciglia aggrottate, le labbra strette e le narici chiuse testimoniavano era una contenuta iracondia.
Rabbia, grezza e potente. Meravigliosa sul viso d'un milites-astra spronato contro il nemico, paurosa sul volto di uno degli Angeli della Morte.

Incastonati nella bassa fronte, appena in rilievo rispetto al sopracciglio sinistro, quattro emblemìs di servigio gli concedevano un'aria ancora più fredda.

Posando le sue mani corazzate sul pomello d'uno statuario spadone a due mani,il campione sembrava montare la sua guardia ad un sepolcro onorato, riempito di chi aveva incontrato la morte sul campo di battaglia.
Uno scudo nero alzato a difesa del loro riposo eterno.
Sembrava, in fin dei conti, era proprio la parola che sbloccava il cancello.Più ci si avvicinava, più l'astio nei suoi lineamenti traspariva in tutto il suo contegno. Quando lo guardava a lungo e per bene, Kyriako si trovava ad avere la sensazione che il campione stesse in verità urlando la sua rabbia alla morte della luce, scuotendo il proprio animo negli spasmi a pugni chiusi dell'ira.
Era solo una sensazione, ma...

Un'altra Libertatìs scivolò sopra al serpentino slancio del Gran Baluardo, in cammino verso un qualsiasi approdo al di sotto della coltre delle nuvole e del tappeto di guglie d'argento e martian-sthallivm che emergevano.

Le spire della Sacra Terra, il Mondo-Trono.

Un grande fulmine si ramificò nel cielo, accelerando dritto come una freccia attraverso un vorticante principio di uragano. Rimbalzando a ridosso del camminamento, produsse un boato sordo e duro, che portò Kyriako a chiudere i pugni per la sorpresa.
Colse il post-bagliore in alto, come se sovrimpresso da una macchina olo-lithographica contro la spirale formazione dei nembi grigi, un momento prima che, con uno sfarfallio e un battito di palpebre, questo svanisse del tutto. 

Strinse gli occhi, la bocca incerta tra il ghigno e la manifestazione d'un dubbio senza domanda. S'era trattato dell'approdo d'una nave? Sì. Probabilmente sì.
Solo e soltanto un'altra stupida nave in fase d'ingresso atmosferico.
«Ho messo i mattoncini fuori dalla scatola...» fischiettò J'sema Nen-Ouya. Voltosi all'ensigna-militar, Kyriako la trovò con gli occhi puntati al ciclone in fase d'addensamento. «Ma sono stati rovesciati...»
«Non canticchi, lei!»
«È il tempo, signore. Mi innervosisce.»
Non aveva chiesto scusa per la sua debolezza riscontrata sul campo di guarnigione. L'avrebbe segnato per il rapporto serale, a patto di rammentarsene. «È soltanto un temporale da nulla» ribatté il giovane ufficiale politico. «Non ci hanno spaventato i laser ad impulsi dei vili aeldarìs, per l'Imperatore-Dio. Non ci spaventeremo per quattro gocce d'acqua ed un paio d'aliti di vento.»

«Certo, signore.» La veterana non gli sembrò molto convinta. Occhieggiava al cielo, il las-fucile in spalla e un'espressione dubbiosa sul viso, attendendo qualcosa che non veniva. Il niente, con ogni probabilità, era ciò che aspettava.
«Ci sono decine di tempeste in corso, oggi. Questa non è nulla di particolare.»
Per chi lo stava dicendo? Tra il passaggio di quattro Libertatìs, i fulmini insorsero contro la patina delle nuvole, bombardandola con colpi di maglio duri, sferrati a nocche spuntate in avanti. Distorti cerchi concentrici s'espansero, saltellando da un nembo all'altro. Kyriako strinse i denti.  Quei boati lo infastidivano, forti com'erano.

Forse una richiesta al comando per innalzare l'azione degli avdio-distorsores poteva farla, in fin dei conti. Alla fine del turno, con calma e tranquillità...

«E se fosse un presagio?» chiese Muràdht. «Ho sentito dire che...»
«Ha sentito delle dicerie, ancient-phalastaph» Sottolineando le sue parole con un cenno della mano, Kyriako offrì al veterano un cipiglio duro. «Volgari chiacchiere da bettole, quelle che lei frequenta assiduamente. Se deve denunciare le identità di qualche sedizioso cospiratore, faccia i nomi. Altrimenti...»
«Sì, signore. Era solo per dire che...»
«Niente che e niente ma.»
«Sì, signore.»
Scosso il capo, Kyriako accelerò di buon passo incontro all'ingresso del Gran Baluardo. Lo svincolo svb-Garrowhne non distava più molto dalla loro posizione... e comunque c'erano i void-aegidaì attorno alle mura, santificato fosse Rogal Dorn!
Di cosa avevano paura quegli idioti?! Di qualche fulmine e un po' di vento contro i void-aegidaì? Diamine, quegli stregoneschi tecno-cosi erano fatti e tarati dai tecno-preti per incassare agilmente e a più riprese i colpi dei titani!
Non sarebbero mai caduti per qualche fulmine.
Ho messo i mattoncini fuori dalla scatola...


Superato il posto di guardia all'ingresso, Kyriako fendette a grandi passi attraverso un corridoio ad angolo acuto, ordinato da coppie di lvx-lucerne incassate nelle pareti. L'aria all'interno del passaggio sapeva sempre di rocciacemento vecchia e di martian-ferrvm. La prima era aspra e porosa al tatto, scavata dal peso dei millenni trascorsi.
Il secondo, invece, gli pungeva le narici con un vago aroma di ruggine e polvere, quella che cadeva in piccolissimi rivoli dagli innesti delle saldature quando le tempeste frustavano con rabbia e accidia il Gran  Baluardo.
Alla dodicesima lucerna, Kyriako s'introdusse in un svicolo a destra e lo percorse fino alla sua immersione in un piccolo incrocio a trivio.

Da coppie dilunghi e vermigli pennoni a punta di las-lancia, infisse agli angoli delle tre vie aperte al traffico pedonale, dondolavano a pochi passi dal pavimento due lente grandi Imperiali Aquile Bicefale con occhi di rubini e le ali spalancate.

Ai loro piedi ardevano le tenui, danzanti luci di bracieri a taglio di tripode bronzeo. Gli incensi di rito e i carboni sacrali bruciavano lenti, alzando un profumo d'ecclesiarchia che i depurator-ventilatores a pale spingevano nelle vie di servizio e nelle strade innanzi.
Gli piacevano quei tripodi, dovendo essere onesto. Sin da quando aveva preso servizio lì alla Diciottesima Espansione della Hyur-Maltha Terraria, loro erano stati in posizione. Rilucenti delle fiamme che loro stessi alzavano verso il soffitto incavato, erano compagni silenziosi; i loro creatori li avevano scolpiti perché le gambe fossero uno scultoreo trittico delle società dell'Imperivm, con alla base le innominate e variegate masse dell'umanità, piccole ed asserragliate in numero di legione. 

Passavano all'anello superiore, dalle loro mani a quelle dei superiori, gli strumenti necessari per costruire la Verità Imperiale: martelli per edificare su quei mondi che erano legittimamente del dominio dell'Imperivm, falci per coltivarne le terre, las-fucili e spade per difenderli.
L'anello superiore passava gli ultimi e i penultimi ai milites-astra che si stagliavano al centro, risoluti e piacevoli nel loro essere... generici. 

Non onoravano un dato reggimento o una formazione in particolare, né un'etnia o un dato popolo, ma il contesto in sé.

Sopra alla loro guardia, montata con las-fucili e baionette inastate, venivano gli Adeptvs Astartes in armature potenziate e poi, sull'anello dal quale sgorgavano i fuochi, l'Imperatore-Dio sul suo Trono d'Oro con al proprio fianco i suoi nove semi-divini e santificati Primarchi.
Sopra al Suo capo fluttuava un halos a dodici punte dalla forma di circolo perfetto, in centro attraversato dal passaggio d'una singola linea retta. Scoccato un veloce cenno di saluto ai soldati del Nono Reggimento che montavano la guardia davanti agli ingressi, Kyriako prese la via più a destra e subito si sentì seguito dalla squadra dell'ancient-phalastaph.
Bene, stavano tenendo il passo.
Molto simile a quello che aveva navigato per entrare, il camminamento loaccolse presentandosi lungo fino alle ombre, correlato da lvx-lucerne gemelleai lati.

Numerose, bendate lvxophorassee scolpite nell'atto di sorreggere unalanterna ed una spada aumentavano la quantità d'irraggiamento artificiale,affiancandosi alle luminarie incassate nei muri granulosi.

Sentì le pareti scosse da un distante boato e soffocò un colpo di tosse,infastidito. Un filo di polvere gli rovinò sulla spallina. La spazzò via con un cenno nervoso della mano e poi tornò a serrare le dita all'impugnatura della sciabola potenziata. Il suo familiare tintinnio lo tranquillizzò, esortandolo ad accelerare il passo. Schioccando uno scalpiccio dalle suole chiodata,Kyriako incrociò in avanti. 

Un nuovo sussulto attraversò la base del Gran Baluardo, togliendo intensità alle lvx-lucerne per una frazione di secondo.

Da un condotto di servizio gli passò davanti agli occhi un tecno-prete sudato ed indaffarato, seguito da un breve corteo di servitores e di svb-adepti.
Chino sotto il peso dei suoi servo-arti, il prelato del Cvltvs Mechanicvm incedeva in avanti aiutandosi con il puntale della sua ascia-ingranaggio.
«Vostra Rispettabile Autorità, che cosa succede all'illuminazione?» gli domandò Kyriako, muovendo per bloccarlo. «Si è quasi spenta per un momento.»
«Vili interferenze!» fu la risposta dell'uomo-macchina. Una buona parte del suo viso era ancora quella di un trentenne castano e pallido, ma a fare le veci dell'occhio destro v'erano due visori elettronici incarniti nella pelle del viso.
«E voi potete arginarle?»
«Feth!» Che strana esclamazione, quella. Non era terrana, neanche da lontano«Sto occupandomi di questi rites e appena ne espleto uno, ecco che mi chiamano altrove. Che cosa fate agli Spiriti Macchina di questo posto, voialtri?!»
«Quello che voi ci dite di fare.» Che razza di domanda ritardata è mai questa? Da un tecno-prete, poi? Mi appare ovvio che facciamo quello che loro ci dicono di fare, per l'Imperatore! Non si aspetteranno certo che ci mettiamo a riparare i pannelli!
«Allora non lo fate bene!» sbottò il tecno-prete, lasciandolo a guardarlo allontanarsi. I mechandrites sporgenti dalla sua schiena s'agitavano con frenesia, frustando l'aria. «E sì che almeno due volte su tre è semplice come una stringa di Lingva-Technìs! Rites Avvia-Start O' Scintilla-Motor, Rites Oph-in-Riposo-Conditio! Accendere e spegnere l'interrvptor principalìs, dannati voi!»
Era davvero arrabbiato.
«Accendere e spegnere! Come fate a fallire perfino in questo? Come fate? Perché siete ritardati con mani foderate di dita?!»
Cosa? Ritardati foder...
Da dove aveva appreso quei termini da bettola di porto? Chi stava corrompendo il lexicon della guarnigione, laggiù? Chi era il responsabile?
«Quel povero tecno-prete sembra schiacciato dal suo lavoro» osservò l'ancient-phalastaph. «Crede che abbia bisogno di aiuto, signore?»
Che idea pretenziosa e ridicola! «I tecno-preti conoscono la loro liturgica arte meglio di noi, Muràdht. Non gli serve il nostro aiuto. Saprà sicuramente che cosa fare e come.»
«Chiedere era lecito.»
«Indubbiamente, ma anche una forma di hvbrìs.» Fermò l'ancient-phalastaph con la destra, facendogli segno di non muoversi. «Non sta a noi operare con i segreti della Macchina. Il Cvltvs sa chi, come, cosa e quando e sono certo che quel tecno-prete risolverà il problema.»
«Come dite voi, signore.»
Stava solo cercando di sfuggire all'incontro con la cagione del suo ritardo a presentarsi sulle mura, era a dir poco ovvio.
Ripresa la sua avanzata, Kyriako adocchiò le luci del cortile interno. Un centinaio di metri innanzi alle punte dei suoi stivali, il condotto apriva alla circolare estensione dello svincolo svb-Garrowhne.

Lì, finalmente, avrebbe potuto vedere se la scusa accampata dai soldati di Muràdht aveva un fondamento di verità o se invece era da invocarsi una severa sanzione d'ufficio.

Gettò uno sguardo al corridoio preso dal tecno-prete esagitato, poi decise che non era affare suo e continuò a camminare. Appoggiato il pugno alla colonna di sostegno all'architrave, Kyriako si spinse fuori dal camminamento e discese i tre gradini di marmo ingrigito che lo separavano dal pavimento del cortile dello svincolo.

L'aria locale, smossa da una mezza dozzina di ventilatores a pale da soffitto, gli scivolò sul viso regalandogli una sensazione di fresco sollievo dopo l'umida calura del passaggio.

Si terse la fronte, sospirando con stanchezza.
Istintivamente, il giovane commissario inarcò un sopracciglio. A mezz'aria trombettava e fischiava una musica allegra, soffusa con ritmo calmo da un grosso e vivace jugh-cassonem, diagonale e arretrato rispetto ad un massiccio bancone di syntho-legno. 

La proprietaria, quella colorita mezzuomo extramondo che da un qualche buco di nome Hive Serberus nella Frangia Orientale aveva traslocato sulla Hyur-Maltha Terraria il suo locale, se ne stava in piedi su di uno sgabello, i pugni chiusi contro i fianchi e un grembiule sporco di pane e farina stretto attorno alla vita.

«Finalmente è arrivato qualcuno!» La sentì esclamare a gran voce. «Un gruppo di scalmanati in divisa è venuto qui, ha scaricato davanti alla mia tabernae un sacco di casse, ha preso da bere ed è scappato via senza pagarmi un solo Trono!»
A seguirla con poca attenzione, quella del jugh-cassonem una chansonetta da tabernae in 'anglya. L'aveva già udita prima, però non sapeva dove.
«Mi sta ascoltando?»
«Certo!» Le rispose Kyriako, decidendosi di guardarla in viso. Fulva e rossiccia, la mezzuomo allungò le braccia incontro all'immane catasta di cassoni gettati quasi alla rinfusa davanti ad altre tre archi d'ingresso.
Effettivamente, quelle casse erano tantissime. Ce ne stavano altre vicine alla porta da cui era entrato, con decine di compagne sparpagliate vicino ai tavoli. «Hanno bloccato le entrate d'almeno il settanta percento dei miei clienti! Guardi!»
«Vedo, vedo...»
«E hanno saccheggiato il mio forno!»
Cosa? Distolto lo sguardo dallecasse, Kyriako rassettò la presa del suo copricapo da commissario. Avevano saccheggiato il suo forno? «Come sarebbe a dire, signorina?»
Già paonazza di suo, la mezzuomo s'inalberò tornando a piantare un pugno su lfianco. «Signorina? Signorina, mishrè commissario?! Io capisco tutto, ma voi mi state canzonando per la statura invece di aiutarmi! Signorina... io lavoro per vivere!»
«Si calmi!»
«Io sono calma!» Esclamò la rossiccia, balzando giù dallo sgabello. «Sono calma quanto può esserlo qualcuno a cui hanno preso birre senza pagare e saccheggiato il forno! Avevo preparato cinquanta torte! Cinquanta! Ha idea di quanto tempo mi avevano richiesto?!»
Di sottecchi, Kyriako notò Muràdht che scuoteva il capo. «Jentalici morti di fame... rubare il cibo ai mezzuomini e con addosso l'uniforme dell'Astra Militarvm, poi!»
Accigliata, la locandiera alzò un indice. «Guardia Imperiale, signor sergente.»
«Adesso non stia a puntualizzare le piccolezze.»
«Piccolezze?! È una battuta anche questa?»
Ora si stava esagerando. Le fece cenno di calmarsi, imponendole una mano davanti. «Si contenga, tabernaia. Se continua con questo tono nei confronti di elementi dell'Astra Militarvm della Sacra Terra, la dovrò sanzionare. Si regoli!»
«Hanno rubato le mie torte e mi multa?!»
«Ma a cos'erano queste torte?» intervenne J'sema, tirandosi in spalla la tracolla del las-fucile. «Magari possiamo tallonare la pista delle briciole e trovare i colpevoli.»
La mezzuomo picchiettò il piede contro il pavimento. «Erano al rabarbaro.»
«Tutte e cinquanta?!»
«Una ventina erano anche alle prugne.»
Allora ci basterà seguire i gemiti per arrivare ad una fila di doloranti idioti jentaliani davanti alle latrine, pensò Kyriako.

Sconfiggerli sarà facile. «Sono gusti molto particolari.»

«Hanno rubato anche tre dei miei polli caramellati!»
«Polli? Ha una polleria ed un forno?»
«Sono una grande imprenditrice, sì.»
La domanda gli sorse spontanea, prima che la cautela potesse fermarlo: «Ma ha le concessioni per mantenere un forno ed una polleria qui, signorin... signora?»
Già paonazza, la mezzuomo assunse il tono d'un tattòs maturo: «Ovviamente ho le concessioni, mishrè commissario! Solo perché sono una mezza' allora sono illegale? Si, qualcuno di noi ha dei problemini ed è cleptomane, ma non si può generalizzare così! Ho tutte le concessioni, ma pensate che non le abbia perché sono una mezza'!»
«Non ho detto questo, signora.»
«L'ha sottinteso! E comunque chi installerebbe un forno ed una polleria illegale, qui?» allargò le braccia ad indicare la piazza interna, facendole poi ricadere con uno schiaffeggio sui fianchi. «Considerando quanto attente e vigili sono le guardie, poi!»
«Questo era un colpo basso...»
Kyriako s'impettì, esausto: «Ancient-phalastaph!»
«Errore mio, mi scusi signore...»

Parata la destra davanti al phalastaph e la ensigna-militar, Kyriako trasse un grande sospiro: «Restate con la signora e fatevi raccontare tutto il fatto. Io devo scambiare due chiacchiere con quel tecno-prete laggiù, magari sa qualcosa.»

«Il mio caso è meno importante di qualche proiettile?!» sbottò la mezzuomo. «Mi rubano birre, torte e polli e vengo lasciata in secondo piano?!»
«Sì, signora! Viene lasciata in secondo piano!» Precisò Kyriako stappando la fondina della pistola Requiem e sciogliendo il mag-bottone di sicurezza. «E il fatto che io stia dedicando risorse ad ascoltarlo già dovrebbe farle esprimere un po' di gratitudine invece che urlarmi nelle orecchie. Ma se insiste, può parlare con la mia autorità di commissario politico dell'Astra Militarvm.»
Per incidere meglio il concetto, Kyriako cominciò ad estrarre l'arma. Annuendo quasi a dirgli che aveva capito l'antifona, la mezzuomo chiuse la bocca e incrociò le braccia contro il petto.
«Si però non serve scaldarsi così tanto con una mezza', eh...»
«Ha da ridire, adesso?!»
«Beh, sì. Un pochino.»
«Vagliate il suo caso!» Ordinò a Muràdht e J'sema prima di allontanarsi. «E tenetela lontano da me prima che le faccia esplodere il cranio!»
«Cosa facciamo se esagera di nuovo?»
«Non lo so, phalastaph! Chiudetela in una voliera!»
«Ehi, questo è razzismo! Non è giusto!»

Adocchiato il tecno-prete che aveva scorso pochi minuti prima, il commissario avanzò senza riallacciare il mag-bottone di sicurezza. «Perché avete depositato qui tutte queste casse?»

Alzò un cenno della mano libera al minarat di scrigni blindati che ombreggiava minaccioso sull'arco d'ingresso. «Questa è un'area di transito, rispettabile demi-signoria, non un depositarivm.»

«Io ho solo espletato le mie istruzioni» ribatté il svb-minor tecno-prete,sgranando affettato ed innervosito quelle poche parole da una griglia vocale a barre verticali. Alzò tutte e quattro le sue mani bioniche verso il cielo, a palmi alti, come a cedere resa. «Avevo ordini dal reggimento presso il quale servo e...mishrè commissario, questi io ho eseguito.»
Non poteva essere sorta una baraonda per qualcosa di così stupido! Era assurdo! «Chi vi ha ordinato di scaricare qui?»
«Il mio superiore, juniores-officiere.» Stava picchiettando sui gradi? Pensava che non conoscesse quel trucchetto?
«Juniores-officiere commissario ser Ashtà, di grazia.» Almeno lui, rispetto alla mezzuomo, era capace d'intrattenere una conversazione più o meno normale.

Accusando il colpo, il prelato della Fede del Pianeta Rosso si guardò attorno scandendo nell'aria flessuosi schiocchi di martian-ferrvm. «Certo. Apprezzo la correzione, commissario. Ciò non cambia che io non mi ritengo colpevole di nulla: ho eseguito i miei ordini.»

Kyriako si batté un colpo di palmo contro la fronte. «Non giustifica né vuole dire alcunché, rispettabile signoria! Questo non è un depositarivm! Per chi ci ha preso, degli aurelici confusionari?»
Il svb-minor si strinse all'asta del Cog Mechanicvm. Per un momento soltanto,l'unico ancora biologico dei suoi tre occhi s'allargò in un guizzo di sorpresa.
Gli altri due brillarono del colore del vino asperso a terra, scintillando estemporanei. «Non mi permetterei mai! Aurelici? Aurelici e confusione sul Mondo-Trono? Questo no, ser Ashtà! Ha la mia onestà, in Uno Positivo. Sull'Omnissiah.»

L'aveva spaventato oppure umiliato? Tutte e due? Gli venne incontro, facendogli un segno d'intesa con la destra: «Adesso non sia affranto. Quello che voglio dire è... questi fucili vanno rimossi! E deve pensarci lei. Vada a raccogliere i suoi servitores e mi faccia la cortesia di spostare queste armi.»

«Io?» Con la seconda mano destra s'indicò il petto. «Io ho appena finito di disporli qui!»
«La scusa del "sono appena arrivato" non funzionerà, rispettabile signoria.»
«Lo ordini ai jentaliani che mi hanno aiutato!» ribatté il svb-minor. «Siamo arrivati qui con le casse per disporle con ordine su una delle plactaformae elevatores, poi mi hanno detto che gli ordini erano stati cambiati e che andavano disposte qui.»
«E lei ci ha creduto?»
«Tutti facciamo degli errori...»
«Lei ci ha creduto...»

«Mentre ero distratto, i jentaliani hanno assalito la tabernae della Homo Minvtvs. Hanno rubato cinquanta torte, tre polli caramellati e una trentina di birre e poi sono scappati sulla plactaforma, lasciandomi qui da solo e senza un vox.»

Alzò gli occhi al cielo. «Coscriverò anche loro nell'opera, ma lei non può scampare così in libertà. Chi sono questi jentaliani, comunque sia?»
«Un qualche capitano Fen» borbottò il svb-minor tecno-prete, poco convinto delle sue stesse parole. «Un tale tenente Hottarden e... U'ürsh? Ou-rush? Orsh?»
Gli fece cenno di fermarsi. Aveva pronunciato gli ultimi tentativi a più alto volume, in un mare di statica che l'esperienza gli diceva potere essere interpretata come una manifestazione di dubbio. Non sapeva come esprimere quel nome.
Ed era meglio, per la salute delle sue orecchie, se non ci provava ancora.«Orsch, forse?»
«Sì! Un sergente di nome Ou'ürsh!»
I miei timpani! «Orsch!» ribatté, scandendolo lentamente. «Omega, Rho, Sethra, Cadia, Hyerionimo!»
«Orsch, sì! Esattamente. Sergente di secondo grado Orsch. Poi un tale altro sergente di nome Sääs'Brandth, credo.»
«Soohs?» Chi chiamava il proprio figlio in quel modo?!
«Soohs-Brandht. Lui è l'ultimo che ho visto, signore. Scappava via con i polli. La Homo Minvtvs gli lanciava alcune bottiglie contro, ma non applicava abbastanza kinetotai-slancio e quindi lo mancava. Peccato, perché avrebbe potuto colpirlo almeno due volte. Non so dove si trovi, adesso.»
«Potrebbero essere ovunque nella Diciottesima...» mormorò Kyriako tergendosi la fronte. «Ma per Rogal Dorn, quest'assurdità doveva succedere nel giorno in cui mi sposo?»
«Si sposa? Felicitazioni!» Esclamò il tecno-prete, sorridendo per un momento. «Le auguro un dual-polare rapporto biologicamente fruttifero, con molti terminvs-resvltàs del Rites Gestatorio.»
«È una maniera elegante per dirmi auguri e figli maschi?»
«Auguri e molti figli, che siano maschi o meno è indifferente per noi del Mechanicvm. Abbiamo superato queste vacue distinzioni molto tempo fa.»
«Lo prenderò come un si... ora, da dove cominciare con questo casino?»    



https://youtu.be/3aeQ3DmKU7A

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top