Il serpente argentato

Spike si stava lasciando comprare. Un paradosso, per qualcuno che non aveva mai avuto un soldo in tasca - e il suo prezzo erano pasti caldi e un tetto sulla testa.
Era il minimo, per chi viveva in una città splendente come Tharsis; Yenrai e Gritt gli stavano facendo la carità, gettandogli le briciole del loro lauto banchetto e Spike, come un cane, chinava la testa e mangiava.
Era sorprendente che una tale umiliazione potesse rivelarsi anche il lato positivo di tutta la faccenda.
Spike era recluso, imprigionato fino alla morte in un'organizzazione criminale, ma stava ottenendo cose che non aveva mai avuto prima - era meglio essere incatenato e nutrito, o libero e affamato?
Il sole di un nuovo giorno era sorto da poco, un uomo della Red Dragon gli aveva portato un'altra camicia pulita, e mentre Spike l'abbottonava, studiando il proprio riflesso riposato e ordinato nello specchio, decise che non si sarebbe più posto questioni del genere.
Non c'era modo di uscirne; la sua vita apparteneva alla mafia, ormai, e non poteva far altro che trarne il meglio, come sempre si era sforzato di fare ogni volta che i suoi occhi si riaprivano prendendo boccate di quel mondo crudele.
Tante persone compivano azioni ignobili per guadagnarsi da vivere - lui per primo, in una città diversa da Kria, sarebbe stato considerato un uomo con una pessima reputazione. Tanto valeva continuare ad inseguire lo standard.
Yenrai lo raggiunse quasi immediatamente, entrando con la pacata cortesia che lo contraddistingueva.
A Spike piaceva quell'uomo - in una situazione destabilizzante come la sua, era rassicurante avere a che fare con qualcuno che gli avrebbe prestato ascolto. Diversamente dalla panna acida ambulante che era Alan Gritt.
-Ti trovo bene.- Yenrai richiuse la porta alle proprie spalle con un sorriso appena accennato, che Spike si ritrovò a ricambiare.
Non si poteva dire che non fosse vero: Spike sembrava già un membro della Red Dragon, pulito e ben vestito al pari degli altri. Solo i capelli erano rimasti dispettosi, crespi e scompigliati, ma il giovane dubitava si potesse fare qualcosa in proposito. Aveva quasi spezzato il pettine.
-Dove andiamo?- Chiese, carico di aspettativa. Dubitava che Mao l'avesse raggiunto in camera per dirgli che avrebbe trascorso un'altra giornata chiuso tra quelle quattro mura - da qualche parte doveva pur iniziare, per far parte della cosca.
-In cortile.- Rispose Yenrai, facendogli cenno di seguirlo.
La cima della montagna di entusiasmo di Spike si sgretolò: si era aspettato un luogo più aperto del cortile. Tutta Tharsis, ad esempio.
Yenrai lo guidò attraverso i corridoi del quartier generale, indicandogli di tanto in tanto degli spazi che sarebbero potuti tornargli utili - infermerie, uscite d'emergenza, i suoi appartamenti e quelli di Gritt, l'armeria. Spike tentò di memorizzare ogni svolta, ogni curioso dipinto o arazzo laddove non c'erano schiere di finestre, ma non era certo di riuscire a ricordare in così poco tempo. Sperava che Yenrai avesse la pazienza necessaria per ripetersi.
Certo, vagare senza meta per quel gigantesco palazzo avrebbe potuto rivelarsi interessante, ma se la sua presenza fosse stata necessaria altrove e lui si fosse perso? Se si fosse infilato in qualche stanza segreta? Almeno per il momento, era meglio evitare guai. Spike sentiva ancora che la sua vita era appesa ad un filo.
Se non si fosse dimostrato all'altezza di quel che avevano prospettato, che ne sarebbe stato di lui? Forse Gritt non scherzava, quando aveva minacciato di spararlo nell'atmosfera.
Yenrai spalancò un'imponente porta a vetri, oltre cui era già visibile un ampio spazio erboso. All'esterno l'aria era tiepida, primaverile, e il sole abbastanza alto da riscaldare la pelle e gettare ombre sul prato.
C'era uno spiazzo di terra battuta al centro, completamente sgombro, fatta eccezione per un ragazzo che sostava in piedi.
Spike dovette strizzare gli occhi per inquadrarlo. Era vestito di nero dalla testa ai piedi e i suoi capelli scintillavano sotto la luce del sole.
-Lui è Vicious.- Yenrai glielo indicò con una mano mentre lo raggiungevano.-Ha la tua età, Spike, ma è qui con noi da molto più tempo. Un membro della famiglia.-
Quell'ultima parola risuonò stridula nelle orecchie del giovane. La famiglia non era un concetto ben chiaro per lui - a Kria c'era chi moriva ogni giorno per un valore del genere. Padri e madri e fratelli o sorelle che rinunciavano al cibo per sfamare gli altri componenti, che si occupavano degli infermi e svolgevano lavori sporchi per conto di piccoli criminali. Spike non sapeva se ne valesse la pena; per i suoi genitori, probabilmente, no. Ma lui non li odiava, e non era sicuro di dover essere diverso da loro. Di quale fosse la scelta giusta, quando c'era di mezzo la sopravvivenza. L'egoismo era un male? E per chi? Per chi lo praticava o per chi lo subiva? Forse il vero male stava nel riconoscerlo.
Vicious era vicino, adesso, abbastanza perché Spike potesse assorbire ogni dettaglio della sua particolare persona: aveva occhi grandi, neri, allungati, e i capelli del colore dell'acciaio che sorreggeva il palazzo alle loro spalle.
Spike aveva visto i capelli di tanti giovani uomini e donne ingrigirsi prima del tempo, a Kria, a causa dell'ansiolitico e malaticcio tenore di vita. Era possibile che Vicious avesse avuto un passato altrettanto difficile? Il ragazzo non poté fare a meno di tenere incollati gli occhi su quei lunghi nastri argentati. Sfioravano il collo del pastrano nero che indossava.
-Vicious.- Yenrai posò una mano sulla sua spalla, salutandolo affettuosamente. Vicious era almeno venti centimetri più alto di lui - e cinque più di Spike, il che era notevole.-Come ti senti oggi? Alan mi ha detto che stai lavorando molto.-
Spike era quasi certo che il lavoro di quel ragazzo fosse andare in giro a sparare alla gente.
Un angolo della bocca di Vicious si sollevò, scoprendo un canino aguzzo.-Alan si preoccupa inutilmente.-
A Spike parve assurdo che Alan potesse preoccuparsi per qualcuno - inutilmente, poi. Il giovane dai capelli rifulgenti che aveva di fronte doveva essere davvero importante per la Red Dragon. Yenrai aveva parlato di famiglia, dopotutto.
L'uomo lasciò ricadere placidamente la mano.-Ti presento Spike.- Gli disse, e Spike sollevò il mento nella sua direzione. Vicious fece altrettanto. Le sue sopracciglia grigie erano aggrottate, ma l'altro ebbe la sensazione che non fosse dovuto alla sua presenza, quanto più al fatto che Vicious fosse una persona abitudinariamente corrucciata.
-Oggi combatterai contro di lui.- Disse Yenrai, guardando Spike dritto in volto.-E' un modo, per noi, di capire cosa insegnarti. E per te, di capire cosa ci aspettiamo. Vicious è uno degli uomini più forti della Red Dragon.-
Spike infilò le mani in tasca, squadrando ancora un po' il ragazzo di fronte a lui. Era smilzo, ma sicuramente molto agile - il che era una sfortuna, siccome anche lui non aveva altro su cui puntare che non fosse l'agilità. Sarebbe stato più semplice scontrarsi con un pesante bruto tutto muscoli e sfruttare lo spazio a suo favore. Anche se, in ogni caso, non contava di vincere. Non se Yenrai gli presentava l'opponente come uno dei più forti della Red Dragon.
Mao allungò una mano alle spalle di Vicious.-Lì ci sono le vostre armi.-
I due ragazzi si mossero all'unisono per raggiungere il punto indicato: c'erano effettivamente degli oggetti piantati nel terreno, che Spike riconobbe come un grosso bastone di legno e... una katana. Vicious la estrasse con un guizzo felino del polso, e la lama scintillò come i suoi capelli.
Spike aggrottò le sopracciglia e si girò verso Yenrai, soppesando il suo bastone con delusione.-Può tagliarmi a rondelle con quella.- Obiettò, mentre Vicious puliva con un fazzoletto il terriccio umido depositato sull'arma.
Yenrai incrociò le mani dietro la schiena.-Non è affilata. Se avessi voluto vederti morto, Spike, ti avrei già ucciso con le mie mani. Ora, disponetevi al centro.- E indicò con un cenno del capo il quadrato di terra battuta.
Spike fece come gli era stato ordinato e rimase impalato ad osservare l'espressione imperturbabile di Vicious. I suoi lineamenti, per quanto rilassati, riuscivano comunque a comunicare un che di minaccioso - la katana stretta nel suo pugno di certo non aiutava. Mao, dal suo angolino in fondo al campo, urlò solo:-Vacci piano con lui!-, e l'istante dopo Vicious si scagliò contro il giovane, un lampo nero e argento.
Spike scartò di lato, quasi perdendo l'equilibrio, già con il fiato corto per la sorpresa, e Vicious risollevò l'arma.
L'altro parò il colpo con il bastone, e poi ancora e ancora, ruotandolo in tutte le direzioni mentre il taglio non affilato della lama lo scalfiva.
Di nuovo, il giovane dai capelli argentati tentò di coglierlo di sorpresa, cambiando la direzione degli attacchi: affondò, e la lama si insinuò al di sotto del bastone. Spike si scansò e con uno scatto verso sinistra si posizionò alle sue spalle, e anche così Vicious riuscì a parare il suo colpo, spostando la katana dietro la schiena. Il bastone cozzò e vibrò contro la lama.
Spike aspettò che si voltasse prima di proseguire, e per i seguenti tre secondi si osservarono: non c'erano segni di stanchezza sul viso del delinquente. E lui invece ansimava come se avesse corso un miglio. La cosa lo innervosì, al punto da spingerlo ad attaccare per primo.
Vicious riuscì a parare e schivare ogni sua mossa, non importava come, dove o quando il bastone si muovesse. Prevedeva ogni suo affondo e fendente, la katana si piazzava di fronte al suo corpo per proteggerlo ancor prima che il bastone si allineasse, quasi animata da vita propria.
Gocce di sudore iniziarono a colare giù per la fronte di Spike, costringendolo a strizzare gli occhi per non sentirne il pizzicore.
Vicious lo colse in fallo con una finta: affondò, e quando il ragazzo scartò di lato per evitare la lama, trovò il suo gomito pronto a colpirlo dritto sul naso.
Arretrò, coprendosi il volto con una mano, le ossa scoppiettanti come pop corn sotto le sue dita. Perché Yenrai non diceva nulla? Era consentito usare le mani? Era consentito che Vicious gli rompesse il setto nasale il suo primo giorno di addestramento?
Questi non attese che si riprendesse, si gettò in avanti con la katana protesa verso di lui, e Spike si abbassò, ancora con gli occhi semichiusi per il sudore e il dolore. La lama sferzò l'aria sopra la sua testa, sentì fresco sulla nuca.
Spostò in avanti una gamba mentre Vicious si riposizionava, sperando di riuscire a tendergli uno sgambetto, e l'altro con semplicità disarmante si issò sulle sue spalle e lo scavalcò con una capriola.
Spike si voltò a guardare con gli occhi sgranati il punto in cui era atterrato.
Se ne avesse avuto il tempo avrebbe imprecato, ma Vicious stava già correndo verso di lui. Anche Spike corse. Poi si fermò, ad un metro da lui, e piantò il bastone nel terreno - saltò, stendendo una gamba per colpire il delinquente dritto in faccia, e Vicious scartò di lato, gli afferrò la caviglia e lo tirò a terra. Il bastone si spezzò alle spalle di Spike con un fragore sonoro.
Vicious affondò la katana al lato della sua testa e si chinò sull'elsa per guardarlo più da vicino. Spike non si mosse mentre l'ombra nera e grigia di quel giovane oscurava il sole.
-Se la lama fosse stata affilata, avrei potuto tagliarti la gamba.- Gli disse, con fin troppa flemma per la cruenza di quelle parole.
Spike rimase in silenzio, gli occhi puntati nei suoi, semicoperti dai capelli grigi che gli cascavano dallo scalpo come tende. Ne aveva viste tante di facce così, a Kria. Raramente appartenevano a uomini affidabili.
I passi di Yenrai sul terreno interruppero quel silenzio tremolante, il capomafia si avvicinò battendo le mani.
-Un'ottima dimostrazione, Vicious.-
Il ragazzo si raddrizzò. Spike non sapeva se aspettarsi che gli tendesse una mano per aiutarlo ad alzarsi - nel dubbio, si tirò su da solo.
-E' stato facile.- Rispose il delinquente, con una tale assenza di ironia che Spike non riuscì neppure a prendersela. Incrociò le braccia al petto che si alzava ed abbassava per lo scontro e affiancò Yenrai.
L'uomo gli sorrise appena.-Anche tu, Spike. Hai tante cose da imparare, ma sei veloce e dotato di inventiva. Domani potrai iniziare ad allenarti; oggi Gritt è fuoricittà.-
Il ragazzo aggrottò immediatamente le sopracciglia.-Cosa c'entra Gritt?-
-E' lui che si occupa di addestrare i nuovi arrivati.-
Le labbra di Spike si accartocciarono.-Non potrei avere qualcun altro? Sono sicuro che Gritt farebbe a meno della mia presenza.-
Yenrai sbatté un paio di volte le palpebre, spiazzato.-Che razza di capriccio è mai questo?- Sbottò.-Gritt farà il suo lavoro e tu farai il tuo, Spike. Non esiste altro modo di fare le cose, qui.- Gli assestò una pacca sulla spalla, che il giovane avvertì fin dentro i polmoni.-Sarà meglio che ti abitui.-
La riprovazione permase sul volto di Spike finché il ragazzo non si rese conto che Yenrai e Vicious erano ancora lì impalati ad attendere che rispondesse di aver compreso.
Le sue labbra si aprirono nel più scintillante dei sorrisi, curve come uno spicchio d'arancia.-Tutto chiaro.- Disse, e forse era evidente che stesse mentendo, ma ai due parve bastare.
Vicious distolse gli occhi corvini dal suo volto e Spike sentí un peso rotolargli via dal petto.
Di tutti i brutti ceffi che si aggiravano per il quartier generale, quel ragazzo emanava le vibrazioni più pericolose. E probabilmente pericoloso lo era davvero.
Non sapeva se l'avrebbe incontrato ancora: dal poco che aveva compreso, raramente i piani alti si mescolavano con i tirapiedi, ma sarebbe stato meglio non inimicarselo. Con Gritt aveva corso il rischio; quell'uomo pareva sottostare alla volontà di Yenrai, nonostante fossero capi alla pari, e in genere, sorvolando sull'aspetto ostile, era innocuo.
Vicious, d'altro canto...
-Ti fermi a colazione con noi?- Gli domandò Yenrai, quasi speranzoso.
Spike aveva mangiato così abbondantemente la sera prima, da dimenticare di non aver messo qualcosa sotto i denti quando si era alzato.
Vicious sollevò la katana e la portò su una spalla, il piatto della lama poggiato sulla giacca nera, quasi confuso tra i capelli argentati.-No, i Van mi hanno organizzato un colloquio con la Gilda.- Il suo sguardo imperturbabile si spostò di nuovo su Spike.-Per risolvere il casino che hai combinato.-
Il suo tono uscì ancora una volta monocorde, senza neppure un'inflessione di nervosismo, anche se Spike era certo di aver scatenato una mezza guerriglia tra la Red Dragon e la Gilda.
-Le voci corrono.- Gli rispose, cacciando le mani in tasca e ricambiando l'occhiata.
-Vicious è il migliore, in ambito di trattative.- Spiegò rapidamente Yenrai, con un sorriso soddisfatto.-Sa essere piuttosto... intimidatorio.-
Spike annuì.-Non ne dubito.-
Vicious non aggiunse nient'altro. Se ne andò con lo stesso silenzio in cui Spike lo aveva trovato avvolto poco prima, mentre attendeva il loro arrivo. Rivolse solo un'ultima occhiata a Yenrai, più benigna del suo solito rigido cruccio, e l'uomo gli assestò una pacca sulla spalla.
Spike si assicurò che fosse rientrato nell'edificio prima di chiedere:-E' sempre così?-
Mao iniziò a camminare, voltandosi appena per mostrargli due sopracciglia scure e aggrottate.-Così come?-
Il ragazzo si strinse nelle spalle.-Non so. Rigido.-
"Rigido" non era la parola adatta per definirlo. Presagiva una certa compostezza interiore, e a Spike era parso fosse piuttosto una corda talmente tesa da potersi spezzare - e si spezzava, effettivamente, quando ingaggiava un combattimento. L'impassibilità scivolava via dai suoi lineamenti rivelando nebbia e furia.
Non aveva mai visto nulla del genere: a Kria le persone affamate avevano il sangue negli occhi anche quando non puntavano il coltello alla gola di qualcuno. Quel brusco cambio di personalità lo incuriosiva.
-E' un giovane particolare.- Rispose Yenrai, guardando dritto di fronte a sè, nel punto in cui Vicious si era dileguato.-In molti lo chiamano Serpente. Inafferrabile, imprevedibile.-
-E' una cosa positiva?- Spike lo seguì verso la porta a vetri.-Credevo che alla mafia piacesse avere il controllo sui propri membri.-
Yenrai scosse lentamente il capo.-Vicious ha dimostrato di essere degno di fiducia. Non contestiamo i suoi metodi, finché funzionano.-
-Chi sono i Van?- Chiese il ragazzo a quel punto, ricordando che Vicious li aveva nominati. Che loro stessi gli avevano assegnato un compito.
Mao Yenrai lo guardò di sbieco, forse sorpreso della domanda. Spike avrebbe già dovuto saperlo per conto proprio?
-Compongono il consiglio degli anziani.- Rispose, e la sua voce assunse un che di reverenziale.-Il più alto potere della nostra organizzazione.-
-Solo della nostra?-
-La Gilda ha un solo capo, non un consiglio. Così come il cartello di Fukimura: Sayaka lo dirige nella sua interezza. La Emerald Society fa affidamento su un capo e un vice.-
-Chi c'è sotto ai Van?-
-Alan ed io.-
Spike non si era sbagliato: quei due detenevano davvero un grande potere. Era stata una fortuna, che avessero deciso di lasciargli salva la vita.
-Subito dopo c'è Vicious, se te lo stavi chiedendo.- Aggiunse Yenrai, e un nervo nella sua guancia paffuta guizzò, rivelando un sorriso.
-No. Stavo piuttosto pensando alla mia collocazione.-
-Tu non rappresenti nulla, al momento.- L'uomo spalancò la vetrata, ed entrarono entrambi all'interno del palazzo. La luce violenta del sole in cortile faceva sembrare buio quel corridoio pieno di finestre.-Completato l'addestramento, diverrai un membro ufficiale. Partendo dalla posizione di sgherro potrai risalire i ranghi.-
Spike si chiese quali vantaggi potesse comportare una condizione come quella di Vicious, ma gli occhi di Yenrai si puntarono improvvisamente sui suoi, severi, impedendogli di esprimersi ad alta voce.
-Niente mosse azzardate, Spike.- Gli disse, tenendolo muto e inchiodato sul posto solo con la forza di quello sguardo.-Salirai di livello per coraggio e merito. Inganni e raggiri ti guadagneranno solo un buco nel petto, e me ne dispiacerebbe. Non tradire la fiducia che ti è stata accordata.-
Il ragazzo non sapeva bene cosa rispondere; tenne gli occhi fissi in quelli di Yenrai, e sentì che il cuore saltava un battito. Nessuno, prima di allora, aveva sentito la necessità di riporre in lui una qualche fiducia - aveva vissuto solo, e per se stesso, ma più quell'uomo gli parlava e lo osservava più gli pareva chiaro non fosse più possibile. Era una sensazione nuova, una stranezza che qualcuno riponesse in lui un qualsiasi tipo di aspettativa e che a Spike dovesse importare, addirittura.
Però gli importava.
-No.- Emise, e strinse la mano che Yenrai gli tese, tozza e ruvida.
Il primo contatto umano positivo che avesse sperimentato dal giorno in cui i suoi genitori se n'erano andati. Non aveva fretta di privarsene.

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