Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" V (3/5)


«Dunque!» Esordì subito dopo avere recuperato dal pavimento il moschetto transuranico. «Ora che ho compreso questa faccenda, posso interessarmi a quei sunti.»

Era proprio una gran benedizione teologica, mai abbastanza apprezzata o riverita, che quelle armi fossero robuste spranghe! Avrebbe potuto rovesciarlo nell'acqua, recuperarlo da un cratere fumante o impiegarlo alla stregua di una clava senza temere alcunché.
Quello che forgiava, il Cvltvs Mechanicvm lo realizzava per durare. 

La lady Aisha s'impettì. Strinse davanti a sé la cartelletta rigida sulla quale aveva affisso un gran numero di sottili interactio-papyrion.
Stampe fresche, di scriptorìs ololitho-grafico. Ancora spandevano un leggerissimo, inconfondibile odore d'inchiostro. «Se così desiderate, comincio il resoconto.»

Iolao fece segno a C'vetanich di seguirlo e s'incamminò incontro al primo stallo del Saghittareon. Ora che aveva chiarito per sé stesso il mistero di quella fandonia sostenuta dal Senatorvm con la complicità dei Custodes si sentiva tranquillo, più a suo agio.
Si era lasciato prendere dalla sorpresa, proprio come uno sciocco. Era stato uno stupido, un credulone. Farsi convincere in quel modo, perfino per la più breve metà di un secondo! Che vergogna e che disonore! Non doveva capitare ancora e nessuno doveva sapere della sua reazione.
Sarebbe spiacevole doverla sopportare sui colori di casa. Più tardi ordinerò una pulizia cerebrale dei servitores nella stanza.
Non sarebbe, si disse chinandosi a prendere la staffa d'appoggio, accaduto ancora. Mai più. 

Caricandosi in spalla il moschetto transuranico e la staffa, Iolao rivolse l'invito ad avvicinarsi anche alla lady Aisha, permettendole d'accorciare la giusta distanza di protocollo.
«Sì», le concedette. «Comincia pure. Non vorrai aspettare ancora, eha
«Sono stretta alla vostra volontà, m'lord.»
Quello era sempre bello, nonché un po' noioso, sentirselo dire. L'autorità comportava oneri e privilegi, il comando invocava responsabilità e glorie. L'Imperatore-Dio Omnissiàh della Macchina pescava a piene mani da due anfore gemelle, site una alla Sua destra e una alla sua sinistra, dalle quali prendeva benefici e dispiaceri che distribuiva all'Umanità per mantenere l'ordine del Cosmòs.

O era Kosm? Non era certo di cosa dicesse quella formula. «Cortesemente, lady Aisha, comincia dalle più trascorse e arriva a quelle vicine a noi.»
La dama non aveva bisogno d'istruzioni ripetute. Presa l'ultima pagina del suo plico, rovesciando le altre dietro la copertina rigida, appoggiò all'incipitvs della prima riga la xtylo-penna a cavo.

«Il Coro Astropatico di Erydania Reacha, otto giorni fa, ha confermato che la Casa di Hyrneriòn, la Casa Rok-Ferrvm e la casa Martinius hanno sostato presso il Mondo-Fortezza prima di ripartire alla volta di Sol.»

Arroganti egocentrici i primi, vanagloriosi urlatori i secondi, insopportabili superbi i terzi. «La nobile Casa, lady Aisha.»
«Pensavo che voi non serbaste amore per costoro.»
Si strinse nelle spalle. «Tanto quanto loro non ne hanno per noi di Selenar, ma non cancella la verità dei fatti come affermata dalle nostre creste nobiliari. La precisione lo vuole! Sono la nobile Casa di Hyrneriòn, di Rok-Ferrvm e di Martinius.»

Intinta la xtylo-penna nel caricator aggregato alla cartelletta, la lady Aisha trascrisse la precisazione che gli aveva espresso in un riquadro sul fondo della pagina. «Vi ho inteso perfettamente, m'lord. Correggerò per tutte le prossime volte.»

Trovava pregevole che fosse sempre celere nel segnare le questioni importanti.

«Altro in merito a questi miei discutibili pari?» le chiese. Passato il moschetto alle mani di C'vetanich, sciolse i legacci della staffa d'appoggio. La fissò contro il pavimento, al centro dello scacco che precedeva l'arco del tracciato di tiro. 

«Qualcosa con cui imbastire eventuali repliche, Aisha», aggiunse mentre, manovrando le piccole rotelle laterali all'aggancio per il fucile, collimava il supporto della staffa affinché si trovasse precisamente a segnare lo zero longitudinale. «Per rito ed utile apparenza.»
Un mero atto salvifico delle apparenze, che tutti i suoi eventuali ricettori avrebbero indubbiamente colto come tale senza associarli qualcosa d'oltre alla minima, limitata etichetta tra casate. 

In tutta onestà, se Casa Hyrneriòn fosse stata distrutta da una pioggia di warp-meteoriti, lui sapeva che avrebbe gioito della sua disgrazia senza vergognarsene.

Poi avrebbe mandato qualche vascello a vedere se si poteva rimediare qualcosa di prezioso dalle macerie o se c'era da finire l'opera con una misericordiosa salva di granate da bombardamento orbitale. 

«Effettuerò uno scriinygh in merito e divinerò delle argomentazioni che voi possiate usare, m'lord. Proseguendo... sempre lo stesso Coro Astropatico di Erydania Reacha ha propagato un rimbalzo informativo, sorto dal Minarat Astra-Telepathica di Altarocca Vyridiana.»
La domanda, come lo sguardo che rivolse alla lady Aisha, gli sorse spontanea: «Si tratta di pubblici affari di Casa Vyridion?»
A differenza dei vuoti, pomposi, arroganti ed egocentrici signori e di quelle vanesie, zevonesamente superbe, insopportabili, incipriate dame pettegole di Casa Hyrneriòn, quelli di Vyridion erano suoi lontani relatives-consanguinei.
Rispettabilissimi nobili signori di vessilli-armature. 

Dopo la Battaglia del Palazzo Imperiale all'imbrunire dell'Eresia di Horus, in seguito all'ascensione dell'Imperatore-Dio Omnissiàh al Trono d'Oro ed all'elevazione in titolo dei Llions-Selenas da vassalli di rilievo ad autonomi pari dell'Imperivm per meriti di guerra riconosciuti nel proclama scritto dal lord Optimate-Primarys Zar Quesitor della nobile casata dei Taranis di Marte, il secondogenito figlio della Baronessa Jaya d'Arcus Vyridion e del Barone Akalleon Latharac, il glorioso Zephon Vyridion I, era stato unito in sposalizio alla primogenita figlia di lady Arcadiana Emperia Llions-Selenas, sorella minore della sua nobilissima antenata Arcadia Llion-Selenas. 

Dalla loro junionea gene-unione erano nati il Barone Zephon-Sanguiniòn Vyridion, la Baronessa Zephirian Arcadia Llion-Selenas e il Barone Sigismund Arcadiòn Llion-Selenas.
Nomi illustri, antichi e potenti. Avevano segnato i primi secoli successivi all'Eresia di Horus, garantendo la sopravvivenza dell'Imperivm con le loro gesta d'armi.
In unione d'armi con Casa Taranis e Casa Krast, Casa Vyridion e Casa llion-Selenas avevano guidato il contrattacco per liberare Altarocca Vyridiana dai Figli dell'Imperatore del Tre-Volte-Dannato lord-comandante Eidolon. 

La Magna Historìa Imperialìs diceva che ad aiutare nella riconquista erano giunti, calando dal cielo all'undicesima ora, gli Angeli Sanguinari della Nona Compagnia, comandanti in persona dal lord-capitano Furio.
Gli annali celebravano il loro intervento descrivendo, con una gloriosa profusione di dettagli, come gli Angeli Sanguinari si fossero immersi nel sangue degli eretici slaaneshiti; navigandone i manipoli in torrenti di affondi e spari, innanzi ai quali non v'era stata resistenza alcuna capace di tenere la linea, erano giunti all'arma bianca contro i Figli dell'Imperatore, i loro decaduti cugini delle Legiones Astartes. 

Una versione della storia diceva che il lord-capitano Furio avesse trafitto Eidolon al cuore secondario prima di mutilarlo di un braccio, sollevarlo alto sulle spalle e calarlo con sovrumana violenza contro il ginocchio per spezzargli la schiena.
Quella versione era in contrasto con l'autentica verità dei fatti, cioè che il traditore ed eretico Eidolon avesse caricato a testa bassa lord Zephon Vyridion I, scoprendo che la ceramite della sua corrotta armatura potenziata e tutti gli organi di cui gli aveva fatto dono l'Imperatore-Dio Omnissiàh erano certamente appannaggi che lo rendevano sovrumano, ma non degni avversari per un bellvm-avtocannon anti-carro e seimila proiettili di mitragliatrice requiem pesante binata.
S'imparava sempre qualcosa.  

«Il Barone-Lord Jaseon D'Arcus Viridyon» la lady Aisha si schiarì la voce «è ritornato sano e salvo dal suo pellegrinaggio militante tra le Stelle Tamrielikee dei Sectores Nirn per unirsi alla Crociata.»
Iolao si riscosse dal manipolare il treppiede di sostegno. Posata la mano sulla seconda asta di sostegno frangi-rinculo, si scoprì felice di quella nuova. L'onorevole zio Jaseon era vivo! Era vivo!
«Ne sono davvero contento», mormorò. «Gli voglio bene, lo sai?»
«Me l'avete accennato un paio di volte, m'lord.»

Zio Jaseon! Quando aveva celebrato la settima ricorrenza della sua biologica porfiro-forgiatura lui gli aveva regalato una preziosa spada potenziata, originaria di Solitvdaes, ed una bellissima charta astralìs delle Stelle Tamrielikee.
Gli aveva mostrato le posizioni dei soli sotto i quali vivevano i semi-ostili resdaynill kanìs, le pallide stelle delle Seconde Terre di Ysgramor, dove aveva sede Mundus Cyrodillean...
Era tornato per l'undicesima ricorrenza, portandogli in dono un anello d'argento, circolare e azzurro, tagliato in centro da una singola retta; zio Jaseon gliel'aveva descritto come un bottino di guerra, una spoglia del trionfatore strappata al cadavere di uno spettro-cavaliere aeldarico degli Alinor-Drukhai.

L'aveva ottenuta nella Seconda Battaglia di Cyrodilleana Imperialìs Hive-Capitol, combattendo al fianco del Pro-Imperator lord-rex Maede.

Era poi tornato laggiù, in quelle frange lontane del Segmentvm Tempestvs, per onorare un voto d'alleanza stretto con lo jarl lord-governatores di Solitvdaes, o così gli avevano detto.
In contemporanea con la loro offensiva in Pardaminia-vicino-Releil, gli Alinor-Drukhai avevano mosso guerra all'Imperivm in quelle stelle.

Molti eserciti, per ordine del Senatorvm Imperialìs, erano stati richiesti ai nobili potentati per fermare le offensive dei vili xenos.

Non c'erano molte comunicazioni astropatiche in merito ai Sectores Nirn, al momento... ma, se era tornato, allora l'Imperivm doveva avere vinto anche su quel fronte senz'ombra di dubbio. Come in Pardaminia, gli aeldarìs erano stati sicuramente scacciati a calci, sepolti dalla vergogna della disfatta.
«Più tardi si comunichi che sono lieto non sia caduto. Che cosa porta da quelle stelle, per curiosità?»
«Sì, m'lord. Stando alle sue parole, gli aeldarici-drouvithaì di Tael'ì'Vànni e di Raedorànna hanno un conflitto intestino tra loro.»
«Meglio per noi. Vili xenos.»
La lady Aisha non si astenne dall'annuire, mormorando qualcosa in merito al fatto che le guerre degli xenos erano due volte una buona notizia. 

In primo luogo, non tormentavano l'Umanità con la loro indegna, ingiusta aggressività ed in secondo punto, scannandosi tra di loro facevano risparmiare pallottole agli eserciti del Divino Maestro dell'Umanità.

Pia e fedele, l'Aisha era uno scintillante esempio delle virtù imperiali correttamente declinate secondo il pensiero hussy'qeo: gli xenos erano un'offesa, un insulto al manifesto destino di dominio e superiorità rettamente innato nell'Insieme delle Razze Umane. «Si tratta di qualcosa in merito a "luna e stelle", ma i dettagli di lord Jaseon sono poveri in merito.»
Iolao appoggiò il moschetto transuranico sulla staffa. «Da quel che ricordo di lui non è quello che chiameremmo un grande oratore.»
«Su questo non giudico, m'lord.»
«Dovrei fartelo conoscere.»
«Se vi sarà occasione», ne convenne l'hussyqea, «e se vorrete onorarmi presentandomi un vostro lontano parente.»

C'vetanich si affaccendò per aiutarlo a saldare l'arma agli appoggi. «Ah, io l'ho visto un paio di volte.»
«Oh?»
«Il Barone-Lord Jaseon Viridyon. Venne in Hesperia per il settimo e per l'undicesimo compleanno del nostro giovane signore.»
Iolao vide la lady Aisha trascrivere qualcosa sul bordo della papyria stampata. Il gesto improvviso ed il modo in cui vi si dedicò gli lasciarono la sensazione che non stesse scrivendo nulla d'importante, appuntando delle specifiche o dei dettagli quasi soltanto per darsi qualcosa da fare.
Alle volte lo faceva e lui non ne capiva il motivo. «Non ero presente.»
«Beh, vi siete persa un soggetto di tutto rispetto.»
«Che fosse rispettabile era sottinteso», puntualizzò l'Aisha. Iolao avrebbe potuto giurare sul Dio-Macchina che, oltre il velo drappeggiato sul volto, lei stesse stringendo gli occhi con fastidio. «Non esiste un pari dell'Imperivm, perlomeno uno cresciuto a modo, che non sia degno di rispetto.»
«Era un modo di dire.»
«Deve esserlo anche compleanno», azzardò lei. «Dovreste sapere che la terminologia corretta, secondo la Lady-Matrix, è porfiro bio-forgiatura.»
«Una maniera molto altisonante», borbottò C'vetanich stringendo gli anelli di sostegno «per dire parto molto sanguinoso.»
«Questo non era necessario, vecchio botìa.»
«Ho qualche esperienza in merito!», ridacchiò il maestro d'armi.
Davvero?
Non aveva mai menzionato quella parte della sua vita.

Aveva esperienze nel campo dell'arte taumatoguarigionea dei medicae? Questo era estremamente valutabile come assetto sul portfolivm personale, nient'affatto qualcosa da poco. 

«Avete operato come medicae-levator?»

«Beh, sì, m'lord... nel senso, era la scrofa di mio padre e stava partorendo quattro piccoli maiali e nel complesso c'era più fango e guano di un parto umano, ma... presumo che la dinamica, di fondo, sia la stessa tra uomo e maiale.»
«State paragonando la porfiro bio-forgiatura della lady-matrix», commentò allibita l'Aisha, «al parto tra grugniti e sterco di un maiale?!»
«Erano davvero dei bei maiali! Rosa e famelici.»
«Ma non potete farlo! Non sono la stessa cosa! Tutto questo è rivoltante!»
«Che hanno di sbagliato i maiali?», domandò C'vetanich guardando corrucciato la lady Aisha. «Due inverni dopo, ne abbiamo mangiato uno. Credo fosse Zurluco. Una pancetta al latte straordinaria, affumicata al carbone.»
«E io che vi ho perfino... stretto la mano!»
Il vecchio botìa ghignò. «Ah, solo quella?»

«Tutto ciò è disgustoso.» Scosse la testa. Per un attimo, il suo viso rimase scoperto, spoglio dei filigranati rami del velo. Tatuate a partire dalla trachea, due trecce di flessuosi glifi hussyqei le ornavano il collo, formando una cintura pallidamente letro-illuminata.
E poi salivano, ramificandosi in delicate cornici sui morbidi bordi del viso. Singolari curve intessute di punti e di virgole le giacevano sotto gli occhi.

Quasi a sottolinearle, le trecce dei tatuaggi vi passavano sotto, unendosi all'arcata nasale per raggiungere, unite, la fronte.

Ed era lì che si fermavano, arroccandosi in un cerchio simile al temuto terzo occhio della Lady Primarys-Navigatrix. Il circolo, fatto che gli ricordò l'anello regalatogli dal suo nobile zio, era attraverso in centro da una retta di minuscoli, elegantissimi simboli.
I veli calarono, coprendo ogni cosa sotto la patina d'una trasparenza che filtrava quei simboli fin quasi a farli scomparire. «Disgustoso. Riprovevole.»
«Non capisco che cosa voi abbiate contro i maiali.»
Iolao provò la saldezza con cui il moschetto transuranico s'era agganciato, quindi testo la presa del calcio contro la spalla. Sembrava regolare, ma volle fare una seconda prova per essere sicuro che la stabilità dell'arma fosse ineccepibile.
Una misurazione sbagliata e il rinculo gli avrebbe fratturato la spalla. «Botìa, l'Aisha non approva molto la carne del maiale. È una questione culturale degli hussy'qei.»
Abbracciò il grilletto con l'indice, misurandone la presa. La linguetta d'acciaio scolpito si mostrò fredda al tatto, piacevolmente precisa.

Applicando una leggerissima spinta, Iolao la portò ad echeggiare il suono del colpo armato.

Non avendo munizionamento in canna, il suo fu secco e, forse, a modo suo misero. Un annuncio di cauta povertà. Un filosofo dell'Era degli Eroi aveva scritto che non v'era nulla di più sconfortante, di più triste d'un'arma scarica, una spada senza filo, una las-lancia senza punta e cella energetica.

Come sempre, l'immortale ed insormontabile Saggezza degli Antichi si stagliava senza aprire a futili discussioni.
Quel tale aveva scritto il vero.
Per fortuna Iolao sapeva d'avere colpi in abbondanza con cui rimediare, con generosità e molto utile moto prima di colazione, a quella misura di necessaria cautela.
Se il moschetto transuranico fosse stato armato e pronto al fuoco, con il vecchio botìa tanto vicino alla canna e quella tirata del grilletto... beh,sarebbe stato davvero, davvero spiacevole dovere tramutare il suo maestro d'armi in uno dei servitores-protectorii prima del suo tempo.

E gli avrebbero detto di cercarne uno nuovo, consiglio che avrebbe respinto sulla base del fatto che C'vetanich era insostituibile e dunque gli sarebbe rimasta, come sola ultima opzione, quella di pagare di nuovo profumatamente i servigi dei gene-savii tecno-preti della Luna per clonarlo.

È sempre una brutta faccenda chiedere loro un'opera del genere. Dalla colonna di destra dell'arco si allungò una tavoletta inscritta di rune.

Ne scelse due, ordinando agli Spiriti-Macchina del Saghittareon di presentargli i bersagli più lontani.
Si fanno pagare meravigliosamente bene per i loro servigi. 

Scacciò quei pensieri e fece cenno al maestro d'armi perché la smettesse di equilibrare la canna del moschetto e si desse una mossa a portarsi dietro alle sue spalle.
«Se non erro», gli si rivolse mentre lui arretrava fino alla distanza di sicurezza,«non sanno nemmeno loro da dove venga, ma se possono evitare il contatto sono più felici.»
«Ah!», esclamò lui, come folgorato da quella notizia. Lo vide recuperare la pipa e, pensoso,riaccenderla per sbuffare un nuovo, perfetto anello di fumo. Non lo sapeva?Dopo tanti anni di congiunto servizio con la lady Aisha?
Però da come aveva detto quella frase...
Non so come prendere il fatto che vada a letto con una mia servitrice. Devo essere contento del fatto che concedo ai miei sottoposti di avere ciò oppure ritenermi per il fatto che non mi è stato detto nulla?
Lo hanno tenuto in hushy-sospiri. Ci penserò.

«Un po' com'è per le genti di Cygnus o per gli elysia. Mi chiedo che problemiabbiate...»
«Voi spathiani, come i bretonni e i nobili Khand-Tamargyar...», scandì lei in risposta, ancora innervosita da quella bizzarra questione. «Non mangiate il cavallo.»
«Perché per entrambi è un animale sacro ed un mezzo di sostentamento!»
«Il discorso, Misrèh C'vetanich, è il medesimo! Per lo Ar'Aràhd, ho bisogno di una lavatura gastrica...»

«Bah, che esagerazione insensata.»
Il bersaglio che il Saghittareon offrì all'ocvlarìs magnificante del moschetto,facendolo slittare in avanti fuori dal tunnel di fondo, si rivelò alle luci artificiali, stupito e spaventato. Legato da grandi catene di ferro al trasporto ruotato che l'aveva spinto in avanti, cercava di divincolarsi.
Per fortuna gli avevano tagliato la lingua! Le suppliche avevano un tono detestabile al suo udito, soprattutto quando erano espresse dalle gorgoglianti voci dei ghoules.
Schifosi, detestabili wraithor semi-mutanti. Erano così orrendi, senza pelle e simili a scheletri ancorati a carni marcescenti!
«Tornando al mio nobile zio Jaseon», si fece sentire sopra alle loro voci,stanco di quell'inutile battibecco culinario, mentre apriva la camera di tiro per inserire un singolo molibstenivm-dardo nel moschetto transuranico. 

«Dice dell'altro circa i Sectores Nirn? Ha fatto presente che intende unirsi all'adunata in Sol o meno?»

«Sarà presente.»
Prima di sparare, Iolao s'impuntò saldamente a terra. Allineato l'occhio all'ocvlarìs magnificante del fucile, abbracciò il grilletto e regolò l'alzo dell'arma per puntare alla testa del wraithor semi-mutante, in mezzo ai suoi occhi celesti.
C'vetanich si coprì l'orecchio destro, poi inspirò dalla pipa. Fatto rincarare il grilletto, Iolao sentì il contraccolpo dello sparo premergli, come un muro di mattoni, contro le spalle, le reni e le rotule. 

L'urlo super-sonico fece sussultare le colonne dell'arco, seguendo di un secondo il cranio del bersaglio che esplodeva per l'immane pressione del colpo ricevuto.

Il cadavere, meno d'un attimo dopo, prese fuoco senza andare in spasmi.

«Un altro, botìa!»    




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