Preliminarìs Actìs-et-Gestae ac "De Bello Avrelico" III (3/5)



Tre ore dopo si lasciò alle spalle il Saghittareon Ab Tiratòres, ora popolato da un nuovo turno di tiratori ansiosi di fare pratica. Quella testa di cazzo di Jeenkyns l'aveva cacciato in un guaio con quella la sua bravata del fucile carico nel 'rangeh.

Si diresse verso le plactaformae-elevatores per accedere al livello superiore, già preventivando le rogne che il commissario gli avrebbe fatto. I tiratori in pratica, soprattutto quelli nuovi, erano una sua responsabilità e per poco non si era arrivati ai morti.

Non gli si poteva chiedere di vegliare su sessanta soggetti senza concedergli almeno un po' di respiro con i loro errori, per i Santi del Terran-Pantheon! Ci stava un margine a quello che degli occhi potevano seguire e comunque non aveva il potere di sbarrare la strada alla stupidità. Scosse il capo innervosito. Lamentarsi, rifletté schivando un paio di void-milites in pattuglia, a quel punto non serviva a niente.

Se la sarebbe vista con la lady-commissaria: alla fine il problema, tutto quel casino, era stato neutralizzato sul nascere ed era principalmente colpa di Jeenkyns. Risolvendosi di seguire quella linea di pensiero, menzionando che comunque avrebbe dovuto fare più attenzione da quel punto in avanti, il tenente colse a grandi respiri l'aria fredda e stantia della Stiva.

Mettendo un passo dietro l'altro verso gli elevatores udì un crescente scalpiccio che veniva tempestato contro il pavimento metallico. Si strinse la fronte e provò a schiarirsi i pensieri, seguendo l'avvicinarsi della mandria di stivali.

Defilato per i propri affari Rho la guardò emergere dal massiccio, piombato divisorio tra la Sezione A e la Sezione B della Stiva: un'incalzante serpentina di uomini, cinque in lungo e dieci in profondità, che procedeva di corsa.

Strizzò gli occhi, nelle orecchie il formicolio dovuto al ritmo che stavano cantando per tenersi tutti al passo, vedendo che alla conduzione c'era quel brutto muso del cap'n Anghelian. Era in panoplia completa, lo zaino tattico appesantito da tutto l'equipaggiamento, con il las-fucile in spalla e il sottogola dell'elmetto stretto sotto il mento.

«Jhonny Gladius era un bravo ragazzo, uno tra tanti! Tanti proprio quanti sono gli abitanti del Suo Imperivm! Un giorno la mamma gli ha detto "Per l'Imperatore, vai a combattere, vai a marciare! Fai il tuo dovere, Jhonny Gladius, e facci tutti fieri di te!". Jhonny Gladius era un bravo ragazzo, uno tra tanti!»

Rho scivolò ai margini della pista pedonale per non trovarsi in mezzo al tragitto dei corridori, saltò sul marciapiede e scoccò un cenno ad Anghelian. Carico della corsa e dal ritmo, il capitano gli rispose con un pugno alzato. Non ruppe la cadenza, un tono familiare che avevano imparato durante il loro addestramento di base in Gladius. Era simpatica e faceva tornare alla mente casa, giù nella stra-fottuta lontanissima Frangia Orientale.

«Un giorno incontrò un sargeh' reclutatore per il Gladiano Corpo dei Marines!», esclamò Anghelian a ritmo, piantando una falcata dopo l'altra contro il pavimento della stiva. «Un giorno incontrò un sargeh' reclutatore per il Gladiano Corpo dei Marines!»

«Hoorah! Si fotta Ko'na'my'n T'au, viva il Gladiano Corpo dei Marines!»

«Il sargeh' guardò Jhonny Gladius: era un bravo ragazzo, uno tra tanti! "Per l'Imperatore, ragazzo!", gli disse "Vieni con me giù in periferia, ai castrivm! Ti insegnerò a combattere, ti insegnerò a marciare! Farò di te un Suo strumento, ragazzo! Un giorno lo pregherai dicendo..." Un giorno, un giorno il ragazzo pregherà l'Imperatore, dicendogli...»

«Imperatore, ero un bravo ragazzo! Imperatore, ero un bravo ragazzo! Adesso ammazzo, oh sì, in Tuo Nome quelli che vorrebbero entrarti nel Palazzo! Adesso ammazzo i Tuoi nemici! Sono diventato un marine, sì! Sono diventato un marine!»

«E l'Imperatore-Dio ama il suo Gladiano Corpo dei Marines!», disse Anghelian. «E l'Imperatore-Dio ama il suo Gladiano Corpo dei Marines!»

«Si fotta Ko'na'my'n!»

«Viva il Gladiano Corpo dei Marines!»

Le porte della cabina si chiusero e l'ascesa cominciò con un sussulto. Sopra alla pulsantiera c'era uno schermo piatto, di quelli pubblicitari che installavano nelle pareti delle mag-lev stazioni, da cui stava uscendo un veloce ritmo di musica leggera.

Era un canale pubblicitario, uno dei tantissimi che buttavano continue trasmissioni sulle onde intra-sistema. Terra-Luna Expressionae Svb-Avrea Lvx, il titolo pulsava in grassetto sotto ad una roteante Aquila Bicefala nell'angolo destro.

Gli ricordava un'altra canzonetta che aveva già sentito, forse su Delta Eridani. Seguendo lo schermo vide che al centro, davanti ad una piccola squadra di musici tra i quali una ratling rossa di capelli e china su di una tastiera a cassa, c'era una giovane ragazza del Mechanicvm. Era lei che cantava, il vox-avgvres stretto con una delle sue quattro braccia metalliche, spalleggiata da due servo-teschi che le giravano attorno spargendo scintille e squillando strali di Lingva Technis. Il viso della cantante era ancora normale, senza innesti a coprirlo in maschere di ferro ed acciaio e cavi pulsanti. Giudicò ad occhio che non poteva avere più di vent'anni, forse era appena più grande d'una ragazzina.

«Felicitas est what I would pheel, phòr dah Crusade, forgiaending these Reqviems and big, holiestheth bellvm-machines. Yet nvllam hoolthes comparationaes to what I pheel ac horam thou art so vicines toh me!»

Sopra alla sua testa, dentro uno schermo pentagonale, scorreva una videata in cui l'Aquila Imperiale Bicefala volava, con grandi battiti d'ali, sopra alla vastità della galassia sparando dagli occhi grandi raggi di laser sui pianeti degli xenos.

La seguì divertito nel suo volare folgoratore, vedendola saltare di mondo in mondo. Sotto i suoi artigli, tutti scintillanti, si potevano vedere le xeno-città che bruciavano in grandi bacini di fuoco.

I loro abitanti scappavano, incalzati dall'Aquila Imperiale ad ali spiegate

Era sotto a quello scenario di gloriosa, distruttiva vendetta, tra le ombre e le fiamme d'un grande manifactorvm come tanti, che l'Adepta Maegha'ìn assemblava un fucile requiem, cantando a ritmo in un misto di Basso Gotico e di Lingva Technìs.

Che cosa simpatica.

«Prossimamente in concerto alla Heroicas Arena di Port Sanctvs, nel Segmentvm Solar! L'Adepta Maegha'ìn, famosa vox-artista audio-artigiana di Yashal, si esibirà nelle sue tracce più famose, spalleggiata dall'Orchestra di Gellarys Hymna d'Alpha Centauri, per una raccolta fondi a favore della Crociata e delle sue MAGNE opere d'ausilio alle popolazioni imperiali disagiate dai recenti VITTORIOSI eventi bellici!», esclamò la voce di un uomo che parlava sopra alla canzone, abbassa tanto da fare sottofondo. Il repentino cambio di voce e di volume diede a Rho una fitta alle orecchie. Ma era modo, quello?

«L'Imperatore-Dio benedica i nostri milites astra, che combattono su lontani mondi alieni per tenerci al sicuro, e benedicano la sua voce! L'imperatore-Dio ci protegge, sudditi dell'Imperivm, e marcia con noi! Restate in linea per scoprire le date del suo pellegrinaggio e le tappe precedenti Heroicas Arena, Port Sanctvs, il Porto della Vittoria!»

Come si faceva a spegnere quel dannato affare? Doveva esserci un modo!

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