Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (9/17)



Lord Spiridòn li guidò alla piazza. Sopra all'incrocio dei fulmini ruggiva silenziosa una cupola affrescata con la struttura di un atomo. Il perimetro, se misurato in larghezza da un bordo all'altro, doveva superare il chilometro e mezzo.
Era una sommità distante, irraggiungibile dal basso. Da fuori, tuttavia, non ne aveva intravisto né il profilo né le figure scolpite che Shiur presumeva la decorassero all'esterno puntellando dove gli spicchi del circolo si dividevano, congiungevano e confondevano.
Era più bassa del frontone d'ingresso.
Alla stregua di quel prezioso tesoro che era, l'atomo era offerto ad un coro di tecno-preti dalle mani del Dio-Macchina. I riceventi erano piccoli, aggrappati l'uno all'altro. Uomini impauriti, il pensiero le sovvenne facendole sbattere gli occhi, sconvolti dalle potenzialità inespresse di quel dono. V'intravedevano già le innumerevoli glorie della svb-chiesa dell'atomo?
Al lord yadernoi Cherno-Magos potrebbe piacere una picto-graphia... è permesso scattarne, qui? Il timore di rovesciare una brutta figura sulla sua Io Originaria la bloccò dal prendere dal suo zaino la macchina picto-capturatrix. L'onta sarebbe caduta sull'Arch-Magvs e lei aveva detto che erano arrivati lì non perché in pellegrinaggio visivo o impegnati a fare una gita turistica, ma perché dopo le pinze dovevano recuperare il martello che le occorreva per quella promessa da forgiare.
Inghiottito un grumo di delusione, Shiur non prese la macchina. Stringendo mesta le bretelle tenne gli occhi sull'enorme affresco. Avrebbe memorizzato quanti più dettagli poteva e li avrebbe combinati alle Data-Stringhe mnemoniche dell'Arch-Magvs per trarne un ricordo visivamente perfetto.

A quel punto, magari durante il volo verso Mercurio, l'avrebbe ritratto su di un papiro da disegno.

Il risultato non sarebbe stato lo stesso di una picto-graphia vera e proprio, quello era vero, ma era convinta che il lord yadernoi avrebbe ugualmente apprezzato il regalo!

I tanti, Magni Catechismi Applicanti l'Energia Nucleare erano i vari Cori della sua Techno-Diocesi Docttrino-Specialistica: un lavoro come quello, costruito proprio sulla nascita della sua specializzazione come tecno-prete, logicamente non poteva non incontrare i suoi gusti.

O almeno lo spero...
L'Entità di cui l'Omnissiah era l'Avatar, il Dio-Macchina così titanico e superiore, emergeva tonante da una muraglia di nembi infuocati. Egli rivolgeva il Suo sguardo ai timorati fedeli che, da basso, apparivano come inoffensivi moscerini. Il ponte ad archi su cui si trovavano appariva piccolo. 

Al confronto con la divinità svaniva, scivolando sullo sfondo alla stessa stregua di quei grumi d'astri tenuemente luminosi che puntellavano il cielo sopra al capo del Divino Signore della Conoscenza.

Quelle stelle, pensò Shiur contandole con l'indice, non sono arrangiate nelle costellazioni che si possono vedere da Sol. L'affresco usava un mondo diverso come sua base. Quale poteva essere, però? L'Imperivm aveva un'infinità di mondi!
«Lo dipinse il Corvatz» affermò il Magos Machinomante rompendo il silenzio.

«Questo lo rende inestimabile.»

«In verità sì, lord Basilikon.»

Il Tech-Astarte dei Martelli del Fato alzò la testa all'affresco. «Un Corvatz originale è una gemma rara. Il palazzo della Bhulè in Trikelia ha un simile possedimento.»
«E posso inquisire il soggetto?», domandò lord Spiridòn. «Per mera curiosità personale.»
Adesso risponderà sì, Shiur guardò di sottecchi l'astartes. E poi giocherà con lui come ha fatto con me, aspettando che gli chieda qual è il soggetto.
«Certo. Raffigura l'incontro tra Ferrus Manus e il Principe di Trikelia dell'epoca.»

Ma...
«Presumo si tratti di un quadro.»
«Presumete bene. Misura quaranta metri di lunghezza per ventitré di altezza.» Non gli aveva fatto lo stesso trucco, era ingiusto! «Si dice che lo dipinse a memoria, senza aiutarsi con psi-pitture o picto-graphie. Al di là della mano dell'autore, ciò che lo rende prezioso è proprio la misura del suo realismo. Soltanto avvicinandosi si perde la sensazione che quel quadro contenga una picto-graphia ingigantita.»
«Fu l'Omnissiah a dire che il Corvatz era la più grande mano artistica del tempo», borbottò lord Rex nascondendo le mani nelle maniche della veste rossa. «Un complimento che Egli non ha dato a vuoto, questo potrebbe essere poco, ma è sicuro.»
«Non sapevo ne possedeste uno anche voi.»

«Era coperto da un tetto di equazioni», rivolto al tetto della cupola lord Spiridòn disegnò un'arcata con l'indice della sinistra, «Un soffitto secondario nascondeva l'affresco. Dubito che ce ne saremmo mai accorti se un impatto di granata, durante il Simulacro, non avesse screpolato la precedente copertura. Alcuni adeptvs-restauratores dissero d'avere intravisto qualcosa e, con le autorizzazioni del caso, portarono alla luce quel che vedete.»
Era ancora infastidita dal fatto che lord Phorianus non avesse ripetuto il suo gioco con lord Spiridòn quando intervenne nella conversazione, passando oltre l'Arch-Magvs: «Però non ha dipinto la volta stellata di Sol. L'abbiamo vista prima e questa è diversa.»

«Hai occhio per il dettaglio, svb-adepta. Complimenti a te. Ciò detto...» Il Machinomante tornò a stringere l'asta con ambo le mani. «Non pensare d'essere la prima a notarlo. Altri hanno studiato quell'affresco e non abbiamo riscontri esatti in merito alla posizione celeste che ha raffigurato il Corvatz. Certune di quelle stelle rimandano al Sector Calixis mentre altre citano le chartas astralìs che gli antichi navigatori elysiani trassero di Aurelia, Arcadia e Cartàs.»
Non aveva alcun senso. «Calixis non si trova attorno all'Ocularìs Terribilis, m'lord?»
«Uno Positivo. È più vicina al Sector Gothico, il Qatar di Xion e il Sector Scarus di quanto lo sua ad Aurelia, con la quale nemmeno confina.»
«Ma questo...» Shiur s'inalberò con gli occhi puntati alla volta celeste dell'affresco. «Questo non ha alcun senso!»
«E ciò t'insegna una cosa importante», s'inserì la sua Io Originaria. «L'arte può farne a meno del senso. Se lo decide, l'artista può costruire qualcosa che non ne ha nemmeno una stilla. Noi, invece, ne abbiamo. Proprio come abbiamo fretta.»
«Avete ragione, lady Arch-Magvs», lord Spiridòn le rivolse un cenno d'umiltà con il capo. «Non avremmo dovuto attardarci qui. Sarà il caso di riprendere il nostro cammino.»
«Già.»

Distaccandosi dal gruppo, lesto a ripartire dopo l'appunto della kyra-patrona, Shiur rimirò un'ultima volta l'affresco alto e sovrastante nel cielo: le fiamme si trasformavano, scurendosi e saldandosi sopra ad un corpo titanico e tutto di metallo, nei lembi delle vesti con cui era addobbato il Dio-Macchina.
L'atomo che offriva ai tecno-preti fluttuava sopra a dieci sottili, ferrose dita scure e contratte. Brillava flebilmente, adombrato dalla barriera di fuoco, balenando luci danzanti attorno alla corsa fulminea degli elettroni. Dallo halos che portava dietro la schiena sgorgavano dodici estese lame di plasma azzurro ai bordi e d'un purissimo bianco all'interno.
L'appena percettibile linea dell'orizzonte lo fendeva al centro tagliando ipoteticamente in due sia il nucleo che il perimetro disegnato dal moto degli elettroni e dei protoni. Non era un'esperta d'arte, ma una linea così bassa le sembrava strana.
Avendo una figura titanica a dominare il quadro, dopotutto, sarebbe stato più semplice porta all'altezza delle spalle o, se per forza si doveva stare sotto al loro profilo, a quella del petto.
Shiur chiuse in una morsa il suo rosario da gamba. Sotto le dita sentì il monile con lo strano simbolo e fu tentata dal guardarlo. Espirò e si mise in marcia per raggiungere lord Spiridòn e tornare in fila. La più alta di quelle lame di plasma, dritta come una daga, saliva fino al cielo stellato.

Quasi andava a toccare un pugno d'otto stelle arrangiate come un laccio spezzato. Sette brillavano colori rossi, bluastri e bianchi. L'ottava stella, la più orientale, era invece grigia e fredda, distante dalle altre, appartata nella sua differenza.

Le venne in mente il gesto che lord Spiridòn aveva fatto pochi secondi prima, l'arco che aveva disegnato con l'indice, senza capire il nesso tra quelle due ben differenti cose.
Come ha detto l'Arch-Magvs, gli artisti possono fare cose senza senso...

Un potente cuore di fiamma pulsava all'interno della Basilikae, al di là dei grandi portoni ad arcate larghe. Era ancora lontana, ma riusciva a vederla al termine della galleria di passaggio. Oltre il collo di fine, subito al di là di una piazza semi-circolare, l'edificio svettava gigantesco.
Le pesava sulle spalle assieme a tutto quel calore, ai suoi urti bollenti. Erano grandi ondate di caldo che spazzavano le gradinate d'accesso, percorrendole con un vento luminoso e con la frequenza d'un coro di tamburi.
Un tonfo sordo accompagnava sempre l'arrivo della raffica. Era un soffione? Che si trattasse d'uno stantuffo industriale?
Shiur si terse la fronte. Quei dubbi svanirono proprio com'erano apparsi. Si accorse di quanto stava sudando e si terse la fronte con la manica. Durante l'ultimo quarto di chilometro di cammino la temperatura era aumentata notevolmente, subentrando in maniera progressiva all'elettricità propagata da quegli otto grandi pilastri della piazza, da tanto alle sue spalle.
Sono finita in un forno?
Le maniche della sua tunica si erano incollate alle braccia. Tanto le bretelle del suo zaino quanto le spalline del chestvm reggipetto premevano sulla pelle. Le prime facevano aderire fastidiosamente il tessuto della tunica alle spalle. Anche le calze erano diventate scomode, pastose sotto le dita dei piedi.
Nessuno dei suoi accompagnatori sembrava soffrire quella calura. Lord Spiridòn marciava impetuoso, l'Io Originaria l'Arch-Magvs subito dietro di lei. Seguivano lord Phorianus, per il quale caldo o freddo probabilmente non volevano dire niente, lord Rex e poi c'era lei.
Affrontavano la calca con disinvoltura, avanzando sicuri ed imperturbabili. Il caldo, tutta quell'aria bollente che
giungeva con palpiti afosi facendola trottare all'ultimo posto della colonna, era per loro un qualcosa d'irrilevante, d'infimo.
Li invidiava. Ogni tanto lord Rex le scoccava un cenno, magari per assicurarsi che fosse ancora al passo, ma lui non mostrava alcun segno di fastidio, proprio come gli altri. L'armatura e gli innesti, ponderò la svb-adepta ingelosendosi, lo mantenevano fresco.
Shiur si tolse lo zaino dalle spalle e lo girò per mettere mano alle tasche posteriori. Aprì le cerniere intermedie e fu accolta dall'odore della plastica. Cercò a tentoni la bottiglia d'acqua minerale sottratta alla dispensa del rovererian. Non era lì? Forse l'aveva riposta nella tasca grande...
A tentoni tra due pacchetti di nutrienti ed una picto-capturatrix quadrata, la svb-adepta toccò una piccola superficie liscia e brillò, contenta d'essersi sbagliata. Eccola, eccola lì! La sua bottiglia della salvezza! Le serviva un po' d'acqua per sopravvivere a quel fuoco industriale e, dopo tutta la scalata verso le porte, sentiva di meritarsela. 

Chissà se c'era una fontana da quelle parti! Dopo averla bevuta le sarebbe piaciuto poterla riempire, ma il luogo non prometteva molto in merito.

Se ce l'hanno scommetto che stilla acqua bollente. Scese con la mano al collo della bottiglia e la estrasse dalla retina interna dello zaino, accigliandosi subito. Delusa, gli occhi fermi su di un'etichetta nera dominata da una coppia di miniate lettere capitali F ed R bianche su sfondo nero, constatò che non era quella la sua bottiglia della salvezza.
Era solo uno di quegli stupidi fvlgor-reintegrator del Senex-Superior Magos Biologos lord Robkaede Aleksisòs Dae Phraem-Qhishaeres. 

L'Arch-Magvs glieli faceva prendere perché, diceva lei, erano ottimi per riprendersi dopo degli sforzi e per fare piacere all'onorabile vecchio tecno-prete, ma la verità era che avevano un sapore a dir poco pessimo.

Con lo zaino tenuto stretto contro il petto, Shiur impugnò la bottiglia del fvlgor-reintegrator e, guardando con livore le glosse esplicative degli ingredienti usati, la scosse per sentire il liquido sbattere contro i bordi. Era una di quelle blu, una Boltvs-Cervlam.
Ho soltanto questa?
«Conosco un capitano degli skitarii che nutre un grande apprezzamento per quell'intruglio», commentò lord Spiridòn. «Se non rammento male, lo consigliò corretto con dello scotch.»
«Non ho scotch con me, m'lord...»
«Una deficienza alla quale dovresti porre rimedio.»
Mi ha detto che devo alcolizzarmi? «Ma... m'lord, è contro uno dei dettami di Aacharia Secvndìs indugiare nell'alcool.»
«Sei su Marte, svb-adepta.»
Che senso aveva quella risposta? «Oh. Capisco, m'lord...»
Il Magos Machinomante rise. Schiocchi binari, quasi abbaiati. Era una risata sprezzante, oppure una di scherno, pilotata per sembrare divertita? «I magos e le magvs che si privano del gusto per avvicinarsi alla macchina non sanno che cosa perdono.»
«Penso di saperlo» obbiettò l'Io Originaria. «Ho delle Data-Stringhe in merito all'alcool e le conseguenze del suo abuso. Posso sacrificare benissimo il mio senso del gusto se mantenerlo è utile solo e solamente a percepire i sapori di liquidi che istupidiscono.»
Lord Spiridòn smise di ridere all'istante. «Non era mia intenzione insidiare la vostra saggezza.»
«Non colgo offesa, state tranquillo. Siete giovane.»
«Indubbiamente» annuì lui. Shiur s'accigliò, punta. Quel rispetto lo voleva anche lei. Ascoltò il Magos Machinomante virare lontano dall'argomento della sua età, come se questo fosse qualcosa di cui si vergognava profondamente.
«... ecco per quale ragione, Arch-Magvs, vorrei lasciare Marte per unirmi alla Crociata.»
«Non vi sentite a vostro agio nel ruolo di messo. Capisco.»
«Temo di fare la ruggine, qui.»
Shiur si tirò in spalla lo zaino. Assecondò i passi del gruppo entrando in una galleria a doppio camminamento, illuminata da un centrale raggio di luminarie bianche e dorate. «Molti Magos già sul campo sarebbero ben lieti di prendere la vostra posizione, mi auguro che ve ne rendiate conto.»
«Ne sono al corrente.»
Se lo sapeva perché desiderava abbandonare quel ruolo? Aveva rispetto e facoltà ben maggiori di un Machinomante aggregato alla Crociata. Marte era suolo sacro! Che cosa si poteva desiderare di più di servire sul Padre-Pianeta?
Lord Rex si assicurò che lei fosse ancora al passo e Shiur gli rispose con un cenno del capo. Non le disse nulla e subito tornò ad osservare lo scorrere della galleria. Grandi affreschi dominavano le pareti, stendendosi dall'inizio sino al termine con un dettagliato spettacolo di sistemi stellari immersi nei moti, nelle orbite e le rivoluzioni dei pianeti e dei soli. «Penso che la mia chiamata, Vostra Eminenza, non si esaurisca nel rendere servigi al Gaustas-Volost Techna-Lord Minor-Fabricator. La mia vocazione è un'altra. I Cantici della Guerra mi chiamano.»
«Ne siete certo?»
Shiur percepì una pulsazione strana nelle parole dell'Arch-Magvs. L'avrebbe tradotta come fastidio, magari una forma d'irritazione, ma non riusciva a convincersi che quelle fossero le definizioni giuste. L'ondata era passata rapida, una fluttuazione tra le stringhe numeriche della Lingva-Technìs. L'aveva sentita sulla sua pelle, anche se soltanto per un momento.
Perché sto pensando ad uno schiocco di dita?
«Uno Positivo.»
Sul soffitto del passaggio a tunnel, saltando al galoppo le posizioni delle luminarie pendenti, erano offerte agli occhi grandi rappresentazioni della Via Lattea osservata da diverse posizioni. Le angolature e il punto di partenza, cambiando, creavano una successione.
La sua kyra-patrona siglò un roco tamburellare di suoni ritmati. Rideva piano. Lord Spiridòn le aveva detto qualcosa di divertente? Intrecciò due delle sue sei mani dietro la schiena, lasciando le altre due sinistre a stringere il Cog Mechanicvm.
Le tornò in mente la pulsazione.
«Stando qui su Marte dovete avere inalato le polveri dell'Aspetto Guerriero di questo nostro glorificato Padre-Pianeta, Magos. Si potrebbe dire che ora voi sentiate il dibattersi... eh, il dibattersi proprio d'uno spirto guerrier ch'entro vi rugge.»
Shiur vide lord Spiridòn alzare il capo, attirato da qualcosa. S'era accorto del sarcasmo della sua kyra-patrona, vero?
«Mi piace quella frase, Vostra Eminenza! È vostra?»
No, decisamente no. Non ci aveva fatto caso.
Shiur schermò i propri occhi dal brillio delle lampade. La mente principale dell'Arch-Magvs era corsa all'archivio mnemonico, scavando tra colonne di Data-Stringhe in cerca di una precisa memoria. Fluttuandovi vicino, forte del suo collegamento mentale alla Io Originaria, da questa inosservata oppure non considerata affatto in quel momento, Shiur riconobbe il ricordo in questione.
Lo conosceva bene, quello! Era del svb-archivio che riguardava i fatti accaduti in New Neo August-Ferrmvgrad, dove erano avvenute molte battaglie sanguinose. La radice d'appartenenza era la stessa della Data-Stringa con la biblioteca e la statua dell'uomo barbuto e pensoso. Come in quel caso, dunque, si trattava d'un pianeta orbitante una qualche stella molto ad est, nella buia Frangia Orientale.

Rispetto alla biblioteca, però, aveva potuto ricercare informazioni in merito a dov'era situato il mondo di New-Neo August-Ferrvmgrad. Sapeva infatti che a grandi linee orbitava una stella bluastra a cento-e-diciannove anni-luce nord nord-est dai bordi del sistema stellare di Gladius.

Erano pochi salti calcolati con un bastimento dignitoso ed un rapido, singolo balzo se si era guidati dal Terzo Occhio di un Navigator.

L'aveva visto, una volta. La curiosità era stata troppa. Una valanga cominciata come un sassolino. Era cresciuta ad ogni respiro. Prima aveva fatto sembrare buona l'idea di esplorare quella memoria e, poi, scavalcato gli argini della prudenza.
Alla fine era stata troppo forte da contenere. Spinta dal desiderio di scoprire di cosa s'era trattato, il ricordo era fisso nella sua mente, aveva acceduto alle Data-Stringhe mnemoniche della sua Io Originaria. Accaldata e china sotto lo zaino, Shiur se ne vergognava intimamente.
Non le era proibito di guardare quei ricordi! Se l'Arch-Magvs le aveva concesso quell'innesto, con le capacità che conseguivano dal suo interfacciarsi con lei, era ovviamente affinché lei lo usasse a suo vantaggio. Perché darglielo, altrimenti?

Certo, era da impiegare con giudizio e responsabilità, ricordando che era tanto un innesto quanto un gradino in alto verso la piena consapevolezza ch'era propria del Dio-Macchina, ma...
Tutti possiamo sbagliare!
Rammentava bene l'ansia che le aveva stretto le vene quando era scesa fino al svb-archivio relativo. Aprirlo le era venuto naturale, una conseguenza della curiosità immancabile alla profondità a cui era giunta. Decine di giorni di registrazioni, unite a migliaia di thera-byctàs d'informazioni, erano state lì a portata di mano, pronte per essere viste, esplorate, comprese e salvate altrove.
Come avrebbe potuto resistere? Le conseguenze l'avevano fatta pentire del suo gesto.

Quello che aveva visto, sentito, guardato come in prima persona... era stato troppo per lei. Aveva rimesso ogni grammo di cibo mangiato, trovandosi l'acidità della bile impastata nella bocca. Ricordava d'essere scappata via dalla chamera-stvdiorvm. Forse l'Io Originaria s'era accorta della sua fuga, forse non ci aveva nemmeno fatto caso.
Durante la visione di quelle memorie, Shiur aveva visto fiumi corpi spezzati stesi esangui, tanto numerosi da coprire strade intere. Milites Astra e civili erano morti in tanto gran numero da venire vomitati fuori da colonne di palazzi distrutti. Rammentava gli arti rotti dagli impatti e dagli urti, sfregiati, spappolati e, poi, mozzati dalle raffiche di schegge...

Le luci cacofoniche l'avevano accecata a più riprese. Gli scoppi assordanti avevano invece fatto a gara per picchiarle dentro i timpani, uniti nell'impresa a brutali rumori di ferro e sconquassi metallici, coesi nell'annegarle il cervello in un mare di schianti terribili eppure inesistenti, frutto solo della traduzione che il suo cervello aveva fatto di forze e dettagli visualizzati attraverso una connessione mentale. Le immagini erano balenate davanti ai suoi occhi per ore intere, rimbalzandole dentro il cranio come palloni tra le pareti d'una palestra.

Quartieri sventrati, lance frantumate, astronavi ed aeronavi in fiamme che precipitavano dalle sommità del cielo. Poi ancora lampi, alcuni più accecanti d'altri, simili a sbarramenti sonori solo tradotti in quantità di fotoni. Bombardamenti, raffiche d'artiglieria e las-fucileria.

Ordini. Ordini e comandi che ancora riusciva a ricordare. Erano sovrimposti a grida ormai sbiadite, spettrali audio-definizioni che una parte del suo cervello aveva cercato d'archiviare.

Per terrorizzarla fin dentro le ossa erano stati sufficienti pochi minuti di quel pandemonio, ma le registrazioni dell'Arch-Magvs duravano settimane intere senza una singola interruzione.
«Sfortunatamente non posso ascrivermene il possesso. L'ho letta da qualche parte, ma la Data-Stringa in merito è molto consunta. Non trovo il riferimento originario. Questo può voler dire che non fosse importante o che io l'abbia colta da un testo che a sua volta la stava citando, forse come estratto, rimandando ad una pubblicazione precedente. Succede quando si è avanti con i secoli.»
La svb-adepta aprì la bocca per dire qualcosa, ma la tentazione di parlare l'abbandonò subito. S'era ritirata dalla mente dell'Io Originaria, impaurita dal rischio di accedere a Data-Stringhe come quella di August-Ferrvmgrad e con il timore d'essere scoperta.
Lei si ricordava da dove veniva quella frase; proveniva dal libro che la kyra-patrona le aveva fatto studiare, il testo antichissimo scritto sulle meraviglie di Marte! Non ci pensò ulteriormente, tenendolo per sé.

Dirlo sarebbe stato irrispettoso verso la sua kyra-patrona. Invece di parlare, Shiur osservò il giroscopico roteare delle luci di posizioni. Fasci illuminanti e cicatrici buie scorrevano sulle galassie affrescate.
«Posso soltanto augurarmi che quando sarò giunto alla vostra età, voi sarete la Fabricatrix General di Aacharia Secvndìs.»
«Una Fabricatrix proveniente dal Biologos! Questa è proprio una bella favola.»L'Arch-Magvs tuonò quelle parole con una scarica dalla pulsazione divertita. Shiur vide il Machinomante rallentare il proprio passo e volgere lo sguardo altrove.
«Sarò una Fabricatrix quando un Explorator troverà uno STC integro» commentò inacidita, guardando avanti, al crescente profilo della basilikae. «Quando quelli dell'Altra Parte troveranno un po' di spina dorsale, il sole sorgerà ad Ovest e tramonterà ad Est, quando la morte darà vita, quando nevicherà su Tallarn e i bastioni di Cadia saranno granelli di cenere nell'aria.»
Shiur sospirò accaldata. I fasci delle lampade le parvero più brillanti. Le ombre si alternavano dense incidendo, con lampi passeggeri, il profilo della Via Lattea. La loro frescura le parve scivolare nel freddo, ma il sollievo chele davano era pungente.
«Allora, presumo, potrei diventare una Fabricatrix...»
Lord Spiridòn esplose una risata fragorosa. Il gesto fu inaspettato e Shiur trasalì. Le svanirono da innanzi gli occhi i pensieri che per un momento le avevano attraversato la mente. «Cadia che cade, Vostra Eminenza? Vi state negando un futuro da Fabricatrix mettendo questa come condizione!»
«Ciò dovrebbe dirti qualcosa.»
«Mi dice che non è nei vostri interessi, non che lo riteniate impossibile. Cadia non può cadere, voi lo sapete benissimo. Come un'augusta Ark Mechanicvm è inaffondabile, così il Mondo-Bastione dell'Ocularìs è invincibile.»    



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