Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" III (4/5)
L'ufficio della lady-commissaria Styliana Kypriano era un loculo privato e stretto, interno alle camerate del reggimento, che lei era riuscita nell'impresa di fare sembrare un posto quasi accettabile, in fin dei conti niente affatto male.
La sua pianta ad "L" rovesciata lo faceva un bilocale più lungo che ampio e stretto da muri alti, di sano e vecchio metallo. Il suo predecessore non l'aveva vissuto che per mezza campagna prima d'incontrare una sfortunata, addirittura tragica dipartita "in azione" contro gli xenos Okùnni nei pressi di Sansakaras Saltìs Lacvstriata.
Quelle locuste aliene erano davvero spietate! Senza scrupoli e con armi, ovviamente eretiche e lontane dalla gloria dell'umana tecnologia concessa dal Dio-Macchina, precise e letali. E poi fuori da un saghittareon era molto difficile, se non addirittura impossibile, bloccare in tempo un accidentale sparo randagio soprattutto se il suo sfortunato bersaglio era... come dire, uno stronzo dal grilletto un po' troppo facile e dall'inesistente senso di cameratismo.
Ricordava che le autorità del benedetto Commissariato Imperiale si erano chiese come fosse successo un simile errore, così tragico nel suo spezzare una vita tanto valorosa e pia come quella del commissario Iasdion. Già, com'era potuto accadere? Era stata una casualità impossibile da fermare, una fatale lancia di luce vermiglia che aveva folgorato il santissimo commissario alla nuca. Due o tre volte, grossomodo sempre nello stesso punto.
A qualcuno era davvero scivolato il dito, ma chi? Rintracciarlo sarebbe stato impossibile e poi era sicuramente morto in azione!
Un simile indegno, che nella sua stupidità aveva tolto al reggimento la sua severa guida disciplinare, non poteva assolutamente essere scampato allo sguardo punitore del Maestro dell'Umanità!
Sì, come no.
Alla fine dei conti quelli del Commissariato Imperiale avevano fatto buon viso a cattivo gioco, secondo Rho cogliendo che per una stronzata di troppo fatta da Iasdion il reparto aveva deciso di risolvere il problema rappresentato da quell'individuo con le proprie mani. Archiviato il fatto dietro la dicitura "irrisolvibile caso di fuoco amico" avevano definito che un nuovo ufficiale politico, di maggiore qualità e più elastica disposizione circa l'unità da gestire, fosse un assetto necessario per mantenere in linea il Decimo Reggimento del Gladiano Corpo dei Marines.
Ey, le tragiche vittime della guerra! Gli eroi di guerra morivano così giovani lasciando vuoti alle loro spalle, spazi che bisognava colmare con nuove vite per continuare a supportare la grande, ferrosa, dentellata ruota della santissima macchina bellica imperiale, onore e tutto quanto all'Astra Militarvm che tutti riverivano ed adoravano.
Per quanto io preferisca la dicitura di noi poveracci. Guardia Imperiale non mi strangola la lingua due volte quando lo dico...
E le sempre attente autorità del Commissariato Imperiale erano state davvero brave e celeri nel mandare qualcuno di più adatto a rimpiazzare la dipartita del "compianto" Iasdion Traiggherivs. Che un volo d'Angeli con spade di fuoco e Sante Viventi potesse accompagnare la sua anima dall'Imperatore-Dio lì sulla Sacra Terra, sopra alle dieci volte cento milioni di bandiere dello Hegemòn!
Poco dopo il suo arrivo sulla Forth Nvmae, la sua sostituzione aveva preso velocemente possesso del loculo e composto un bel pacco postale colmo degli averi del defunto commissario. L'aveva spedito al suo parente più prossimo dando mansione vincolante al messo postale del Departemento Mvnitorvm di rintracciarlo in mezzo all'Imperivm e di consegnarli di persona, assolutamente e perentoriamente a mano, quelle quattro cianfrusaglie di nessun valore ben inscatolate.
Prima che il messo potesse scoppiare in lacrime davanti alla prospettiva di decenni di ricerca e di saltelli di porto in porto e di ancoraggio in ancoraggio, la lady-commissaria gli aveva messo in tasca una bella banconota magenta da quattrocento Troni Imriali come "mancia".
Soltanto in seguito ella aveva rivelato agli ufficiali del Decimo Reggimento che assieme a quello stipendio gli aveva dato un bigliettino con scritto che poteva gettare il pacco nello spazio e spendere quei soldi come più voleva. Il messo s'era allontanato a metà tra il piangente ed il sollevato, più ricco di prima, con le braccia occupate da uno scatolone che probabilmente era finito in qualche rottamaio o in un magazzino a prendere polvere.
A chi fregava qualcosa, a quel punto? Si era tenuta la scrivania, ancorata al centro della stanzetta tagliata in orizzontale al termine del corridoio d'accesso, assieme al personalìs-cogitator dal monitor d'ottone lucidato ed autentico legno.
In quel momento sedeva proprio dietro al vecchio tavolo, dritta su di uno scranno girevole dallo schienale alto, con un braccio appoggiato al bordo e l'altro teso in avanti, l'indice intento a seguire una qualche lista scorrente sullo schermo.
«Avete chiamato, signore?»
Tenne fermo l'indice. «Sì, l'ho fatto. Ho sentito di un piccolo screzio tra lei ed uno dei soldati del reggimento. Jenkins?»
«Signore, con tutto il rispetto lo state confondendo con Ruperth Jenkins. Il tizio a cui ho fatto saltare un dente è quel deficiente con la patente di Anthonicvs Jeenkyns.»
«Grazie per l'efficace riassunto, tenente», con la mano libera gli indicò il voluminoso distributore di bibite che incombeva a pochi passi dalla scrivania. «La mia chiave è inserita. Si prenda qualcosa, quello che vuole, a mie spese. Se lo merita.»
Scoccò un passo verso il distributore. Una domanda gli attraversò la mente fermandolo prima di premere sulla pulsantiera. «Scusi, signore? Nessuna sanzione disciplinare per avere colpito un subordinato?»
La lady-commissaria non gli rispose, indaffarata dalla stesura di una missiva su di uno scriptorìs ololitho-grafico che le veniva proiettato vicino alle mani da un servo-teschio. Rho la seguì con lo sguardo mentre batteva velocemente una fila di olo-litografiche rune vicino al monitor. Con un deciso colpo di mano spostò il foglio al centro della proiezione scriptoris, allineò il punto con un picchiettio dell'indice e, sotto i suoi occhi, ricominciò la stesura dal nuovo rigo.
«Signore?», provò ad interromperla. Era già arrivata a metà della nuova riga. Si rimboccò le maniche e saltò a capo, riallineando la pagina con una spinta della sinistra. In testa allo scritto c'era il sigillo dell'Officio Prefectvs, il Commissariato Imperiale. Semi-trasparente e chiuso da una cintura di allori metallici insanguinati da riflessi vermigli, il teschio alato spalancava due ali di fucili sopra ad una evidenziata firma di pistola e regolo incrociati.
Stava scrivendo un rapporto dell'evento.
Riallineò la pagina per la terza volta nell'arco di pochi istanti e poi si alzò a guardarlo: «Siccome quell'idiota stava per falcidiare metà settimo turno giù al Saghittareon Ab Tiratòres direi proprio di no. Ha idea delle rogne che mi ha evitato con quel pugno, tenente?» Schioccò un ghigno lupesco, forse sardonico, prima di prendere l'ololitho-scripto e incollarlo dentro al monitor del cogitator. «Per aiutarla a concepire il numero le dico che sono davvero molte, ergo ha la mia gratitudine.»
Un brusio di meccanismi precedette l'emersione, dalla testa dello schermo, d'una pergamena che puzzava d'inchiostro fresco. Vagliò lo scritto dall'inizio alla fine seguendone la progressione con un piccolo regolo, poi velocemente buttato via, quindi lo arrotolò ad un regolo bronzeo.
Innestò lo scritto nella bocca del servo-teschio, al quale rivolse uno schiocco di dita; il famiglio trillò un verso monocorde, forse una risposta affermativa, poi si allontanò dal loculo fluttuando ad altezza d'uomo. Rho si spostò per lasciargli spazio di manovra e lo seguì per un momento, prima del suo scomparire oltre l'angolo del corridoio.
Il tenente si volse incontro alla lady-commissaria, ora intenta a rassettarsi le maniche della giacca scura.
I suoi occhi erano neri, stretti in un taglio che dava l'idea stesse controllando quel che aveva attorno con attenzione. La pelle era scura, d'una una tonalità bronzea che Rho trovava simile a quella degli elysia o del caporale Raemiraìz ma chiara in confronto a quella di Brandol Tar o del solido capitano-medicae Forestar Ihtman.
Si decorava con dei tatuaggi disegnati attorno agli occhi. Quel giorno erano tutti in varie gradazioni di viola, più o meno intenso. Sapeva che se li creava ogni mattina, subito dopo le abluzioni e le preghiere all'Imperatore-Dio Sovrano di tutti i pianeti. Raramente la loro forma variava ma a cambiare spesso era il colore.
Da quel che aveva scoperto erano marchi d'onore della Ha'la'Tha, che la descrivevano come una ha'la'thea, una Sorella Minore. Quando ne era venuto a conoscenza s'era sentito più vicino alla sua mentalità e l'aveva compresa meglio: provenivano entrambi dalla criminalità organizzata, con un passato diverso ma dai connotati simili.
Si potevano comprendere a vicenda su quello. «Personalmente sono lieta che questa faccenda si sia risolta alla spiccia, senza morti.»
«Lo sono anche io, signore.»
Styliana gli fece cenno di favorire dal distributore. «Ottimo a sapersi.»
Rho stava per premere il pulsante dell'atom-zevoncola quando notò che da un chiodo sul muro pendevano due pandoratores inscatolati. La confezione a taglio di stella alta era d'un bel colore blu, di cartone con gli angoli in rilievo, con la Dayre-Aquila dei Von Gianellen che dominava rampante su di contorno ovale e bianco, dentro cui campeggiava la pictografia di una ragazzina dai brillanti capelli biondi. Aveva intensi, seri occhi blu in parte adombrati dalla tesa d'uno di quei larghi cappelli da grande dama.
Girandosi ad incontrare lo sguardo della lady-commissaria indicò la confezione. L'ufficiale politico si cinse il mento con la sinistra. «Posso esserle utile in qualche modo, tenente?»
«Sono quello che penso, signore?»
«Sì, beh... ascolti, Rho... alcune di quelle nobili testoline delle Nobildonne dell'Over-Archia di Armageddon per la Crociata li consegnavano a tutti i milites astra, giù a Deltas Eridani Tertiaria. Un modico, anzi misero umile ringraziamento per gli sforzi dei crociati al servizio del Lord Solar Fabritiòs Von Gianellen, il loro grande e severo Over-Lord. Se lo ricorda, c'era anche lei.»
«E lei ne ha presi due?!»
«Mi piacciono molto.»
«Sì, signore... ma ne davano uno solo per ciascuno.» Ridacchiò il tenente. «Ho provato ad averne un secondo e mi hanno detto che stavo peccando di avarizia, che dovevo pentirmi davanti all'Imperatore-Dio per chiedere più di quel che già Lui mi faceva avere e che le risorse sono quello che sono e che l'Imperivm sta affrontando un brutto momento e tutti dobbiamo fare sacrifici.»
Tante parole da una bocca che non aveva mai conosciuto la fame.
Styliana reclinò il capo contro lo schienale dello scranno, incrociò le mani dietro la nuca e chiuse gli occhi. «Oh, sì. Questa è musica santa per le mie orecchie.»
Non capiva che cosa avesse da essere così contenta. Se quella era musica, come faceva ad averne due?! Quale era il suo losco segreto?
«Sono d'accordo con tutto quello che le hanno detto, tenente. Se quelle nobilissime dame di sangue blu fossero presenti in questo schifoso locvlvm direi loro che è proprio perché questa illustre scuola di pensiero non sparisca mai che io sono pronta a sacrificare la mia vita e quella dei miei soldati -soprattutto ed in special modo la sua, Rho- sull'altare del martirio alla causa del nostro Pater Patriae Imperator.»
«E fin qui mi sembra giusto», per quanto l'idea di morire per un pandoratores di Armageddon mi sembri un po' oltre le mie disponibilità, «però non mi ha detto come ha fatto ad averne due.»
«È semplice!», esclamò lei riaprendo gli occhi. «Ho spedito Billy a procurarmi il secondo.»
Billy? Billy il mozzo? Quel ratto della Stiva B-28 con i calzoni stracciati, il cappello sgualcito e le bretelle rattoppate?
Stava parlando di lui? Lo conosceva di vista; il ragazzino si guadagnava la sua presenza a bordo spalando carbone. Qualche volta guadagnava degli avanzi dai soldati e dai marinai lucidando stivali. Per essere sicuro che Styliana stesse parlando di quel simpatico scalzo, Rho portò la mano all'altezza del proprio fianco, grossomodo a segnare una linea, un riferimento alla statura di Billy.
«Intendete Billy il mozzo della Stiva B-28? Quel Billy?»
«Scalzo, magrolino ed emaciato? Non ci vede bene dall'occhio destro», fu l'elenco che snocciolò la commissaria conteggiando con le dita, «spesso è sporco di carbone e ha pantaloni stracciati?»
«Sì, proprio quel simpatico ratto.»
Lei allargò le braccia. «L'ho spedito a farsene dare un secondo dicendogli di presentarsi come un orfano di valorosi void-marinerìs caduti contro gli orribili orki, che aspetta di diventare uno scudo bianco per vendicarli e fare fiero l'Imperatore Padre-di-Tutti. Gli ho detto di chiedere a quelle ricche nobildonne: che cosa direbbe l'indorata, ricchissima e bellissima Over-Lady Hilda per un mozzo che vuole combattere per l'Imperivm, l'umanità e la sua bellezza? Che cosa potrebbe fare un povero mozzo per il grande, eroico Lord Solar e per la sua figlia-principessa?»
«E la loro risposta è stata...?»
Sul viso di Styiliana si aprì un sorriso dai denti bianchissimi: «Mangiare, crescere e chiedere un las-fucile con cui sparare, un mirino con cui fare ausilio all'occhio che non vede bene, sopportare la sua debolezza fisica ricordando ogni giorno nelle sue preghiere all'Imperatore che essere storpi nel corpo è meglio di eretici nella mente e poi di pregare d'avere un centinaio di xenos da uccidere prima di morire come un vero uomo, contento della propria opera pia in questo nostro grande, generoso, munifico e sempre vigile Imperivm. Loro gli hanno dato il dolce e lui l'ha portato a me di corsa, da bravo bambino.»
«Non se l'è tenuto? Strana generosità da parte di un piccolo ratto che vive di briciole...» La fame spingeva ad essere egoisti ed astuti, a conservare ogni oncia di cibo per sopravvivere ad una morte che era umiliante, priva di un volto da combattere.
E quel ragazzino aveva deciso di sopportarla ugualmente per dare un secondo dolce alla lady-commissaria? Oh, era stupido quanto dolce come pensiero.
«Viene dal suo stesso inchiostro, Rho.»
«In un certo senso, sì.»
«Più che "in un certo senso". La differenza è che io ho imparato quanto gli orfanelli e i mendicanti siano utili agenti. Billy è Ha'la'tha, adesso. Una piccola daga nelle viscere di un grande vascello, occhi e orecchie che hanno dimostrato che la loro fedeltà supera i morsi della fame e delle privazioni. Farò qualcuno di quel piccolo sgorbio, con la calma.»
La donna appoggiò la schiena alla poltrona. «Ogni cosa a suo tempo e luogo.»
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