Così imperfetti- Capitolo 8
"Ti chiedono come mai sei cambiato, perché sei diverso, perché non sei più lo stesso. Ti trovano un po' distante, sempre sulle tue, si chiedono perché tu sia un altro e la disponibilità che prima davi ora è diventato menefreghismo, non hai più lo stesso carattere di prima. Vogliono sapere come mai ti sei chiuso in te stesso e il motivo per cui non ti fidi più di nessuno. Non si domandano cosa sia successo veramente, quale sia stato il fattore che ha scatenato questa tua reazione. Che ti hanno chiesto fiducia, per poi tradirti. Davi ascolto a chi ti chiamava migliore amico e poi ti giurava falsità. Ora vivi sulla difensiva e nella strafottenza".
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Il panorama intorno a me ha assunto i colori tipici dell'autunno, le foglie sugli alberi sono ingiallite, altre sono cadute diventando secche, formano una specie di tappeto sull'erba.
Speravo che dopo aver ignorato il messaggio che mi mandò Andrea, due settimane indietro, si fosse rassegnato al fatto che non gli rispondessi. Invece oggi mi ha scritto di nuovo. Ho bloccato il suo nuovo numero, senza rimuginarci. Non serve, non puoi perdonare una persona che ti ha ferito dentro. Non ho bisogno di amici.
Do uno sguardo all'ora su display, poi infilo il telefono in tasca. Stamattina ho accompagnato io Luca a scuola, quindi mi tocca andare a prenderlo.
Esco di casa, dopo essermi infilato la giacca di pelle e mi chiudo la porta alle spalle, apro la porta del garage e mi infilo in macchina.
La Golf GTI è sempre stata un sogno, mai mi sarei aspettato che i miei genitori me la regalassero. Tra l'altro la serie Otto è l'ultimo modello uscito da cinque anni a questa parte.
Metto in moto ed esco dal garage, che si richiude in automatico e mi infilo in strada, pronto ad affrontare il traffico cittadino. Per fortuna che viviamo in zona periferica.
Ci metto più tempo di quanto avessi voluto per arrivare alla scuola, mi infilo nel primo parcheggio che trovo disponibile, vicino al bar della scuola.
Non ci sono tanti studenti, ma il mio sguardo viene catturato da lei: Serena è seduta a un tavolino. Indossa una giacchetta in jeans chiara, ha le spalle ricurve e fissa il piano del tavolino, mentre giocherella con la cannuccia che spunta dal bicchiere, come se non volesse attirare l'attenzione.
Scendo dall'auto e decido di andare a salutarla. Mi infilo le mani nelle tasche della giacca e mi avvio a passo deciso. Quando sono a pochi metri da lei la saluto
<< Guarda chi si vede>>.
Lei ha un sussulto, poi i suoi occhi si posano nei miei: come potrebbe passare inosservata? Non si rende conto di quanto sia bella?
<< Sei qui per Luca?>> mormora in un sussurro.
Annuisco, poi indico il posto davanti a lei. Mi guarda perplessa, ma decido di sedermi.
<< Allora come procede lo studio?>> Chiedo per rompere un po' il ghiaccio.
<< Va bene>> risponde scrollando le spalle.
Questa mattina, dopo aver accompagnato mio fratello a scuola, ho aperto Instagram e ho visto che mi ha lascito il follow. Ho sbirciato il suo profilo, ma ci sono pochissime foto, per lo più incentrate sulla danza.
<< Domani iniziamo a lavorare al Paso Doble, non ti preoccupare della storia del bacio scenico, a quello ci si può pensare anche quando la coreografia sarà pronta>>. Ieri l'avevo vista abbastanza sconvolta dalla scelta di Veronica, tanto che ho voluto rassicurarla.
Mi guarda con i suoi occhi enormi, come ho già detto non li avevo mai visti della sua sfumatura: un azzurro misto al verde, in un angolo del mio cervello penso che potrei disegnarli. Scuoto la testa: a volte esce la parte artistica di me.
Non capisce cosa abbia, così la rassicuro con un mezzo sorriso.
<< Carola pure dice che non devo farmi troppi pensieri>> biascica. Si alza un venticello che le sposta una ciocca di capelli davanti al viso. La sposta con delicatezza.
<< Ti fidi molto di lei?>> Mi ritrovo a chiederle.
<<È mia amica>> risponde come se fosse ovvio, per poi prendermi in contropiede
<< Tu non hai amici?>>.
Pone questa domanda con tanta innocenza. Se solo sapesse la verità.
<< L'amicizia è sopravalutata>> incrocio le braccia al petto.
Lei alza un sopracciglio<< no se è vera>>.
Non riesco a trattenermi dallo sbuffare, ma d'altronde la capisco: anche io prima ero come lei. Ingenuo. Credevo che l'amicizia esistesse davvero.
Serena porta la cannuccia alle labbra e finisce di bere quella che ha tutta l'aria di essere una Fanta. Non dovrei fissarla, non vorrei mai che si facesse strane idee, ma per me è impossibile ignorarla.
Mi passo una mano tra i capelli, tra di noi è calato il silenzio. Ho voluto apposta far cadere l'argomento amicizia. Noto che si guarda intorno, forse cerca di combattere il disagio che sente in questo momento. Ha un viso tanto delicato da bambolina, per questo inizialmente pensavo che fosse più piccola rispetto a me.
<< Sei così riservato sulla tua vita, totalmente l'opposto di tuo fratello. Sai che mi ha raccontato dell'adozione. Invece tu sembri preferire rimanere sul vago>>. Questa sua dichiarazione non me l'aspettavo.
Quindi Luca si è aperto con lei, anche se c'era da immaginarselo. Lui ancora si fida, non cova rabbia dentro.
<< Tu invece sei molto curiosa nei miei confronti>> le faccio notare. Serena arrossisce leggermente e abbassa lo sguardo sul bicchiere ormai vuoto.
Riprende a giocherellare con la cannuccia, mentre si morde il labbro inferiore. È nervosa, si nota subito. Okay forse non dovevo essere così diretto, non era mia intenzione metterla a disagio.
<< Puoi rilassarti, te l'ho già detto. Non mordo mica Serenina>>.
Smette di tormentarsi il labbro e mi scruta di sottecchi.
<< Come mai mi chiami sempre così?>> Indaga, tornando a guardami in faccia.
Mi stringo nelle spalle << Perché sei piccolina>>.
Sgrana gli occhi e si copre la bocca con la mano, sorpresa.
<< Non sono piccolina, ho solo due anni meno di te>> risponde piccata.
La sua reazione mi scoppiare a ridere, ed era da tanto che non ridevo più insieme a una ragazza.
Alza un sopracciglio, non contenta di questa mia reazione. Per fortuna arriva mio fratello a salvarmi in corner: cammina a passo deciso, sistemandosi la giacca di pelle marrone.
<< Bella Nunzio>> mi saluta dandomi il cinque, poi si rivolge a Serena strizzandole l'occhio.
Non si atteggia, come tanti potrebbero pensare, Luca è fatto così: nel tempo ha maturato sicurezza di sé, ma non c'entra niente con la boria o l'arroganza. Se impari a conoscerlo bene capisci come è fatto davvero.
Ha lo zaino appoggiato sulla spalla sinistra, con la mano destra si sposta i capelli all'indietro.
<< Cosa si dice di bello?>> Nonostante abbia lasciato Napoli da anni, nel suo accento c'è ancora una inclinazione Partenopea.
<< Stavamo solo facendo due chiacchere, niente di che>> rispondo con una scrollata di spalle.
Si rivolge a Serena << ti andrebbe di venire con noi a fare un giro?>>.
Sembra titubante, posso quasi leggere la sua guerra interiore, ma poi mi stupisce quando tira un profondo respiro e risponde<< va bene>> in un soffio.
Luca abbozza un mezzo sorriso, recupera poi una sedia da un tavolino affianco al nostro e si siede.
<< Okay è deciso: prima però devo mangiare qualcosa, sto morendo di fame.>> Dichiara sfregandosi le mani.
Guardo la ragazza, ma lei dice di aver già mangiato qualcosa prima che la interrompessi, annuisco e faccio un cenno al cameriere e ordiniamo due panini.
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Passeggiamo sul lungo Tevere con il sole che bacia il nostro viso. Io cammino in centro, Serena alla mia sinistra e Luca alla destra. Gli ho fatto lasciare gli zaini nel baule, per non avere un peso in più.
Luca sta raccontando com'è andata la mattina di lezioni: ha svolto una verifica di Francese e un'interrogazione di Storia. Le ultime lezioni invece sono state più leggere.
Passiamo vicino a un gruppo di ragazze che ci squadra e ridacchia, sistemandosi i capelli oppure lisciandosi le gonne. Sento Serena sospirare trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo.
Una volta superate proseguiamo in silenzio, finché Luca non decide di fermarsi e si accosta al muretto per osservare il fiume.
Lo imitiamo: i raggi di sole si riflettono sull'acqua, regalando giochi di luce. Appoggio i gomiti al limitare del muretto, godendomi questa vista. Roma ha un fascino meraviglioso: ovunque si respira arte, meraviglia e stupore. Mi sto abituando alla vita nella capitale, tanto che non sento la mancanza di Frosinone: lì ho lasciato il mio passato. Qui sto costruendo le basi per il futuro. L'unico che mi manca è Raimondo, per me lui sempre stato più di un maestro di ballo. Ogni tanto ci sentiamo al telefono e vuole essere informato su come sta andando la mia vita.
Luca rompe il silenzio
<< Questo week-end pensavo di invitare Mason e Carmine, ci sarà da divertirsi>>.
Si gira e appoggia le spalle al muretto, osservando ora la strada.
<< Sono tuoi amici?>> Chiede Serena, girandosi per metà verso di lui.
Mio fratello annuisce<< sono cari amici che vivono a Frosinone, li conosco da qualche anno>>.
Mason, Carmine e Luca insieme sono sempre stati dei casinisti, nei limiti ovviamente.
Una volta mio fratello insieme a Mason si erano messi dentro un carello di un minimarket, con Carmine che si mise a correre spingendoli. Inutile dire gli sguardi stupiti delle persone che erano presenti alla scena.
<< Ci sarà da divertirsi>> prosegue Luca, con gli occhi che brillano.
<< Non lo metto in dubbio>> dichiaro in tono secco.
Serena volge lo sguardo verso di me, colpita probabilmente dal mio modo di fare: non fraintendetemi, Mason e Carmine sembrano davvero due bravi ragazzi e io non sono nessuno per impedire a mio fratello di frequentarli. Gli auguro con tutto il cuore che la loro amicizia possa essere solida ma cosa più importante, che sia sincera, visto che di gente falsa ne è pieno il mondo. Lui ha sofferto troppo in passato, merita di essere felice.
<< Pensavo che questo sabato potremmo andare alla fiera, tu fratello sei dei nostri? E potresti venire anche tu Serena>> dice Luca, sfilando dalla tasca della giacca il cellulare.
Compone un numero e si allontana di qualche metro da noi, per telefonare.
Mi avvicino di più a Serena, diminuendo la distanza che ci separa. Mi accorgo che fissa il marciapiede. Vorrei sapere cosa le passa per la testa.
<< Gli amici di Luca sono un po' sopra le righe, ma sono bravi ragazzi. Mi farebbe piacere se tu ci fossi>>.
Volge lo sguardo nella mia direzione, soppesando quanto le ho detto.
I suoi occhi sono pieni d'ombre, come di chi porta un dolore dentro, che cerca di nascondere, ma che trapela a chi è un acuto osservatore.
<< Se vuoi può invitare anche Carola, così non ti senti a disagio>> continuo, cercando di toglierla dall'imbarazzo.
Lei si stringe nelle spalle, spostando il peso da un piede all'altro. Proprio quando non ci speravo più risponde
<< Va bene>>. In maniera così leggera, una risposta appena sussurrata.
Sposto il ciuffo che mi ricade sugli occhi e le ammicco. Voglio solo che si diverta e per una sera che sia spensierata, come le ragazze della sua età.
Non so perché a starle a fianco mi prende il desiderio di proteggerla: sembra così fragile. O è solo apparenza? Perché quando balla è maestosa, esce fuori una parte inedita di lei.
L'ho osservata ieri mentre mi mostrava l'assolo: quando parte la musica ha l'aria di essere molto sicura di sé. Deve solo imparare a far uscire le proprie emozioni, lasciarsi andare completamente e io la spronerò a farlo: perché sento che sarà una grande ballerina.
In quanto suo maestro è questo il mio compito, non solo insegnarle i passi base o lavorare a una coreografia.
Luca interrompe il flusso dei miei pensieri
<< Albe ha detto che sabato purtroppo ha una cena di famiglia, quindi salta. Voi ci sarete?>>
Annuiamo all'unisono e Luca sfodera un sorriso tutto denti.
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