Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" IV (10/17)


«Ave Omnissiah Arch-Artisana Magvs Machinomante lady Arika» La kyra-patrona salutò la testa del gruppo di tecno-preti che Shiur aveva visto muovere loro incontro. Li aveva scorti qualche minuto prima, quando erano sembrate delle ombre lontane, a malapena visibili sotto le grandi luminarie. Si erano avvicinati tanto, di secondo in secondo.

Gradualmente visibili, erano apparsi infine come un drappello capitanato da una conoscente della sua kyra-patrona. All'inizio Shiur non aveva capito chi lo capitanava, che cosa fosse esattamente la grottesca statua curva in testa alla formazione.

Le era soltanto venuto spontaneo dirsi che fossero lì per loro, com'era stato nel caso di lord Spiridòn. Per quale altro motivo, in mezzo alla vastità della galleria e delle folle che la fendevano da ogni part, avrebbero dovuto venir loro incontro, dopotutto?

Pensare che fosse altrimenti era solo che sciocco. Una stupidaggine.

Nel momento in cui la compagnia era divenuta chiara ai suoi occhi, il messo del Fabricator s'era fatto rispettosamente da parte. Con un cenno l'aveva invitata ad indietreggiare, ma non le aveva detto perché mai avrebbe dovuto farlo.

Nessuno le diceva niente!
Lady Arika era una torreggiante cascata di tuniche rosse, una macchia vermiglia intervallata dai grigio-scuri movimenti frenetici d'almeno una mezza dozzina syntho-cybroarti mechandrites. Nascendo da un carapace a gobba, scavalcavano in statura le spalle curve, adorne di sciarpe di seta intessute da fil di ferro. Proprio come le dita d'un vecchio, le protesi ausiliarie s'issavano verso il soffitto della galleria.
«Ave Omnissiah, Arch-Magvs Dominae Biologos lady Shaaer'» replicò l'Arch-Artisana. Posò sul pavimento il puntale d'uno scettro a bordone.
Con un sibilo ferroso intrecciò due mani inferiori sul pomello, quasi coprendone l'aspetto di teschio umano. Sembrava che la figura fosse stata immerso nel cristallo liquido per lunghi tempi e, poi, estratta per venire raffinata dalle mani d'un'abile artigiana. «Le voci degli Spiriti-Macchina della mia noosphera mi hanno portato avviso della vostra presenza. Prima di ricevere i loro verbi, Shaeer', ti credevo ancora in transito per Sol da Alphekka Meridiana.»
«Debbo ringraziare il mio Mastro Navigator per questo.»

L'Arch-Artisana dominava con la sua figura tutto il gruppetto che aveva camminato con lei. Nello stesso attimo in cui s'era fermata a parlare con l'Arch-Magvs, un codazzo di servitores aveva arrestato il proprio passo. Con un sibilo erano tutti passati alla Conditio Stantes-Per. Il capo chino, deboli scintille di limitata attività dentro gli occhi bionici, le braccia armate d'arnesi innestati abbandonate lungo i fianchi. Erano una coohorte operativa, pensata per Rites Restauratores e Cantici Laboriosi. Il degno seguito, considerò Shiur, di una Arch-Artisana esperta nel campo delle Armature Camminatrici.

Davanti ai servitores e defilati rispetto all'Arch-Artisana si presentavano all'occhio quei tecno-preti che aveva scorto prima, quando si erano avvicinati.

Erano in quattro.
«Lord Petronio Vivar, se non rammento male.»

«Uno Positivo, Non rammentate male», asserì la kyra-patrona. Parlava sempre bene di quell'uomo, ma Shiur non aveva il permesso d'incontrarlo. Sapeva che risiedeva sull'Ark Mechanicvm, in un minareto severamente chiuso al pubblico. In un paio d'occasioni aveva udito la sua voce attraverso i ripetitori Vox del Naos di Navigazione. Poche parole, forse una formula standard, espresse da un tono basso, meditabondo.

Era incuriosita, ma gli ordini dell'Arch-Magvs erano cristallini: non aveva il permesso di vederlo e, salvo contrarie istruzioni, non doveva avventurarsi dentro i suoi spazi privati. Le sfuggiva il motivo di tanta riservatezza; era libera di parlare con gli astropati di bordo ogni volta che voleva, senza quelle formule stringenti.

Per quale motivo non poteva fare la stessa cosa con il Navigator? Alla fine, stando a quello che l'Arch-Magvs le aveva detto, era soltanto un particolare astropate, specializzato nella navigazione interna alle correnti dell'Oceano Empyreo...

«Quando abbiamo lasciato l'orbita di Alphekka, lord Vivar ha colto una finestra mandevilliana eccellente. Siamo subito scesi in immersione.» Ricordava quel momento. Era stato uno dei rari casi in cui l'aveva sentito parlare, appunto. «E le correnti buone ci hanno concesso una traslazione tre giorni prima della previsione fatta dai cogitatores.»
Lord Spiridòn impuntò l'ascia-ingranaggio contro l'incrocio tra due mattonelle ottagonali. Il tonfo fu sordo e secco. «Ave Omnissiah, Arch-Artisana lady Arika.»

Non l'aveva praticamente calcolato! S'era offeso?
«Ave Omnissiah, giovane lord Spiridòn. Deduco che voi siate la guida di questo pellegrinaggio.»

Sopravanzando il Magos Machinomante e l'Io Originaria, lord Phorianus torreggiò incontro alla curva Arch-Artisana. Era di poco più basso, forse dieci o quindici centimetri, ma l'armatura potenziata esaltava la sua massiccia figura.

Due tra i quattro tecno-preti che avevano accompagnato lady Arika si volsero alla scena. Se ne stavano fermi, pressoché immobili. Tuttavia, Shiur lesse i loro sguardi e i bagliori delle lenti, osservavano come se ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi.

Perché?

«Non siamo in pellegrinaggio» Il Padre di Ferro Tech-Astartr le sembrò seccato. Il ricordo della Data-Stringa sulla battaglia le ronzò in mente. Gli Astartes erano fatti per quello, giusto? Per la guerra e le battaglie, per la strage.

Si sentiva a disagio lontano dal suo ambiente?

Credo di capirlo... questo posto è così grande che mi fa sentire piccola. Non dovrei, ma non so che cosa farci. È troppo per me.

Per ora, almeno...
Con un che di distante a permearla, la voce di lady Arika le risuonò nelle orecchie. «Interessante.»
«Siamo qui per prendere in prestito il mithril-mallevs. Lady Shaeer' ritiene d'averne bisogno per un lavoro che intende fare.»
Lady Arika serpeggiò vicino al Tech-Astarte, sibilando un continuo sospiro metallico. S'issò al suo fianco e lui si volse a guardarla, le lenti fisse dell'elmetto simili ad occhi stretti. «Tu sei un membro del Capitolo dei Martello del Fato.»
Un respiro pesante trapelò dalle ghiere del suo elmo. «Sorprendentemente sì. Finché non me l'hanno detto, debbo confessarvi, ho sempre creduto d'essere uno Ultramarine!»
Shiur palleggiò il proprio zaino sulle spalle. Non capiva: il Tech-Astarte l'aveva presa in giro, prima, ma non aveva scoccato battute né ingannato lord Spiridòn. Adesso stava canzonando quella Magos. Come funzionava quel suo gioco stupido?

«Sciocchezze. Hai colori di Successore e il tuo capitolo è derivato dalle Mani di Ferro di Ferrus Manus. Ho avuto modo di conoscervi in passato. Lord Confratello-Capitano Deikos conosce il mio nome.»

Lo guardò di sottecchi, le mani strette sulle bretelle. Accompagnato da un torrenziale, pesante rullio di servo-sistemi interni, alzò la mano libera dall'impegno dell'asta-ingranaggio. «Se avesse saputo della vostra presenza, lady Arch-Artisana, sono certo mi avrebbe incaricato di portarvi i suoi saluti.»
Per come si è avvicinata a lui ho la sensazione che forse questo capitano Deikos sapeva benissimo che lady Arika si trovava qui. Sperava semplicemente che il suo malevolo, ingannatore subordinato riuscisse a non incontrarla! Il pensiero la fece ridacchiare.

«Altamente probabile» affermò l'Arch-Artisana raddrizzandosi per incombere gigantesca sul confratello dei Martelli del Fatto. Shiur udì un coro di subdoli, ritmati scatti accompagnare quell'atto. Coprì la propria bocca con il pugno, inquietata dalla vista.
Perché si era rielaborata tanto drasticamente? Pareva una serpe e si muoveva allo stesso modo, strisciando su piedi che divenivano spire. «Non ritengo sia necessario chiedervi di portargli i miei, ovviamente allegandoci i rispetti di Casa Taranis.»
«Non era necessario» fu la risposta che lord Phorianus sillabò. «Tuttavia, Vostra Techno-Sapientia, sarò più che lieto di soddisfare tale richiesta.»

«Sta bene.» Lady Arika sgusciò oltre lord Phorianus, lasciandolo dietro di sé come, pensò Shiur seguendola con lo sguardo, lei stessa avrebbe fatto con un cacciavite non più necessario allo scopo. Abbassò la mano con cui aveva coperto le proprie labbra, intrecciando le mani contro il grembo.
Doveva rispetto ed ubbidienza all'Arch-Artisana. Non soltanto era una sua superiore dentro la complicata gerarchia del Cvltvs Mechanicvm, investita di quella forza che veniva dall'anzianità testimoniata, onorata e provata sul campo, ma era anche una conoscente d'antica data della sua Io-Originaria.

Un'amica, forse. Non sapeva bene come definire il rapporto che univa l'Arch-Magvs a quella donna. In passato erano state adepte dello stesso maestro, prendendo poi strade diverse.

«Alphekka Meridiana. Medesimo punto, ma diverse opere che ne conseguono»

Alzando un cigolio di ferrvm-vertebre e sintho-ossa bioniche, l'Arch-Magvs annuì grave, le mani ferme sull'impugnatura dell'asta. «Uno Positivo», trillò. «Posso indagare sul perché ti coinvolge?»

Un balenio di retro-illuminazione batté dentro i circoli dei suoi occhi elettronici, veloce come l'accensione di una piccola lampada.
«Ho sentito che è stata attaccata.»

«Di nuovo, Uno Positivo. Una flottiglia zandriana è traslata fuori dal loro surrogato d'Immaterium. Cercavano qualcosa sulla superficie delle lune, ma non l'hanno trovata. Sono fuggiti presto.»

«Degli xenos che si spingono così vicino al Sistema Solare possono essere dei folli, dei suicidi o dei disperati, ma sicuramente portano una preoccupazione della quale tenere conto» ponderò lady Arika, la sua Lingva-Technìs velocissima nell'espressione, simile ad auto-martelli che battevano su incudini. «Ed è questa che ha spinto la mia convocazione. Il Fabricator-General desidera la mia consulenza in materie di xeno-technologie per un'indagine.»

Incrociò due delle sue quattro braccia contro la vita, nascondendo le mani bioniche dentro le larghe maniche rosse ornate da sigilli di merito. Su quei drappi di pergamena, notò Shiur guardando obliqua la conversazione, campeggiava fiero lo stemma della Casata dei Taranis.

Deve avere prestato molti grandi servigi ai Lord Protettori...

«Presumo si tratti dei vascelli che hanno perduto.»

«Ciò è corretto, Shaeer'» siglò l'Arch-Artisana sganciando dalla cintura uno strumento auspex. La pressione di un pulsante fece divampare innanzi a lei una carrellata d'olo-lithogrammi. «Ecco. Questi sono alcuni dei relitti che i Ledyanaya Aquila e le Falci Martellanti hanno recuperato dal campo di battaglia. Sono stata informata della loro attuale locazione e sto partendo ora per raggiungerla.»

«Vai sulla Luna.»

«La Confraternitàs li ha sistemati nei suoi Arkaives di Stasi. Il Fabricator-General mi ha scelto per la mia esperienza in questo campo e per la familiarità che ho con l'istituzione della Confraternitàs e i due succitati capitoli di Adeptvs Astartes.»

E anche per non sentirti parlare delle tue conoscenze, penso...

«Sapevo che lord Edvardìs fosse presente, ma non avevo idea che ci fosse anche lord Dragunoviòn.»

Spento e riposto l'auspex nella cintura, l'Arch-Artisana s'inalberò. «Ah! Ti colgo in fallo. Entrambi i capitoli hanno preso il campo di battaglia. Non posso, dunque, chiederti una registrazione.»

«Non ne ho, spiacente di deluderti.»

«Poco male! Estorcerò tutte le quantità di video Data-Stringhe dai due Maestri Capitolari. Ti dico, saranno più che lieti di aiutarmi di nuovo. Entrambi conoscono il mio nome.»

«Sono certa che ti accoglieranno a braccia aperte», commentò la kyra-patrona. Nascosto nel sottofondo testuale c'era, secondo Shiur, una pulsazione di sarcasmo. «Comunque sia, la Bellvm-Flotta Sol si è subito mobilitata per soccorrere Alphekka. Se avrò tempo invierò un apprezzamento scritto per il suo Ruolino di servizio.»

Lady Arika non le parve indisposta dal repentino cambio d'argomento. «Avevo ipotizzato che non fossi giunta sul Padre-Pianeta prospettando di risiedervi a lungo. Seguirai la Crociata?»

L'Io-Originaria assentì nuovamente.

«Quindi sussiste la possibilità di un nostro ritrovo sul campo di battaglia. Posso affermare che ciò sia discretamente piacevole.»

«Potremmo effettivamente ricontrarci.»

«Bene.»

Non era sicura di sé, ma in quella stringa di segnali aveva percepito una traccia di... era stato sollievo? Contentezza, magari? Dirla indecifrabile sarebbe stato poco! Qualcosa aveva pulsato sullo sfondo di quell'espressione, non sapeva cosa, ma c'era stato.

L'Arch-Artisana si volse a lei. Trovarsi sotto il suo cipiglio oblungo e freddo, armato d'otto occhi telescopici e stretti, la scosse. «Vedo che ti sei generata una nuova clone-adepta.»

«Una tra tante nuove. La Crociata importa molte funzioni da assolvere e le mani, per quante io ne possa installare su questo vascello, non sono mai abbastanza.»

«Quanti anni hai, svb-adepta?»

«Quattro, Vostra Techno-Sapientia.»

«Quattro. Fisicamente ne hai tra i quattordici e i sedici.»

Si avvicinò per non mancarle di rispetto. «Sì, il sarcophagòn di gestazione ha...» Non riuscì a terminare la frase. Una bacchetta la picchiò sulle mani, facendola arretrare con un mezzo balzo. A denti stretti si massaggiò laddove l'asticella metallica l'aveva colpita. Ora due nocche, del medio e dell'indice, bruciavano come se fossero state scottate dall'olio d'una padella bollente.
Vi soffiò sopra, agitando le dita intorpidite. Quanto facevano male! Perché?! Per quale diamine di motivo l'aveva picchiata?

Non le aveva detto niente d'offensivo o di brutto, Omnissiah sacro!

«Conosco quei sarcophaghìs meglio di te, svb-adepta. Non presumere di potermi delucidare sul loro funzionamento.»

Cosa? Non è vero! «Ma io non volevo offender...»

La seconda bacchetta le strappò un lamento gridato. Un terzo colpo arrivò, più veloce del suo predecessore, anche sul polso. Shiur sbatté la mano colpita, che bruciava più delle nocche intorpidite, poi l'avvolse con l'altra così da poterla massaggiare. Per un momento le montò in petto un guizzo di rabbia, ma il trillare fermo degli occhi tanto dell'Arch-Artisana quanto della kyra-patrona la fece desistere.

Rassegnata, si ritirò a testa bassa. «Scusatemi...»

«Ha quasi il tuo stesso caratteraccio» scandì la tecno-serpe, già voltatasi per potere riprendere a discorrere con la sua Io Originaria. «Una declinazione molto, molto simile.»

«Effettivamente ha ereditato il mio vizio di non chiudere mai la bocca... ma io sono Arch-Magvs e posso permettermelo.»

Urtò un bastione freddo, cogliendone subito l'identità. Non le servì girarsi per identificare contro chi era andata a sbattere. Si volse solo per soffrire anche il suo sguardo, alto sopra di lei, nascosto dall'elmetto integrale e dalle lenti della celata.
Era andata a sbattere contro lord Phorianus, chino a guardarla. Di bene in meglio ... Poteva percepire il suo fastidio, palpabile come i respiri pesanti che esalava fuori dalle ghiere di respirazione. Prima di scansarla, il Tech-Astarte indicò le nocche arrossate. «La carne è debole.»

E di male in peggio. «Grazie, m'lord. Mi serviva questo memento mori...»

«Lieto d'essere stato utile. Ora, gentilmente, puoi spostarti da sopra il mio stivale?»

«Sì, m'lord...»

Arretrò, amareggiata. Perché se la prendevano tutti con lei, quel giorno?! Nascose le mani nelle tasche della veste e distolse lo sguardo. Non era giusto. Prima lord Phorianus, poi lord Rex, il Magos Machinomante ed ora anche quelle bacchettate?

«Non ti trattengo oltre, Shaeer'.»

«Te ne sono grata. Dobbiamo affrettarci al mithril-mallevs.»

«Te l'hanno concesso, quindi... devi avere con te le pinze...»

La basilikae governava l'orizzonte.

Alta e larga si palesava completa al termine di un lungo colonnato istoriato da meravigliosi halos di macchinari. In galleria, nel mezzo di quel lungo cammino, Shiur aveva potuto scorgerne degli sprazzi che, grandi oltre la volta d'uscita, le avevano insistentemente suggerito quali misure avesse quell'edificio. Una spettrale ombra della sua grandezza le era stata offerta.

Anche preparandosi all'impatto, oltre la soglia della galleria lei non poté mancarsi di restare a bocca aperta e occhi spalancati.
Subito oltre le spalle architettoniche del presbiterio, dominato da una larga cupola tutta rossa e bianca nella sua divisione a larghi raggi, istoriata da pilastri-parafulmini a corona, svettava titanica una concatenata cintura di ciminiere.
Shiur osservò con il naso in alto, sentendosi piccola. Spaziando da un'estremità all'altra contò il loro numero, mormorato sulla punta della lingua: erano otto, alte tanto da puntare con fare minaccioso il fondo d'una piazza sospesa sopra alle loro cime, retta da catenacci industriali.
I camini erano sagomati a forma di minareti cilindrici. Era da loro, si chiese ansimando, che veniva propagato quel manto soffocante?
Più si avvicinavano alla basilikae, più il calore si faceva alto e denso, come una nebbia trasparente, ma che distorceva le ombre in tremori bollenti. Si terse di nuovo la fronte.
Sui tronchi delle ciminiere scorrevano, pari quasi a tanti anelli di maglia armata, degli estesi transiti telescopici a chiocciola. 

S'inerpicavano verso l'alto segmentando le figure dei fittissimi bassorilievi; formavano una pelle che raccontava una serie di successioni d'eventi, da sinistra verso destra.

Non riuscì a vederne l'inizio, nemmeno alzandosi in punta di piedi. I principi delle loro storie dovevano, dedusse, per forza trovarsi nel campo alle spalle della basilikae, vicino ai manifactorvm che sicuramente vi erano collegati ad elle.
Le ciminiere erano alte almeno cinque volte la già statuaria sommità al frontone della Basilikae quindi la loro base, rifletté la svb-adepta tirandosi in spalla lo zaino, doveva sembrare un'agorà, almeno circa l'ampiezza superficiale. Immaginò che facessero le veci di griglie d'uscita per i corpi di fabbrica scavati sotto il profilo del piano.
Alzò lo sguardo alle colonne di scuri fumi industriali che svettavano dalle sommità delle ciminiere; fumate nere, alte, spesse e larghe salivano verso la piazza sospesa, da cui tuonava lo scorrimento continuato d'un'enorme aeratòr a pale. 

Il calore, dunque, era una conseguenza del suo moto? Sembrava più plausibile di quel che aveva pensato prima.

«Quello è il Palladiòn 'Lexandrineo» disse lord Spiridòn, rompendo il silenzio in cui s'era chiuso durante la visita di lady Arika. Shiur lo seguì mentre indicava con la punta dell'ascia-ingranaggio un'ara verticale, impressa sulla colonna più centrata. Riportò il cog al suo uso di sostegno. «Un regalo da parte di Hive 'Lessandria per la Basilikae dei Taranis, qui in Mons Arsia.»
Incamerata nel tempio, scavato ad arco acuto nella superficie del fumaiolo, s'innalzava la statua d'un uomo savant. Schermandosi la fronte, la svb-adepta strinse gli occhi. Le sembrava fatta d'oro, una lega dalla tintura lumeggiata di bronzo.
«Perché la regalarono, m'lord?»
«Casa Taranis accolse i servigi di un loro adeptvs Narrator poco dopo il Trattato del Mons Olympvs. La sua identità è andata perlopiù perduta durante l'Eresia dell'Arci-Nemico, ma ci è rimasto il titolo che gli dedicarono i lord di Taranis, ciò vale a dire il Palladiòn.»

La figura doveva misurare un centinaio di metri in statura, almeno a nudo occhio. Si portava in avanti, il pugno destro stretto sull'impugnatura d'una spada potenziata dall'elsa a forma di Bicefala Aquila Imperiale. Con la mano sinistra, in una posa d'offerta, sorreggeva un grande libro aperto.
Due drappi di catene pendevano dal dorso della copertina, mentre sulla prima pagina era inciso in caratteri rubicondi il nome di Casa Taranis. «Forse citavano un mito dell'Era degli Eroi.»
La techno-vipera era la loro Primaris Arch-Artisana e ciò, pensò strofinando dove ella l'aveva picchiata con il regolo, non li faceva vincere tanti punti simpatia.

Anzi, non ne guadagnavano nemmeno uno! «Ho capito. Che cosa fece per loro?»
«Sappiamo per certo che narrò alcune gesta del Primvs Optimatvs dei Taranis.» Lord Spiridòn le scoccò un colpo dei suoi occhi elettronici.

«Abbiamo dei fogli d'un suo scritto autografo. È una cronaca, scritta in un arcaico Alto Gotico, circa la Liberazione di Trappistarys Etha. I Taranis hanno un grande senso dell'onore, svb-adepta. Devono essersi sentiti indebitati con lui, abbastanza da volerlo ad ornare una delle loro auguste Basililae... questa che vedi davanti a te.»

Ma quale onore che è poterla vedere, davvero...

«Pare esserci dell'attività in corso.» Lord Rex la superò di carriera. Rimasta indietro, Shiur sospirò. Si sentiva stanca, lo stomaco amaro. Che cosa stava succedendo, adesso?

Dell'attività?

«Lord Spiridòn» chiamò il Basilikon. «Rischiamo d'interrompere una funzione. Non sarebbe il caso di virare altrove?»

«Non temete, non arrecheremo loro alcun disturbo. Questi sono soltanto dei Rites di manutenzione, ordinarie opere di controllo dei Knight.»

«Ne siete certo?»

«Sì. Pare affollato solo perché i lord di Taranis hanno ospiti.»

Con uno sbuffo, Shiur palleggiò sulle spalle lo zaino. Il Magos Machinomante la guardò da sopra le spalle e lei, temendo d'avere commesso qualche nuovo errore, chinò il capo.

«Sì, lord Magos?»

«CS», scandì, senza riservarle animo ostile. «577457.»

Eh? «Non vi seguo...»

«Il capitano skitarii che ho menzionato poco fa, quello a cui potresti regalare il tuo beveraggio energetico. Si chiama CS 577457.»

Ah. «Ho capito. Se dovessi vederlo, allora...»

«A dire il vero è di strada, proprio lì vicino ai Knight.»

Oh.

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