Capitolo I: The Heroes and the Storm (parte la VII, El'ena Tinysia)


Capitolo I, parte la VII

Maggiore El'ena Alexandrinne Mirìam Sophia-Vanessa della Nobile Casata dei Tinysia di Elysia


"Gladius è un esercito con un vago apparato statale alle spalle ed è anche un vago apparato statale con un solo partito alla sua testa. 

Se per qualche ragione tu riuscissi a fondare un secondo partito nella incomprensibile palude burocratica che un Senato Militare di folli pensatori ha concepito per ingannare, storpiare e confondere un corpo di menti tarato sul suo stesso identico modello, Gladius rimarrebbe uno stato di un solo partito. Chiunque s'inscriverebbe nel nuovo prima della mezzanotte.

E nulla sarebbe diverso da prima."

-Estratto dalle "Meditabonde", vergate autografe dalla mano di lord Vittorio Doria l'Anziano, Doge di Zevona e Pensatore.

Furono edite postume dal figlio, l'attuale Doge di Zevona lord Giovanni Doria, nello M42.Y003.


"Nessuno che non ha conquistato l'impero di se stesso e delle proprie azioni è davvero libero."

-Attribuita da una placca negli Archaives di Arch-Malleusa, Europa, ad un tale di nome 'Goràs.

(Probabilmente un signor nessuno che ha scritto qualcosa di poco importante da qualche parte nel vicino passato. L'ho qui inscritta per evidenziare i benefici della più alta cultura accademica che questo Magno e Munifico Imperivm possiede.)



Imperivm del Genere Umano
Ultima Segmentvm, Frangia Orientale

Nord del Reame di Ultramar, Mar Finalìs Regio

Gladius Astralìs Sector
Svb-Sector Gladius Central, Sistema stellare di Gladius
Gladius III, Mondo-Fortezza. 

Formicaio Cerberus, Glenna-Granta Castrvm
Relocatores di Praeslì-Memfis, Aelvis Cortyarda 

M42.Y005, decimo-septimo giorno del mese di martes.


I tavoli erano già quasi tutti occupati. La classica, familiare cacofonia prodotta dagli avventori rimbalzava contro il soffitto della chiassosa tabernae, minacciando di rompere i due lucernari a taglio d'obolo incassati appena sopra gli architravi dei due ingressi. Rotolava fuori dai loro usci ad arco, rimbalzando sul camminamento pedonale.
El'ena strattonò la tracolla del tascapane. 

Squadrato e basso a pianterreno, il locale addossava la sua vista sulla Claymor Svb-Viae dell'Aelvis Cortyarda, aprendosi ad un tratto di strada grigio. Bagnata dalle forti piogge delle ore precedenti, la tarmacasphalta s'inclinava in leggera salita verso il cuore della piazza, sempre giacendo nell'ombra del Glenna-Granta Castrvm. Il muro opposto al fianco del locale combatteva il grigiore, ravvivato da un alto e lungo murales.

Lo puntò con l'indice, mostrandolo a John: «Che ne dici? Se vuoi la mia opinione, beh... complimenti al picto-graphiko.»
«Secondo me è un po' stucchevole.»
«No!» ribatté corrucciata. «È bellissimo!»
Lungo una ventina di metri da sinistra incontro alla destra, il grande murales seguiva l'ascesa della parete e della strada. Diviso in segmenti, portava una nota di colore in quel tratto e lo faceva insegnando un po' di sana Magna Historìa Imperialìs. Certo poteva concedere a John che punto di vista dei gladiani fosse alquanto monotematico, ma...

«Tu hai una bizzarra definizione di bellissimo, El'» disse l'uomo prendendola per la spalla. «Anzi, facciamo che l'arte non è proprio il tuo campo.»

«Ah, sì? Ne so molto più di te.»
Lo vide alzare gli occhi al cielo. Quella era una canzonatura? La stava prendendo in giro? Da quando ne era capace? «Lo sai, dice più di te che di me.»
Questa è una risposta come si deve! Bravo, John! Stai imparando! «Non cambia che ne so più io, quindi ho ragione.»
«Tu vuoi sempre avere ragione.»
«Io», scandì inalberando un severo indice vicino alla testa, «ho sempre ragione. Perché desiderare qualcosa che già possiedo?»

Invece di accettare quello statvs di cose, John le batté un paio di volte il palmo della mano contro l'attaccatura dei capelli, facendola sentire una stupida. «Certo, El'. L'importante è esserne tanto convinti.»

«Si dice fermamente.»
«Quello che è.»
«Conosco la nomea d'un tale grande lord della Regialikea terra d'Armageddon che, lesto a difendere l'autonomia della sua identità, non si associa in gentilezza e cortesia nei ranghi e ghirigori distinti di questo modvs pensatores.» Reprimendo un ghigno che sentiva spingerle contro le labbra, El'ena guardò John negli occhi.
S'appose le mani sui fianchi e chiuse gli occhi, aspettando una risposta dall'uomo di Orionis. Avrebbe ammesso la sua ignoranza oppure chiesto che ripetesse da capo la sua sfila di verbatim concatenati? Povero John! La sua ignoranza non era nemmeno così grave, se confrontata con quella di altre persone.

Pungolarlo un po', tuttavia, faceva sempre bene.

«Jeàh?» Uno sbuffo più che una replica vera e propria. «Non ho capito niente,El'. Potresti, che ne so...» il ranger sbadigliò, coprendosi la bocca con il dorso della destra. La tarmacasphalta sussultò lungo un breve momento, scossa dal passaggio alto nel cielo d'una squadra di massàs-haulerìs.
Altre classi Libertàs, dirette a qualche pilone d'approdo per imbarcare i materiali dell'offensiva. «Parlare in modo potabile?»
Ancora? «Credo tu me l'abbia già chiesto una volta.»
Forse più di una.
«Reiterare non fa male.»
«Oh, che paroloni impegnativi per una testa della plebe, Oi-Jony!» schioccò la lingua, poi dardeggiò di nuovo al vivido murales. «Ma sì, era divertente soltanto la prima volta. Lo so. Anzi, l'ammetto. Contento? Non la rifarò più.»
«Promesso?»

Ebbene, quello era un sordido colpo sotto la cintura. Che brutta razza di cane traditore! Magari ci sperava anche, l'illuso! Se era così, allora sarebbe rimasto scontentato, com'era giusto che fosse. «Adesso non esageriamo!»
Principiando dal basso, la storia della pittura ascendeva dal passato al presente attraverso un'estesa mostra di simil-videate dipinte tutte a mano. 

Interne ai confini d'un prolungato singolo giorno, dalla sua alba al tramonto declinato in notte e scandito e dalle deflagrazioni d'alcuni campi di battaglia tratteggiati alle loro spalle, le figure s'inerpicavano attraverso la dentellata volta dei millenni.

«Posso capire il fatto che nel complesso può sembrarti stucchevole, ma...» l'elysiana allungò un cenno della mano all'inizio della composizione. «John, devi vedere il messaggio che il suo autore ha voluto esprimere. È uno sforzo.»
«A me sembra solo una lunga avto-sega di qualche scudo bianco che sapeva dipingere...»
El'ena sentì una risata uscirle dalle labbra e chinò la testa per fermarla.Nella sua mente l'idea aveva un che di divertente.

Sotto la forma d'un maglio grande e pesante, aiutava un milites-astra dall'aria anonima e maliziosa a rilassarsi, scuotendolo con qualcosa di prossimo a novecento pulsazioni al minuto. 

Un lavoro di mano incredibile, sostenuto dalla "gloria" delle conoscenze dell' Adeptvs Mechanicvm.

Però era squallida, darn. Le toglieva la possibilità di annoiarlo con una spiegazione lunga e convulsa. Ricomponendosi come poteva, l'elysiana trasse una solida boccata d'aria e sul palato le rotolò il gusto dell'inquinamento atmosferico e dell'insalubre pioggia di Gladius III. «D'ora in avanti diremo gli autori. Così non ti confondi.»
John si carezzò il mento, pensoso. Aveva incassato l'insulto oppure se l'era  presa? «Ti piace così tanto, eh?»
«Sì, nel senso... ha carattere, non credi?»
«È stucchevole, ti ripeto.»

Immobilizzato nella sua corsa, un alfiere teneva alta sopra alla testa una bandiera dell'Imperivm, rossa e sfilacciata, ampia e curvata dal vento tra gli scoppi.
Rappresentando la testa d'una been più massiccia avanzata, il vessilifero non era da solo, ma accompagnato da un orizzonte di suoi commilitoni. Milites-Astra dell'antica Solar Avxilya, l'Armata delle Armate che aveva preceduto l'Astra Militarvm nelle decadi gloriose della Grande Crociata, asserragliati in un rango a passo di carica, i las-fucili spianati in avanti e i bicorni scuri, in linea con le armature e le uniformi azzurrine e scure.

Anni aurei per le Stirpi delle Razze degli Uomini. Emergendo come singolo dominator dell'Antica e dimenticata Terra, il Divino Imperatore aveva, con coraggio e sapienza infinita, varcato i confini di Sol alla testa d'invincibili Legionaes di centinaia di milioni di Adeptvs Astartes e incalcolabili miliardi di valorosi Solar-Avxilyares. 

Riunendo i proto-stati e le disparate frange d'umanità sparse come atolli nella vastità della Via Lattea, Egli aveva fondato l'Imperivm ed innescato l'alba di un Terzo Rinascimento, storpiato e indebolito dal tradimento dell'Innominabile Horus.

All'epoca della Grande Crociata, la Solar Avxilya era stato un variopinto quadro di culture belliche ed eredità marziali raccolte in una concatenazione di direttive d'avanzata. Con il suo epicentro in Sol, la riunificazione aveva proiettato eserciti d'ogni genere, genvs, risma et censvs alla volta dei mondi dell'Uomo, raccogliendo impeto di conquista in conquista.
Tempi gloriosi!
Gli occhi spiritati dell'alfiere erano imbevuti d'una certa misura della scintillante, aurea e perfetta Gloria Immortale del Divino Sovrano dell'Umanità; l'Imperatore-Dio torreggiava al centro dell'avanzata, inalberando la Sua spada in un clamoroso ordine d'attacco. 

Nell'altra mano, avvolta da un grande ed augusto artiglio da guerra attraversato da folgori d'oro, Egli stringeva l'ormai sciolta brillante fascina delle Sue Furiose Folgori della Vendetta.

El'ena lo indicò a John. «Vedi? Quello è un riferimento al Bellvm-Hymnòr ac thae Imperivm
«Fin lì ci sono», commentò l'uomo in risposta, offrendole un sorrisetto sghembo.«Ora possiamo bere qualcosa?»
Che bambino petulante! Avrebbe dovuto punirlo per quella mancanza d'interesse per una raffigurazione dell'Imperatore-Dio! Per quanto semplicistica, non era certo la Sua raffigurazione in vetro-tessere artigianali posta a rosone d'una Magna Basilikea, era pur sempre una dimostrazione d'onesta fede ed umile sottomissione verso il Padre dell'Umanità.
Meritava più di uno sguardo. Mineth Ocvlcs habeth seen thae glorya o' tah advantiainsvrgentia o' Tah Divine Imperator... 

Durante la proclamazione della Crociata dei Mondi di Sabbath, ben oltre tre secoli prima di quel giorno, il Signore della Guerra Slaydo aveva condotto le sue armate, in congiunzione con l'Imperiale Banda del Primo Reggimento dei Luciferìs Neri, ad intonare una roboante resa del Bellvm-Hymnòr.

Il ricordo era ancora nitido, forte come un'ora dopo l'evento. Le scuoteva le viscere, ricordandole il fracasso che cento-e-venti milioni di anime raccolte in un solo luogo avevano prodotto.

Egliàs ìs extern-tramplingh the vintagaes whence tah grapìes oph Hìs Indomita Furyàs art stor'd. Egliàs habeth looseth Hìs Furyòr Fvlgorìs oph Hìs terrible swiph't Olympia Hegemòna... «Non vedi come i primi minvte-milites di Gladius, progenitori della Gladian Solar Auxilya, divengono l'Astra Militarvm?»
Il Bellvm-Hymnòr, era inutile contestarlo, veniva meglio in Proto-Gotico e Alta-Anglya. Le sue altre rese perdevano alcuni incastri e certe rime.
«Guardia Imperiale» disse lui, guadagnandosi uno sguardo truce. «I gladiushish non preferiscono questo nome?»

«Astra Militarvm, non fare come Decaius.» Attraversando un fiume, infatti, quei primi milites sublimavano in una potente schiera di milites-astra che si apriva la strada al ritmo delle las-fucilate dei suoi ranghi sparsi e i tuoni dei corazzati con cui avanzava. 

Numerosi al punto da disegnare un fronte nuvoloso intero,tanti bombardieri incrociavano tra i laceri resti delle nuvole, sganciando piogge d'ordigni incendiari contro una muggente colata di orki.

Doveva essere la Guerra della Bestia di Ullanor, quella. Avanzavano comunque in cifre di legioni innumerevoli e cacofoniche, con loriche antischegge dalla tinta ferrosa e tuniche da fatica colorate di verde scuro.
Lo stesso alfiere presenziava anche tra di loro, sorreggendo la medesima bandiera. Armi ed uniformi potevano essere mutate, ma lo spirito era lo stesso di quando l'Adonai-Sovrano aveva camminato con la Sua mortale razza.
Avanzando oltre uno zenith scintillante, i tonanti cannoni armati di Gladius finivano nelle ombre impestate di polveri lunari di molte navis-nobilite che solcavano lo spazio, dirette a dare battaglia contro il Pacifico Astro dellaUr-Terra.
Era su quel canvas di sfondi extra-mondo che muovevano nuovi milites-astra, fasciati da void-corazze per i terreni biologicamente ostili all'uomo.
L'alfiere attraversava la loro guerra, già antica, per approdare dall'altra parte, unendosi ad uno sbarco rovesciato dai fianchi di molte corazzate oceaniche. 

Correndo tra le numerose truppe in fase di sbarco, finiva a tallonare una punta di mephiston bloccate in un feroce corpo-a-corpo contro le false-ed-eretiche armature da combattimento degli xenos T'au.

«Ci vuole del talento per riassumere dodicimila anni di servizio.»
Attraverso i secoli dei secoli, sempre sulla prima linea. I gladiani potevano essere contestati per molte, anzi moltissime cose e si poteva sempre essere sicuri che facessero la cosa giusta dopo avere fallito tutte le altre alternative più sinistre, ma la misura della loro fedeltà era impressa nei sacrarivm di tre quarti dell'Imperivm, in ordinati rostri di steli nere.
«Quello, sì... e anche molto colore.»
«Come sei venale!»
«Disse la haraemita...» ridacchiò lui. «Ammetto che ha spirito. Sei contenta,ora?»
«Ach, se è tutta qui la tua capacità d'apprezzare l'arte...»


Al di là del lungo e largo bancone in syntho-legno, la proprietaria del locale era l'incarnazione facciale della tranquillità. Stava versando una scricchiolante quantità di maeni-shyps dentro una ciotola blu, controllando il versamento perché non trasbordassero.
Se non fosse stato per lo sgabello sul quale era salita, sarebbe sembrata una persona normale alle prese con il suo consuetudinario lavoro.
Per fortuna o purtroppo, quello era un punto che El'ena lasciava al giudizio altrui, c'era lo sgabello ad aiutarla per compensare la minuta statura.
Se fosse stata senza... 

«Perché stai ridendo, El'?»
El'ena strangolò il suo attacco d'ilarità. La mental-pictographia della barista che per incontrare i suoi clienti si metteva a saltellare in continuazione l'aveva distratta e nemmeno si era accorta d'avere cominciato a riderne lì, poco oltre la soglia della seconda porta d'ingresso.
La proprietaria se n'era accorta? La immaginò indurire il viso aggrottando quella piccola fronte che si ritrovava, agitare un pugnetto ostile e scuotere il capo, dal quale s'irradiava una fulva massa di ricci carmini.
I mezz'uomini erano divertenti. «Niente di cui preoccuparti. Stavo pensando a degli stivali a molla.»
John la guardò inclinando la testa. «Perché stavi pensando a degli stivali con delle molle?»
«Perché...»
«No no no!» interruppe lui avviandosi al bancone. «Non penso di volerlo sapere,sai?»
«Ey, non puoi castrarmi così!»

«L'ultima volta che ho provato a seguire un tuo ragionamento mi sono ritrovato a subire un bombardamento di quaranta minuti su pesci, ristoranti e il numero quarantadue.» Appoggiatosi al bancone, John schioccò la lingua con affabilità. «Non accadrà di nuovo.»

Riposto il sacco di maeni-shyps dentro un grosso scatolo di cartone, la barista appoggiò i palmi sul bancone e fronteggiò l'orionisiano: «Buongiorno, gambe-lunghe!»
Ah.
El'ena inarcò un sopracciglio. Se cominciavano loro con le battute sull'altezza si era legittimati a rispondere, no? 

Che giustizia sarebbe stata quella imperiale se non fosse stato così? Con il proposito di apostrofare almeno una volta la mezzuomo con un sano "nanerottola", si spinse di buon passo verso il grosso e vivace musikae jugh-cassonem.

Aveva appena finito di girare un circolo da quarantacinque di cui si era già dimenticata il motivo e le note, quindi era libero per un altro giro.

Dal taschino della tunica da fatica trasse un obolo da un Trono e settecento-e-cinquanta millesimi. Lo proiettò in aria con uno schiocco d'indice e pollice. Osservandolo roteare a mezz'aria, El'ena notò un paio di presenti che discutevano tra di loro davanti ad un pugno di birre Fvdd e un porta-cenere così pieno da farle chiedere come mai non fosse necessaria una maschera-griglia attorno a loro.
I ventilatores a pale! Fosse ringraziato il Dio-Macchina per i ventilatores a pale da soffitto.
«Buongiorno, signora!»
«Che cosa posso darvi?»
«Com'è messa a birre?»
Oh, Johnny-shelòs. Beveva proprio come un orionisiano. Birra. Birra. Birre. Birre. 

Non aveva ancora imparato ad apprezzare tutto il meglio che esisteva nel  resto dell'Imperivm? Era una vergogna da sistemare! Afferrò il ninnolo a mezz'aria, fermandolo nel momento in cui la testa con il volto del Dio-Imperatore era rivolto al soffitto. Roteata la monetina sulle nocche, El'ena la pilotò dentro la fessura del jugh-cassonem, che rispose con un sonoro gorgoglio meccanico.

La mezzuomo indicò l'ampia scorta di barili sistemati alla sua sinistra. «Ho la Ffvd, la Uccisor-Kennetivm, la Marauder-Bombardiòner, la Belis-Corona, la Ignìs-Bellicosa, la 'Obittòn e la Gh'vinasss.»
«La naghelivm non l'avete?»
«Temo di no, signora!» le rispose la barista. «Non vendo piscio.»
Ma porca putt... «Grazie, ey!»
«Si figuri!»
Nanerottola impertinente.

John rise per calmare l'ambiente, poi alzò indice e medio: «Due Uccisor-Kennetivm, allora.»

«Ti consiglio la Ignìs-Bellicosa se cerchi una cosa più colorata e viva» rispose la barista, scendendo dallo sgabello per raggiungere i barili. «Peraltro mi è appena arrivata, quindi è ancora fresca di stabilimento!»
«Allora due Ignìs-bellicose.»
Ancora punta dal commento della mezzuomo, El'ena la guardò mettere mano al rubinetto del secondo barile da sinistra. Incastonata in una placca metallica circolare e posta a tagliarla in centro, proprio come una retta, l'immagine di una guerriera con capelli di fuoco che scoccava un fendente con una ricurva lama incendiata lo distingueva dai suoi più vicini.
Schiacciò un tasto sulla pulsantiera del jugh-cassonem, avviando un soffuso trambusto di servo-arti e meccanismi interni. 

Due secondi dopo, il circolo selezionato venne apposto sul piatto dell'esibizione e cominciò a girare, punto da una smeraldina testina olo-lithographica.

«Qvod art' Mutatìs tempori, saepe ad re-satvum chronometronì. Qvo colonistàs Adplvri-impulsi qvandvm ipse thal-terram hoc thae mvndvm in Orientem Antes.»
Dannazione. Avevano soltanto il disco in Medio-Gothico? Toglieva un sacco di verve alla canzone rispetto alla versione in Anglya!
«Si hodie, Quo adflictae erant tentantha ruentibos. 'Eo au'tamae die portvm Orientem Antes, Mvndvm Orientem Antes ipse-esset super-thalterram eòs! Qvidqvid adventa serà, qvidqvid adventa serà!
»
Arrangiarsi era un'arte, alla fine. Si allungò al bancone, dove la barista aveva già messo la sua birra. La sorseggiò una volta, poi scoccò un cenno al jugh'. «Ce l'avete Anythaeingh Ghoes' in anglya?»
«Sì, sì. Vuoi che giro il disco? È un duem-lingue.»
«Eh, sarebbe bello.»
Allontanatasi dal bancone, la mezzuomo armeggiò con il macchinario per un momento. Lo colpì con una robusta chiave di ferrvm da dieci, forse per praticare il Rites della Manutenzione Percuotente, poi la musica cambiò in lieve modo il suo ritmo.
«Vuènn svper-lady Missàs Naetha MackLenna (Tah Devs-Emprah beguard elshà!) kan ghett Bluìes T'au to 'Ave elshàs, thvs Isuppone thae Anythaeingh Ghoes'!»
Adesso andava molto meglio!
«Vuènn Corporat Roccamfellàs stall kan admass bastant thrones theuo at-deh Maximvs Gordonivs manifactvr ihres speqtaqoles...»

Si lasciò cadere su una seggiola di plastica, che cigolò mesta. Posò la birra sul tavolino e ci scivolò l'indice sopra, assaporando il freddo.

«Thvs I suppone thae Anythaeing Ghoes'! Imperivm dhìs-dai hath goneth to the Deeh-vìl...»
Il disco a quarantadue giri s'interruppe di netto, producendo uno stridio acuto. Tappandosi l'orecchio destro, El'ena seguì ad occhi stretti l'alzarsi in piedi d'uno degli avventori. Un omuncolo da poco, con pochissimi capelli marroncini e semplici abiti da locale, tagliati in una casacca color corteccia chiara ed un paio di calzoni azzurri.
Nella mano sinistra stringeva un lungo cucchiaio di legno, con il quale picchiettò un colpetto contro lo jugh-cassonem.
Lo stridio cessò, liberandola dal suo infuriare. 

Anziché riprendere a salmodiare Anythaeingh Ghoes' , la macchina innescò un diverso circolo. Ben più vitale ed energico, con un sottofondo di chitarra, l'accordo iniziale di Macro Ferrvm si spanse a mezz'aria.

Storta la bocca, El'ena aggrottò la fronte. Espirò dalle narici. L'uomo andato allo jugh-cassonem si strinse nelle spalle con innocenza, roteò il suo cucchiaio e poi tornò a sedersi.
«Vada per Macro Ferrvm», borbottò l'elysiana accantonando la sua birra. «È solo l'ennesima volta che la sento, dopotutto...»
Il tizio con il cucchiaio non sembrò ascoltarla. 

Sedendo di nuovo al suo tavolo, mescolava e rimescolava un mazzo d'assi da gwaenth, puntellando occasionalmente l'indice della mano sinistra contro un foglio di pergamena fittamente inscritto di caratteri Alto-Gotici.

In quel momento, un uomo attirò lo sguardo di El'ena.


L'aroma del joliq di smilaxa ornata era pungente, con un retrogusto che le ricordava il gasolevm sparso sulla terra di un sub-continente rossastro e roccioso. Dando segno alla piccola barista di  prepararne un altro, El'ena sollevò il bicchierino dal bancone e si volse a guardare l'interno del locale.
Poca gente stava ascoltando la canzonetta che usciva dalle ghiere del simphonia-casterìs a cabina, attratta dalla discussione animata che correva tra Shymms e il rangerìs.

Scoccò un cenno al primo dei due litigiosi, quello con l'astro a cinque punte di ferro dorato appuntato sulla camicia. «Questo è tuo, Shymms. A carico mio.»

Confuso dal gesto, l'uomo carezzò la propria barba marroncina. «Mi scusi?»
«Non mi riconosci?»
«Vedo molte facce nel mio lavoro.» Si avvicinò a passi cauti, schioccando tintinnii di speroni e suole chiodate contro il pavimento della zalzapareila. 

L'interlocutore con cui El'ena lo aveva sorpreso a discutere, lungi dall'unirsi ad un'offerta che non era destinata a lui, rassettò la coda della propria giacca e tornò a sedersi davanti alla sua birra.

Considerando quanto liberamente esponeva la macro-ursa major bicefala dei suoi spallacci in terra di Gladius, o era un folle oppure sapeva di potersi approfittare del momento per sbandierare i suoi colori nazionali.
«E certe, signora, non rimangono.»
Non si ricordava. Fantastico! «Port Link'Oln?»
«Na-va-da.»

Alzati gli occhi alle pale del ventilator che scorreva monotono, l'elysiana picchiettò contro il bancone. Erano passati trentasette anni, d'accordo, ma avrebbe potuto ricordarsi di lei! Avevano vissuto una grande avventura, come aveva fatto a dimenticarsela?

«D'accordo... Bonam Frontierlantha di Arroyan.» Era impossibile che quel nome non gli suscitasse qualche ricordo, per l'Adonai sul Trono d'Oro! «Con i minute-maen e i Neo-Calephìan Rangerìs, come quello con cui stavi litigando. Vi ho dato una mano contro...»
Un'ombra d'incertezza attraversò il volto di Shymms, cotto dal sole e dagli anni trascorsi al margine che giaceva sulla linea d'estinzione dell'Astronomican.

«Vaan Calajane.»
«Lui.»

«El'ena?» Scandì il suo nome sgranando gli occhi, più sorpreso che incredulo.«Sacra Madre dell'Imperatore-Dio, sei proprio tu?!»

«Proprio io!» Esclamò lei in risposta, tornando ad offrirgli il bicchiere. L'imprecazione del regvlatores era divertente e familiare. Per qualcuno, molto probabilmente, sarebbe stata eretica. L'Imperatore-Dio l'aveva avuta una madre?
Se sì, chi era stata? Una qualche grande pseudo-divina titana regale della Perduta Atalantidie, magari? A chi ci credeva sembrava l'opzione più realistica. «Ce ne hai messo di tempo a riconoscermi. Stai diventando vecchio, ey?»
«Questo me lo dice anche il ragazzo.»
«Hai un figlio?»
«Hardaenn. Stesse orme del suo vecchio. L'anima di regvlatores scorre in famiglia, a quanto pare.» Le rispose accettando il joliq. 

Prima di sorseggiarlo, la studiò con i suoi occhi nocciola, più sorpreso che risentito dal non averla riconosciuta subito. «Per l'Imperatore, ragazza... non sei invecchiata di un giorno.»
«Ho questo pregio...»    



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