Capitolo I: The Heroes and the Storm (parte la VI, Decaius Mosdhà)
Capitolo I, parte la VI
Lord commissario Decaius KenesÌt Mosdhà
"Ammirate ciò che giace innanzi ai vostri occhi, Milites-Astra! I loro cadaveri saranno gli strali di tarmacasphalta che calcheremo, come gloriosi giganti degli yore-giorni, lungo questa nostra via per la vittoria sicura e finale!
Seguite il mio esempio in prima fila, vigliacchi, o sarò costretto a farne uno con voi per motivare la prossima ondata! GLORIA ETERNA SIA ASCRITTA AL PRIMO DI VOI CHE MORIRÀ IN BATTAGLIA, ASSALTANDO I LORO SPALTI!"
-Lady Commissaria Vindama Sagheilia, in servizio presso il 320esimo Reggimento dell'Astra Militarvm di Liberitèr Primarys, durante la Seconda Riconquista del Manifactorvm Vermilleon Pavleov di Neopha Magma Cityas, Fortis Binary.
Tale evento ebbe luogo nella fase del Saliente di Cabal durante la Crociata dei Mondi di Sabbath, in data M40.Y768. Lady Saghelia cadde durante la battaglia, mortalmente ferita da diciassette las-dardi. È annoverata tra le Honorate Martirìs Ac Imperivm. (Le Data-stringhe in merito all'autopsia e quelle fornite dalla svb-seguente Ad-Magos scientia balistikea dichiarano che soltanto dodici di questi diciassette las-dardi l'hanno colpita provenendo dalle mura del Manifactorvm. Gli altri cinque da dove venivano?!)
Imperivm del Genere Umano
Ultima Segmentvm, Frangia Orientale
Nord del Reame di Ultramar, Mar Finalìs Regio
Gladius Astralìs Sector
Svb-Sector Gladius Central, Sistema stellare di Gladius
Gladius III, Mondo-Fortezza.
Formicaio Cerberus, Glenna-Granta Castrvm
Base-Aerostralìs Hyrkan Archery-Lightas
M42.Y005, decimo-septimo giorno del mese di martes.
Impuntò il calcio della "catechesi industriale" contro la spalla. Divisi e ben distesi i piedi, cosicché avessero la migliore aderenza possibile contro il suolo tarmacasphalteo del rangheriòn, il lord commissario Decaius condusse la mano sinistra a fasciare l'avambraccio finale dell'astina.
Lo stampo del Gladio era buono, tutto detto e criticato. Non amava le avto-armi e tutti i loro difetti, ma quel discorso August lo sapeva bene. Ripeterglielo non l'avrebbe dissuaso dal fargli provare tutte le fionde di crudi e calibri cinetici che aveva portato allo strale di tiro.
George era un uomo stupidamente ostinato.
Se un Arch-Magos, in tutta la sua rispettabile e assoluta saggezza, l'avesse preso da parte per divulgargli i misteri della tecno-stregoneria algebraica e rivelargli che due plvs due in verità dava come risultato cinque anziché quattro, August non gli avrebbe dato retta.
Se gli anni trascorsi non l'avevano cambiato dai giorni dei Campi di Tyrok e di Armageddon, Decaius sapeva che lui avrebbe continuato a sostenere che faceva quattro.
Contro ogni dimostrazione o sfida, spesso contro quasi ogni evidenza. Era una sconfitta ammettere il proprio errore e lui odiava perdere.
Un pensiero bello nella sua natura marziale, era indubbio, ma che lo accecava alle possibilità offerte dallo smussare i propri argomenti per il bene di fare filare lisce le problematiche che potevano sorgere.
Nel caso della loro diatriba, purtroppo per lui era un fatto vero e incontestabile quello contro il quale andava a più riprese a picchiare la fronte: le las-armi in generale non offrivano le problematiche proprie dei ferrvm-calibri, di cui ovviamente proprio non disponevano, né correvano il rischio d'incepparsi proprio in quel fatidico momento di bisogno.
Ancor più grazioso era il fatto che a differenza delle armi a proiettili e di quelle al plasma, i las' non rischiavano di esplodere in faccia ai loro utenti. L'aveva visto succedere e, per l'Imperatore-Adonai, non era proprio uno spettacolo fantastico.
Rispetto alle tanto amate "catechesi industriali" di cui August cianciava meriti e glorie, le umili e infaticabili las-armi erano instrvmentationi forgiate con la praticità tenuta nella più alta considerazione.
Erano semplici da produrre in massa, spesso e volentieri con componenti modulari oppure più o meno interfacciabili tra loro anche quando provenivano da mondi agli estremi opposti dell'Imperivm.
Apprenderne l'uso, nel senso di sapere a grandi linee in quale modo si doveva impugnarle e che cosa fare per sparare a casaccio o per saturare l'orizzonte, era una bazzecola da poche giornate intensive.
E comunque, punizioni e digiuni erano ottimi sproni ad imparare dai propri errori e migliorarsi. Un detto che aveva sentito in Armageddon, durante la III Guerra, asseriva che mille schiene erano dieci volte cento facinorosi, ma mille schiene disciplinate da una frusta istituivano un battaglione e cinque compagnie più o meno funzionali.
C'era una santissima verità in quel detto! L'uso del solo bastone differenziava un pessimo insegnante da uno capace, però.
Nelle giuste dosi e con una sensibile alternanza, il bordone e la carota pendente potevano svolgere il loro lavoro di sprone prima e meglio delle loro diverse parti.
Ma un simile discorso August già lo conosceva e comunque non gli sarebbe interessato. Non in quel momento, di sicuro. Voleva vederlo sparare ai bersagli ed esprimere i suoi pareri su quel fucile. Richieste legittime, per la Sacra Terra, anche se un po' vuote d'accademica disquisizione.
Non erano sicuramente un dectatvs sullo Hamvlet del Bardo Antico, ma si potevano sopportare e perseguire se ciò serviva a renderlo contento.
Le cose che fai per un tuo amico...
Il grilletto era una solida virgola con scanalature anti-scivolo per mantenere salda la presa dell'indice e non soffrire gli scivoli dati dal sudore. Il calcio era segmentato con definite placche di riduzione. Calcava una mano decisa contro la spalla, premettendo e promettendo una dispersione del rinculo niente male al termine di tutti i conteggi vari ed eventuali.
Sotto la bocca da fuoco, poi, offriva la possibilità d'agganciare una torcia, un doct-punctator oppure un'affidabile baionetta. Colpevole d'essere moderato nelle dimensioni, corto e compatto per essere usufruito con efficacia in ambienti chiusi, non poteva ospitarne una a daga, proprio come la las-carabina Accatran Pattern o i las-fucili Merovech Pattern.
Era un piccolo, tollerabile dispiacere.
Le daghe baionette salvavano la vita se si sapeva come impiegarle in maniera proficua! Più di un paio di volte Decaius aveva visto un solido rettangolo o uno schieramento a quadrato di las-fucilieri in giubba rossa della Reale Altavista inastare le daghe-baionette in cima ai fucili, spalleggiarsi a vicenda e poi respingere e rovesciare a terra un assalto xenos.
Certe specie, in queste per amor del vero doveva includere anche la sua stessa razza, non imparavano mai la lezione e in emergenza arrivavano a caricare formazioni del genere. Pensando in merito, Decaius storse la bocca in una smorfia divertita.
Non era raro che fossero le stesse che si schiantavano addosso ad intere, lunghe linee di las-lancieri con scudi e las-armi impostate in semi-automatico. La stupidità mieteva più vite delle daghe-baionette.
Abbassò l'arma, distratto dal ghigno che trovò campeggiante sul volto di August. «E adesso cos'hai? Perché stai ridendo, vecchio scemo?»
«Non pensavo che te la ricordassi ancora!» Lo indicò con un cenno della destra. «Las-philo come sei, ero convinto che...»
Imbracciato un fucile a disposizione, il compagno commissario lo rivolse in modo che la sua linea di tiro fosse addossata ad un punto della muraglia di contenimento, che giaceva in fondo, oltre agli strali di tiro e i bersagli a disposizione.
Stava imitando la sua posa in tutto e per tutto, Avvolgendo alla stessa maniera, una mano all'astina. Ferma quasi a ridosso del ferrvm-punctator, non ostruiva il mirino e sosteneva la bocca da fuoco in posizione, con il gomito aperto all'esterno.
Smobilitò un momento dopo, assicurandosi di non puntare la canna lontano dal proprio orizzonte e poi portandola a guardare il terreno. Schiacciò una runa vicino al magazzinivm-caricator e questo si sganciò dalle prese interne, rimbalzandogli sul palmo della mano.
Naturale e consumato in quei gesti, August possedeva una certa sapientiàs in merito alle avto-armi. Era ben più vasta di quello che di solito lasciava intendere alle sue responsabilità.
Non condivideva molto con loro, anzi teneva tanti segreti per sé e pochi altri.
Sorprendere, far sentire stupidi i soldati sotto al suo comando, che prima di questo erano solito sottovalutarlo, era qualcosa che gli piaceva molto. L'idea che avesse smesso di farlo, dopo il barlume d'un momento nell'anticamera del cervello, Decaius si ritrovò a considerarla fin troppo stupida.
Una idiozia impossibile.
«Ero convinto che tu la evitassi come il Morbo Grigio» commentò il gladiano d'adozione, mimando una fastidiosa innocenza.
Strinse le spalle, come a dirgli che alla fine dei conteggi vari ed eventuali quello che gli aveva detto non era poi così importante, quindi si sincerò che il fucile Tac-XIII Adaneo-Invictvs Pattern non ospitasse ferrvm-dardi in canna.
«Giusto, perché sono proprio io quello che si dimentica le lezioni, tra noi due! Che distratto che sono. Eppure, sai, io la ricordavo in maniera un po' diversa...»
«Ti stavo solo provocando.»
Ma quale novità era mai quella! «Niente di nuovo dal fronte di Vraks...»
«Non menzionarlo, porta male! Auguriamoci che non ci capiti una cosa come quella. Non ci tengo a vivere l'inferno.» August ripose il fucile nell'armamentarivm a lapide miliare, chiudendo le morse di sicurezza con spicci strattoni.
«L'inferno? Contro i t'au?» Stavano parlando della stessa specie, vero? Dei blueìs, no?
«Sanno essere spine nel culo quando vogliono.»
«Quindi il punto è non sottovalutarli?» Decaius lo vide stringere la maniglia d'una delle ante laterali. Con una brusca spinta, accompagnata da un grugnito di moderato fastidio, l'allontanò da sé, facendola stridere contro i cardini.
Pallida, screpolata in tanti raggi sparpagliati e rinfrangenti dal passaggio attraverso le nuvole, la luce diurna scivolò addosso allo sportello. Costeggiava le figure che l'adornavano, metà del disegno completo. Un complesso d'incisioni a las-punta che all'occhio di Decaius denotava una mano d'artista non di poco talento, anche se in tutta onestà non coglieva il nesso tra l'artefatto e il soggetto rappresentato.
Lo adocchiò una volta ancora, per capriccio più che interesse, scivolando dall'alto al basso. Si suddivideva in tre tronconi spezzati dal reiterarsi d'un singolo cerchio tagliato in centro da una linea retta; una squadra di bighe incrociava nel cielo e dardeggiava a stretto raggio, isolata in un fiume di stelle.
La corsa degli aurighi andava illuminando la scura volta del cosmo con le sue numerose ruote di fuoco, da sinistra verso destra.
«Io credevo saresti stato tu il primo a minimizzarli, George.»
«Credo non si debbano mischiare due argomenti importanti in merito a loro.» Lo vide sollevare altrettante dita della destra, tenendole ben issate e distese. «Il fatto che rispetto a noi siamo a malapena bambini in fasce e come, nonostante siano dei fetidi e vili xenos, loro siano agguerriti e combattivi.»
«Questo lo so. Ti posso ricordare che non è la prima volta che li combatto?»
«E allora perché ti sorprendi se temo che la campagna vada male? Sai come sono infidi.»
Quella era una domanda particolarmente brillante per essere venuta dalla bocca di August! Stretta e sciolta una posa di tiro, Decaius si concedette un momento per inspirare.
I t'au non erano una minaccia particolarmente grande, guardando il quadro strategico. Il loro impero era più piccolo di Ultramar, per quanto più coeso e ben meno disperso ai quattro venti. «Se vivi Armageddon e combatti gli orki di Thraka, forse sei condizionato...»
Fece ritorno alla sua osservazione della lapide. Le immagini che rappresentava nei suoi tre segmenti non avevano alcun senso logico.
In centro un sole di fuoco offriva un lungo bastone ad una ragazzina tutta vestita di bianco. Propulsa tra le sue mani, l'asta splendeva d'un tenue chiarore, opposto alto in centro ad uno sfondo che giaceva dentro soffuse e cianotiche nebbie.
A comporre il terzo segmento v'era un mondo, saggiato nel marmo, attraversato da una crepatura che nessun manutentores si era preoccupato di riparare.
Strani soggetti per un comune Armamentarivm. Avrebbe trovato più adatta la rappresentazione del Divino Adonai-Imperatore che offriva le armi ai Suoi Milites Astra, oppure che guidava attraverso lo spazio la Grande Crociata.
Quelle immagini erano... belle, sì, ma infime. Ed insensate.
Un altro troncone d'armi si rivelò, sotto la luce delle lvxophorassee, a disposizione degli utenti del rangheriòn.
L'amico prese a setacciarla, saltellando con l'indice dall'interno verso il termine esterno.
A metà colonna, dopo aver temporeggiato davanti ad uno Skadi - Lambda Sethra dell'Acharia Secvndìs Pattern, considerò la cassa d'un Orionìs-Gladius Mk.I a taglio lungo, con il calcio ligneo ed una catena di nastrini di munizionamento da cinque ferrvm-dardi l'uno.
«Mi fa solo piacere vedere che ti ricordi la posa, nient'altro.»
«Non è impossibile da replicare con un Accatran...»
«Shìy'pht, sei serio?!»
A quella domanda Decaius decise di rispondergli annuendo con deliberata lentezza: «Sì, George. Può darsi che io sappia un paio di quisquilie sugli Accatran.»
August colse la stilettata, poi tornò a valutare lo Skadi - Lambda Sethra. Alla sua destra giaceva un fucile d'assalto Kvbrikae-Pattern I-IX-VI-IV, mentre alla sinistra spuntavano uno XMC-58 ed uno M40 Armageddon in ottimo stato.
Decaius li indicò con un cenno del mento: «Da dove li avete pescati, questi?» Sentì la sorpresa nella sua stessa voce e si chiese se la presenza di quelle due armi, prodotte ed usate quasi mezza galassia ad ovest, lo divertiva più di quanto lo sbigottiva.
«Lo sai che so trovare le cose, io.»
«Lo Ex-Micra-Cadia Cinquantotto è dell'Ordine dei Leoni di Zevona. Non dovresti averne uno.»
Sciolto il fucile in questione dai lacci, August lo soppesò sui palmi. Il simbolo dell'antico ordine risultava chiaro contro la cassa, intonso da pietre o nastri per coprirlo e opaco quanto bastava per non spuntare in rilievo e tradire il suo utilizzatore con qualche riflesso involontario.
Come arma era grande e lunga quasi fino alle spalle d'un uomo adulto.
Tanto voluminoso e pesante al punto di richiedere una semi-potenziata armatura di sostegno per essere impiegato con la dovuta efficienza, lo XMC-58 sfigurava nelle mani dell'amico, apparendo come un giocattolo troppo grande per un bambino ghignante che si stava divertendo con i tesori paterni.
Dato un buffetto al punctator telescopico, il bambinone schioccò la lingua: «Ehy, non mi hanno mandato una richiesta in parchementa bollata per riaverlo, né una ingiunzione di ritorno, quindi... chi trova tiene e chi perde soffre.»
«Non credo che il concetto delle res derelictae si applichi ad armi di questo genere.»
«Stai zitto e spara qualche colpo con il Gladio, per il Dio-Imperatore!»
Prossimo a scoppiare a ridere sotto i baffi, George superò l'armamentarivm con qualche passo e si accostò alla colonna che torreggiava sulla destra dello stallo.
Sopra all'ingrigita scultura d'un cherubino imbalsamato da una tunica bianca e con le mani conserte in elemosina sopra al capo, una leva metallica fasciata di giallo e nero sporgeva da una cassa ad intervox.
Stringendola, l'amico di lunga data gli rivolse un cenno d'intesa con la testa. «Allora, sei pronto? Quando vuoi avvio il tiro. Fammi qualche centro in fronte, haraemita bastardo.»
«Solo perché tu hai una mira più scarsa non vuol dire che io abbia un chissà quale talento del quale puoi prenderti gioco. Miglioreresti molto la tua mira se non usassi dei cannoni per fare il lavoro di un las-fucile... ma questo già lo sai.»
«Risposta non pervenuta.»
«Non posso rifiutarmi, vero?»
August inarcò un sopracciglio. «E hai pure bisogno di chiederlo?»
«Solo per darti fastidio, cane.»
«Beh, me lo merito!» Tirò la leva verso il basso, appoggiandola sulle mani del cherubino.
«Benvenuti al Rangheriòn di tiro Alpha Navarro-Primarys!» Debuttò una tonante voce dallo strale di sinistra, poco distante dal loro. All'orecchio di Decaius non sfuggì come fosse enfatizzata dall'azione a scatola metallica di un vox-casterìs. Rivolto ad August un cenno con la mano, il vecchio lord commissario girò i tacchi.
Che cosa stava succedendo, laggiù?
«Io sono il sergente istruttore Norbertius Robert. Voi dovete essere quei nuovi rimpiazzi che avevano promesso...»
Sporgendosi, il commissario haraemita vide una linea d'ingobbiti ebeti saldati in grottesche panoplie idraulikee, a vista sia spesse che pesanti. Gladius aveva posato le sue manacce rapaci su qualche armatura potenziata, per caso? Se la risposta era un sì, i suoi abili tecno-preti ne avevano ricavato...
Onestamente? Sembrano void-scafandri venuti male.
Un elemento della fila, tuttavia, era sprovvisto dell'armatura. Puntato il fucile Gladio verso il corto e scolorito prato del rangheriòn, Decaius bisbigliò all'amico di avvicinarsi per guardare. Era sicuro che valeva la pena osservare qualsiasi cosa stesse per succedere.
Le sfuriate altrui erano sempre divertenti. Se ne ricordava una, fatta dalla loro insegnante ai danni di Pietro Vatjlova, che...
«Pha'ck mah animvs, guarda un po'! Sarge' Bob si è incazzato.» Mormorò August, ora dimentico dei bersagli spuntati sullo strale di tiro. «Avrà il culo di qualcuno per cena, te lo dico io.»
Il sergente, calcando il basso ed inumidito prato del rangherion con passi grandi e pesanti quanto densi macigni sbattuti a più riprese, avanzava inesorabile incontro alla recluta senza armatura. Perché non ne aveva una, comunque?
Guardò il ragazzetto in fila con gli altri armati degli scafandri, cercando una risposta. Ad occhio, Decaius gli diede diciassette anni e qualche minuto. Gli anni per l'età, mentre i minuti rappresentavano un'approssimativa stima, comunque all'ingrosso, di quanto tempo gli restava ancora da vivere.
I suoi primi anni di formazione in Terrax gli avevano insegnato a temere i sergenti istruttori forse più delle shuriken-armi degli infidi aeldarìs, con delle buonissime ragioni dietro.
Un frastuono metallico accompagnò il sottufficiale nel suo chinarsi in avanti. Piegato a fissare l'elemento strano dell'intera linea, si schiarì la voce con un roboante colpo di tosse: «Sei sprovvisto della tua uniforme, soldato! Per quale motivo sussiste questo eretico stato di fatto? Dove hai collocato la tua armatura potenziata?!»
Decaius si tappò un orecchio con la mano, urtato dall'astiosa intensità della voce del sergente Robert. August l'aveva chiamato Bob un momento prima.
Lo conosceva di persona?
«Ah... sì, l'armatura potenziata. L'armatura potenziata che dovevo indossare. Sì, quella... ecco, io non ne ho una.» Che strano accento che aveva! Non suonava come molto gladiano. Esprimeva delle rhotas molto pittoresche, poi.
Sembravano quasi delle vethas.
E poi che razza di risposta era...
«E TU TI ASPETTI CHE IO TI CREDA, LARVA?»
«Beh, sì signore...»
August cominciò a massaggiarsi la fronte con la sinistra, nascondendovi gli occhi dietro. Era per imbarazzo verso la scenata d'un compatriota oppure temeva per il ragazzo? Conoscendolo, la seconda opinione appariva quantomeno montata per aria...
«La verità è che... » il sergente affondò un colpo d'indice contro il ragazzo, picchiandolo sul petto. L'idiota arretrò d'un passo, premendosi lo sterno con le mani. «Tu hai perduto una integrale, preziosissima, costosissima, Adeptvs-Mechanicvm-manvfacta, Gladius-concedvta panoplia assemblare di santificato equipaggiamento militare, larva!»
Darn, i miei timpani! Sforzandosi per non sogghignare, l'elysiano s'accese una nuova sigaretta. Ne valeva la pena, se lo sentiva.
«Sì, ma... Sarge'... io veramente...»
«Niente e nessun ma, larva!» Tuonò il sergente istruttore. Se soltanto il suo elmetto avesse potuto esprimere tutta la rabbia che gli incendiava la voce... «Il completo ed integrale costo di quell'armatura sarà detratto dalla tua misera e miserabile paga, soldato!»
«Ma...»
Sarge' Robert gli sbatté un secondo impeto contro il petto, facendolo piegare in due. «E TU RESTERAI IN QUESTA MASCHIA GUARDIA IMPERIALE DI GLADIUS FINO ALLA VENERANDA ETÀ DI...»
«Ah, quindi il vecchio Bob ha bisogno di prendere il fiato di tanto in tanto», borbottò August, piacevolmente sorpreso dallo sviluppo.
«CINQUE-CENTO-E-SETTANTA-CINQUE FOTTUTISSIMI ANNI!»
Piantati i piedi contro il rado prato, il sottufficiale istruttore espirò dalla ghiera facciale. «Vale a dire che militerai come un dannato, giorno e notte, ininterrottamente, senza diritto a morire, per tutto il numero di anni che ti serviranno per ripagare all'Imperatore-Dio, al Senato Militare ed a tutto questo benedetto mondo-Fortezza di Gladius un'armatura potenziata da combattimento Mepheston Gladius-Pattern Mark Dvem Pointvs Cinquem! UNA COME QUELLA CHE HAI PERSO!»
Oro. Sorrise Decaius.
Questo è puro, purissimo Oro dell'Imperatore-Adonai.
«Ritorna di corsa a doppio tempo alla Cappella-Armarivm e fatti consegnare immanente una seconda, nuova unità da vestire, qualsiasi sia il tuo nome, quindi ritorna esattamente qui per l'addestramento, LARVA! Addestramento che tu d'ora in avanti avrai raddoppiato come punizione d'ufficio per la tua infrazione!»
«Io mi chiamo Matthius, signor sarge'...»
«NON MI CHIAMARE SIGNORE!»
Doveva essere paonazzo in viso. Per mantenere quel ritmo, poi, gli servivano i polmoni di dieci campioni di nuoto olympionikeo.
«IO LAVORO PER VIVERE, DECEREBRATO RINCOGLIONITO! Se tu mi fossi simpatico allora sì, avresti la MIA autorizzazione a potermi chiamare Sarge', ma indovina un po' la strana coincidenza, larva?! Io ti conosco da due minuti e già ti odio, disprezzo, schifo e detesto! Ora vai alla Cappella-Armarivm perché una nuova armatura ti sia consegnata! DI CORSA, DECEREBRATO RINCOGLIONITO!»
«Quel ragazzo è morto», commentò August.
Non poteva dargli torto.
Cosa?! Dei civili a piè di pagina sul mio rangheriòn?!
Ora questa è la vostra postazione di guardia! Siete sentinelle!
SEEEN-TIII-NEEE-L-L-EEEEH
Restate qui e non muovetevi fino a nuovo ordine! DECEREBRATI!
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