Tutto ritorna

C'è un vento di primavera in questo notte d'inverno.
Danza nell'aria come le foglie di un albero che canta di rinascite e nuovi promesse.
Porta con se i dolci e perduti aromi di quei giorni che ho rincorso, quei momenti che ho stretto tra le dita
nella vana e sciocca follia di poter
tenerli con me e riviverli
quando le tempeste erano i soli del
nuovo giorno e le albe
sembravano cieli bui senza luci né
sguardi che seguono quell'orizzonte
in attesa di un miracolo, un nuovo inizio.
L'amarezza di quel dí quando le stelle
cantavano sulle note di sussurrate canzoni nelle quali ci cercavamo,
ci specchiavamo e ci
immergevamo.
Le urlavamo io e lei
nel silenzio del mondo
quando restano solo le anime
di chi sa di avere pochi istanti
e null'altro.
Ma ora
che tutto è svanito in un bacio amaro
e un addio scritto su una lettera
di sofferenze e lacrime,
ora che sono solo
con i miei incubi che ritrovo sempre
su quella strada deserta.
Ora che non ho più nulla
se non sbiaditi riflessi
destinati a essere rinnegate memorie.
Ora capisco di aver bisogno di quel vento che mi sussurra alle orecchie
la vita per le vie
di chi ama e soffre,
ride e piange,
cade e si rialza solo per riscoprire           il senso dietro a mille tramonti
che nascondono notti
selvagge e pronte ad ardere,
come fuoco che sale e divampa,
nel deserto di noi,
di me che vago cercando salvezza.
Una via per ritrovare quello spazio
dove eri tu a essere inizio e fine
di ogni giorno,
dove erano le tue mani a raccogliere
le mie lacrime e renderle sorrisi,
dove ero tu l'unica perfezione
nella mia imperfetta vita.
Cammino sulle ombre
dei tuoi passi
che ancora ricordo,
erano furtivi e dolci
come la foglia che accarezza la terra.
Vivo in un mondo di fantasmi,
fantasmi di quei giorni andati,
di quelle notti dove avevamo tutto
perché avevamo noi.
Ma ora ogni mia parola cade
se non c'è l'orecchio tuo
ad accoglierla e carezzarla.
Ogni sguardo lanciato alle stelle
ricade perché solo tu
riuscivi ad avvicinarle e rendere
persino questo infinito e immutabile universo
una tavola candida dove dipingere
nuovi orizzonti che ci facevano sorridere
e sognare
nel calore di quell'abbraccio che
ci rendeva una cosa sola.
Meravigliosa.
Scendo dunque per questa strada
di pietre e vite spezzate,
lasciate nell'attimo
dove dannazione diventava salvezza. Da questi cammini
noi liberi esseri
fissiamo le luci del mondo
accendersi e spegnersi
nel loro eterno ciclo e
gridiamo note lasciate a metà,
nell'aria notturna,
di sogni che si muovono dentro
come bestie affamate e
ruggenti.
Ma non ho più voce per urlare
il mio dolore
né parole da scolpire
nella filosofia dura e unica
della strada infinita che
ci fa sputare condanne
e cantare benedizioni.
Sono solo un'ombra di questa notte
che vaga cercando
posti che non ci sono più,
camminano lontano
con quel passo dolce e furtivo
che sento come il cuore nel petto.
E desidero aprire gli occhi
e accoglierlo accanto al mio braccio stanco.
Vorrei che fosse come la primavera
in un lungo inverno,
come prima quando avevo il profumo
della sua pelle corallo
che mi mormorava nell'animo
una malinconia fragile e testarda.
La strada continua a seguirmi
e io lei.
Entrambi fari nell'oscurità
che non vogliono,
non possono trovare pace
perché c'è una nave,
lí tra quelle acque selvagge,
che non è ancora tornata
nel suo sicuro porto.
E noi la attenderemo,
fossero anche cent'anni
di illusioni rincorse e lacrime versate.
per queste vie dove riecheggia
il canto di un amante imperfetto,
di una cometa incompleta,
di una terra deserta.
Sono pensieri folli,
filosofie di poeti spezzati,
ma sono questi credi,
questo sperare in un miracolo
che possa tornare
a farci amare questa vita
di un sentimento che è solo
dei figli di nessuno,
del dolore cocente,
dell'essere senza appartenere.
Del resto null'altro mi resta
se non questi sognanti domani
dove tutto ritorna.
Tra le onde di questo mare
che vanno dolcemente
nel silenzio di mille voci
e storie
che solo immaginarle
alla ricerca di un senso,
di un qualcosa che possa essere
quello che è il sole per giorno o
la luna per la notte chiara.
Solo sognarle con occhi diversi
le rende uniche tra le miliardi di luci
che, sfuggenti, brillano e si spengono
qui in questo infinito.
E continuo per queste vie
sudando e ballando
nel passo di imperfetti viandanti,
e cadono le foglie di primavere spente
e calano le voci dei sussurri del vento,
ma resta quel respiro caldo
come un sole nell'azzurro grigiore
di imperfetti sospiri
che mai conosceranno la voce
del mare
al di là dell'orizzonte.
Mentre io
qui tra queste pietra
che hanno visto infinite storie e cammini,
che urla il suo grido ferito e sofferto
dei suoi figli condannati a vagare
come dannate anime in cerca
di salvezza,
io ho sentito questo canto.
Ho toccato le lacrime
dei sopravvissuti
e ho ascoltato i respiri morenti
di chi troppo presto
e troppo oltre
si è fermato.
Ma quando c'eri tu
le voci del mondo diventano note
che scivolano dolci
nel buio della notte
mentre respiriamo i baci folli
delle nostre affamate labbra
e affidiamo al vento
quella promessa di vedere un'altra alba ancora
prima di dirci addio.
Sono dinnanzi al mare
che scalpita e ruggisce
come la strada di questo paese
che brucia di un domani selvaggio
di quelle praterie dove sono io e lei,
stesi su un verde cielo
a ballare e cantare
urlando al mondo,
freddo e ignorante,
che ci siamo.
Resistiamo.
Sopravviviamo.
Ogni giorno quando brillano le prime stelle d'un nuovo inizio
e quando si spengono le pallide luci
della notte sussurrante.
Ma qui,
tra le onde che mi parlano
in lingue dimenticate,
vedo una figura,
un angelo sceso dall'alto,
che mi parla,
mi riporta a quando non contavano le albe, ma solo i secondo che impregnavamo d'amore giovanile e perfetto nelle sue mille imperfezioni.
Ed ecco che calano le voci
e una dolce musica
di ritornate primavere
sale lenta nel cielo tremulo.
È il ballo dell'amore che ritorna.
Della salvezza della strada quando trovi un modo per rialzarti.
Nonostante tutto.
Nonostante io.

@-Venilla9Servizi_

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