Capitolo I: The Heroes and the Storm (parte la III, G. August Telemachiòn)
Capitolo I, parte la III
Lord commissario George August Telemachiòn
"Benedetta sia la mente troppo piccola per il dubbio.
Glorificata sia l'anima troppo ignorante da avere paura."
-Citazione del commissario Ser Groden Bevro, estratta dalla sua celebre opera "In Hoc Compendivm, Sawizdùmia pro Praefectvs Imperialìs", edita nello M30.Y912 a cura delle Edictionaes Pamphlet di Ultima Librìs, Vyzhràhato di Hussy'q.
"Con la Vostra Saggezza, o Divino Lord-Pater e Maestro dell'Umanità, guidateci nell'atto di costruire per la Vostra Gloria un figlio forte abbastanza da sapere quando è debole, coraggioso a sufficienza da fronteggiare i propri demoni a testa alta quando è spaventato.
Uno che sia fiero e mai piegato anche se spezzato dalla sconfitta, ma anche umile e devoto a Voi nella vittoria."
-Citazione attribuita al Santo Ollanious Pious, leggendario Eroe dell'Imperivm, Patrono di tutte le Astra Militarvm e presunto fondatore dell'Imperialìs Mvndvs di Terrax.
Secondo le fonti che ho rivenuto negli Archaives di Za-Ion, egli pronunciò queste parole durante la Prima Battaglia di Calth (M30.Y205) per rincuorare e mantenere saldo il morale dei soldati del 92esimo Reggimento del Mondo-Fortezza di Cadia.
(Debbo allegare una mia perplessità circa questo aneddoto, in special modo alla fonte che lo riporta: sebbene il suo soggetto sia uno d'estremo rilievo storico, caro ad ogni Astra Militarvm del nostro Grande e Munifico Imperivm, Cadia fu elevata a Mondo-Fortezza nello M30.Y612. Il 92esimo Reggimento, secondo gli Annali di Kasr Derth, fu fondato e ufficialmente proclamato nello M31.Y216...)
Imperivm del Genere Umano
Ultima Segmentvm, Frangia Orientale
Nord del Reame di Ultramar, Mar Finalìs Regio
Gladius Astralìs Sector
Svb-Sector Gladius Central, Sistema stellare di Gladius
Gladius III, Mondo-Fortezza.
Formicaio Cerberus, Glenna-Granta Castrvm
Base-Aerostralìs Hyrkan Archery-Lightas
M42.Y005, decimo-septimo giorno del mese di martes.
Il cielo a meridione era tutto uno sbiancato muraglione nebbioso, di passaggio e leggero. Svuotate del loro fortunale, più docili che nel primo mattino, ora le nuvole si facevano trascinare dagli urli ventosi di un giorno frizzante, nervoso e freddo.
August ridusse la spinta sull'acceleratore. Ubbidiente, la opto-motrix Optima Vigilanta rallentò nella spanna di pochi metri di percorso tarmacasphaltato, tornando a centrare l'avto-viaebanh che portava fino alle ampie distese dei rangheriòn.
Di solito la vettura era lasciata alla cura di Brandean, il suo primarys cadetto-commissario, ma quel dì non era presente. Per l'occasione, gli aveva concesso mezza giornata per bighellonare in giro come meglio credeva, godendosela.
Che se ne andasse a ragazze e negozi!
Una volta cominciata l'operazione avrebbe avuto un bel ricordo a cui tornare con la mente, una memoria positiva utile a contrastare tutto ciò che stava per vivere e vedere.
Peraltro lo stronzetto avrebbe tormentato di domande quel vecchio haraemita di Decaius, chiedendogli di Valor e delle azioni a cui aveva partecipato. Dando per scontato che avrebbe comunque colto l'occasione, licenziarlo per il mattino gli assicurava di doverlo sopportare soltanto nel mattino.
Stupido ragazzetto. Aveva stoffa, ma era un rompi-palle. Si distanziò da quel pensiero. Schioccò le dita per richiamare l'attenzione del vecchio Dec', che fu veloce a girarsi.
«Di che si tratta?» gli chiese.
Aveva abbassato il finestrino del suo lato, lasciando entrare una contigua folata di vento umidiccio dentro l'abitacolo della 'Vigilanta.
August gli indicò il rostro di bombardieri che si presentava, disposto a rango completo, sul ramo sinistro dell'aero-stralìs. «Le hai già notate?»
Erano una cinquantina di tri-reactores a singola ala larga. Velivoli dall'aspetto robusto, di quelli che erano sanzionati con massima approvazione da parte dell'Adeptvs Mechanicvm. Montavano piccole eliche di volo puntellate da centraline blindate sul muso, smorza-avdio per silenziare il rumore del motore in azione e delle eliche di sostegno. Quest'ultime erano installate avanti a binati cannoncini avto-propulsi, all'occhio corti e compatti.
Lungo l'apertura alare ogni bombardiere sporgeva dieci idraulikeo-morse per gli ordigni da sganciare sul nemico e due coppie di medivm avto-cannoni. A completare l'armamento c'erano quattro dannatissime avdio-artiglierie sorrowsound, del genere più brutto e intenso.
Anni ed anni prima, nei pressi di Kasr Sonnhen, gli era capitato di trovarsi nel bel mezzo d'un incursione aerea portata addosso alle linee imperiali da una squadriglia eretica armata con quel genere di strumenti bellici: per settanta minuti, tutti di notte, le urla delle sirene avevano battuto ridotte e trincee, planando e virando come demoni.
Quando gli avdio-tifoni dei sorrowsound colpivano le loro vittime queste, travolte dalla massa d'aria e dall'urlo assordante, si spappolavano in pochi secondi d'esposizione, ridotte a fugaci nebbie di carni ed ossa sbriciolate.
Non era affatto una bella morte.
«Sono le Predonìa Mietitrixés...»
Un nome, una garanzia.
«Gli El-Hidalgòs di Minerva sono stati così gentili...» Il lord commissario sterzò dolcemente per schivare un traino che rullava in verso opposto, carico di venti cassoni blindati. «Da mandarcele qui armate, cattive e pronte a rovinare la giornata ai blueìs.»
«Generoso da parte loro.»
«Non so dire se avrei preferito una legione corazzata di Minerva Primarys o se, invece, essere contento che abbiano sganciato quelle pazze dalle nostre parti. Sono arrivate sei mesi fa, lo sai? Assieme ai loro bombardieri speciali.»
Decaius occhieggiò lo statico sfilare dei bombardieri con pensosi occhi neri, stretti da rughe d'età che August sapeva di condividere. Gli anni, comunque fosse, volevano la loro parte. «Sono Tantali-Tormentitores, se non erro.»
«Non erri. Piccoli, stra-fottutissimi Tantali. Di notte quelle lì sanno colpire una sigaretta accesa da mille metri di quota, il tutto sotto il naso dei tuoi avspex. Ti direi che sono una maledetta congrega di streghe... se non fosse che ovviamente non lo sono.»
«Però», l'amico tornò a guardare l'avanti dell'aero-stralìs, «sono delle minerviane.»
«Nessuno è perfetto! Certo, se i signori sovrani di Minerva ci avessero anche mandato qualche bella compagnia dei loro Silenti di Minerva la Quarta...»
August sterzò di nuovo, scivolando ad una manciata di metri da un avto-transportatores a diciotto ruote che sulla propria piattaforma montacarichi ospitava un paio di tractores-rimorchi spenti.
«Sai, per fottere nel culo gli esploratori dei bluìes, ecco sarei stato ancora più contento.» Non si poteva avere tutto dalla Imperialìs Providentia.
Una storia diceva che il Divino-Pater e Maestro dell'Umanità Tutta con una mano prendeva da un vaso di buone nuove e con l'altra coglieva le difficoltà da una grande anfora di problematiche, pretese e sacrifici.
Nella Sua infinita saggezza, Egli sparpagliava il pescato a tutti i Suoi servitori terreni.
Ciò che era sempre atteso da Lui sul Trono d'Oro era di vivere bene e male con dedizione e coraggio, con gratitudine e con cieco zelo perché nessun sacrificio era troppo grande da compiere, nessun tradimento era troppo piccolo da lasciare impunito.
«Magari stanno arrivando» azzardò Decaius con un'alzata di spalle. A giudicare da come l'aveva detto, non ci credeva neanche un po'. Gli El-Hidalgòs di Krakenhaell erano lontani da Gladius, troppo per curarsi davvero della sua sorte. Perché avrebbero dovuto?
Come le altre Grandi Casate del Segmentvm Solar, vivevano nella Centralìs Heaartdivmlanda Imperialìs, vicini alla Sacra Terra di Sol. Avere le loro attenzioni era difficile e mantenerle vive, se possibile, lo era ancora di più.
«Dubito che gli El-Hidalgòs vogliano aprire così tanto la borsa per noi. Chiedo troppo, io. Certo, averli sarebbe proprio bello.»
«Rallegriamoci del fatto che le Mietitrexès stanno dalla nostra parte...»
Già. Rallegriamoci di questo. Per qualche motivo, l'idea che quel "naturale" stato di cose potesse cambiare lo metteva a disagio.
Dardeggiò all'ala di bombardieri Tantali, scrutando il folto nugolo di personale che li attendeva. Pilote, tecno-preti, adepti technikaì e logistici formavano isole di persone pallide, con scuri capelli e verdastre tuniche da fatica.
L'idea che quella silenziosa forza aerea fosse impiegata per bombardare i t'au era... Nonostante le riserve e il fatto che come supporto fosse numericamente ristretto, era proprio bella. La loro presenza lì, in fase d'armamento e preparazione, gli faceva tornare in mente dei ricordi legati a molti anni prima, condivisi con lo stesso Decaius.
L'acre aroma dei cadaveri pelle-verde che bruciavano la notte, il profumo degli ordigni al promethivm ed al phosphorex sganciati prima dell'alba, le veglie in esplorazione a lungo raggio accanto ai rottami dei mezzi alieni abbattuti...
C'era qualcosa di magico nei bombardamenti notturni che andavano a buon fine. Per neutro od ostile che poteva essere nei confronti di quelle pilote, riconosceva la loro abilità in quel genere di missioni. Erano abili, sapevano il fatto loro e disponevano di un lungo ruolino di servizio con cui comprovarlo.
Quello era più che sufficiente.
«Com'è Valor questa volta, eh?»
Sembra che gli abbia chiesto il pronostico di come andrà la locale partita di celersfera. Chissà se su in alto nel Solar la vedono proprio così...
«Piena di giovincelli!» Il vecchio amico ridacchiò pian piano. «Settecento-e-ottantotto anime. La stragrande maggioranza ha poca esperienza, molta buona volontà e tanti, tanti mesi passati a sudare in Camp Martes.»
Terreni augusti, quelli! La lady Tinysia e Decaius li coltivavano con sementi di vite umane e sangue di cadetti spremuti dalla fatica a fare le veci dell'acqua, altroché. Il risultato valeva bene la spesa che richiedevano al Principato di Elysia.
Il risultato dopo un paio di battaglie, quando anche le ultime parti del prato molle erano state falciate via da uno qualsiasi di quelle settecentocinquantamila cose brutte che volevano l'umanità morta prima dell'altro ieri in qualche modo orribile, lo valeva ancora di più.
«Diamine, mi manca quel posto. Comunque, vedo che questa volta siete un po' più numerosi della scorsa iterazione.»
«Abbiamo una settantina di ospiti da Horual-Adan.» Schioccò l'amico, abbattendosi contro il sedile. «Piccoli, stupidi volontari venuti per vedere e prendere ordini dalla nostra lady maggiore principessa guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie.»
Nel suo snocciolare quella sfilza di complimenti, Decaius lo notò gesticolare, le mani staccate dal volante, per scimmiottarlo. «Ey, ey, ey! Mani sul circolo, tu!»
«Ta-tarariraì e uuuuuh.»
«Che ti posso dire? Quella malandrina sa vendersi bene.»
August strinse il volante e passò in seconda marcia. «Hai davvero detto malandrina?»
Gli ultimi bombardieri svanirono alle loro spalle, con i loro atolli di persone e le cacofonie delle operazioni d'armamento e manutenzione.
«D'ouh, sì? Ma saprò anche che parole uso, non pensi?»
«Decaius, stai diventando un vecchio scorbutico e forbito.»
L'amico allargò le braccia in un gesto d'arrendevole stizza. «Ritraimi in uno psico-pictoquadro mentre guardo il mare con il piede su di una sedia! Anche tu sei vecchio, comunque.»
Anche volendogli un fraterno bene, doveva ammettere che Decaius non aveva tutti i torti. «Si, ma io sono sempre stato quello più bello tra i due.»
«Questo è discutibile, cane!»
«Va bene, va bene!» Sputò August tra un sussulto di risata. «Non ero io il più bello, d'accordo. Fingiamo che questa bugia da checca porta-vox della Nuova Repubblica sia la verità. Perlomeno... mh, ero quello più simpatico?»
«George» lo chiamò il vecchio Dec'. «Piantala di cantare balle. La simpatia negli affari interpersonali non è il tuo lato migliore.»
Se quella fosse stata una partita di pallacorda altavistiana, l'arbiter-competion avrebbe aggiudicato punto e match all'amico e, probabilmente, decretato la fine della partita. La pallacorda, come il goulph, non era uno sport. «Non mi dai mai una gioia!»
«Perché non è il mio lavoro!»
Mantenendosi in carreggiata con una lenta crociera, August si trovò ad affiancare la coda d'una compagnia di milites-astra che correvano in armamento e panoplia completa. Vestivano grigie tuniche da fatica e calzavano stivali neri, corti e chiodati.
Gli schinieri, gli spallacci e la piastra schienale e toracica erano marcate da una colorazione metallica, oscurata per non riflettere. Il loro passo era buono, per quanto appesantito da tutto l'equipaggiamento. Cadenzato con regolarità, si mischiava al ritmo dei loro respiri corti e gli ordini abbaiati dal loro superiore.
Decaius li seguì con gli occhi per alcune decine di metri, studiandoli senza dire una parola. Interruppe il silenzio dopo che la Optima Vigilanta ebbe sorpassato la testa della colonna: «Duecento-e-nono Reggimento degli Assaltatori di Egalsth, Terza Armata del Corpo di Spedizione Egalsthiro...»
«Proprio loro.»
«Se non vado errando sono quelli del lord-gheneral Arm'ìn Lehn'te.»
August gli fece un segno d'assenso con il capo. «Sono qui da tre mesi. Lehn'te li tartassa dalla notte dello sbarco con continue esercitazioni. L'ho visto un paio di volte, di sfuggita. Non è uno di quelli che perde molto tempo con i bassi lord commissari, lascia che te lo dica.»
«Grazie dell'avviso, allora!» Decaius sghignazzò per un breve momento. Si ricompose e da una tasca del suo cappotto scuro trasse un pacchetto di Lvcky Russ. «E dei suoi milites-astra?»
Lo sentì schiarirsi la gola con un paio di finti colpi di tosse, quindi si sedette meglio e lancio un colpo d'occhi al presente adagiato sui sedili posteriori. «Che cosa ne pensi, August?»
«Che si dice guardie imperiali.»
Uno schiocco di tessuto da uniforme riverberò dentro l'avto-vettura. «Darn, lo sapevo. Hai capito a cosa mi stavo riferendo, non fare il falsvs vnto idiotia.»
Iaìz, che bahmp-kyn! Va bene, gli avrebbe concesso la risposta che cercava, pur disapprovando intensamente la sua astensione dal condividere quella linea di pensiero. Siamo la Guardia Imperiale, Devs-Damnadeo! Non l'Astra Milivuatcosa.
«Non li disapprovo, per essere diplomatico. Sei contento, adesso?»
Fine come un console!
Proprio come volevano i quadri alti su al Senato Militare. Avevano disperso centinaia di ordini del giorno nei quali avevano specificato in che maniere la popolazione del Sector, tanto la militare quanto quella civile, doveva condursi nei confronti degli eserciti alleati affluiti in seguito all'innesco dei preparativi per l'invasione.
Forse per una cronica mancanza di fiducia verso la gente che si presupponeva dovesse rappresentare o forse perché non era mai sicuro di niente, il Senato aveva sottolineato almeno duecento-e-sedici volte, in ottantotto maniere diverse, che riservare agli ospiti un debito modicvm di rispetto e cameratismo era richiesto, preteso, aspettato e inderogabile.
Considerando quanto sarebbero stati necessari nelle settimane a venire per ricacciare i blueìs fino a T'au, poteva capire perché il Senato si fosse preoccupato di rendere chiaro che gli scontri inter-forze non dovevano avvenire.
Se qualcuno si fosse offeso e se ne fosse andato prima del tempo...
«Va bene. Questa era la tua risposta diplomatica» commentò Decaius alzando gli occhi al tettuccio rivettato dell'abitacolo. «Quella vera quale sarebbe? Vuota il sacco.»
«Gli unici sacchi che vuoto sono quelli dei cadaveri.»
«A questa battuta assegno un quarto d'astro su infiniti. Su, non girarci attorno.»
Spinse sull'acceleratore e la vettura slittò in avanti, celere a rispondergli e piacevole da guidare. Il suo scafo era solido, disponibile e blindato in duro martian-ferrvm, pronto alla guerra. Sulle medie distanze non esistevano munizionamenti avto-cinetici capaci di scalfirlo, non secondo lui.
A più corta distanza, dirlo era inutile da quanto quel dettaglio era ovvio, il salmo variava molto. «I coloni-figlioletti degli zevonesi mi innervosiscono pure quando respirano.»
«Lo credo bene!» L'elysiano glieli indicò con l'indice. «Hanno delle maschere per quello!»
«Questo perché l'aria dei loro mondi natii fa schifo, Dec, e invece di modificarla ci si sono adattati incedendo sul sentiero della ab-hvmana mutazione. Sanzionata finché vuoi, non lo discuto questo, ma comunque sono muties. E poi ti guardano con la puzza sotto al naso.»
«Un gladiano che dice a degli egalsthiri che i loro mondi fanno schifo...»
Decaius si tolse il cappello da commissario e si grattò la testa, perplesso. «È la parabola della teiera che dice al bollitore: "guarda quanto sei nero!" in chitone moderno.»
«Che cosa cazzo è una parabola? Una antenna?!»
L'amico gli riservò uno sguardo accigliato: «Che cosa? Darn, no! Ma che darn... ti prendo a calci nel culo, George! Quella è la parabolikea!»
«Volevo vedere se eri attento, vecchio mio.» Contento di quel momento, August sterzò per entrare in un parallela secondaria, incontro ai cancelli d'ingresso laterale per i rangheriòn. Pochi metri più avanti allo svincolo cominciava una galleria coperta alta venti metri, solida nella sua struttura di roccia-cemento blindata in anima di martian-ferrvm.
Al suo principio, agendo come spartitraffico, dominava una duplice, binata batteria di cannoni contraerei maneggiati dalla Guardia Interna.
«Sì, certo... comunque sia, non mi hai chiesto scusa.»
La Optima Vigilanta, inserita nella corsia di destra, entrò in galleria con tutta la fluida leggerezza di una sabro-impala. Dopo un primigenio, semi-istantaneo momento di penombra in transito, le lvxophorassaee di posizione gli saltarono alla vista, nitide ed allineate.
A reggerle alte ci pensavano, coppia dopo coppia, statue votive di anonime guardie imperiali di Gladius.
Alte e rappresentate in posa sull'attenti, una mano sulla canna del loro las-fucile disposto in piedi con il calcio infisso saldo sul basamento, stendevano in avanti grandi, pendenti lucerne vermiglie incarnate in scure gabbie di ferro scuro.
Improvvisa com'era iniziata, la galleria terminò. Impiantata ai margini dell'avto-viaebahn, una scheda segnaletica lo avvisò del posto di blocco che giaceva cinquanta metri più avanti e dello Svincolo Mvlti-Directivae di Tvrnian-Picca che, ancora oltre, apriva alle uscite dall'area svb-urbana del Glenna-Granta Castrvm.
August scalò la marcia. «Perché dovrei?»
«Perché mi hai dato del porta-vox nuovo-repubblichino, August.» Ah, si stava riferendo a quello! Vedendo il posto di blocco avvicinarsi, ridusse la spinta sull'acceleratore.
«Ti sembro uno di quegli smidollati senza-Dio che poltriscono dall'Altra Parte?»
«No e grazie allo Hegemòn che non è così! Posto che io non sono gladiano, lo sai e comunque...» Interruppe ciò che stava dicendo, alzando contro il parabrezza una piccola, lampeggiante ikonea a forma di bronzea Imperiale Aquila Bicefala. La barra della corsia si alzò ubbidiente, lasciandolo passare.
«Sì, sì, continua a ripeterlo. La tua è più grave della mia. Mi devi da bere.»
«No, la tua è più grave della mia! Tu mi devi da bere!»
Striando il cielo incontro all'area secondarys della Base-Aerostralìs Hyrkan Archery-Lightas, una delle centinaia di navis Libertatis stava planando per ancorare. La sua stazza disegnava una lunga, spessa ombra sulla tarmacasphalta.
Metteva in rilievo, sicuramente senza volerlo, le scritte retro-illuminate impresse sulle pareti della corsia. Ogni volta, guardava con occhi a mezz'asta quegli inviti a guidare con cautela, a prestare attenzione, bruciare il mutante, denunciare gli eretici alle autorità...
Le comuni avvertenze quotidiane.
Decaius si accese una sigaretta e gliene offrì una in restituzione a quella che gli aveva dato prima. «Non esiste» scandì l'elysiano, categorico e fermo, mentre gli favoriva la fiamma di un brunito zap-ignìscator. «Tu mi devi da bere per primo.»
Inspirò una boccata dalla Lvcky Russ. «Soltanto se accetti di dovermi da bere per secondo e se mi ci fai pensare sopra, vecchio haraemita bastardo.»
Notò una seconda Libertatìs nel cielo. Al contrario di quella in planata per atterrare, quest'ultima stava decollando incontro alla bassa orbita. Di che cos'era carica? Las-fucili? Semoventi Basilisk? Trasporti-truppe Chimera?
Leman Russ e Macharius, magari? E poi scoprì che trasportava otto milioni di stupide borracce vuote...
«Va bene. Saldo per secondo, ma tu saldi per primo.»
August scoprì i denti in un ghigno, che morì rapidamente. «Ma se avrò già bevuto, berrò di meno.»
«Per l'appunto. Ci spendi di più e io perdo meno.»
«Mai fare affari con voi di Elysia, misera la Terra!» batté un colpo a palmo aperto contro il volante, rischiando d'innescare la sirena d'avviso. «Mai fare affari con voi di Elysia. Ci portate al vostro livello e ci battete con l'esperienza...»
«Abbiamo questo pregio, sì.»
«Sarà pure così...»
Infilatosi in una piccola avto-viae di servizio, ancella di quella su cui si era ritrovato in uscita dalla galleria, August costeggiò il muro di cinta del bordo sud-est del rangheriòn. Prese una rotonda e stette sulla destra, approfittando d'un varco tra due avto-transportatores a dieci ruote per entrare nell'area attraverso un cancello a sbarra.
«Ma?» gli chiese Decaius. «Lo sento che c'è un ma.»
«Ma tu, vecchio bastardo...» superata la sosta obbligata, August proseguì per venti metri dentro un vialetto alberato. Entrò in uno spazio tratteggiato di blu sulla tarmacasphalta e spense il motore con un giro della chiave Rites Avvia-Start/Declinivm-Off. Sbloccò la portiera e la spinse via con il piede, uscendo nello stesso attimo in cui Decaius, già fuori, inclinava il suo sedile per afferrare il presente che gli aveva dato.
Aveva capito tutto.
«Tu hai un fucile da provare.»
https://youtu.be/RLxSUKA--Dg
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