Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" V (1/5)

Lord Iolao Llion-Selenas, Porfiro-Forgiato Scion della Nobile Casata di Llion-Selenas



"La lealtà è la ricompensa di sé stessa."

"Vi è onore nell'onesto servigio che tutto dà e che mai nulla chiede ai propri padroni."

"I codardi muoiono nell'infamia."

-Saggezze del Giorno, estratto dal Volume I-di-IV della Raccolta "Gli Ignis-Emblestemmi Porfiro-Forgiati di Valencìa-Selenasta".Tale opera è stata scritta dalle Fiamme Rimembranti, pie ed oneste servitrici della Nobile Schiera dei Llion-Selenas tra lo M30.Y501 e lo M30.Y509.


"[...]È con tale legis actio in scripta donativa-reckoghnitiva formvlàs che noi, Lord Optimate-Primarys Zar Quaesitor di Casa Taranis di Marte-in-Sol, haeredìs Lord Optimate-Primarys Taymon Verticorda di Casa Taranis di Marte-in-Sol e Primvs Prophetheòn Omnissiàh, eleviamo Arcadia Llion al rango di pari dell'Imperivm del Genere Umano.


Le concediamo, invocando i diritti a noi ascritti dal Tractatìs ac Olympvs Mons, il laboriosamente pregevole Mondo-Bastione di Valencìa-Selenasta, questo rostro di armature-camminatrici già valorose veterane dell'Infame Ribellione e la titolatura, che si trasmetterà d'eone in eone, di Lady Arcadia Llion-Di-Selenas, prima della sua dinastia.


Siglando tale Legis Actio in scripta donativa-reckoghnitiva formvlàs l'affianchiamo dallo statvs di Armiger-Bellvmglaive presso di noi Taranis e, vicino al cuore-reactor e su questa marziana pietra lavica resto della perduta Magma Polìs di lady Koriel Zeth, la riteniamo fidata vassalla in potere di siglare proprie obbligazioni e stipulare vassallaggio con terzi, signora di casa in unione d'alleanza e rinnovati voti e Primo Ascendente della sua Nobile Casata.


Ogni gloria sia resa alla scintilla che innesca il Rites Avviastart!Ogni gloria sia resa all'Omnissiàh venuto dalla Terra, Uno e Trino! 

Ogni gloria sia resa alla Verità Imperiale! 

Sia questa, ora e sempre, voce e scudo scintillante contro le bieche menzogne dei traitores maximvs votatisi al Perfido Caduto e così sia per la neonata casata di Llion-di-Selenas."

-Trascritto Alto Gotico estratto dall'Atto di Proclamante Riconoscimento della Casata dei Llion-Selenas, scritto dal lord Optimate-Primarys Zar Quesitor della nobile casata dei Taranis di Marte, in presenza di tre tecno-preti testimoni, in data giorno ottavo del mese degli Iunii, M30.Y236

Tale documento è gelosamente custodito dalla nobile casata dei Llion-Selenas come la più preziosa possessione di tutto il loro patrimonio. 

Riposa in una void-teca nel Hymnòr Glorian Vault.


Imperivm del Genere Umano

Segmentvm Solar, Braccio di Orione

Sector Sol

Svb-Sector Ursa Major Constellatio Astralevm

In transito nell'Empyreo Warp, vicini al Sistema Stellare di Valencìana Selennera

Gallivantìs Galleona-Class Navis-Nobilite HIMMTHO-BANNoLS "In Hoc Bellvm-Servigio et In Hoc Officio, Aeterna Gloriam".

Giorno Ventiquattresimo del Mese di Jennarivm 


Scadeva, frantumandosi in un processo che non aveva fondamentali differenze dall'afflizione dell'effctvm-spallingh per i mezzi corazzati.
Che l'osseo-muscolare vessillo umano non fosse esso stesso una macchina non era soltanto una bestemmia all'Omnissiàh, ma una falsità indecente con la quale già anni addietro aveva stabilito che non avrebbe avuto nulla a che spartire.

Il suo corpo era un tempio. Un fine veicolo, certo migliorabile attraverso sagge applicazioni, ma comunque questo, bio-harthwares per il cerebrvm-cogitator che gli pulsava dentro la scatola cranica.
Che cosa c'era di più grande e nobile del cervello umano?
Un svirgolo metallico precedette il comune, classico tonfo del boccaporto d'ingresso che, liberato dai suoi blocchi, veniva sospinto in avanti. Il portone metallico stridette, aprendosi ad un corridoio di sicurezza che fronteggiava un secondo boccaporto.
La ridondanza era una qualità, quando si veniva alla sicurezza.

Assieme allo scalpiccio, confuso nel suo far succedere un passo subito di seguito all'altro, Iolao notò che c'erano due ticchettii più sereni.
Ambo erano andature femminili, familiari. Una era accompagnata da un tintinnio ondulante, l'ondeggiare di numerosi gioielli e pendenti. Sapeva perfettamente a chi associarlo.
L'altra, invece, era condotta con un signorile equilibrio.
Contento della precisione trovata nel supporto per il suo moschetto transuranico, Iolao si caricò in spalla la staffa anti-rinculo. Rivolse i suoi passi al Saghittareon ab Tiratores, dove il buon C'vetanich lo aspettava a braccia conserte.
«Avete scelto, m'lord?»
«Sì. La numero tre. Mi sembra adatta.»
Il maestro d'armi si tolse la pipa dalla bocca, poi annuì brevemente. Indietreggiò per cedergli il primo stallo del Saghittareon, appoggiandosi con il capo alla colonna votiva di destra, pochi centimetri sotto alla lucerna tagliata a disco. Soffiò via un anello di fumo. «La quarta attutisce meglio in rinculo.»
Immerso nei colori degli affreschi, il Saghittareon accoglieva le anime di bordo unite dalla speciale passione per gli strumenti con cui l'Omnissiàh affermava le sue capacità di distruttore del creato, d'entità sterminatrice. Al momento ospitava soltanto lui ed il suo maestro, fatta eccezione per i servitores di bordo e le due donne appena entrate.

Un luogo tanto vasto, così deserto! Alle volte quell'insensatezza lo pungolava allo stomaco, facendogli sentire la mancanza di qualcosa, l'incompleto scopo del luogo. Allo stesso modo, purtroppo, praticare nelle ore di punta voleva dire togliere il turno a qualcuno dei suoi sottoposti; pur potendolo fare, gli risultava una noia scansabile, della quale finiva per risentirsi.
Certo, sì: era il loro signore e superiore, il loro Scion Princep-Lord, ma ciò non voleva per forza dire che far pesare il suo legittimo potere fosse sempre giusto.
I campi di battaglia di mezzo Imperivm erano disseminati delle carcasse dei Knight che non avevano considerato a sufficienza la cura dei loro servitori e l'importanza che il popolino, amico od avverso in ostilità bellica, poteva avere.

Lord Iolao diresse i suoi passi ad una pedana in tinta d'acciaio, più scura del motivo quadrato bianco e rosso che animava il pavimento. Schiacciò uno dei glifi alpha-numerici centrati sullo scacco e, sempre con la staffa appoggiata sulla spalla, si ritrasse per fare posto all'altarino in emersione.
«Più esercizio per le spalle, no?»
«Vi sento carico di energie, m'lord.»
Sospinto dall'azione di pistoni e braccia meccaniche, l'altare emerse dal sottofondo del pavimento. Scatti magnetici, in principio uno soltanto, poi succeduto da alti tre in rapida successione, annunciarono il saldarsi dei gradini del suo basamento. «Sono contento d'essere tornato a casa.»
«È stata un'avventura interessante», ne convenne C'vetanich soffiando lontano da sé un altro anello di fumo grigio-azzurrino. «Materiale per una saga intera, m'lord, se soltanto potessimo parlarne.»
«Ah, mio buon vecchio botìa...»
«Non occorre che ripetiate il fatto che non è possibile. Ne sono al corrente. Ponderavo soltanto su che spreco sia.»
«Meglio uno spreco che disturbare gli inchiostri scuri dell'Ordo Xenos.»
«Su questa verità non cade una sola goccia di pioggia.»
Iolao addossò la staffa alla colonna dorsale dell'altare, quindi appoggiò una mano sul monitor centrale, incastonato nella fronte del cranio umano, pulito fino all'osso e poi immerso in una vasca d'opaco cristallo liquido, adibito dai tecno-preti a modem-controller del Naos Armamentarivm.
In vita era stato un vigliacco, un nessuno che s'era macchiato di codardia fuggendo dal fronte di Stiringia Meerrodinia del Tempestvs.

Siccome quello sciocco spogliato del nome non aveva servito con il dovuto spirito martire sulla linea del fuoco contro gli abomini di Phyrexia e si era fatto prendere vivo dai commissari, era giusto che servisse fino alla completa usura nelle retrovie che aveva cercato tanto disperatamente.
Scontava la sua pena in quella maniera, svuotato d'ogni essenza umana e trasformato in un cogitator limitato a poche operazioni. Non solo era morto nella vergogna, ma l'onta dell'inutilità molesta lo seguiva nella sua servitù incatenata alla nave.
Lo schermo lesse la sua mano e si sbloccò dopo una linea d'attesa, offrendo dal tronco dell'altarino una cornice retta da braccia bioniche tutte nere, piacevolmente silenziose, che slittò davanti al cranio e si retro-illuminò un momento dopo, offrendogli una duplice tastiera.
«Posso chiedervi circa la Crociata, lord Iolao?»
«Intendi chiedermi se voglio unirmi o meno?» Onestamente aveva atteso quella domanda, chiedendosi quando sarebbe giunta. Non lo insultava che glielo chiedesse, ma lo disturbava il fatto che ci avesse messo così tanto tempo!
Non è da lui.
Lo spathiano gli rispose con un cenno del capo. Sopra alla sua testa, il fumo della pipa saliva in una serpentina sottile, prossima ad essere evanescente. Scompariva quando, salita troppo, finiva nel raggio luminoso proiettata dalla lucerna circolare.
Forgiata in tinta nera ed acciaio inossidabile, la centrale Aquila Imperiale Bicefala pulsava contro il pavimento ogni volta che lo halos in cui giaceva internata palpitava un gettito di luce vermiglia. «Davvero ritieni di doverlo chiedere?»
«Non penserei male di voi se il vostro volere fosse quello di assumer il trono porfido e succedere in carica all'onorabile lady-matrix.»
«No, ma lo farebbero i miei antenati, botìa!» Vide C'vetanich rispondere a quelle parole con un ghigno divertito, la pipa stretta tra i denti. Ne aveva tre artificialmente rinnovati ed un quarto che, invece, era stato rifatto in purissimo platino; qualora avesse scelto d'affrancarsi dalla Casa di Llion-Selenas, quello sarebbe stato il suo dono di congedo. Un tesoretto capace di portarlo ovunque volesse, anche di ritorno su Spathian, con una rendita dignitosa fino alla fine dei suoi giorni.

Gli occhi del cranio avvamparono di luce, proiettando uno schermo olo-lithografico. Un secondo d'attesa precedette il rovesciarsi con ordine di venti righe di testo, chiuse da caporali alti in guisa d'Imperiali Aquile Bicefale. I punti di chiusura pulsavano con metodica lentezza.
Iolao appose l'indice sul quinto rigo a partire dal basso, confermando la scelta. Una videata-ikonea baluginò subito, ponendosi in sovrimpressione sullo schermo con le selezioni.
Al di là degli stalli del Saghittareon, in mezzo alla corsa di due tragitti di tiro che finivano in ampie barricate di ferrvm-roccia e concretaì-tarmacasphalta, cominciò un meccanico inno di vibrazioni. Quattro mattonelle non lontane da dove si trovava si ritrassero, rivelando una nicchia rettangolare presto colmata dall'insorgere d'una pedana pari in misure, issante al centro un binario morto.
Ancora dedito alla sua pipa, il consumato maestro d'armi allungò una mano ad una leva bianca, issata in un sostegno rosso. La calvizie avanzava spietata sul suo capo, che la chirurgia ricostruttiva aveva ringiovanito d'una trentina d'anni, mondando rughe premature, una barba tendente all'essere insipida ed una fronte piccola e bassa.
Gli erano rimaste le cicatrici, valorizzate dalla sfumatura bronzea che la sua pelle in origine pallida aveva assunto dai binari astri gialli di Valencìana-Selennar.

Fortunatamente non aveva alcuna intenzione di chiedere la chiusura del suo rapporto di contrattuale vassallaggio, che anzi gli aveva rivelato di volere rinnovare. Lo guardò spingere in basso la leva e poi, sempre tranquillo, sospirare via un preciso anello di fumo.

Iolao sapeva quanto al vecchio botìa piacesse la vita che poteva permettersi con il suo obolo di servigio, nonché il rispetto con cui era trattato in virtù degli stemmi che portava cuciti sulla sua uniforme.

La passione per il fumo e la pipa di qualità era qualcosa che lui aveva maturato allorché era entrato al servizio della lady-matrix, qualche anno prima di venire assegnato a lui. Da capitano, stando a ciò che gli avevano detto alcuni dei suoi conoscenti trasportati con lui al servizio della Casata, aveva potuto permettersi soltanto delle popolane sigarette Lvcky Russ.
Bassezze povere, da fantaccini dell'Astra Militarvm di una nazione con poco riguardo per le proprie schiere di Sacrificabili.
«Quindi ci uniremo a questa grande mobilitazione», commentò l'ex-milites astra, come a recitare quel dato di fatto che poi, pensandoci bene, era la sua decisione.

Notò l'accenno d'un sorriso sulle sue labbra. Era contagioso. Vedendolo sfiorare pensoso la fondina della sua las-pistola di manifattura tallarniana, un premio di merito che s'era guadagnato, Iolao sorrise a propria volta.

«Non posso assolutamente dire che l'idea mi dispiaccia», disse il maestro riavendosi dalle sue riflessioni. «Ci sarà sicuramente gloria a sufficienza per sanare la vostra sete... e un po' di moto mi farà solo che bene. Non vorrei avere perso la voglia di combattere!»
«Mi preoccuperei per la tua salute mentale se così fosse, vecchio.» Durante il viaggio di ritorno dalla Frangia Orientale al Segmentvm Solar, le voci circa il Lord Solar erano andate dapprima apparendo e poi, man mano, crescendo. Fatti veri e stramberie abbondavano sul suo conto. Era un sovrano di Grande Casata, l'Over-Lord Fabritiòs Von Gianellen dell'Over-Archia di Armageddon.
Secondo la nobilissima proprietaria di una domvs imeneriana di Konor Astral-Systemia Capitalìs, pareva essere stato elevato al titolo di Lord Solar da un concillivm di suoi pari nell'Aula di Joramund.

Soltanto in seguito era stato confermato e dichiarato davvero tale dal Senatorvm Imperialìs. In sé, quella era una stranezza che valeva almeno un pensiero.

Ancora più curioso era il fatto che da una simile origine fosse assurto al titolo di Lord Solar pieno, Indomitvs. Virtualmente era il Lord-Dictator Militante di tutto l'Imperivm, inferiore in potere solo al Senatorvm.
«Non è forse detto che i codardi muoiono nella vergogna?», chiese al maestro d'armi, sperando in un sorriso contento come quello che aveva avuto pochi attimi prima.
In Talasa Secvndìs qualcuno aveva detto, riportando l'informazione come gli era stata data da un tale suo amico, che il Lord Solar brandiva una benedetta spada fiammeggiante e comandava una vastissima armata di eroi Astartes vendicatori, giunti a lui dall'Empyreo Oltre-Tomba per giurargli fedeltà.
Che sciocchezze! Un esercito di eroi risorti dal regno dei morti! Astartes, peraltro! E poi una spada infuocata...ma quella, volendo, poteva esserci. Altri Von Gianellen avevano brandito armi simili nei millenni passati.
Forse si trattava d'una qualche arma potenziata, della quale erano molto gelosi.
C'vetanich lo indicò con la pipa facendosi severo in volto: «Qualcuno potrebbe dirvi che è facile essere coraggiosi dentro un'armatura mobile con più potenza di fuoco di tutta la compagnia che comandavo ai miei tempi.»

Iolao alzò gli occhi al soffitto. Di nuovo quell'insinuazione? «A quel tale andrebbe fatto notare che sebbene quel che dice è vero, mi rende al tempo stesso il bersaglio più semplice per tante altre armi.»
«Questi commenti», si strinse nelle spalle mentre scandiva i caratteri che gli interessavano sullo scriptorivm fisico, «sono soliti svanire quando gli stessi che li fanno si trovano protetti dalla mia stazza e dai miei scudi, liberi di rivolgere le loro armi al nemico che si scopre per bombardare quell'armatura mobile con più potenza di fuoco di tutta la loro compagnia.»
«Qualcuno ha studiato le mie lezioni, qui.»
«Pensavi d'istruire uno stupido, vecchio?»
«Eh, forse all'inizio...»
Fu il suo turno di ridacchiare. «Questo posso accettarlo...»
Il secondo boccaporto tuonò in avanti e Iolao lo vide rivolgersi a chi era appena entrato nell'aula.
«Lady Aisha, dama sanctara-sanguinia...», le salutò entrambe con un veloce cenno del capo. «Dite: siete venute ad osservare il lord-princep che fa pratica o volete unirvi?»
«Io inganno il tempo in attesa dell'attracco», canterellò la sanctara-sanguinia, gaia nella sua voce sintetica che suonava come l'unione tra quella di una donna e quella di una bambina. Aveva speciali corde vocali sintetiche che le permettevano quel tono. «La lady Aisha, invece, richiede colloquio con il nostro signore. Riguarda i sunti delle trasmissioni astropatiche delle ultime otto giornate, computo standard.»

«Non date mai una gioia a questo veterano», borbottò C'vetanich prendendo una boccata di fumo dalla sua pipa. La degustò lentamente, gli occhi chiusi e le braccia spinte contro la giacca della sua uniforme bianca, amaranto e rossa a doppiopetto.
L'inno delle vibrazioni terminò all'apparire, da un cancello automatico ad arco acuto, d'un circolare Naos Armamentarivm.

Scorrendo sulle rotaie che dividevano i tragitti di tiro dei primi due stalli, l'armeria templare scorse fino al binario morto, contro il quale sussultò.

Una corte d'angeli incappucciati, alti quanto la sanctara e stolidi nell'impugnare grandi spade a due mani infisse nel basamento di marmo bianco, costeggiava a gruppi di tre le otto colonne del Naos. Sotto i cappucci, aggravati da dodici pendenti cadenti sul petto, brillavano a ritmo lento quattro occhi sintetici, arancioni e bluastri.
Erano servitores-protectorii, pronti ad attivarsi ad un suo comando e codificati per obbedirgli senza provare la benché minima esitazione. Nascoste nelle braccia avevano las-carabine binate, pronte a scoccare bolt-dardi letali. Celavano in bocca, dietro labbra androgine, una mitragliatrice ad aghi auto-propulsi e carica a frammentazione.
Le loro ali, raccolte contro la schiena, nascondevano granate nel piumaggio bianco. Ad animarli, dando loro la scintilla del pensiero, erano i cervelli di tanti indefessi, coraggiosi, onorati armigeri che avevano servito lealmente la sua Casa. Si erano vinti, con il loro onesto sacrificio sui campi di battaglia calcati dai Llions-Selenas, un dorato aldilà fatto di palatina custodia, di guardia serena e sempiterna veglia.
Non v'era onore più grande. Un giorno, Iolao lo sapeva, anche il buon vecchio botìa sarebbe divenuto uno della loro schiera.

Per lui, però, un vessillo ancorato sarebbe stato troppo umile. Il suo tumulo guerriero post-mortem sarebbe stato capace di muoversi e combattere ancora ed ancora. Il paradiso di un guerriero, degno delle historìe sul Valyrian che cantavano gli xioniani.
O era Valayr?
Lo vide lasciare lo stallo e camminare incontro al Naos-Armamentarivm, per anticiparlo ed aprirlo. «Non dispiacertene troppo, botià!», gli diede una pacca sulla spalla, strappandogli un sorrisetto di circostanza e, probabilmente, di fastidio per l'averlo superato. «Nessuno mette in dubbio i tuoi talenti.»
«Questo me lo auguro», commentò subito, togliendosi poi la pipa di bocca. «Sarebbe una grave offesa se fosse altrimenti! Per un uomo della mia levatura e del mio statvs...»
Ambo le doveva alla munifica generosità della lady-matrix, un fatto che C'vetanich non dimenticava mai né minimizzava.

Lei l'aveva assunto dopo la fallita offensiva aeldarica di Pardaminia, offrendogli un contratto dorato.

Di quella guerra lo spathiano parlava con entusiasmo, citandola come l'evento che aveva cambiato in meglio la sua vita: da basso, medio popolano capitano con esperienza dell'Astra Militarvm della Tetrarchia di Spathian era diventato un dovizioso gentiluomo, nobilitato agli occhi di tutti ed in statvs dal potere vestire i colori di Llion-Selenas come domvs-cliente.

Dalla guerra in Pardaminia aveva guadagnato una vita nuova, vinta sulle fragili ossa dei vili orecchie-a-punte, nonché la vermiglia gemma che sempre fieramente esponeva intessuta nella sua sciarpa-cintura da devoto di Santa Oliwa.
Gli voleva bene e lo considerava come un padre fac-simile. Era stato lui ad insegnargli tutto ciò che sapeva circa le armi dell'Imperivm ed il loro utilizzo, spiegandogli ora con tatto ed ora con necessaria brutalità tutti i quindicimila modi in cui si poteva scannare una persona.
«Potrebbe ancora esserci tempo per una lezione», dichiarò la lady Aisha della nave, facendogli sentire sulle spalle i suoi occhi. «Tuttavia, i sunti richiedono l'attenzione del lord.»
Scalando i gradini che portavano all'uscio del Naos-Armamentarivm, sotto la vigile guardia dei servitores-protectorii, Iolao si volse a guardarla. «Tre tiri con il moschetto transuranico», stabilì con un cenno della mano, fronteggiando quel suo volto sempre velato da un trasparente paludamento argenteo, decorato dai curiosi, stupendi caratteri curvi degli hussy'qei. «Poi li vedrò.»

«Potrebbero essere urgenti», considerò la dama sanctara-sanguinia. Lei camminava con le mani congiunte in grembo, strette sull'asta che simboleggiava il suo officio lì sulla Gloriam, e le piccole, bio-artificiali ali piumate conserte dietro la schiena, torreggiando per oltre un metro e mezzo sulle figure già alte di C'vetanich e della lady Aisha, che invece trottava nella sua ombra.
E pensare che una volta era una bambina di strada...
Sul capo portava uno dei suoi consueti veli bianchi, aperto sul volto e cadente sulle spalle in rivoli filigranati; l'ornava un diadema dorato l'ornava, offrendo un'icona del Princeps-Primarca Sanguinius che da solo, durante la Battaglia della Sacra Terra al termine dell'Eresia di Horus, difendeva il Cancello dell'Eternità.
I suoi occhi artificiali, elaborati per essere equivalenti in dimensioni a quelli d'una persona normale tenendo in considerazione il fisico accresciuto della sanctara, erano singolari finestre dorate, incise con finissimi arabeschi retro-illuminati.

«Sono comunicazioni che riguardano l'inquisitore?», chiese.

Sbloccato l'uscio, si vide accolto da un servitore lobotomizzato con quattro braccia bioniche. Già istruito su cosa doveva porgergli, il custode del Naos allungò le mani ad una delle rastrelliere, liberando dai ganci un moschetto transuranico bianco.

Lo arabescavano, in tinta rossa, le scene dei trionfi che i Llion-Selenas avevano raccolto al fianco dei Signori della Casa di Taranis durante la Grande Crociata.

«No, quelle le ho già filtrate. Non ci riguardano e il nostro servigio presso lord Horatio è giunto al termine» disse l'Aisha, precisa eppur non monotona. «Solo mi sorge un quesito. Misrèh C'vetanich, non è corretto dirlo "archibugio" transuranico?»

«Domanda intelligente», fu la risposta del vecchio botìa. «Ci sono sottili, ma palpabili differenze tra le due armi. L'archibugio transuranico è uno strumento a singolo colpo, da ricaricare ogni volta. Il moschetto transuranico, estratto dagli Archaives di Orionis Secvndìs, usa una catena di caricamento.»

«Quindi sono armi diverse.»

«Le distanze sono minime», continuò lui, sbuffando poi un singolo anello di fumo. «Puoi trasformare un archibugio in un moschetto e viceversa se sai innestare i dovuti pezzi. Una Collegìa Theologika del Cvltvs Mechanicvm sta discutendo se le due armi valgano le differenti nomee. Hanno cominciato duecento-e-cinquantacinque anni fa. Secondo le previsioni del Chamerlan-Lord Sinòd, ci verrà concesso il loro responso entro altri cento-ed-ottantotto anni. Se siamo fortunati, sapremo.»

«Allora possiamo stare tranquilli!» esclamò Iolao scendendo i gradini, appesantito dal moschetto transuranico e da una bandoliera di munizioni. Tre tiri? Avrebbe dovuto dirle un numero più alto, per l'Omnissiàh di Terra e Marte.

«Le possibilità di conoscere la risposta di quella Collegia in tempo perché ci si ricordi la domanda dell'Aisha sono pari a quelle che l'Imperatore-Dio Macchina, sempre Egli sia lodato, rompa il Suo silenzio e parli all'Umanità.»

Balzò giù dall'ultimo gradino e l'uscio si sigillò alle sue spalle. «Ergo, sono praticamente inesistenti.»
«Non avrei saputo fare di meglio», brontolò C'vetanich offrendosi di portare per lui il lungo, prezioso moschetto transuranico. Declinò la sua offerta con un cenno della mano, comandando però che lo seguisse allo stallo di tiro.
«In verità sono possibilità più che concrete», affermò la sanctara-sanguinia con triviale giovialità. «Non praticamente inesistenti.»
«Sì, se ti fidi dei predicatori di strada...»
«Oh, no! Mi riferisco al recente computo. Al presente.»
Alle volte era sciocca. Non c'era nulla di cui preoccuparsi. «Il presente, dolce spiritvs-navis, non è l'Era dell'Apostasìa. Siamo lontani dal trentaquattresimo millennio.»

«Giusto un po'...», aggiunse il buon vecchio botìa. «Ottomila anni! Secolo più, secolo meno.»

«Ma l'Imperatore-Dio ha parlato», insistette la sanctara avvicinandosi. «La nuova è rimbalzata su ogni Coro Astropatico del Segmentvm Solar ed oltre.»
Iolao rise, cercando quelle parole che gli erano svanite dalla gola. «Stai prendendoti gioco di noi, sì? Hai sviluppato questa capacità d'accordo con i tecno-preti di bordo, presumo.»
«L'ha comunicato il Coro Astropatico dello Hegemòn-Minarat della Sacra Terra», canterellò la spiritvs-navis con un innocente sorriso sulle labbra dipinte d'oro. «Il dispaccio porta il sigillo autenticato degli Adeptvs Custodes, firmato dal loro Capitano-Generale e dai Tribuni.»
Sudori freddi gli scorsero tra le dita.
«L'Imperatore-Dio ha invocato la presenza del Lord Solar Fabritiòs Von Gianellen, tramite i Suoi Custodes. A costui il Padre Maestro dell'Umanità ha parlato, in colloquio privato, per oltre ventiquattro ore. Quindi le probabilità di vedere risolto l'enigma del moschetto o dell'archibugio sono, in verità, alte!»
Il tonfo del moschetto o dell'archibugio, non importava quale fosse dei due, gli rimbombò distante nelle orecchie.
Cosa?



https://youtu.be/JopFcOUbgtg

We are doom! We are faith!

We march for the human race!


For he is The Master of Mankind,

He is wisdom! 

He is light!  

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