Capitolo I: Il Signore della Tempesta
Atto II, Sir Vittorio Emanuele Doria, Cavaliere della Guardia d'Onore del Lord Solar
Imperivm del Genere Umano
Segmentvm Ultima, Peripherica Stellarìs Expansionae di Aegis Pro-Viae-Korianìs
Sistema Stellare di Lorn Eron, mondo-cardinale di Lorn Eron II
Alta-Terranìs di Volscini Sethra-Pelta,
Faglia di Sparakìs
M42.016
Erano disposti su sette piattaforme fluttuanti tramite lampi-teslaì, gli animi di un coro forte di migliaia di voci legate all'unisono. Tutti i coristi erano vestiti di tuniche a maniche larghe, quasi cadenti, alle cui estremità erano legati dei pendenti a forma di preciso rombo bronzeo.
Il perché di quella tradizione lui non la conosceva. Avrebbe mentito se, ad una domanda in merito, avesse risposto dicendo che sì, era interessato a scoprire l'origine ed il significato di quel modo di fare.
Non lo era, non per davvero.
Una lezione appresa sin da piccolo era che per vivere a lungo nell'Imperivm del Genere Umano non si dovevano fare due cose sommamente sbagliate, erronee, prone a generare catastrofi come già era accaduto nel lontano passato: troppe domande e troppe ricerche della conoscenza.
Le domande potevano suscitare risposte sgradite.
Le scoperte potevano sollevare veli pietosi anzitempo apposti a sigillare mausolei di segreti che era buona cosa lasciare com'erano. Le tombe non andavano scoperchiate e certe questioni non erano da esplorare ma da lasciare di gran carriera agli elementi dell'Inquisizione; se questi gradivano che qualcosa restasse esterno alla conoscenza dell'uomo, comune o nobile, era scelta buona e giusta ed era bene che non si sfidasse la loro volontà.
Perché avessero quei pendenti legati alle maniche non era affare suo e non era determinato a scoprirlo ma osservandoli poteva sentirli tintinnare ad ogni respiro dei coristi. Il loro suono, sempre uguale e misurato, quasi gli sembrava stare alle calcagna del passaggio del vento.
Ricco di cenere, colmo dei lapilli sollevati dall'artiglieria ancora intenta a sparare e fuoco e dipinto con sangue nebulizzato, esso strisciava tra le fortificazioni e le torri d'assedio ed i castrvm con una nota lamentosa e dolente.
Spettrale, quasi.
Agli ecclesiarchici intenti a cantare piaceva? Non poteva saperlo, i loro volti erano coperti da due diversi veli interamente rossi. Il più basso dei due, legato da poco sopra il naso fino alla gola, s'increspava al soffiare del vento facendogli apparire intenti a ridere; invece che rombi, da esso pendevano cinque piccolissimi tasselli, sempre di bronzo, incisi da geroglifici che formavano strani simboli geometrici.
Il velo più elevato, invece, cadeva dalle loro tiare bianche ed offriva allo sguardo altrui soltanto i fori per gli occhi, dietro ai quali si potevano scorgere delle pupille generalmente scure e dal taglio, secondo lui, meditabondo.
Le loro tonache erano colorate con un rosso chiaro ed una sorta d'arancione dorato. Tinte, vedeva il giovane cavaliere della Guardia d'Onore del Lord Solar, lievemente meno dense di quelle impiegate dagli appartenenti al Culto dell'Aureo Fuoco, la fede ecclesiarchica di cui l'Alta Cardinalessa Kira Baelor era la più alta rappresentante in seno alla Prima Armata Crociata.
Quella di Reghiòn era una fede ecclesiarchica differente, così sapeva lui. Aveva i suoi misteri, apparentemente insondabili a chi ne era esterno; le sue origini lui non le conosceva con precisione e ciò che sapeva in merito veniva da quanto aveva udito e sentito dire in merito a loro.
I suoi studi, ad essere onesto, non s'erano mai focalizzati sulla Magna Historia Religiosis-Imperivm ma su ben altre materie più consone al suo animo d'investito cavaliere; sapeva che era stata l'Ecclesiarchia Opheliana ad introdurre Reghiòn al culto principale dell'Imperivm e che l'incontro con quella civiltà, con quei mondi detti distanti e bui dai pellegrini che li visitano, era avvenuto "... da qualche parte durante il tardo trentesimo millennio".
Quel dato lo capiva, comprendeva che cosa andava a significare: dopo l'Eresia dell'infame Arci-Traditore Horus Lupercal, letteralmente al terminare dell'Ora della Vendetta cominciata dalla Sacra Terra in una eco di sorta alla Grande Crociata.
Tutti e settemila i coristi se ne stavano in piedi lungo le gradinate curve, su schieramenti in progressivo più ampi e numerosi a partire dal primo livello che fronteggiava il centro. Innanzi alla spiazzata panoramica, trentacinque metri più in basso, si paravano i primi ranghi del 79esimo Reggimento d'Assedio del Mondo di Reghiòn.
Esplodevano i loro colpi seguendo la folle cantilena alzata dagli ecclesiarchici. Guardandoli, Sir Vittorio ebbe l'impressione d'osservare una schiera di automatae Castellan dell'Adeptvm Mechanicvm, figure comandante da lontano e guidate in ogni gesto.
Non mostravano il loro volto, coprendolo con un solo velo che faceva spuntare gli occhi, mentre gli ufficiali avevano maschere a loro volta velata con occhi-HVD d'argento e piangenti.
Neryk nosiele! Rotarepmi eiryk!
Kyren eleison! Imperator eleison!
Neryk nosiele! Rotarepmi idua son!
Imperator iduaxe son!
Retap ed sileac!
Pater ad Caelis!
Sued, erersim sibon!
Filies Astarta Redemptorii mundis ab Deus-Imperator, miserere vobis!
Neryk nosiele!
Kyren, Kyren!
Eleison, Neryk!
Nosiele, Kyren!
Eleison, Neryk!
Imperator invocatae...
Stretta l'impugnatura della sua spada potenziata con la destra, Sir Vittorio Doria palleggiò il suo cimiero nella sinistra. Schioccò la lingua, pensoso.
Questa gente è strana.
«Molto disciplinati», commentò il Lord Solar appoggiando una mano sulla balconata marmorea del suo Comando Mobile modello Leviathan. «Il coro è una tradizione oppure serve ad uno scopo specifico, al di là di annunciare a chiunque dove vi troviate?»
La domanda era rivolta all'Elevato Vicarordinatvs lord Cala-Isandro, il comandante del distaccamento reghianeo in quel costone della I Armata Crociata. Come i suoi soldati egli copriva il proprio volto con due veli spessi e dai colori rosso-dorati in marca scura ma sotto ad essi portava una maschera d'argento.
Sir Vittorio non l'aveva mai visto senza. Forse, pensò mentre l'alto comandante si volgeva ad incontrare lo sguardo del Lord Solar, quel tizio una faccia nemmeno ce l'aveva.
Giravano certe storie circa...
«Cantano per i morti, Vostra Grazia.»
«I vostri milites astra, intendete?»,
Con un cenno del capo, l'Elevato Vicarordinatvs preannunciò la sua risposta: «Che cos'è la vita se non la morte post-posta?»
«Visione molto drastica.»
«Una visione da lunatici», borbottò il Lord Generale Pintor. «Se si vive per morire, che cosa si vive a fare?»
«Se si vive per vivere, perché si muore? Si muore perché nascendo, si è già tratti il primo respiro che consegna una generazione interna ad un servizio che finisce soltanto nella morte.»
«Frasi da ecclesiarca.»
L'alto ufficiale di Reghion, invece che andare in escandescenze, ringraziò l'aureliano come se questi gli avesse rivolto il più bel complimento che le parole potevano assemblare.
«Fate mantenere loro questo ritmo», tagliò corto il Lord Solar, facendo cenno a Sir Vittorio di seguirlo. «E mandate un messo a convocare lady Baelor.»
Il cielo che stendeva il suo dominio su tutta la Faglia di Sparakis era, ormai da diverse ore a dire il vero, tinto di un colore cremisi molto denso. Personalmente gli rammentava quello del sangue umano e la verosimiglianza era tale che s'era chiesto se stava coagulando. Nel grande aere v'era forse un demi-divino, un essere immondo quanto immenso, ferito a morte?
Se sì, com'era fatto?
Bagliori violenti, che nascevano ad ogni scontro tra le macro-granate dei Basilisk Magnvs e la forza opposta dai Void-Aegidaì innalzati dai caotici, picchiavano quel sanguigno tessuto celeste con ripetuta violenza. Nastri di pugni innumerevoli riverberavano lungo le nuvole, tra le loro spaccature a crepa, picchiando in terra lampi sordi e bui.
Abbassati gli occhi, Sir Vittorio Emanuele Doria vide che il Lord Solar stava con le braccia incrociate innanzi al suo tridimensionale tavolo strategico-tattico. Prima di ascendere a quel rango egli era stato l'Over-Lord dell'Over-Archia di Armageddon, una posizione già di incredibile potere politico e militare ed economico nell'Imperivm. Una figura di quelle che si leggevano sui grossi volumi dei Magister Historikae dell'Ecclesriarchia Opheliana o dell'Adeptvs Mechanicvm, quasi.
Una persona in carne ed ossa difficilmente contava d'incontrare nel corso della propria vita qualcuno di simile, men che meno trascorrere in sua vicinanza tanto tempo.
Era semplice dare per scontato, in virtù del proprio rango e del ceto, certi incroci tra gli innumerevoli cammini della vita. Per molta gente, aveva notato Sir Vittorio, la figura del Lord Solar era qualcosa di distante, remoto e ancor di più, intangibile. Una manifestazione, forse, di un potere maggiore ed imperscrutabile alle visioni degli uomini comuni.
L'Alta Cardinalessa ed il suo culto ostentavano quell'opinione come una bandiera di guerra e cianciavano, secondo lui troppo, di una leggenda vecchia e sepolta che stava compiendosi. Fabritiòs Von Gianellen era un qualcosa che ritornava dai tempi dell'Era degli Eroi, il cardine di una mitologia di fuoco e di sangue che nel Sector Zevona era ben nota... perché una fiaba, un costrutto più leggendario che storico ascritto alla mitologica fondazione di un determinato ordine, quello dei Leoni.
Personalmente Sir Vittorio non credeva in quella storia. Gelidi, Azor'Haì, Nissa-Nissa... erano bugie.
Puttanate, per essere brutalmente volgari.
Considerando il valore meramente oggettivo, Fabritiòs Von Gianellen era quel genere di soggetto che personalmente poteva non piacere ma che sapeva guidare gli altri con efficacia, quello che era capace d'attirarli attraverso le azioni più che le parole. In termini di carisma egli aveva la personalità di una mummia destata controvoglia dal suo lungo, lento sonno di morte imbalsamato.
Se confrontato con altri suoi predecessori, era vistosamente meno visivo e facile ad essere miticizzato dai Chronia-Rimembranti.
In un confronto con il Lord Solar Macharius, Fabritiòs Von Gianellen usciva chiaramente come lo sconfitto di seconda mano, la sostituzione forse migliore o forse peggiore scelta dalla rosa dei candidati più promettenti... tra quelli che era meglio avere piuttosto di stare senza.
Tuttavia Macharius, il Santo Lord Solar Macharius, era vissuto in un periodo ben diverso della Magna Historia Imperialìs. Se uno voleva proprio essere critico nei suoi confronti allora non era stato poi così grande come lo si narrava in quei grandi volumi pieni delle gesta degli eroi dei tempi precedenti. A pochi anni dalla sua dipartita di tutte quelle conquiste che aveva fatto, esattamente, cos'era rimasto?
Purtroppo per l'Imperivm tutto la risposta era un sonoro "niente".
Un soggetto troppo grande per la sua epoca, ecco l'epitaffio del Lord Solar Macharius, che era corso a tutta velocità verso una tomba prematura, lasciando ad inetti -indegni di lui e dei suoi successo- il frutto delle elucubrazioni di una mente da tutti narrata come geniale ed unica nel suo genere.
Una mente, comunque, che s'era bruciata nella spanna di un aftaer-secondo non appena era stata rimossa dal campo che gli era stata proprio.
Macharius era stato un conquistatore, il più grande partorito dalla Razza Umana dopo l'Imperatore-Dio stesso, quello era indubbio... ma conquistare, gli avevano insegnato i suoi maestri, non voleva dire sapere governare con discernimento, giustizia e saggezza né potevano ascriversi poi così grandi strali di similitudini tra le due cose.
Anche le guerre che affrontavano erano ben diverse. Macharius aveva conquistato nuovi mondi, combattendo anche una pletora di nemici nuovi o dimenticati da eoni. Fabritiòs Von Gianellen aveva da fronteggiare una guerra civile e ciò complicava davvero non poco la questione in toto...
«Per quale ragione dovremmo fidarci delle visioni di costei?», avanzò il Lord Generale Pintor appoggiando ambo i pugni sul bordo del tavolo. «Per quanto ne sappiamo stiamo regalando agli Arci-Traditori ore e giorni d'indegna vita in più!»
Sir Vittorio s'aspettava una risposta da parte del Lord Solar, il quale invece rimase in silenzio ad osservare le innumerevoli evoluzioni in corso sul suo tavolo.
La replica a quelle parole giunse proprio dall'Alta Cardinalessa, approfittatrice del silenzio lasciato pendente da Fabritiòs; «Perché le mie visioni non hanno mai errato, Lord Generale Pintor. Presumo che ormai possiedano un valore non dimenticabile.»
«Le guerre non le si vince con la magia!»
«Sto forse suggerendo di lasciarmi operare da sola per azzerare quella fortezza con un gesto della mano? Non mi sembra. Ciò è qualcosa che soltanto il Sovrano Imperatore-Dio dell'Aureo Fuoco può compiere ed io sono meramente un suo strumento.»
«Attaccando adesso...», gli interruppe il Lord Solar, «... vinceremmo, su ciò io non nutro dubbi... ma consumando per nulla o poco più di niente delle forze che, ve lo dico con tutta onestà, io non intendo sacrificare in tal modo. A che pro dimostrare che possiamo vincere questa fortezza se comunque la vinceremo in tempo debito? Non possono uscire ed una loro sortita percorrerebbe al massimo mezzo chilometro prima di dovere rientrare.»
«Gli concediamo del tempo, Vostra Grazia, che Aurelia non...»
«Per quanto io valuti e non dimentichi l'importanza di Aurelia e dei mondi ancora leali che hanno la sua bandiera, generale Pintor... considero l'oggettivo fatto che ho davanti agli occhi: non ho motivo d'essere frettoloso, Aurelia non morirà in due giorni, avere sessantamila anime militanti in più è meglio che arrivare con due giorni d'anticipo e stive semi-vuote.»
Il respiro dei cogitator riconquistò la posizione predominante nei rumori del secondo piano, facendosi finalmente udire in tutta la sua aspirante chiarezza. Una sessantina di massicce barricate elettro-tecniche, incassate dentro riquadri d'ottone e bronzo blindato, copriva le due ali di fondo, dividendosi a sinistra e destra per lasciare sgombera la finestra-schermo panoramica. Il loro brusio era una costante in sottofondo alle discussioni che avevano luogo in quella sala, quasi un compagno che Sir Vittorio pensava facilmente ignorabile ma mai troppo lontano.
Sopra ai massicci schermi, con l'aiuto di un solo colpo d'occhi, il cavaliere poteva vedere le proiezioni ololitho-grafiche di una ventina di vaste mappe geografiche tridimensionali.
Con intervalli irregolari anche il Lord Solar offriva loro uno sguardo o due, quasi a verificare che si trovassero sempre lì e combaciassero con quanto era emesso dal suo tavolo strategico-tattico. Disposti sui tre piani di questo v'erano alcune centinaia di icone, proiettate da specifiche miniature in finìs-castatae raesina artificiale prodotta dalla Cittadella Bianca di Cydoonia, che lampeggiavano e proiettavano messaggi ed aggiornamenti di statvs ogni secondo.
Da solo non sarebbe mai stato in grado di gestire quella mole d'informazioni senza impazzire oppure perdere dei pezzi; i servitori-mentat infissi nel fondo della sala, alle spalle del tavolo e collegati ad esso tramite cavi che gli entravano nella spina dorsale e nelle dita, filtravano gli arrivi eliminando quanto era reputato, sulla base delle loro programmazioni, inutile oppure un mero dispendio del prezioso tempo del comandante in capo della Crociata dell'Aula di Joramund.
Vigile ad ogni movimento che aveva luogo in quella sala, Sir Vittorio notò in quel momento il Lord Solar alzare una delle sue icone-miniature. In risposta al suo tocco, essa estese una ragnatela di finestre informative ololitho-grafiche che ne fornivano la Data basilare e la precisa disposizione, metro e chilometro, lungo l'asse di schieramento del suo assedio.
A vederlo da ignoranti della sua corrispondenza, senza sapere a cosa faceva riferimento come icona-miniatura di reggimento, pareva un piccolo carrarmato giocattolo. Uno scafo ritratto, montato su due nastri di cingoli a trazione alta lungo una spina a parallelepipedo, dalla cui cupola emergevano due lunghi auto-cannoni in funzione anti-carro.
Era un carro-armato pesante da battaglia Macharivs Vanquisher Arat'Avernòr Pattern, lo riconobbe, che sporgeva gli stemmi di Reghiòn.
Trascorso un momento ad osservare il mezzo, Fabritiòs Von Gianellen lo ripose dov'era e chiamò un messo dello Inner-Strategivm per disporre un nuovo ordine.
Un riquadro verde sfondo di cogitator meditatoraes emerse con un sibilo scattante da uno degli ololitho-proiettori.
«Quello che invece vorrei avere è il tempo...», commentò in quel frangente il Lord Solar, rompendo il silenzio venuto dopo le sue parole ed osservando l'elettro-missiva appena emersa in alto sopra lo schieramento mediano del tavolo, «... di assegnare ogni singolo Vox-Operator degli eserciti di Anyrion alla XIV Armata di Vendas per un intensivo corso di studio della grammatica standard Basso-Gotica.»
Sir Vittorio sbatté le palpebre. Cos... cosa?
«Milord?», domandò il Lord Generale Pintor, basito. Ignorando la pronuncia errata, Sir Vittorio si avvicinò al Lord Solar e lo vide che, con la fronte aggrottata e i pugni chiusi sul tavolo, scrutava la missiva da un margine all'altro.
Alzò il capo, riservando uno sguardo che corse dal trikelianikeo Ras'Leoluk alla sua Donna Rossa in uno strale veloce e serio. «Chi di voi presenti vanta un baccalaureato in xeno-linguaggi?»
Uno dei serventi nella sala del Leviathan alzò timidamente la mano. «Io, Vostra Grazia...»
«E lei è?»
«Comm-Operator Hersmvs Tordham, Vostra Grazia!», rispose sull'attenti.
«Traduca questa elettro-missiva del 92esimo Reggimento di Anyrion, per cortesia», gli comandò il Lord Solar. «Il capitano Confalonierii, spero, avrà poi una buona spiegazione che riterrò sufficiente per il suo livello comunicativo da orko pelle-verde decerebrato...»
Apposto l'indice inguantato su di una runa impressa a bordo del tavolo, il Lord Solar convocò una coppia di ololithogrammi. Dirimpettai al tavolo, sorgenti su due piattaforme collegati ad altri servitori-lobotomizzati giacenti dentro gusci di focalizzazione, i nuovi arrivati impiegheranno uno scarto di mezzo secondo a realizzare il luogo che stava loro attorno.
«Vi sono aggiornamenti circa la situazione dall'orbita?», inquisì Fabritiòs. Sir Vittorio si fece più vicino ed inarcò un sopracciglio alla vista della più bassa tra le due figure. Era quaranta centimetri più statuaria di lui, che con il suo metro ed ottantasei non peccava d'arroganza nel ritenersi un giovane d'ottima statura, bardata da una armatura potenziata grigia, nera e metallica. Sottobraccio stringeva un elmo integrale a visiera stretta, cinto al centro da una piccolissima corona d'alloro dorato al quale era stretto un Sigillo di Purezza ed una dozzina di piastrine di riconoscimento. Alcune erano contorte, altre forate probabilmente da schegge o frammenti di proiettili.
Un paio, addirittura, erano pesantemente annerite da qualcosa che Sir Vittorio non sapeva identificare.
Un getto di lanciafiamme, forse? Lo screzio vaporoso di una deflagrazione d'arma al plasma?
Uno degli spallacci ostentava l'araldica dell'Inquisizione, l'altro soltanto un numero "VI" in centro allo spazio divisorio tra le stanghe del cenno alphabeth "A". Attorno alla vita aveva dei paludamenti rossi, inscritti degli stemmi religiosi dell'Aureo Fuoco.
L'altra figura, vicino a quella donna in armatura potenziata, era ancora più alta ed era uno degli immortali, semi-divini, angelici Adeptvs Astartes immerso nei colori dei Templari Neri.
Nelle salde grinfie di ceramite del suo pugno destro brandiva un regolo di comando astrale, simbolo del suo comando temporaneo sui vascelli dello schieramento orbitale. Era il loro maestro pro-tempore e superava di quasi trenta centimetri la gigantessa senza casco che, anzi, in sua presenza appariva piccola come un mortale comune.
«Nessuna novità, Lord Solar», furono le parole dell'Adeptvs Astartes, la cui voce filtrata dall'elmetto era schiacciante anche se calma. Udirlo era come ascoltare il suono di una grossa ancora che si schiantava contro un pavimento d'acciaio, sfregiandolo ma rimbalzando via. «I nemici dell'Uomo giacciono con il capo chino ed aspettano, sembra.»
«Se desiderano avere una comunione con i loro dei sono sulla strada giusta...», aggiunse la donna. La sua, di voce, aveva un tono... riverberante. Non sapeva ben bene descriverla senza astruse evoluzioni verbali ma v'era un vago senso di ritorno in ogni parola pronunciata. «... senza ordini non interveniamo, Vostra Grazia Signore.»
«Eccellente», replicò il Lord Solar, forte della sua ormai nota natura spiccia e pragmatica. «Continuate a sorvegliare le loro posizioni, per cortesia. Sondate il sistema in cerca di possibili risonanze Trans-Empyriane e tenevi pronti a tutto L'allerta resta alta.»
«Vi basta richiederlo, Lord Solar, e lanceremo un gruppo d'assalto nella loro fortezza.»
Il Maestro Capitolare Gabriel Angelos, dei Corvi Sanguinari, aveva detto qualcosa in merito a quella manovra in una diversa riunione. Se non rammentava male, il voluminoso Codex Astartes le aveva ascritto un nome particolare ed altisonante.
In Alto Gotico risultava molto lungo, in Basso era traducibile come Pioggia d'Acciaio.
«Con gli scudi Void-Aegidaì accesi e funzionali? No, per l'Imperatore. No. È una trappola e se fosse solo un più evidente, li abbasserebbero per invitarvi dentro. Stanno aspettando, proprio come noi, e voglio scoprire il motivo del loro silenzio.»
Imperivm del Genere Umano
Segmentvm Ultima, Peripherica Stellarìs Expansionae di Aegis Pro-Viae-Korianìs
Sistema Stellare di Lorn Eron, mondo-cardinale di Lorn Eron II
Alta-Terranìs di Volscini Sethra-Pelta,
Faglia di Sparakìs
M42.016
Procedeva al trotto pacato, una mano posta sull'impugnatura di Arkham Indomita e l'altra impegnata a stringere le redini del suo destriero.
Accanto alla sua persona, bardata per la battaglia e protetta da campi di forza e scudi energetici i cui generatori erano tessuti dentro la sua armatura, il Lord Solar aveva una mezza dozzina d'elementi della Guardia Palatina di Hive Regial, l'Alta Cardinalessa Kira Baelor e il Signore delle Forge di Armageddon, sua eminenza lord Marcvs Doneteri.
La prima dei suoi accompagnatori, seduta su una sella da nobildonna apposta su di una cavalla rossa dal passo pacato, era a sua volta accompagnata da due cavalieri. Erano entrambi giovani, un uomo ed una donna, e la livrea dell'Aureo Fuoco adornava le loro armature. Gli parevano familiari ed il loro accento denotava una ascendenza zevonese, probabilmente dell'area capitale del suo Sector natio, che cercavano di nascondere sotto una pronuncia vicina a quella di Vilverne Volantìsse.
Forse erano esuli che per praticare quella loro religione avevano lasciato Zevona, dove questa era proibita, per stelle diverse ove essa era permessa.
Aveva la sensazione d'averli già visti da qualche parte...
Il Signore delle Forge, invece, si muoveva in sella ad un metallico, syntethiakeo centauro dalle froge e dagli occhi illuminati da fuochi interni. La gualdrappa ostentava le araldiche dell'Adeptvs Mechanicvm di Marte, di Phobos e le Dayre-Aquile metà sintetiche delle Forge di Hive Regial. Lui era accompagnato da una colonna di skitarii, solenni e silenziosi, con i fucili in spalla e fili di fumo uscenti dalle serratissime ghiere degli elmi integrali.
Avevano due espressioni dello stemma dell'Adeptvs Mechanicvm sulle giacche, all'altezza delle scapole e sull'aspetto frontale della giacca, e sotto ad esse campeggiava la Dayre-Aquila dei Von Gianellen di Hive Regial con però metà del suo aspetto reso in senso d'acciaio e ferro industriale.
Le bardate guardie della forza Palatina, invece, avevano soltanto le Dayre-Aquile ad identificarli come vassalli della stessa Casata.
Oltre gli sbarramenti trincerati della prima linea, al di là dei bastioni e del filo spinato, il profilo mostruoso e titanico della Piramide Asphodeliana-Volscanea si stagliava. Più lo guardava e più Sir Vittorio lo trovava meditabondo.
Il fumo del costante sbarramento era accalcato attorno alla base degli scudi, che soltanto al loro apice un chilometro al di sopra del cuneo ultimo della piramide erano chiari, riverberanti ed all'apparenza ancora perfettamente intonsi.
Al suolo, la situazione era ben diversa dalle cupe sommità del cielo. I fiori di fuoco che scoppiavano contro la cima dei Void-Aegidaì vivevano per un mero momento prima di scomparire, il loro fumo portato via dal vento ed i resti dei colpi trascinati in terra dalla gravità.
Non restava nulla a lungo, lassù.
In terra, invece, era laddove uno scrosciare di crepitanti fulmini globulari si facevano intravedere, oltre che udire chiaramente, tra le ombre delle rocce affioranti. Come dita di tanti scheletri si proiettavano fuori dalle nubi, basse e dense, scavando solchi tra le carcasse delle sortite e delle controffensive precedenti, lanciate per stimolare manovre stupide.
Osservando dalla sella del suo destriero, Sir Vittorio poteva vedere alcuni di quei lampi, distanti ma grazie allo HVD del suo cimiero come se vicini, passare più volte lungo gli stessi tracciati marcati in terra.
Voluminosi, ruggenti guizzi di fuoco e di schegge volavano tra i monconi troncati dei grandi pilastri prometheici, stando ai locali andati distrutti nel corso delle ere passate, e lungo le vestigia di un obliquo, serpentino percorso di templi dell'era ante-Imperivm.
I caotici in ritirata avevano adottato quei luoghi come casematte per stallare l'avanzata imperiale e tanti combattimenti s'erano laggiù susseguiti.
Dal dì in cui era cominciata la fase più metodica dell'assedio, tuttavia, non una sola lama era stata sguainata e tutta l'opera era ascritta ai calibri dell'artiglieria.
Quella situazione gli dava un po' di noia; voleva tornare a combattere, a praticare l'arte per la quale aveva trascorso gli anni della sua gioventù ad addestrarsi. Era entrato nella Guardia d'Onore del Lord Solar tramite il suo merito, suo e suo soltanto, ma voleva provare e dimostrare una ed una volta ancora che non risiedeva lì per meri favoritismi.
Sapeva che qualcuno parlava alle sue spalle invocandoli, giustificando con loro la sua presenza in quell'istituzione dogmatica e rituale. Chi lo diceva era un menzognero! Un bugiardo che nella propria fibra non aveva alcun valore.
La battaglia, soprattutto all'arma bianca e ravvicinata, era ciò che più di ogni altra esperienza lo faceva sentire vivo e fiero di sé, dell'impegno profuso nell'addestramento e nella pratica giorno per giorno.
Il Lord Solar diede un colpo di talloni al suo cavallo, che sbuffò un verso strano in risposta. Inseritosi in un tracciato che correva per alcuni chilometri a sicura, anteriore distanza da delle voluminose batterie di Macro-Mortai a nastro trasportate dall'orbita in loco, egli lanciò uno sguardo proprio alle artiglierie e poi lo deviò sulla figura della Piramide Asphodeliana-Volscanea.
Stava misurando qualcosa, ipotizzò Sir Vittorio. Se non parlava, quel poco che comunque era solito dire, era perché stava pensando. Quando accadeva, quasi come se egli fosse uno skitariio oppure un qualche tipo di mentat-strategios, ogni sua istanza mentale pareva dedicarsi monoliticamente all'oggetto dell'elucubrazione in questione.
Se doveva definirlo, la parola più adatta che gli veniva in mente era "dedicato". Von Gianellen era dedicato all'impegno che aveva, quale questo fosse, e lo affrontava con una spaventosa, meccanica metodicità i cui procedimenti lui ancora non aveva ben chiari.
Tutto il resto dell'Universo, aveva notato, gli scivolava affianco finendo inevitabilmente per perdersi in quello che Sir Vittorio sospettava dovessero essere le nebbie del buio oppure i domini scuri della poca considerabilità, della scarsa importanza.
Una cosa alle volte, sì. Proprio come uno skitariio dell'Adeptvs Mechanicvm. In un certo qual modo aveva senso; i Von Gianellen, come Grande Casata, erano molto vicini al Culto del Dio-Macchina e non poche volte un Fabricator Generale Supremo di Marte-in-Sol era sorto dai ranghi della loro famiglia.
Tuttavia...
Che cosa ci fosse davvero nella testa del Lord Solar poteva saperlo solo il soggetto in questione ma l'esperienza gli aveva insegnato a sapere quando era il caso di parlargli e quando, invece, era da lasciare da solo alle sue riflessioni.
Lo vide guardare nuovamente i mortai e poi volgersi incontro ad una posizione avanzata, scavata con pianta a stella, presieduta da un plotone di fucilieri del Primo Reggimento Fanteria di Nova Tanith e da un plotone di elementi del 21/52esimo di Dorian Perduto.
Prima che si potessero mettere sull'attenti, lasciando le loro posizioni, il Lord Solar smontò di sella e diede le redini ad un membro della sua guardia. Fece loro cenno di non disturbarsi per lui e navigò a falcate lunghe il riparo fino alla stazione dei Vox-Comunicatori, riparata su tre lati da muri anti-schegge e sacchi di sabbia smorza-impatti.
Appena lo ebbe raggiunto, Sir Vittorio Doria si pose di guardia.
«Come procede, sergente Ionz?»
L'ufficiale doriano s'astenne dal salutare il Lord Solar con un gesto facile ad essere interpretato da possibili tiratori scelti. «I traditori tacciono e sulle linee dei Vox non si possono udire loro lamenti, preghiere oppure insulti. Tutto tace.»
«Allora stanno per agire», replicò il Lord Solar. «... e vogliono farci arrovellare sul loro prolungato silenzio vox.»
«Dite che attaccheranno, milord?», chiese un fantaccino, un plebeo che a primo sguardo sapeva a Sir Vittorio di zoticone ignorante, alzandosi. Era giovane, pallido e con un tatuaggio blu, un verme attorcigliato, inciso sotto l'occhio destro.
Il Lord Solar non gli rispose. «Tra un minuto, tra un'ora intera... sì, attaccheranno.»
«Allora dovete portarvi al riparo, milord!», disse il fuciliere. «Se lanciano l'assalto e voi vi trovate in prima linea e...»
Si fermò senza null'altro aggiungere per un momento, poi riprese a parlare: «Perdonatemi, milord. Non volevo apparire a voi come offensivo...»
«Apparirvi, soldato. Apparirvi. In ogni caso... la ringrazio per la sua osservazione. Andate avanti, dite quello che pensate.»
«Ma... milord Solar...»
«Peggio di chi agisce con troppa irruenza vi è solo chi esita dopo avere lanciato il sasso. Non òaa punirò per quello che intende dire, soldato. Parli pure.»
«Non... non voglio sembrarvi...»
«Parli», gli ordinò il Lord Solar. «Non sia riservato ora.»
«Se vi dovessero uccidere... e Iddio-Imperatore ce ne scambi... con noi di guardia...»
«Voi lascereste il nemico libero di fare qualcosa del genere? Lascerete campo libero ad una manica di caotici perché riescano ad arrivare qui e mi uccidano?»
Il fuciliere fece per rispondere ma si fermò. Occhieggiandolo, Sir Vittorio vide che il suo fucile laser aveva un calcio di legno e che dalla guaina del coltello spuntava un'impugnatura vetusta
Quella è una Directia-Argenta-Lama della Vecchia Tanith... «Sei un nalsheen?», chiese il cavaliere, facendosi più vicino al soldato pallido e tatuato.
«Oh no, sir... con tutto il rispetto, non direi... non ho finito la mia formazione prima di unirmi all'Astra Militarvm di Tanith.»
«Nuova Tanith», lo corresse.
«Per noi è come se fosse sempre la stessa, mio signore. Abbiamo salvato gli alberi-nal e questi hanno ricoperto il suolo del Donativo di Macaroth. È Tanith... non è com'era l'autentica, così ci dicono, ma è casa nostra e... siamo qui anche per lei, mio signore.»
Il Lord Solar, nel frattempo, era salito all'altezza del parapetto frontale e s'era posto in capo il cimiero. Osservava innanzi a sé con un cannocchiale binato magnoculare, picchiettando con le dita contro il supporto metallico sul quale erano montati i sacchi di sabbia smorza-impatti.
L'Alta Cardinalessa gli era già accanto. Un soffio di vento increspò il suo velo cremisi e da sotto d'esso Sir Vittorio vide lo sfuggire agitato d'alcune lunghe ciocche di capelli color fuoco. I soldati di Dorian Perduto e di Nova Tanith, notò, osservavano quella donna statuaria con una strana diffidenza stampata sul viso, quasi fossero scontenti d'averla tra i piedi ed al contempo impauriti da lei.
Se la verità corrispondeva alla prima delle due cose, era d'accordo con loro. Seguendola perché lui stesso poco disposto a fidarsi troppo di chi era parte dello staff di comando del Lord Solar, Sir Vittorio la vide scendere dal parapetto e scivolare accanto ad un tempietto incassato nel terrapieno trincerato.
Quando camminava, tre strali di tessuto carminio pendenti dalla sua cintura producevano un tintinnio annunciatore. Posti a separare varie espressioni geroglifiche, fasciati nel tessuto stesso con precisi intervalli, v'erano dei circolari dobloni-rubini che occasionalmente brillavano dal profondo delle loro viscere di cristallo, retroilluminati di fioche luci di candela.
La vide prendere in prestito una candela dal tempietto, presieduto da un soldato doriano con sulle spalle una fascia da religioso riconosciuto, ed osservarla per un lungo istante prima di renderla indietro.
Lasciato il fuciliere di Nova Tanith da solo, Sir Vittorio sentì il rimbombo di un tuono esplodere oltre l'orizzonte.
Lo sbarramento dell'artiglieria imperiale proseguiva ed i suoi boati si udivano in continuazione, quel lampo li aveva superati ed ora s'era già perso nello schioccare consecutivo delle granate.
«Sono loro?», domandò il sergente.
«Non ancora...», affermò il Lord Solar.
Il colonnello-maggiore Norton Tirios del 162esimo Reggimento di Truppe d'Urto di Kasr Gladius era l'ufficiale in comando di quel segmento del fronte. Il suo quartiere generale, localizzato in una fortificazione multi-livello retrostante le fortificazioni impostazioni dei macro-mortai, aveva una visione aperta sull'orizzonte incendiato dallo sbarramento degli obici imperiali.
La sala principale, molto laconica negli ornamenti, era collegata direttamente al Comando-Leviathan tramite una corte di operatori Vox seduti innanzi a massicci cogitator. Alcuni, riconobbe Sir Vittorio, erano a loro volta connessi a servitor-mentat e si adoperavano per ricognizioni via droni-cerebrvs, raccolta di Data Significativa e della loro analisi.
Altri proiettavano mappe ololitho-grafiche ed altri, invece, offrivano schematiche semplici ma funzionali degli elementi disposti a coprire quel particolare strale del vasto accerchiamento che, come una serpe, si stringeva attorno alla fortezza dei seguaci del Chaos.
Dopo avere passato in rassegna la prima linea saltando di posizione avanzata in posizione avanzata, il Lord Solar aveva rivolto gli zoccoli del suo destriero al forte presieduto dalle squadre di comando del colonnello-maggiore Norton.
In loco, dopo alcuni minuti, era stato raggiunto da Ras'Leoluk, dalla Lady-Commissaria Hera Herakleiòn e da una sua scorta di soldati del 33esimo Reggimento della Guardia Solerte di Dwarthemberg. Unitasi alla forza Palatina, questa s'era disposta a guardia del Lord Solar e s'era messa sull'attenti, attenta e vigile.
Personalmente, Sir Vittorio trovava i loro elmi puntuti un po' sciocchi ma aveva trascorso abbastanza tempo in compagnia dell'Over-Lord Fabritiòs Von Gianellen per sapere che non bisognava commentarli in alcun modo, pena l'essere ritenuti non solo degli zotici ma fastidiosi disturbatori senza rispetto.
Se a loro piaceva proteggersi il capo in quel modo astruso...
«Come potete vedere con i vostri occhi, Lord Solar, la situazione è perfettamente sotto controllo. Nulla di nuovo dal segmento più occidentale del fronte.»
«Venne detta una frase simile, una volta, prima di un grave sconvolgimento», sottolineò l'Alta Cardinalessa distogliendo il suo sguardo dalle vetrate blindate che aprivano al fronte bombardato. «Credo che la citazione risalga ad Isstvan.»
«Non conosco l'evento», fu la secca replica dell'ufficiale natio del Mondo di Kasr-Gladivs. «Ma conosco un detto, vostra eminenza: la guerra la si lasci a chi l'ha studiata.»
Il cavaliere vide la religiosa alzare gli occhi al cielo e poi tacere. Sul suo viso, ora, presenziava una strana smorfia obliqua.
«Avete rafforzato tutte le postazioni?»
Con una punta d'orgoglio, Norton Tirios rispose prontamente: «Sì, m'lord. Ogni reparto di questo segmento è in allerta e pronto a combattere. Non ci potrebbero cogliere di sorpresa nemmeno se ci prendessero alle spalle: ho disposto pattuglie anche verso le nostre retrovie, lungo la super-strada per i carri e il tracciato delle rotaie porta-munizioni.»
Invece che dire qualcosa, il Lord Solar si limitò a mugugnare un verso probabilmente d'assenso.
«Sto attendendo i rapporti di un mio team d'avanscoperta. L'ho lanciato alla volta della Zona 22-B...», cominciò a dire l'ufficiale che allungò una mano sul suo tavolo strategico-tattico. Posto l'indice sulla rappresentazione ololitho-grafica di uno spaccato collinare, egli picchiettò due volte perché l'immagine selezionata s'ingrandisse.
«Qui, vedete?»
«Affermativo», fece cenno d'assenso l'Over-Lord di Armageddon. «Sei giorni fa si è combattuto, laggiù. Non penso che i suoi uomini siano a setacciare sabbia e detriti per targhette ed armi.»
«Non sprecherei i miei uomini per un compito simile, per quanto lo ritenga doveroso, in questo momento. La tradizione viene dopo la pragmatica. I miei ordini, per quel team d'avanscoperta, sono d'installare una posizione perimetrale ed osservare più da vicino l'anticamera della fortezza nemica.»
In quel momento la Lady-Commissaria s'intromise nella conversazione, torreggiando sull'ufficiale di Kasr-Gladius: «Avete un modo sicuro per potervi fidare di loro eventuali rapporti?»
«Nutro nei miei uomini la massima fiducia, ufficiale politico», ribadì Norton. Il taglio del suo viso era deciso, segnato da una cicatrice da schegge che gli fendeva il volto dalla linea del mento sino alla fronte passando per tutta la guancia sinistra. Aveva un occhio violetto ed uno grigio.
Tatuata poco sotto l'attaccatura dei capelli si stagliava una Bicefala Aquila Imperiale in tinta nera.
«Comprendo il vostro orgoglio, mi sono apparsi elementi affidabili e di un buon reggimento... ma comprenderete che contro questo nemico non ci si può concedere il lusso di dare per scontato qualcosa. Sono certa che sapete di che cos'è capace...»
«Ho combattuto la schiatta traditrice più di una volta, signora», disse Norton. «Posso elencarvi tutti i fronti in cui sono stato, se avete bisogno di una prova delle mie parole. Vi ripeto: ho nei miei uomini la massima fiducia e so che mai cederebbero alle false, traditrici lusinghe dei Poteri Perniciosi. Kasr-Gladius è leale, signora. Leale all'Imperivm ed al Lord Solar.»
«I suoi esploratori sono morti, colonnello-maggiore», sentenziò l'Alta Cardinalessa riprendendo parola dopo quel suo strano silenzio. «Sono morti valorosamente, beninteso, ma già da qualche ora i vermi hanno i loro corpi come loro pasto.»
«Non accetto simili insulti da parte di...»
«Sono qui», disse la Donna Rossa.
Sir Vittorio sentì un muro d'oppressione farsi più vicino e l'istinto lo guidò a scagliarsi addosso al Lord Solar per fargli scudo con il proprio corpo. L'orizzonte steso innanzi alla vetrata, una lastra trasparente di metallo capace di resistere a dardi di laser e strali d'artiglieria cinetica, esplose in una voluta di fuoco e terra scagliata in aria.
Il boato assordò il cavaliere. Sopra di sé udì la picchiata di un fischio e poi il tremare convulso del soffitto di quel piano. Notò Ras'Leoluk, il Sultano di Arabaian, che sghignazzava chino vicino al tavolo strategico-tattico e per un momento fu tentato dal fargli saltare tutti i denti.
Che cosa ci trovava da ridere?!
Un secondo ed un terzo schianto irruppero contro il fronte, potenti quanto i pugni di un dio di fiamma, violenza bruta e cieco desiderio di distruzione. La vetrata tremò, frantumandosi poi in uno scoppio di schegge urlanti, e non troppo in lontananza presero a crepitare las-cannoni e mitragliatrici di posizione.
Alcuni sibili di razzo si fecero udire sopra quel coro di spari ma da lì Sir Vittorio non poteva seguirne le traiettorie o determinare se fossero proiettili alleati o nemici.
L'orizzonte, ancora non schiarito, era tuttavia attraversato in andata ed in uscita da colpi esplosi e rimbalzi di granate a corto raggio. Era il grande assalto oppure una sortita più robusta delle precedenti?
Importava saperlo, peraltro?
Altre esplosioni, più basse e sorde, si susseguirono ai piedi del castrvm in comando al maggiore-colonnello Norton, lesto a cercare il proprio fucile laser sul tavolo. Un lampadario a segmenti si schiantò in terra producendo scintille schioccanti e subito un secondo gruppo di lampadari cadde a propria volta, gettando un velo di buio sulla sala.
Vi fu un boato susseguente e poi un forte odore di ozono. Scattato in piedi, Sir Vittorio sguainò la sua spada potenziata e brandì l'impugnatura della las-carabina.
Conosceva quell'odore e sapeva che cosa comportava. La visiera del suo elmo, in risposta ad un pensiero, calò d'impatto sui suoi occhi donandogli una visione che penetrava l'oscurità dovuta alla morte di quei due lucernari pendente.
Sfoderò subito la las-carabina ed esplose una raffica allungata per forare gli aggressori, arrivati lì tramite un rites teleportarivm, ad abbassarsi o morire. Nei suoi timpani il cavaliere udì lo schiocco dei corpi folgorati dai dardi di laser ed arretrò di qualche passo per coprire il Lord Solar e per sottrarsi ad una risposta. Vedeva gli incursori, una decina, disperdersi a ventaglio cercando ripari ed esplodendo colpi defilati. Il teleportarivm, intuì, non li aveva portati al completo.
Ognuno di loro sullo spallaccio sinistro aveva un numero identificativo, matricolare... e sebbene sei erano graduali, dal settimo al quindicesimo erano misti. V'era un trentuno, un cinquantasei e perfino un cinque-bis sottolineato.
Fabritiòs Von Gianellen, ora stante alla sua destra, fece piovere al coperto la Lady-Commisaria Hera e poi, imbracciato il las-fucile Ghjallahourn Pattern, esplose alcuni colpi di sbarramento all'indirizzo dei nemici adoratori del Chaos. Se erano confusi e sparpagliati occorreva approfittarne!
Sir Vittorio udì un tonfo e poi lo sfrigolare dei suoi campi rifrattori, colpiti da alcuni strali d'arma energetica. Realizzarlo lo destò più di quanto non avessero già fatto gli schianti dell'artiglieria. Se si trovato senza quelle protezioni, ora sarebbe...
Allontanò da sé quei pensieri riprendendo a sparare ed a difendere il suo signore, che taceva senza urlare ordini o farsi udire.
Con il buio e quei tiri distratti, doveva avere capito l'antifonia.
Uno dei cadetti-commissari di Herakleiòn crollò in terra, mutilo del braccio sinistro e con la faccia disciolta che già colava sul pavimento e sul bavero della giacca. Ignorandolo, non era il solo cadavere ma anzi si trovava già in compagnia d'alcuni operatori folgorati vicino alle loro posizioni, il cavaliere si proiettò in difesa del suo Warmaster con lo scudo prontamente alzato per coprirlo da spari e colpi. Un paio di lampi cremisi s'infransero contro la lega las-deflettente, trasmettendogli sorde vibrazioni ai muscoli, e poi un terzo sparo gli sfiorò il viso perdendosi contro la parete di fondo. Giunsero altri colpi e sentì i suoi scudi lamentarsi con un verso elettronico proiettatogli nei timpani.
Un nuovo strale lo colpì allo sterno, mozzandogli il respiro. L'armatura aveva resistito, ora con una macchia annerita. L'incursore che l'aveva esploso fu falcidiato da una raffica esplosa dal colonnello-maggiore Norton, il cui fuoco un momento dopo fu supportato di tonanti ruggiti di una pistola requiem.
«Codardi!», urlò la lady-commissaria. La sua pistola esplose tre tuoni ed a seguire il cavaliere udì l'accendersi di una sciabola potenziata. «Traditori vigliacchi!»
Con la coda dell'occhio Sir Vittorio vide un vox-operatore venire malamente crivellato di colpi e se ne rallegrò; il buio aveva confuso gli stessi incursori caotici, che ora dovevano sparare affidandosi alla vista termica. Ciò dava al Lord Solar una possibilità su trentacinque d'essere il loro bersaglio, a costo dei presenti.
Ras'Leoluk stava sparando a sua volta, riparato dietro un cogitator dallo schermo fuso che alzava fili di fumo alla volta del soffitto. La sua sinistra scimitarra era tinta di vermiglio e vicino ai suoi piedi giaceva il cadavere di un accolito caotico privo del capo, rotolato poco lontano.
Poi la porta d'accesso alla sala esplose con un fragoroso boato di plasma. Arti recisi con squarci slabbrati, separati da loro corpi via la violenza delle schegge e coperti di purulente ustioni, piovvero come sassolini sui pavimenti e sul tavolo strategico-tattico.
«Al Lord-Solar!», urlò la voce del sergente Ionz di Dorian. «Copritelo, maledetti cani! Al Lord Solar, subito! Per l'Imperatore!»
La squadra di rinforzo non aveva tardato ad esplodere una serie di raffiche di sbarramento e soppressione sugli incursori. Alcuni, coperti da armature di scaglie las-deflettenti e mantelli dispersori, ora stavano arretrando per allontanarsi dal tiro incrociato.
Un gruppo di lampi pregni d'ozono frustarono l'aria e Sir Vittorio si volse di scatto a fronteggiare i nuovi arrivati; uno di loro, ancora pieno dell'impeto che il teleportarivm non cancellava, finì per impalarsi sulla lama della sua spada potenziata.
Con in gola un gorgoglio che per un momento parve offeso, il caotico s'accasciò sulle ginocchia, ottenendo di vedersi tagliato quasi in due. Una spaccatura sanguinolenta s'era infatti aperta sul suo corpo, dalla vita fino al collo.
Estratta l'arma dopo avergli piantato un calcio sul viso, Sir Vittorio lo finì con uno sparo in testa e corse alla difesa di Fabritiòs Von Gianellen. Questi era saltato agilmente oltre il tavolo, subito assunto come riparo di fortuna, e dopo alcuni colpi aveva ordinato alla squadra di rinforzo di aprire il fuoco sulla nuova coorte di incursori.
Un guizzo di mantello verde mimetico, nell'ombra inframezzato dallo scoppiare di alcuni strali laser, precedette l'irrompere di una figura ventosa che scintillava d'argento. Aguzzati i sistemi vistae-focvs su quell'alleato, il cavaliere zevonese lo riconobbe.
E scoppiò a ridere.
Non era uno dei nalsheen, eh? Umile bugiardo!
Anticipò un aggressore armato di bomba a mano tranciandogli il braccio con uno sciabolare rapido della sua arma, un bastone con due lame strette ed argentee in cima alle estremità, e gridando una parola si scagliò contro un incursore armato di fucile al plasma.
«Nalsheen!»
In un momento, la lama si conficcò nella testa del caotico e ne uscì sibilando nell'aria colma di scotti e risposte di scoppio una nota purissima.
«Ar gyfer Tanith, anrothii!»
Il fuoco dei laser tuonò ancora per alcuni secondi mortiferi e funesti prima che il Lord Solar, abbassato il proprio Ghjallahourn, esclamasse: «Situazione sotto controllo!»
«Libera!» affermò la Lady-Commissaria esplodendo a bruciapelo un colpo di pistola Requiem contro un caotico rimasto ferito nella sparatoria. Una voluta di frammenti d'osso, cranio, cervella e schizzi di sangue le bagnò il viso.
«Che bella questa sveglia con ginnastica intensiva», commentò Ras'Leoluk pulendo la lama, ora spenta, della scimitarra potenziata sulla veste blu di uno degli incursori. «Peccato che i servi qui siano pessimi e non abbiano portato uno spuntino...»
Brandendo una corta daga ricurva, l'Alta Cardinalessa Baelor si avvicinò ai suoi due cavalieri protettori, entrambi coperti di sangue non loro, e dopo essersi sincerata delle loro condizioni si avvicinò ad uno degli incursori.
Si chinò su di lui e lo sollevò per la collottola della tunica sotto l'armatura. Gli tolse l'elmo, vide Vittorio, e dopo un momento gli recise il collo per finirlo. «Sono gli alastri di Annmatar Sekh il Secondo, costoro... non dovrebbero militare in compagnia di un'armata di Asphodel...»
Esalato un sospiro, Sir Vittorio si rese conto del bailamme di cannoniera che veniva dal fronte. Uno stuolo di tamburi, agitato da alieni con sei braccia ed altrettante canne, non avrebbero potuto creare una confusione eguale a quella nemmeno sforzandosi.
Gettato in terra il cadavere di un Vox-Operator kasr-gladiano, Fabritiòs Von Gianellen staccò l'altoparlante dall'alloggiamento incassato nel cogitator e se lo portò alle labbra: «A tutte le unità: sapevate che questo momento sarebbe giunto ed ora è imperativo resistere! Desta le armi, Imperivm!».
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