Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (14/17)


Andata con gli occhi in cerca di una distrazione dal discorso dell'Io Originaria, Shiur adocchiò un viavai di artisanii e restauratores che fluivano attorno ad una grande armatura-camminatrice.

D'istinto venne il confronto con le due sui lati e la parallela dell'altro rostro: nonostante giacesse tesa verso il pavimento, era marcatamente più alta delle sue simili. Presunse almeno due metri e mezzo, insidiata dalla sensazione di stare commettendo un errore di valutazione. Che quel Knight dai colori viola e nero fosse ancora un po' più alto? Tre metri, forse?

Dominava la sua egida, tagliata con la forma di uno scudo a targa, il ramificato, incrociato piombare in terra di due gemelle folgori elettriche viola in campo integralmente nero spazzato in cresta alta da una spolverata di stelle bianche.

Caratteri Alto-Gotici aurei finemente scanditi, contornati d'oro ed azzurro, ascrivevano la proprietà dello stemma e dell'armatura-camminatrice alla Casa di Beric. Stringendo la testa nelle spalle, Shiur si sentì a disagio.

Riconosceva il nome e il svb-adepto che stava scaricando manualmente una pila di casse di munizioni sugli altari lavorativi d'una senex-seneschala vestita dei colori della Casata. Affiancata da un terzetto di artisanii-armigeriònei in tunica rossa, la donna vagliava con perizia le cinture di munizioni che i suoi subordinati estraevano dagli scrigni blindati.

Un cinturino d'allori color ferro le cingeva il capo, a sua volta coperto da un cadente, lungo velo argenteo; attraverso il suo profilo Shiur riuscì ad intravedere un set di instrvmentìs ocvlvs focvs-vistae simile al suo monocolo telescopico.

Numerose lenti, tutte bordate d'argento, sprizzavano photo-bagliori quando ella posava il suo sguardo sulle munizioni, si ritraevano ed espandevano nel momento in cui le regolava con veloci scatti delle dita e ticchettavano un trillo binario una volta ogni dieci secondi, forse per ricordarle che il tempo era un bene come i Troni. Avvicinandosi, le mani sempre chiuse attorno alle bretelle, la ragazza notò tredici filigrane sul velo, decorate da glifi retro-illuminati.

Deglutì a fatica, sorpresa. Presente su di ogni rigo, in posizioni che non erano mai allineate né diagonali, inframezzato nella successione dei simboli fittamente concatenati, il circolo tagliato in centro sembrava canzonarla con il suo ritorno.

Avrei potuto provare a comprarmi quel passaggio con te, mormorò interiormente occhieggiando al suo pendente da gamba. Tintinnando ad ogni suo passo, il gioiello non rispose al suo sguardo. Non s'illuminò, non prese fuoco e non svelò il suo segreto. Stupida bigiotteria misteriosa!

Per un momento, uno soltanto, desiderò buttarlo via. Il crescendo dell'ombra dettata dal Knight la distrasse, pretendendo la sua completa attenzione e, così, la giovane sollevò la testa per potere apprezzare la figura intera del gigante di ferro. La celata, orizzontale e strettamente scolpita sul volto a forma di cimiero di cavaliere, gli dava un'espressione severa, durissima. Anche in quella condizione di coatta limitazione d'attività, l'armatura-camminatrice forzava la sua presenza su di lei.

Un sospiro calmo, l'ansmto ritmico degli Spiriti Macchina costretti alla giacenza in riposo, sgusciava in grandi battiti cardiaci espressi dal tronco. Colpi ritmati, codificati in una Lingva-Technìs dal volume bassissimo e dalla costruzione semplice.

Erano animvs-machinarii disciplinati, anche se semplici e limitati.

Una voce centrale, quella dell'onesto Spiritvs-in-Machina, si accompagnava nel respirare con una successione generazionale di lenti sospiri, alle volte lontanissimi ed alle volte memorie recenti.

Posato un proiettile sul tavolo, la senex-seneschala apostrofò Volost con un'occhiata che agli occhi di Shiur parve dimettente, quasi incurante dell'esistere del giovane: «Perché ci hai messo tanto?»

«Sono stato ostacolato, milady... mi dispiace.»

«Ostacolato? È così che dite qui?» Shiur la vide reperire un aguzzo martelletto d'argento da uno scrigno degli utensili. Schiacciò una runa sul manico e dalla coda del martello emersero, con un sospiro come di electro-trapani, la punta d'un cacciavite, un coltellino dal filo energizzato ed un ferrvm-bisturi.

«Questo è abretyò

«Ah», borbottò l'Arch-Magvs rallentando il passo. «Non è comune sentirlo dire.»

Cosa? Quel termine strano? Che voleva dire? «Abreteio, milady?», le domandò Volost. «Non capisco che cosa vogliate dire.»

«Sto dicendo che è abretyo», mugugnò la donna. Oltre le lenti, aveva occhi argentei. Erano naturali? «Abretyo, maruò'cto. La carica è... è mòulea, ragazzo.»

«Non vi capisco.»

«D'accordo: è schifosamente difettoso» Lo alzò per farglielo vedere. Seguendo la cosa, Shiur passò dal camminare sulla sinistra a tenere la destra, così da vedere più da vicino. «Maruò'cto vuol dire che è malato, prodotto male. Guarda bene: la capsula esterna è consunta e il cilindro del propellente l'ho svitato con le dita. Se questo coso fosse entrato in canna ci sarebbe esploso dentro oppure avrebbe inceppato l'arma alla fiammata di volata.»

«Lo comunicherò al mio maestro, milady.»

«Digli che è già il settimo che trovo così.»

«Sii pacata, Zeneiza» ordinò una roca voce d'uomo.

Venne da una delle figure chine davanti allo spallaccio destro, impegnate nel compimento d'artigianali, semplici rites-manutentores di saldatura e controllo sulle placche ablative corazzate.

Shiur lo vide alzarsi in piedi, lasciare il suo compito ad una giovane ragazza, quindi affacciarsi poi dalla scaletta di sicurezza; di primo acchito le sembrò un tardo trentenne, vagamente consumato, con capelli castani chiari ed una barba completa.

La svb-adepta si raddrizzò così da lenire le spalle indolenzite dal lungo cammino, fatto a testa bassa. Guardato l'uomo da basso, le venne immediato etichettarlo come alto. Non le parve subito in possesso d'innesti bionici, quindi doveva essere una statura genuina. I capelli erano corti e la barba era curata.
Vestiva un'uniforme molto scura, prossima ad essere nera. I bordi della tunica a doppiopetto erano colorati da una striscia viola, identica in colore a quella che percorreva i calzoni fino allo sporgere degli schinieri argentei montati su anfibi marrone scuro.

Era il medesimo colore delle folgori.

Lui era il pilota di quell'armatura-camminatrice, il Sir che in virtù del suo gene-sangue e per volontà degli Spiriti-Macchina pilotava quella preghiera guerriera fatta manifesto nella battaglia.

«Gradirei molto se tu non mi facessi nemico mezzo Adeptvs Mechanicvm.»

«Le cose che sono son le cose che sono, lord-signoria.»

Aveva ragione.

«Può darsi, ma tu sii più diplomatica.»

La senex-seneschala sbuffò sonoramente, il suo nome a quanto pareva era Zeneiza, mormorò una imprecazione che aveva qualcosa a che vedere con il seno di una donna e poi fece ritorno al suo lavoro. «Non vi servo in qualità di diplomatica io, peròhéh

«Ser Augustus! Vedo che la vostra mastra-artisan è sempre solare» lord Spiridòn rintoccò un colpo di puntale contro il pavimento.

Ci fermiamo? Eccitata, Shiur avanzò d'un passo. Erano davanti al grande Knight! Finalmente, finalmente poteva vederlo da vicino, lì, all'ombra della Basilikea.

«Non posso dire che è un piacere rivedere voi, Spiridòn.»

«Il suo sentimento è moderatamente ricambiato.»

«Sì, sì. Ah! E comunque è senex-seneschala, non mastra-artisan.»

Un sottofondo sarcastico animò la replica del Magos Machinomante: «Oh. A voi le mie scuse.»

Lady Zeneiza accennò lo scrigno blindato a due suoi sottoposti, lesti a trasportarlo via dal tavolo verso uno dei micro-ascensori portatili. Come pennoni, s'issavano accanto alle armi dell'armatura-camminatrice, pronti a facilitare il compito di caricarle.

Shiur s'avvicinò ancora. Lasciò le bretelle dello zaino. Passeggera, l'idea di prendere la picto-capturatrix le folgorò la mente. Il Ser si sarebbe offeso se l'avesse fatto? Aveva letto di loro! Erano molto superbi, ma non era qualcosa di cui li si faceva colpa perché pilotavano le armature-camminatrici, nonché gelosi delle loro ferrvm-suit da guerra. Però...

Sarebbe stata soltanto una picto-graphia! Che male poteva esserci?

Si schiarì la voce: «Ser, posso chiedervi qualcosa?»

«Guarda, Spiridòn, che l'ho sentito che mi stai prendendo per il cu...»

«Zeneiza, cos'ho detto circa il non farsi nemici?»

«Ser?»

«Non siamo nemici, Ser Augustus. Stiamo balbettandoci insulti contro, proprio come due buoni vecchiacci giù al porto di Lantarna Granitia.»

«Scusate?», cercò d'introdursi una volta ancora. La stavano ignorando?

«Un paragone peculiare, senex-seneschala.»

«Ser? Posso?»

«Vedete, ser-vossignoria? Andiamo d'accordo.»

«Posso picto-graphare questo titano?!»

Onestamente, non avrebbe voluto suonare così indispettita. L'avevano ignorata, però. A che scopo essere educati ed umili se nessuno la considerava? «Volevo dire... Ser Beric, ho il vostro permesso per catturare una picto-graphia del titano? Non volevo sembrare sgarbata!»

Sperò che ci credessero. «Lo giuro! Una soltanto!»

«Un titano? No, no!» La ragazza sull'impalcatura vicino allo spallaccio destro scosse il capo e Shiur, vedendola risponderle in quel modo, avvertì uno spigolo di nervosismo pungerle il fianco. Per quale ragione aveva risposto in quel modo, tutta così saccente? Le aveva chiesto qualcosa di così sciocco, forse?

Non mi sembra affatto!
Smontata dall'impalcatura, sulla quale aveva lasciato l'elmo-maschera da saldatura e l'ossidrikae-projectòr, venne incontro al gruppo. Sul viso aveva un sorrisetto che Shiur trovò fastidioso, quasi di superiorità ostentata e e fiera. Si sentiva grande perché non era una qualsiasi svb-adepta ignorabile?

«Questo è un Knight Paladin Pattern.» Le indicò con la mano il gigante metallico, scalandone visivamente il profilo fino alla cima.

All'ancora presso la colonna-diagnostikea, il camminatore incombeva sul cammino. Arrivata a puntare il capo del Paladin, la scudiera salì un altro poco con la mano e prese, picchiettando contro l'aria, ad indicare una soglia posta ancora più in alto. «Di norma quelli come lui sono un po' più bassi dei Warhound delle Legionaes Titanicvs. Certi sono più alti, ma si dice che dove finisce un Knight comincia un Titano...»
Era Legio Titanicvs, non Legionaes, ma Shiur si riservò dal farle presente quel dettaglio per ripicca. Ritenere la correzione, pur sapendo che tecnicamente quella cattiva esperta aveva detto una sciocchezza, le parve come una più che giusta vendetta.

Sentì un dubbio inciderle la testa: le nascondeva quel dettaglio perché non voleva infastidirla, perché non voleva sembrare una insegnante saccente o perché non voleva trasformare quella conversazione in un litigio?
In tutta onestà non lo sapeva.

Scacciò il quesito.

Si avvicinò ai piedi dell'Armatura-Camminatrice Paladin Pattern, entrando nel cono d'ombra che stendeva a terra. Il suo cavaliere non l'aveva vietato ed il silenzio, per il Cvltvs Mechanicvm, era una non-espressa forma d'assenso...
Si sistemò una ciocca di capelli che le era caduta davanti agli occhi. L'aria era più fresca, lì. Il caldo promanato dalla basilikea non l'asfissiava.
Quella gloriosa preghiera fatta fisico manifesto di supremazia, adesso, era così vicina da permetterle di toccarlo con il palmo della mano. L'avrebbe fatto, pensò, se soltanto l'avesse voluto. Si astenne, valutando invece la statura del camminatore: a primo impatto le era sembrato almeno sedici volte più alto di lei, ma quell'osservazione più vicina la portò a correggersi.
Doveva superare i diciassette metri all'altezza delle spalle. Pur rimesso in quella posizione di riposo, pesava sul camminamento lastricato di ferro e pareva addormentato, il capo chino in avanti. Le sue armi erano bloccate dai morsi di freno e dalle sicure: l'arto sinistro montava un'artiglieria da battaglia, la bocca da fuoco sagomata per sembrare il muso stridente di un'aquila, incassata dentro uno scudo balistico sul quale dominava un campo nero centrato da due gemelle folgori viola.
All'arto sinistro era invece agganciata una pesante spada a moto-catena dentata. Anche se appoggiata ad un bronzeo treppiede di sostegno, dava l'idea di uno strumento pesante ed al tempo stesso molto potente.
Le arteriocablo-vene di collegamento al reattore erano spessi cavi di tessiferrvm. S'innestavano nel manico della spada, agganciate ad incastri a valvola pneumatica, mimando i condotti che aveva visto alimentare certe spade potenziate.
Lei sapeva che, da un momento all'altro, se fossero stati accesi, avrebbero trasmesso alla catena una pulsazione cardiaca, il Salmo della Scintilla Avviante. Quello l'avrebbe messa in moto. Da zero punto zero immobile ad oltre mille giri al secondo.

Il Salmo della Scintilla Avviante avrebbe ceduto il suo posto al Cantico Testimone dell'Elettro-Gloria, dimostrando la benevolenza del Dio-Macchina nei confronti dell'Armatura-Camminatrice, benedicendo il suo pilota con l'onore di pilotarla nel crogiolo della guerra e concludendo il Rites dell'Avviastart.

«Avete una svb-adepta molto intraprendente, Vostra Eminenza.»

Era la voce di Sir Augustus. Il cigolio metallico della Magvs che si voltava le fece chiedere se non l'avesse, in qualche modo, disonorata con il suo comportamento.

«Oggi lo è un po' più del solito.»
Distolse gli occhi dal gigante, abbattuta. «Ma ci sono i Knight...»

«E come mai capita che una svb-adepta...» Eccolo lì, pensò Shiur. Il disdegno sprezzante verso l'ultima ruota del carro del Cvltvs Mechanicvm. Tutti erano stati svb-adepti una volta nella loro vita! Tutti, per ogni algebraica formula tautologica! «Una svb-adepta del Biologos, poi, abbia questo interesse per i minvs-titani inferior dei mechanicistici?»

«Li ha visti un paio di volte da lontano», borbottò l'Io Originaria. «Non sono ancora riuscita a farglieli togliere dalla testa, mi credete?»

«Vi credo», concedette Sir Augustus Beric. La guardò e le offrì l'armatura-camminatrice con un gesto permissivo. «Catturate tutte le pict-graphie che desiderate, svb-adepta. Siate mia ospite.»

L'Arch-Magvs lasciò il centro della comitiva per venire vicino. Temette che fosse lì per trascinarla via, ma il timore si rivelò infondato. Le posò una mano sulla spalla. «Si chiama Shiur, Sir Augustus. È una mia gene-replica.»

«Sei una clone?» chiese la ragazza. Cosa, non aveva sentito quello che l'Io Originaria aveva appena detto? Non le funzionava bene l'udito, magari.

Annuì con un sorriso di circostanza e nascondendo quanto quella domanda superflua fosse irritante. «Sì, lo sono. Si dice gene-replica rielaborata, però. Non sono una copia identica della lady Arch-Magvs, più un ricalco molto simile. Il suo numero ventiduemila e...»

«Non volevi catturare una picto-graphia?»

«Sì, kyra-patrona. Scusatemi...» borbottò mentre prendeva la picto-capturatrix dallo zaino. Gli Spiriti-Macchina del Knight dovevano giacere nel riposo dell'inattività perché la cogitor-colonna non spandeva, elogiava o trillava segnali d'alcun tipo, anzi!

I monitores del pinnacolo erano tutti impegnati a far scorrere nastri di avvisi di statvs in Lingva-Technìs. Le loro ciclo-diagnosi non registravano sintomi di malessere.
Alcune icone a scomparsa denunciavano che i rites svb-cybro animaeskopie non avevano rivelato la presenza di daemon-viruses o infecto-malawares. Chissà se quella scudiera sapeva leggere il linguaggio del Cvltvs-Mechanicvm! Non le sembrò fare alcun caso ai monitores, e ad occhio non possedeva innesti oculari con cui tradurre ciò che vi era scritto.

Sulle spalline della casacca aveva le Aquile Imperiali, non il Cog Mechanicvm.
La casata a cui rendeva servigio, comprese la svb-adepta rammentando le sue lezioni, doveva essere una di quelle leali all'aspetto mortale dell'Omnissiah piuttosto che alla sua essenza come Avatar Immortale del Dio-Macchina. Dopotutto, era lì per invito dei Taranis.

Indietreggiò di tre passi, inquadrò il gigante e schiacciò la runa per l'immago-captura. Subito visualizzata nella memoria della 'capturatrix, la picto-graphia era salva. Nessuno, adesso, poteva portargliela via. Più tardi, anzi, l'avrebbe immagazzinata nel proprio cervello salvandola via collegamento universalìs.
«L'hai già pilotato?» Domandò alla ragazza, la scudiera venuta a farle compagnia. Le duplici folgori violacee su sfondo nero erano al centro del drappo che lei portava stretto in vita. Le insegne erano le stesse del suo signore, quelle della Casa di Beric, quindi doveva essere legata al suo servizio.

Oppure era una parente.
«Io? No! Mai. Lo custodisco e mi curo dei rites di svb-routine.» Oh, quello era molto deludente da scoprire. Non lo diede a vedere. Scattò oltre tre picto-graphie, lasciandola parlare per avere più tempo. «È lord Augustus che lo cavalca in battaglia. Aveva bisogno di riparazioni e i lord di Taranis hanno offerto un loro spazio. Sono stati molto gentili.»
I rites di svb-routine? Quelli, si disse Shiur nascondendo una punta di fastidio, avrebbe potuto svolgerli anche lei! Bastava conoscere le algorithmo-formulae, la Lingva-Techìs ed il corretto uso delle strumentazioni per i Rites Diagnostikaei svb-cybro animaeskopici.
Non volle dirle niente, però. Indispettirla era rischioso; avrebbe potuto scacciarla o impedirle altre immago-capture. «Una vera cortesia tra cavalieri.»
La scudiera schioccò le dita e il suo gesto la scosse. «Si! Hai ragione! Una cortesia tra cavalieri, assolutamente! Ma, aspettami un momento!»
Non sono andata da nessuna parte!
«Tu come hai detto che ti chiami?» chiese. «Il mio nome è Zyràh e sono la scudiera di lord Augustus Beric, l'Eroe Fulmineo!»
Aveva decisamente una memoria corta oppure ci sentiva poco. «Io mi chiamo Shiur 24.421. Sono un clone dell'Arch-Magvs Dominae lady Shaeer', a cui faccio da svb-adepta in apprendistato.»

L'ho detto poco fa.

Zyràh aggrottò la fronte. «Un clone? Quindi lei è tipo tua sorella? O tua madre?»
«Ho tante sorelle, ma non vedo lady Shaeer' come una di loro. Diciamo di essere sue repliche, ma abbiamo dei filamenti genetici importati da donatori e sviluppati nei nostri sarcophaghìs di gestazione. Credo che dirla mia madre, nei termini tuoi, sarebbe più corretto.»
«Ti dirò che non ci ho capito poi tanto di quello che hai detto. Comunque, non ci assomigli molto alla Lady-Eminenza...»
Ma che ovvietà! Era stupida? «Lei alla mia età lei aveva i capelli rossi. Una variazione non-randomica del sarcophagòn mi ha fatto nascere bionda.»
Zyràh passò il blocco-papirivm da una mano all'altra, come se indecisa su qualeusare per tenerlo. «Non mi riferivo al colore dei capelli. Dicevo... insomma... lei è gigantesca, alta... ha queste sei braccia, è tutta ferrosa e grande mentre tu sei una nanerottola.»
Cosa?! La guardò piantandosi un pugno sul fianco. «Ma come ti permetti?!»
«Calmati, non ti volevo offendere!»
«Mi hai detto che sono bassa!»
«Ma lo sei!» esclamò Zyràh, infastidendola. «Dico, tu sei una nanerottola in confronto all'Arch-Magvs! Devono essere gli innesti.»
Shiur strinse i denti. Non aveva alcun rispetto per il Cvltvs Mechanicvm? Era stupida? Che cosa non funzionava a dovere in lei? Scoccò un gesto di stizza con l'altra mano, presa dal livore. «Beh, tu sei piatta come un tavolo e hai la faccia e il cervello di un cavallo!»
«Ey! Questa faceva male!»
Ah, bene! «E direi che circa il primo punto assomigli al cavaliere a cui fai da scudiera.»
Zyràh s'accigliò. «Lord Augustus è un uomo.»
«Appunto. Considera le implicazioni.»
«Dai, non ti volevo offendere.»
«Però l'hai fatto!» sbottò Shiur. «Non sono una nanerottola. Posso essere bassa ora, ma un giorno sarò Arch-Magvs e comunque morirò da colosso!»
«L'importante è crederci!», la canzonò Volost. La pacca che le diede sulle spalle, al di là dell'essere brusca, fu una risata a sue spese.

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