Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (7/17)

L'Arch-Magvs attendeva davanti alle porte. Shiur strinse le bretelle dello zaino e s'affrettò incontro alla sua kyra-patrona. Le porte d'ingresso ad arco acuto del Gaustas-Volost, chiuso saldamente innanzi a lei, giganteggiavano silenziose. 

Avvicinandosi le vide imporsi sempre di più, coronate dal bassorilievo che lord Rex le aveva descritto. Aveva la sensazione che quell'arte s'ammassasse in una colata al rovescio, un picco che saliva incontro al cielo e per il quale un solo sguardo non era sufficiente. Ad ogni battito di ciglia c'erano nuovi dettagli da scoprire e ne vedeva altri che, invece, erano spariti.
Massaggiandosi la nuca, Shiur alzò lo sguardo al grande bassorilievo. Le figure sue protagoniste avevano scritto le pagine della Magna Historìa Pre-Imperialìs. Erano state le protagoniste del loro destino e, certamente, dei tempi in cui erano vissuti.
E si stagliavano così tanto in alto! Il bassorilievo era davvero lontano dalla piazza! Precedentemente le era apparso più basso e... e, sì, più vicino. La prospettiva le aveva dato la possibilità di racchiuderlo dentro la mano, fingere di stringerlo. Per un momento s'era creduta una degli antichi Grandi Giganti.
Più alta del voidnauta Primo Padre dei Primi Padri, quasi capace d'incrociare gli occhi del Dio-Macchina che stringeva Marte...

Ora, da vicino, quel gesto le appariva come sciocco, oltre che impossibile. Nemmeno l'Arch-Magvs, che pur gobba era altissima, poteva fronteggiare quelle porte senza venirne sconfitta. Anche lei era una piccola nana sulle spalle dei titani passati.
Tutti lo erano, pensò Shiur, gli occhi fermi sulla figura della sua kyra-patrona. Marte faceva nani dei titani, innalzandosi lui per primo sui giganti.
«Che cosa stiamo aspettando, Vostra Eminenza?»
Uno scivolo metallico l'accompagnò nel voltarsi a guardarla. Sotto la tela del cappuccio, che lei non si era tolta, i suoi occhi brillavano di fredde luci d'elettronica. Tre, organizzati in una retta storta sul principio di quella che sarebbe dovuta essere la fronte, pulsavano una sagomata stilla bianca centrata dentro circoli di vivido, ma gelido arancio.
«Che aprano il cancello, sciocca.»
«Oh.» A dire il vero aveva immaginato una risposta diversa. Una più... più... Beh, di più di quello che aveva ricevuto, ecco!
Respirò attraverso la maschera. L'aria che le entrò in gola la rinfrescò. Le tolse un senso di sete e di rossore che era montato improvvisamente, subito dopo avere sentito la risposta dell'Arch-Magvs. Ma io non sono una sciocca...
«Quindi aspettiamo.»
Le dita della sua Io Originaria picchiettarono contro l'asta dell'ascia-ingranaggio. Piccoli, bassi e ripetuti tonfi di metallo contro metallo. «La tradizione lo pretende. Il spedisce un emissario di rango ad accogliere chi viene a visitare le sue aule auguste.»
Le piacevano quelle ultime due parole. Aule auguste! Le immaginava di marmo bianchissimo, praticamente eburneo, con colonnati rossi intarsiati d'oro. Una delle Data-stringhe a cui poteva accedere le mostrava uno scenario simile.
Sentiva, anzi sapeva che era da qualche parte nel Regno di Ultramar, dentro la lontanissima Frangia Orientale dell'Imperivm, ma l'esatta posizione le era nascosta.
Il colonnato proseguiva per un chilometro, tutto fiancheggiato da immense costole di legno massiccio occupate da volumi, pergamene interattive, data-papiri e tavolette agenti, andando sempre in linea retta prima di fermarsi ad una rettangolare piazza d'intersezione, della quale era una delle vie principali.
In centro, fatta tutta di nichel trattato, erano le photo-informazioni a dirle da quali materiali era composta, c'era la statua d'un savant barbuto. Se ne stava, riflessivo e pensoso, alto sopra ad un grande piedistallo ottagonale che pesava sulla pavimentazione. Un chiodo sporgente, lasciato fuori dal suo cardine da uno smemorato artigiano. Sottobraccio stringeva un tomo rilegato con pacata sicurezza.
Levava l'altra mano a puntualizzare qualcosa.
Forse stava sollevando un'obiezione. Alte, pesanti e spesse, al suo fianco c'erano due grandi steli di pietra che giganteggiavano su di lui. La prima era morsicchiata sui bordi, con molte screpolature che s'allungavano come dita di scheletri attraverso dei testi incisi.
Era infatti inscritta da caratteri ed alfabeto-glifi, due diverse tipologie, che le erano alieni quasi quanto lo era la runica scrittura degli Aeldarìs.
La seconda stele, invece, s'alzava da una pianta circolare. Qualcuno vi aveva scolpito delle note musicali in due stanze separate da un rigo d'oro.
Una era espressa in un'antiquata, media grafia maccragina-civitasena mentre l'altra, posta a superiore, si presentava in una scrittura che le veniva difficile comprendere, perlomeno al di là dei suoi elementari riferimenti musicali.
Shiur aprì gli occhi e fu di ritorno su Marte, davanti alle porte del Gaustas-Volost Templvm. La photo-memoria suscitata dalla Data-Stringa svanì, evaporando come una bolla di sapone lasciata volare sotto la diretta luce del sole.
Marte, stretto nelle mani del ghignante Dio-Macchina, brillava dell'irraggiamento che riusciva a rubare all'atmosfera circostante. «Sta arrivando?»
Il capo dell'Arch-Magvs si alzò incontro ai bassorilievi sopra l'arcata del cancello, ruscellando a terra una cascata di cigolii ferrosi. «Sì. Presto sarà qui.»
Mosse il peso da un piede all'altro, indecisa e impaziente. Voleva vedere com'era fatto l'interno di quel grandioso tempio, non aspettare fuori come una postulante! Perché ci mettevano tanto ad aprire quelle macro-porte?!
Notò che l'Arch-Magvs la stava guardando e smise subito d'agitarsi, tornando calma e buona e paziente con le mani sulle bretelle dello zainetto.
«Abbiamo programmato un incontro con il Gaustas-Volost Techna-Lord Minor-Fabricator», dettagliò la sua Io Originaria. «Ti riferirai a lui come m'lord oppure Vostra Eminenza il Techna-Lord o, se gli procurerà gradimento, Vostra Eminenza Techa-Lord Minor Fabricator.»
«Ho capito!»
«Lo conosco da secoli. Come tutti i suoi predecessori, è facile che si offenda se qualcuno si riferisce a lui mancandogli di rispetto. I tecno-preti custodi di questo Templvm sono molto orgogliosi del loro statvs, Shiur, fin quasi al punto dell'arroganza.»
«E lo sono perché il Gaustas-Volost è molto antico» chiese, «non è così?»
«Uno Positivo, ciò è fattualmente vero. Non è un mistero per nessuno, comunque, il loro ritenere questo Templvm il luogo dove nacque il Mechanicvm e Arsia il suo primo Manifactorvm. Olympvs Mons, ovviamente, nega ciò e si ascrive l'essere stata la prima, vera culla del nostro ordine.»
«E voi siete d'accordo con Olympvs?»
«Personalmente sono incline a credere che il Mechanicvm sia nato in Pavonis Mons... ma non è qualcosa che direi mai ai signori né di Olympvs, né di Gaustas-Volost.» Scosse il capo con un leggero stridio di placche sbalzate. «Le inter-arecine politiche del Padre-Pianeta non devono riguardarmi. Su questo argomento sono state aperte e chiuse intere biblioteche, Shiur, ed è stato sparso più sangue di quello che tu puoi delineare mentalmente in un numero di conflitti armati superiore a quello dei tuoi capelli. Ho già quelle di Aacharia Secvndìs a cui pensare!»
Non le replicò, distratta dal sopraggiungere di lord Phorianus e di lord Rex. I passi del primo le tuonarono nelle orecchie, ognuno un clangore di dieci armati confusi in un solo imporsi di ceramite. Per un istante si convinse che l'astartes stesse ancora, dietro la maschera del suo elmo, ridendo di lei.
Il ricordo le rose le guance.
«Stanno arrivando?» domandò lord Rex.
Shiur annuì, tendendo e rilassando il cordone della maschera respiratoria. «Sì.»
I bulbosi occhi elettronici dell'Arch-Magvs palpitarono silenziosi.
«Ti aspetta una visione di cui devi fare tesoro», commentò il Basilikòn rivolgendogli uno sguardo dall'alto, nella voce una tonalità d'impaziente attesa. «Oltre queste porte e al di là dell'anticamera, infatti, giace la gloriosissima Hallas Ad Maravillia Mvndvs.»
Oh, la conosceva! I suoi libri la menzionavano come una delle Grandi Meraviglie dell'Imperivm Presente e poi ne aveva sentito parlare! Una costruzione enorme, antichissima, che...
Un segmento dell'arcata d'ingresso si separò, proiettandosi incontro all'esterno. Il sussulto prodotto dall'innesco dei suoi meccanismi la fece trasalire. Perse il filo dei pensieri e, una mano stretta sul regolatore della bretella destra, si trovò a guardare quattro gemelle, sempiterne parallele, rettangolari cascate di quaranta e venti metri spinte dall'azione dei rotor-cardini a spalancarsi.
Le porte laterali sussultarono al culmine della loro estensione, vibrando per l'impatto. Le porte centrali, a seguire, allargarono le loro ali rivelandole un corridoio, allungato più di quanto il suo occhio poteva vedere dentro le viscere del Templvm, ammantato di pendenti luci azzurre.
Lampade fredde. Perché fossero visibili da tanto lontano, rifletté, dovevano essere sia ciclopiche che pendenti da un'alta arcata. La loro luminosità era pungente ed intensa, ma non arrivava a farle dolere gli occhi, né ad essere accecante.
Sentiva una spina di curiosità pungerle lo stomaco, adesso. Dalla coppia di varchi più larghi stavano emergendo due parallele colonne di armati. Poteva vederli avanzare, tra il chiaro delle luminarie e le ombre, chiusi in ranghi perfettamente identici. I passi d'uno erano equiparati in cadenza a quello del suo corrispettivo dell'altro lato.
Non un solo stivale, blindato da schinieri di bronzo, stava andando fuori tempo. Sentì la sua kyra-patrona complimentarli a tono bassissimo, apprezzandone la magnificenza. Erano alti ed ampi di spalle, i loro visi coperti da cimieri di ferro crestati da una stretta, spinosa dorsale di fuoco. Imbracciavano lunghi moschetti transuranici, i calci lignei esposti sotto il braccio, con inastate delle baionette a guisa d'ascia dal filo ricurvo, elegantemente sinistro.
Il Cog Mechanicvm dominava i piatti delle asce e, come monile tenuto da una catenella di nichel lucido e cromato, pendeva anche dalle canne dei moschetti. Poteva sentirli tintinnare, mossi dal vento marziano e dai suoi turbini di polveri.
Lesti si disposero in un rango orizzontale, spezzato in centro da un singolo spazio vuoto. Uno scalpiccio metallico, che grattava contro i primi accenni della piazza zigrinata, lo attraversava già.
Un anticipo del messo mandato ad accoglierli.

Lord Rex tese la mano sinistra, il suo gesto accompagnato da un bassissimo sbuffo bionico, incontro al tecno-prete che avanzava a grandi passi, fendendo al centro il cordone delle guardie. Shiur vide il Basilikòn rivolgere il palmo al cielo e poi ritrarre la mano, soddisfatto.
Era una figura relativamente bassa, vide Shiur, incappucciata e togata di cremisi. Un tecno-prete già ordinato, con voti al Dio-Macchina ed un rosario di ruote dentellate posto a stringerli in vita la veste, fluente fino agli stivali ferrosi.
Brandiva un'ascia-ingranaggio lunga e dagli innesti macchinari sagomati con precisioni. Il manico, che stringeva con due mani sinistre, era nero ed ornato da un lungo nastro di pergamena, finemente inscritta da preghiere in Lingva-Technìs. Una sopravveste a cappotto aperto, vide Shiur, sbatteva alle sue spalle, gonfiata dal vento. Era leggera, adorna di sigilli di purezza.
Un singolare, lungo drappo di merito, simile ad una sciarpa, si arrovellava attorno al braccio sinistro, costituendo una sorta di manica.
Il tecno-prete si portò una mano contro il patto e nell'aria risuonò un brevissimo, istantaneo clangore metallico, di ferro sbattuto sull'acciaio. «Ave Omnissiah, Arch-Magvs Dominae lady Shaeer'. Siate la benvenuta su Marte, il Padre-Pianeta.»
«Ave Omnissiah, Magos Anaiar Spiridòn.» La sua kyra-patrona allargò le braccia inferiori in un gesto di saluto, quasi ipotizzando un abbraccio che non si realizzò. «Finalmente posso chiamarvi così.»
«L'ultima volta non ero ancora degno del titolo.»
«Ora lo siete. Felicitazioni. Quando è stato?»
«Cinquantasei anni fa.»
L'Arch-Magvs abbassò le braccia. «Tempvs fugit!», esclamò con un tono sorpreso.
«Ferrvm semper restìt», concordò immediatamente lord Rex. «Siete un Machinomante.»
Magos Anaiar appoggiò il puntale dell'ascia-ingranaggio sul pavimento della piazza e levò il proprio sguardo ad incontrare quello del Basilikon. «Non ho memoria di voi, ma vedo che siete uno dei Ghjallahòurn. Ammetto questo: è la prima volta che vedo dal vivo uno della vostra Gildae.»
«Non vedevo questo mondo da più di cento e trenta anni, è normale che non abbiate Data-Stringhe mnemoniche in merito alla mia persona. Tuttavia siete corretto: sono un Lord Basilikon della Navis-Nobilite Basilikon Astra pro Scholam-Gildae Ghjallahòurn. Noosphera o mero occhio?»
«Ricordo le mie lezioni, m'lord. Siete dunque esperto di void-guerra?»
«Posso dirmi tale.»
Il machinomante tuonò un basso trillo d'approvazione. Shiur lo vide stringere il manico dell'ascia-ingranaggio, lo sguardo fermo sull'Astartes. «Lui è il Ferrvm-Pater lord Phorianus, presumo.»
Scoccò uno sguardo all'enorme gigante di ceramite ed innesti. Lo trovò intento a battere dei colpetti di nocca contro il bordo inferiore dello spallaccio destro. «Ottava Grande Compagnia del Capitolo d'Index Astartes dei Martelli del Fato, Successori della Legione delle Mani di Ferro.»
Smise di picchiettare ed estese un cenno rivolto all'Arch-Magvs ed a lord Rex. «Sono qui presente in qualità di scorta per gli onorevoli intelletti innanzi a me, come ordinato del mio superiore il Confratello-Capitano Deikos Jasoniòr.»
«Martelli del Fato, Mani di Ferro... è corretto.» Lord Spiridòn allentò appena percettibilmente la presa sull'ascia-ingranaggio. «Non sarebbe dignitoso lasciarvi fuori, tuttavia ritengo i vostri protetti responsabili per la vostra presenza. Comprenderete che non è nostra abitudine avere ospiti voi che fate parte dell'Index Adeptvs Astartes. Devo ammettere, anzi, che è piuttosto raro.»
«Le Mani di Ferro sono legate da vincoli antichi all'Adeptvs Mechanicvm.»
«Uno Positivo, tuttavia siamo gelosi della nostra tradizione d'indipendenza. Come Tech-Astarte, comprenderete questo aspetto di noi.»
«Comprendo. La diffidenza non è reciproca, ma tollererò.»
«M'lord tech-astarte, suggerisco terminologie più appropriate.»
«Vi stavo testando, machinomante.»
La presa, solidificatasi per un momento, tornò rilassata. «L'avevo tradotta come una provocazione, ma sono lieto che fosse una prova. Non sarebbe stato il primo scontro tra Mechanicvm ed Index Astartes nato per colpa di deplorevoli mis-comprensioni.»
Il cavernoso riso del Padre di Ferro tornò a rullare sulla pianura, pesante e cupo. «L'ultima volta, lord Spiridòn, al mio posto v'era uno dei figli di Rogal Dorn. Un Maglio Imperiale. Loro sono leggendari per comprendere le cose alla lettera. È insito nel loro seme-genetico l'essere la testardaggine avvolta nell'ostinata durezza di comprendonio.»
«Mi narrate di Koorland Massakratòr, sì. Lieto che si sia avuta una consonanza. Ciò detto... Arch-Magvs lady Shaeer', anzitempo il mio superiore il Gaustas-Volost Techna-Lord Minor-Fabricator mi ha richiesto d'indagare preliminarmente ad un aspetto fondamentale della vostra presenza qui. Voi tutti sarete onorati ospiti, questo è indubbio, tuttavia debbo chiedervi se avete con voi l'artefatto.»
Shiur guardò l'Io Originaria svelare, spostando un lembo dei suoi lunghi paludamenti cardinalizi, la gabbia protettiva. «Ce l'ho con me. Ho le pinze.»
Un fruscio metallico accompagnò il telescopico, graduale estendersi in avanti, fuori dall'orbita, d'un bulboso occhio bionico. Per qualche centimetro fuori dalla sua orbita, la protesi visiva del lord magos machinomante si soffermò sulla custodia della reliquia. «Dunque è questo...»
Tacque nella contemplazione, chinandosi verso la gabbia per aumentare l'ingrandimento visivo con cui osservava ciò che conteneva. «Il leggendario acciaio di Valayr...»
«Forgiato mille volte con centomila incantesimi antichi!», disse Shiur prendendo finalmente la parola. «Viene da Alphekka Meridiana.»
«Vedo, vedo... lei, mia lady Arch-Magvs, è una delle vostre svb-adepte in-vitro concepite?»
La kyra-patrona assentì celere. «Sì. Numero Ventiduemila-plvs-quattrocentocinquantuno, Svb-Adepta Magvs-Inferior Aptvs Non. Il suo nome è Shiur. Di grazia, vi rivolgerete a lei usandolo. Non ha altri titoli, almeno per ora, quindi potete anche chiamarla soltanto come svb-adepta.»
«L'ospitalità è ovviamente estesa anche a lei.»
«Così mi sembra giusto e legittimo», commentò la kyra-patrona. Era una citazione a quel curioso modo di dire che usava sempre il lord Yadernoi Cherno-Magos? «Ora, possiedo le pinze. Sapete che per realizzare la mia opera mi occorre in prestito il Mithril-Mallevs.»
«E lo avrete», affermò il Magos machinomante alzando il capo. «Dalle mani del mio superiore in persona, perché non si fida d'altri, e con la clausola di riportarlo qui con celerità non appena avrete completato la vostra opera di forgiatura.»
«Sarà una grande spada quella che rinascerà per il tramite della mia opera dalle fiamme della Sol-Forgia di Mercurio. Una lama invincibile per il Lord Solar signore dei Suoi Eserciti.»
«Ave Omnissiah! Se volete seguirmi, ora...»
S'incamminarono in coda a lui, Shiur stretta tra la sua kyra-patrona e lord Rex. «A proposito del Lord Solar... so che è risalito qui in Sol dal Pacificvs.»
«Voltemand, sì», specificò il Basilikon. «Pare che laggiù abbia salvato il pianeta dall'invasione dei Lionis.»
«Ah! Che dispiacere non essermi potuto unire all'armata» fu la lamentela di lord Spiridòn. Da come aveva affrontato lo sguardo del Tech-Astarte e da come parlava, le dava l'idea d'essere un grande guerriero, forte e senza paura.
«Le voci che avete sentito vi hanno riportato la nuova d'una una vittoria schiacciante», commentò lord Phorianus. «E posso confermarle. Ero lì con la Decima Grande Compagnia.»

«Dunque è stato davvero così?»

«Siamo giunti in Voltemand», borbottò il Martello del Fato, «abbiamo visto quella fetida schiatta mutante e abbiamo vinto. Sì, direi che è stato così.»

«Prendere il campo e combattere di nuovo sarebbe stato invero splendido. Mi duole non avere potuto prestare la mia parte a quest'impresa. Spaccare una dozzina di crani mutanti mi sarebbe piaciuto, l'Omnissiah mi permetta i termini, davvero molto...»    

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