Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (2/17)
Il patrio suolo di Marte era un ghiaino rugginoso, irto di sassi consumati. Lo innevava, laddove l'opera dell'Uomo non aveva innalzato gli Architettonici Cantici del Catechismo dell'Urbanizzazione, un manto di scuri lapilli industriali. Erano le cime-altoforni dei manifactorvm a lanciarli nel cielo, ancora brillanti e tutti ammassati al punto da sembrare un soffio di fuoco.
Il vento li catturava con respiri possenti e poi, fedele alle matematiche previsioni degli apparatvs-meteorologici, con le sue correnti li spazzava in tutte le direzioni. Strinse le palpebre per schermare gli occhi dai grani di polvere calda. I sassolini in terra stavano tremando.
Le vibrazioni che sgorgavano dal Mons Arsia attraversavano il suolo, le sentiva sotto i suoi piedi, come grandi onde concentriche. Fin dove andavano? Quando esaurivano la loro forza? Avrebbe potuto calcolarlo, quel pensiero le attraversò la mente, poi scriverlo e memorizzarlo. Era una questione di numeri, di forze, variabili e percentuali.
Tutto poteva essere calcolato perché, alla base d'ogni cosa, c'era un ordine, una struttura ordinata come quella dei cristalli, dei metalli e della silice.
Bisognava trovare l'epicentro e, da quel punto, disegnare il perimetro, stabilire le assi delle ascisse e delle ordinate... Secondo il Dominvs Magister-Magos lord Scyal'Dthayaeòn Kupièr una struttura fondamentalmente ordinata dominava la radiazione cosmica di fondo dell'universo, il Volere Manifesto dell'Omnissiah, facendo da Forza Organizzatrice nel caos delle Galassie. Shiur era stata attenta ai suoi Catechismi delle Tautologie Inappellabili e si trovava d'accordo con lui.
L'universo era fondamentalmente disciplinato, tutta la sua conoscenza esisteva già, trascritta in molteplici codici dentro la sua struttura.
La saggezza brandita dai predecessori, poi, era una ragione assoluta e mai da inquisire o scandagliare.
Le vibrazioni aumentarono e lei temette di scivolare quando mise un passo in fallo. Lord Nichilus Rex la prese per le spalle prima che potesse cadere sul ghiaino. le disse di fare attenzione e la superò nel seguire l'Arch-Magvs kyra-patrona.
Sul grande ponte sospeso dovevano stare transitando molte macchine da guerra perché la terra fosse tanto scossa! Era sua comprensione che il Fabricator-General avesse ordinato di mobilitare tutta la Legiones Skitariia del Mons Arsia e il pensiero la pungeva lo stomaco. Per logica, tutta quell'applicazione di potenza doveva chiedere un problema di pari entità!
Uno dei grandi cataphròn di lord Nichilus Rex la sorpassò, lasciandola a guardarne la struttura che claudicava a grandi passi sulla sabbia rosso-scura del Pianeta Padre dei Mondi-Forgia. L'aspetto di quelle macchine-servitrici le piaceva tanto. Erano regolari, anche se forgiati singolarmente dagli adepti al servizio del Ghjallahoùrn Basilikon Armigheròn, e scavalcavano i sassi con grandi passi che stritolavano il ghiaino e fracassavano le rocce. Dietro di loro lasciavano soltanto una fine polverina, subito dissipata dal vento, ma in battaglia erano temibili. Li aveva visti combattere durante l'abbordaggio degli xenos pelle-verde, prima dell'arrivo dei maleducati Mercanti Corsari. I grossi calibri delle rozze armi aliene rimbalzavano inutilmente contro i loro scafi e le asce si spaccavano all'impatto con le piastre, ornate e decorate da arabeschi ghirigori in Lingva-Technìs.
Quelle macchine, invece, senza mai interrompersi dopo avere ricevuto il comando d'attacco dispensavano con generosità intense, termiche sequenze di terminazione vitale e precise, ordinate devastazioni tanto dalle armi a raffica quanto da quelle bianche, a catena.
Quando gli orki erano riusciti ad incagliare i loro trasporti nello scafo ed entrare, i cataphròn del lord Basilikon li avevano accolti dentro un'anticamera d'incrociati, precisi reticoli di tiro. In seguito avevano spinto gli invasori in crocevia specificati dalle istruzioni del loro signore, punti di connessione tra piani ed aule severamente dominati dai tiri degli skitarii-ranger di bordo. Osservare quell'applicazione degli Strateghia-Teoremi era stata un'esperienza ben diversa dal semplice studiarli in Aacharia Secvndìs. Poteva dire che le era piaciuta molto... al di là del fatto che, innescandosi contro i maledetti invasori pelle-verde, gli Strateghia-Teoremi l'avevano mantenuta in vita, evitandole d'incontrare la morte per via dei proiettili e delle rudimentali armi da mischia degli alieni.
La sua kyra-patrona le aveva comandato di restare nell'Avlae Naos-Nautikaìs e non allontanarsi per nessuna ragione. Obbligare quella richiesta non le era stato affatto difficile: per le algebre della guerra aveva solo un interesse teorico e, ancora, non desiderava viverle di persona mettendo a rischio le spese che la kyra-patrona aveva fatto per crearla. Aveva considerato che era suo interesse continuare a vivere e che arrischiarsi, per poco o nessun ausilio sostanzioso dato ai difensori della nave, sarebbe stato controproducente e, soprattutto, un atto di disubbidienza privo di giustificazione.
Si strofinò le braccia per cacciare via il freddo dalla loro pelle. Le strumentazioni giacevano retratte nei loro alloggiamenti blindati, oppure tacevano in condizione di sicura impostata. Sulla superficie di Marte, le avevano detto, non vagabondavano pericoli.
Perché solo la superficie, però?
«Il Tech-Astarte Phorianus attende il nostro ritorno all'Arecibòs» Annunciò l'Arch-Magvs Dominae indicando la cima della montagnola.
«Rimane in nostra compagnia?»
«Sì.» La kyra-patrona tirò a sé uno dei suoi bambini servitori. «Ci lascerà allorquando saremo approdati su Mercurio, Rex. Ha degli ordini precisi, dice.»
«È una cortesia, la sua, che non posso non trovare un po' tediosa» disse il lord Basilikon. «Per quanto non la rifiuti.»
L'Arch-Magvs fece lampeggiare tutti i suoi dodici occhi elettronici. Erano rossi, cerulei, verdi e gialli. Quando Shiur li guardava non poteva non pensare ad uno di quei curiosi insetti che filavano la seta in Aacharia Secvndìs. «Non si respinge mai un'offerta gentile.»
«Certo che no.»
«Il suo Capitolo riverisce la Macchina.»
Nichilus Rex annuì. «Sì, sono la prole di Ferrus Manus. Questo mi è noto. Sono un Capitolo Successore delle Mani di Ferro, corretto. È un parere personale il mio, Vostra Eminenza. Semplicemente non amo l'eccessiva presenza degli Astartes attorno a me.»
«Precedenti non gradevoli?»
«Non erano Mani, ma Guerrieri. Erano, però, sempre di Ferro.»
«Comprendo» sentì una modulazione bassa nella voce della sua Io Originale. Guerrieri di Ferro? Non si era chiesta che cosa fossero quindi... lo sapeva già? «Uno dei loro Fabricatores-Bellvm?»
«Un nome che pulsa infamia a solo dirlo» assentì il Basilikon. «Honsou.»
Anche se si fosse trovata senza gli innesti uditivi e sottocutanei necessari per apprezzare le sfumature d'intenti ed espressioni proprie della Lingua Technis, Shiur avrebbe comunque sentito una colata di disprezzo e puro rancore riversata su quel nome.
Verso nord la collina declinava in basso per più di seicento metri costeggiando, obbligata dentro un percorso protetto da alte ringhiere isolanti, alti obeliskoi-tralicci. Occasionalmente sprizzavano delle fontanelle di scintille elettriche che sparivano subito, uno o due secondi dopo essere nate, spegnendosi a terra contro le rocce.
A sud-est si apriva un crepaccio profondo.
La sua grandezza, anche se era distante e oltre una barriera difficile da scavalcare, la intimoriva. Cadervi dentro, aveva immaginato, le avrebbe lasciato tutto il tempo per capire che l'impatto l'avrebbe uccisa e realizzare di non potere fare alcunché per evitarlo.
Quel pensiero le dava i brividi.
Un grande circolo di strade, nascenti dalle porte meridionali di una fortezza strategicamente dominante rispetto alla spaccatura nel suolo, scendeva in circolo verso un letto d'oscurità. Dentro alle sue pieghe brillavano, tutti distanti come tanti piccoli soli messi da mani fredde in contrasto con lo sfondo buio dello spazio, un grande numero di piccoli, vibranti puntini luminosi. Aveva letto un libellevm in merito e diceva che quella era una vallata irta di Basilike-Templìs Plamsorvm e Cattedrali Nucleari. Ambo erano grandi, colossali fornaci di potere e di corrente. Era incontro a loro che scorrevano, su ranghi allineati e come nastri d'alberi sintetici, proprio quegli Obeliskoi-tralicci provenienti da occidente.
Shiur giocò con la prospettiva stringendone uno tra le dita prima d'abbassare velocemente il braccio, colta da uno sguardo obliquo della sua kyra-patrona.
L'Arch-Magvs incedeva pensosa, torreggiando sul suo accompagnatore per oltre un metro di statura. Trafiggeva il suolo con il puntale della sua grande ascia-ingranaggio ad ogni passo. Con due servo-braccia bioniche, una destra ed una sinistra, ella proiettava instrvcto-codices ai suoi famigli, aggrappati alle sue gonne con piccole manine spaventate, per tenerli ancorati ai propri abiti e non farli vagabondare in giro.
Quando quella brutta banda di dispettosi, maleducati e straccioni Mercanti Corsari era salita a bordo della bellissima Ark Mechanicvm di lord Nichilus Rex, uno dei bambini lobotomizzati della sua Io Creatrice si era sciolto dal mentat-aggancio, forse per colpa d'una minore imperfezione degli instrvcto-codices, andando a vagabondare senza meta.
Inseguendo chissà che cosa si era perduto nei cunicoli rugginosi della nave dei loro scomodi aiutanti. Gli sciocchi non si erano resi conto di nulla, troppo impegnati ad inanellare una pessima figura dopo l'altra, ma l'Arch-Magvs le aveva comandato di recuperarlo al più presto. Anche a mesi di distanza Shiur ricordava benissimo il loro vascello e, se solo lo desiderava, poteva vederne davanti a sé la pianta, evocarne il dettaglio nautikaì-catastòs e tutta la Data Teologica che i suoi Spiriti-Macchina le avevano filtrato nel cervello attraverso la tecno-magia della comunicazione con e senza fili.
Si era legata a loro con l'Arcaniximo Rites dell'Universalìs-condvcto infoSystemia Bi-viae quando, durante la ricerca di quell'unità ausiliare che si era sperduta così scioccamente, aveva trovato un portale d'accesso fornito dell'apertura apposita e l'aveva sfruttato.
Quello era stato un vero colpo di fortuna! La sua kyra-patrona, prima d'indurla al proprio servizio, qualche mese dopo averla fatta nascere, le aveva innestato una Data-Ancora adatta a quel rites proprio alla base della nuca. I capelli nascondevano a moleste viste altrui la base della syntho-arteria connettiva, per la parte esposta mascherata come un pendente, così come la vertebra-ancora a chiave di silicata inscritta.
Si era inserita nel portale d'accesso e aveva invitato i vari servitores di bordo a non riconoscerla come presente a bordo.
Un volo di servo-teschi sfrecciò sopra le loro teste. Si perse nei meandri d'una grande nuvola di fumi industriali alzati al cielo dalle ciminiere del Mons Arsia. Era così grande! Anche da lontano, da quella strada impolverata, dominava l'orizzonte. La colonna di plasma bruciava ancora nel cielo, potente come nello stesso momento in cui era sgorgata ad infiorettare le nuvole.
«Il Fabricator-General ha a cuore gli interessi della Crociata» Osservò lord Nichilus Rex, che aveva interrotto la salita per osservare qualcosa. Davanti all'occhio destro reggeva un lungo cannocchiale in legno di Nal, curiosamente più scuro del solito in mezzo alle nebbie degli altoforni. Le piaceva molto quel singolare cannocchiale, tutto ornato da spine d'eburnee inscrizioni in Lingva-Technìs. Il lord aveva detto che era molto antico, con dentro lenti perfezionate e scolpite a mano.
Shiur raggiunse l'Arch-Magvs, Con lei affiancò il lord Ghjallahoùrn, che le offrì un cannocchiale-magnoculare binato per vedere ciò che aveva scatenato quella frase. L'Arch-Magvs le scoccò un buffetto sulle spalle, trasmettendole un senso d'errore addosso. Intuì che doveva aggiustare la mira e guardò più in basso, posando un piede contro la superficie liscia d'un grosso sasso.
Cinque chilometri più in basso, al termine d'una ramificazione architettonica che innalzava al cielo dieci volte cento pinnacoli-ciminiere alti duemila-e-cinquecento metri, uno dei cancelli inferiori del era aperto.
Le sue ante, pensò la giovane svb-adepta, dovevano essersi schiuse quando la colonna di plasma aveva ferito il cielo. La strada d'ingresso era oscurata da un muro di fumi grigi, alzati dal bollire e ribollire di due agitati, impetuosi fiumi di lava incandescente che la fiancheggiavano scorrendo paralleli. I loro letti contenitivi erano larghi come piazze. Da dove venivano tutte quelle tonnellate triplo-cubiche di magma? Irroravano il cielo di quell'ingresso con strali rossi, saltuariamente accesi di viola per lo scoppiare d'uno sbarramento di fulmini globulari. Shiur vide un lampo nascere dal tronco d'uno egli obeliskoi-tralicci e picchiare contro la roccia fusa. Una lingua di magma, rosso e vivido, s'innalzò a soffio e salì per oltre venti metri prima di ricadere nel suo condotto.
Un sottile void-aegidaì proteggeva la Viae Magistra.
Oltre le cortine di fumo e i colonnati degli scuri obeliskoi-tralicci, che piovevano in terra scintille ed esplodevano nel cielo torri di fulmini, un nastro di auto-transportatores ruggiva e sbuffava in avanti, verso l'anticamera illuminata dai fuochi delle fornaci.
Un secondo nastro, in uscita, sobbalzava carico di granate, rostri di las-fucili, scudi, las-lance e poi grandi bombardieri assicurati con morsi magnetici e ganasce a delle piattaforme che stridevano in avanti, folgorando la strada con continue frustate elettro-teslaì.
Vuoti e pieni, ponderò, volevano dire una sola cosa. Anche laggiù i martelli delle fonderie e le forge dei manifactorvm stavano battendo all'impazzata. Quante granate! Quanti proiettili! Ognuno un piccolo capolavoro, tutti con uno scopo! E poi com'erano numerosi quegli stormi di bombardieri! Grossi, agguerriti Marauders che sussultavano sui piatti di grandi auto-transportatores elettrici oppure montati su ventiquattro ruote, senza insegne reggimentali salvo quelle della Crociata.
La matematica della loro forma, per lei, era piacevole e gioiosa da vedere. I suoi dettagli salienti, come le ali ripiegate e i quadrinati cannoni laser del muso, in quel momento coperti da stracci protettivi, erano formule precise e che aveva studiato con passione in Aacharia.
Le piacevano i Marauders: potevano volare nel cielo così come nello spazio ed erano facili da produrre, delle preghiere al Dio-Macchina che presto avrebbe potuto intraprendere anche lei. Anche se sentiva di volere intraprendere il Seminarivm Biologos e seguire le orme della Io Originale, la Scholam Mechanicistica e le sue preghiere belliche l'affascinava per la meccanica precisione delle sue creazioni!
Il Salmo del Leman Russ e l'Elogio del Macharius, la feroce aritmetica che pervadeva la struttura dei Lightning Interceptores e poi la Radicale Solidità delle Formulae Algebriche dei Marauders... avrebbe voluto costruirne uno.
Vederli scorrere, tanti rites completati da adepti più avanti e saggi di lei, la faceva sentire inadeguata. Monichae, che aveva scelto la Scholam Mechanicistica, già da mesi era stata promossa al rango di svb-svb-adepta apprendista presso un rinomato manifactorvm mechanicistikeo in Gregorlantes Hyntsiza. Se ne stava laggiù, attenta e contenta, ad imparare i rites di forgiatura delle algebre cingolate e i misteri della loro locomozione feroce e preponderante.
Quella presto celebrerà la nascita dei Leman Russ ed io sarò ancora a guardare le culture dei germi...
Un nuovo volo di servo-teschi le sfrecciò sopra la testa. Planando in ascesa verso il cielo, scivolarono come una nuvola dietro le scie d'una dozzina di velieri intra-extra orbitali diretti al cielo. Un fugace sguardo con il cannocchiale binato le rivelò che erano proprio dei Lightning Interceptores, vermigli nei colori araldici di Marte.
Il suolo tremò di nuovo, spinto da una vibrazione bruta. Shiur avvertì una stretta allo stomaco, abbassò lo strumento visivo e scorse, non poté quantificare subito quanto oltre le arcate frontali del Gaustas-Volost Templvm, un montate mare di nuvole biancastre.
«Sono missili?» chiese ai due magos con lei. Lord Nichilus Rex vi puntò contro il suo raffinato cannocchiale, tacendo per qualche secondo.
«Sì.» La maschera che gli copriva il viso dal naso fino al mento rendeva difficile decifrare visivamente le sue espressioni ma il tono parlava con voce onesta. Era allietato da quel che vedeva e la curiosità portò Shiur a riprendere il cannocchiale binato.
«Sono Stralis-MaterialAugures» commentò la sua Io Originaria. «Ammassano materiali in orbita per le navi della Crociata.»
Un lume lontano, via le lenti del 'magnoculare una luce intensa e baluginante, precedette un nuovo tremore scoccato alla terra marziana. Inerpicandosi lungo le pareti della rampa di lancio, i suoi livelli segnati da grandi Opvs Mechanicvm a scudo di ferrmvmsthal-bronzo, il primo Stralìs-MaterialAugures ascese verso le nuvole annerite dagli altoforni.
Mille metri di gigantesca freccia, alla sua nascita un polverone chilometrico in statura, salivano lasciandosi alle spalle una scia di fuoco al calor bianco. La litania della sua accelerazione riverberò per un pugno di lunghi secondi, prima di venire sommersa dal sorgere d'una ventina di sue simili.
Altri missili-transportatores!
«Se gli ascensori orbitali sono così impegnati da costringere il Gaustas-Volost a ricorrere agli Stralìs-MaterialAugures» dichiarò l'Arch-Magvs «forse questa Crociata ha la benevolenza del Dio-Macchina e si rinnova con buoni auspici.»
Mentre l'eco digitale di quelle parole ancora le pulsava nel cervello, Shiur vide la sua Io Originaria riprendere il cammino verso il luogo dell'incontro con il Tech-Astarte.
Uno dei figli di Ferrus Manus stava aspettando.
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