VI: AKA A fucking disease


Capitolo VI: AKA A fucking disease



"Ti ho chiesto che cos'è." insistette Killgrave.

"N-niente." tentennò Trish.

"Visto che non è niente, non avrai nulla in contrario se ci gioco un po', dico bene?" la provocò lui, lanciando in aria l'inalatore. "Potrei anche essere molto maldestro e non riuscire a prenderlo."

Come un riflesso condizionato, Trish scattò dal divano e afferrò al volo l'inalatore, prima che cadesse, rischiando di rompersi.

"A me non sembra niente." ribadì lui.

Trish si limitò a guardarlo, incapace di ribattere.

"Patsy, andiamo , sei in una situazione senza via d'uscita, ma scegli tu, ti decidi a dirmi le cose come stanno realmente di tua spontanea volontà o aspetti che ti ordini di farlo io?" la mise alle strette.

Per Trish mantenere la sua lucidità mentale era tutto e poi sapeva che aveva ragione lui: in un modo o nell'altro lui avrebbe scoperto ogni cosa, almeno lei voleva esserne cosciente.

"È un potenziatore di capacità." si decise a rivelargli la bionda.

Kevin glielo strappò di mano, studiando con rinnovato interesse l'oggetto.

"Significa che..."

Trish lo anticipò.

"Lo inali e da normali le capacità di un individuo diventano formidabili: più veloce, più intelligente, più resistente al dolore, più forte, più agile..."

"Questo per un individuo normale. Pensa cosa potrebbe fare a chi ha già notevoli capacità." sogghignò lui.

Trish tremava al pensiero di un Killgrave così potente da poter controllare tutta New York senza più limiti di tempo nella durata dei suoi comandi.

Probabilmente aveva fantasie simili a riguardo anche Killgrave, mentre si rigirava fra le mani l'inalatore; questo prima che una voce gli risuonasse nella testa.

Una piacevole voce, in qualche modo forse un po' anche la sua coscienza.

Fermati qui, Kev, non proseguire oltre, ti sei già ampliato a sufficienza.

Jessica.

Lui le aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.

"Perdonami Patsy, ma stavolta devo proprio essere sicuro che tu mi dica la verità, quindi non mentirmi, lo hai già provato?" la interrogò lui.

Con un certo sollievo dell'incantatore, la speaker scosse la testa negativamente.

"Ma lo vorresti fare."

Stavolta Trish fece un cenno affermativo con la testa.

"Okay, torna alla tua libera volontà. Stesso bivio di prima, ti va di raccontarmi come sei riuscita ad ottenerlo? E se accetti di farlo, credo che tu dovresti cominciare dal principio..." si mise comodo lui, perché aveva idea che sarebbe stato un racconto lungo.

Ancora una volta, Trish scelse di non farsi invadere la mente.

"C'è questo nuovo detective in città, Pryce Cheng, lui ha budget, risorse e un modo di lavorare totalmente diverso da quello di Jessica..." cominciò il suo racconto.

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Trish aveva appena finito di esporgli spontaneamente ogni fatto, quando sentirono suonare alla porta.

"Posso rispondere?" gli chiese Trish.

"Ė casa tua!" rispose con nonchalance Kevin.

"Non fingerti un ospite qualunque, dato che mi puoi controllare a tuo puro piacimento!" sbottò lei.

"Ti ho già detto che lo farò solo se strettamente necessario." ribatté calmo l'altro.

Intanto il videocitofono continuava a suonare imperterrito.

Chiunque fosse dall'altra parte aveva l'aria di non arrendersi facilmente e di essere parecchio insistente.

Trish si decise a premere il bottone che consentiva a chi suonava di parlare e attivò la videochiamata.

Nel piccolo monitor si visualizzò il volto perfettamente truccato, ma anche tremendamente corrucciato di Dorothy Walker.

"Patricia Walker non puoi azzardarti a bidonare tua madre dopo tutti gli impegni che ho rimandato per il nostro appuntamento!" sfuriò lei.

"Oh quindi era lei il tuo appuntamento? Io la farei entrare se fossi in te." la esortò Kevin, pur non comandandoglielo. "Del resto, nessuno ha mai avuto l'accortezza di presentarci, credo sia giunta ora di porre rimedio alla cosa."

Trish lo guardava con gli occhi sgranati, pieni di terrore, ma aprì la porta comunque.

"Vattene, mamma..." le bisbigliò, cercando di metterla in salvo, mentre la donna varcava la soglia.

"Che modi, bambina mia," scosse il suo caschetto di capelli dorati, freschi di parrucchiere Dorothy, prima di accorgersi che sua figlia non era sola. "Capisco che tu sia in ... ottima compagnia direi, ora capisco perchè mi hai dato buca." ridacchiò, squadrando Killgrave dalla testa a piedi, con occhi pieni di approvazione

"Oh, ma tu guarda, quale miglior occasione per conoscere la mia futura suocera?" le sorrise galante lui, prendendola in disparte.

Il suo sguardo incrociò quello di Trish che gli lanciava una supplica senza parole, presa dal panico più totale.

Lui la rassicurò con un 'Non preoccuparti' detto col labiale... non sapeva se potesse far funzionare il suo potere allo stesso modo, ma non se ne curò più di tanto.

"Futura suocera?! Senti un po', bellimbusto, per quanto gradevole possa essere la tua presenza, io ho già piani precisi per mia figlia," lo informò Dorothy, con aria combattiva. "La farò uscire con un inviato speciale e saranno la coppia mediatica del secolo e tu non ti metterai in mezzo!' lo pungolò al petto con un dito.

Trish temette il peggio, ma Kevin fu solo divertito dal suo temperamento.

"Anche se non sei la sua madre biologica, comincio a capire da chi possa aver ereditato la sua grinta la mia Jessica nel corso degli anni!" ridacchiò lui.

Dorothy rimase interdetta.

"La tua Jess..."

"Esatto, cara Signora Walker, per quanto Patsy possa essere straordinaria, io sono interessato all'altra tua figlia. Figliastra, dovrei dire."

"Oh."

"Credo che sia ora che io levi il disturbo," si avviò alla porta Kevin, con l'inalatore ben stretto fra le mani, cosa che Trish non mancò di notare.

"No, perché? Aspetta..." azzardò lei, una volta valutato che, stranamente, sua madre non fosse in pericolo.

"Intrattenetevi per un paio di ore con.. non lo so, quelle cose tipiche che fanno madre e figlia!" le lasciò lui con quell'innocente comando, allontanandosi con il suo ricco bottino.

*************** (Contemporaneamente)

# Il sole splendeva alto in quel cielo terso, privo di nuvole.
Da lontano si poteva sentire lo stridio dei gabbiani, mentre Jessica e Kevin si rotolavano l'una sull'altro, fra la sabbia finissima, in riva al mare di quella spiaggia tropicale.
New York, il lavoro e tutto lo stress relativo erano soltanto un lontano ricordo.
Per Jessica esisteva solo la salsedine sulla loro pelle, la sabbia fra i loro capelli, le onde che lambivano i piedi e le gambe.
E poi c'era Kevin, le sue labbra roventi, la lingua esploratrice, le sue mani esperte che si muovevano sul suo corpo, di cui lui sembrava possedere una mappa dettagliata.
Sapeva sempre come toccarla, dove e per quanto tempo.
Sapeva come baciarla, come assaggiarla, come morderla, come lasciare i segni del suo passaggio su di lei.
Kevin sapeva come farla impazzire di desiderio.
E quelli erano solo i preliminari.

"Mi vuoi?" le domandò lui, mentre si abbassava il costume, rivelando così non solo il segno di un'abbronzatura piuttosto notevole, ma anche quanto fosse pronto per lei.
Come sempre.

"Sììì..." mugugnò lei, senza barriere, aspettando che fosse lui a scioglierle i laccetti del suo bikini.

Lui però sembrava non avere alcuna fretta, mentre si posizionava sopra di lei, ma senza fare nient'altro.

"Allora dillo..." mormorò.

"Cosa?" si accigliò lei.

Lui le sorrise, i suoi occhi grandi color cioccolato fondente rischiarati dal sole che si specchiava dentro, conferendo delle sfumature nocciola. I capelli scompigliati, le labbra leggermente screpolate dai lunghi baci, il respiro un po' affannato.

A Jessica lui non era mai sembrato più bello e, cosa ancor più pericolosa, irresistibile.

"Oh andiamo, lo sai benissimo cosa voglio sentirti dire."

Jessica dapprima lo guardò con astio, per quell'infame ricatto, ma alla fine cedette.

"Kevin," gli sorrise lei. "Io ti am..." #



"NOOOOO!" si svegliò di soprassalto Jessica, urlando, nel letto del suo appartamento a New York.

Nessuna spiaggia, nessun mare, niente sole, ma soprattutto niente Kevin.

Cercò di fare mente locale su quanto appena successo.

- Il ritorno dei sogni erotici a quanto pare!- alzò gli occhi lei. -Molto più vividi e intensi stavolta... sembrava quasi reale, riesco a ricordare ogni dettaglio, era un sogno? O era più un ricordo? In effetti in quei mesi con lui di spiagge ne ho viste pure troppe.- rimuginò. tornando a sdraiarsi sul materasso.

- No, non può essere un ricordo. Durante quei mesi, lui faceva con me quello che più gli pareva e io a malapena me ne rendevo conto... in questa situazione invece ero così partecipe, non stava esercitando alcun controllo su di me... ero io al cento per cento.- proseguì con le proprie considerazioni, mentre si tormentava una pellicina con i denti.

Quel sogno l'aveva lasciata non solo confusa, ma soprattutto profondamente insoddisfatta.

Ci era già passata, era capitato che Kevin si assentasse per qualche giorno, avevano trascorso anche più di una settimana senza vedersi e più di una volta.

Eppure le sembrava di non vederlo più da mesi, nonostante dal loro ultimo incontro sessuale fossero intercorse a malapena ventiquattro ore.

- Forse ieri sarei dovuta rimanere con lui.... nooo, che cazzo dico? È solo astinenza... ma posso fare da me, non mi serve certo lui, con le sue stupide mani, il suo stupido corpo caldo e fremente contro il mio, la sua fottuta bocca... no, lui non mi serve affatto!- provò ad autoconvincersi, cominciando a darsi piacere da sola.

Non era affatto la stessa cosa, ma non voleva ammetterlo a se stessa.

"Questa non posso essere io, lui mi ha rovinato la mia cazzo di vita, ha fatto cose orribili, a me e a un sacco di altre persone ... e io penso solo a.." si mise le mani fra i capelli, frustrata.

Interruppe le sue paranoie mentali il telefono che squillava, nascosto fra le pieghe del lenzuolo che aveva mosso più volte.

Lo recuperò e fissò sorpresa il display.

La chiamata proveniva da Malcolm.

"Che vuoi?" fu il livello di affabilità con cui esordì la detective.

"Buongiorno anche a te, Jessica!" replicò sarcastico l'altro.

"Stavo andando a dare un'occhiata a Trish, come mi hai chiesto, ma nel mentre credo di aver trovato una pista per uno dei nostri casi e voglio accertarmi di una cosa..."

"Fa' pure, se credi sia il caso, ma non distrarti dalla vera missione che ti ho assegnato!" si raccomandò lei.

"Tu come stai?" le domandò lui, spiazzandola.

"Oh, una favola, guarda. Ho un'astinenza tale che manca solo che vada in un cazzo di sexy-shop a comprare un vibratore viola e chiamarlo Killy!" replicò lei, esasperata.

"Accidenti, Jess, sei messa proprio male." mugugnò l'altro.

"Dev'essere stato quel fottutissimo vaccino, c'era qualcosa dentro, un effetto collaterale..." borbottò lei.

"Il vaccino, Jessica, certo..." annuì l'altro con tono accondiscendente, la sua espressione scettica percepibile persino se dal telefono lei non lo poteva vedere.

- Perché non mi crede mai nessuno sul fatto che sia colpa del vaccino? - sbuffò la detective.

Probabilmente perché la prima a non crederci era lei.

"Ne uscirò, in qualche modo, Malcolm, non preoccuparti per me, tu tieni d'occhio Trish!" si raccomandò, riattaccando.

Jessica decise di sfogare le sue frustrazioni prima con un po' di allenamento fisico, un espediente preso in prestito sia da Malcolm, sia da Trish, e poi con una doccia rigenerante.

Aveva i capelli ancora leggermente bagnati, che stava frizionando con una salvietta, quando, in pantaloncini grigi e reggiseno nero, andò verso la porta dove qualcuno stava bussando.

Cosa inutile, dato che era rotta e la maniglia si poteva facilmente forzare, forse era più una forma di cortesia.

Posò la salvietta e si infilò giusto una camicia, senza nemmeno premurarsi di chiuderla, prima di aprire e trovarsi davanti un Kevin sorridente.

L'effetto fu immediato.

Senza nemmeno pensarci Jessica gli saltò addosso, avvinghiando le gambe attorno ai suoi fianchi, come fossero delle tenaglie.
L'uomo barcollò un po' per quella reazione del tutto inaspettata, riuscì a mantenere l'equilibrio, stringendola più a sé, e appoggiandosi al muro del corridoio per avere maggior sostegno.

Non poteva nemmeno dar voce al suo stupore, perché lei lo stava baciando con una tale smania, come se quello fosse l'ultimo giorno che le restava da vivere.
Rispose al suo bacio con lo stesso trasporto, con le mani che dal suo sottile punto vita scesero ad afferrare saldamente le chiappe sode, lasciate semiscoperte da quegli shorts.

Lei sembrò apprezzare, spingendosi ulteriormente contro il suo bacino con un mugolio di approvazione.

Se qualcuno si fosse azzardato a passare per quel corridoio e interromperli avrebbe rischiato grosso, Killgrave avrebbe potuto ordinare ai malcapitati di buttarsi giù dalle scale, ma era preoccupantemente ancora più probabile che a spingerli giù avrebbe provveduto direttamente Jessica.

Fortunatamente non si presentò lo scenario per confutare queste ipotesi.

"Non c'è la spiaggia, ma fa lo stesso!" fece spallucce lei, quando, dopo un tempo incalcolabile, giudicò di averlo baciato a sufficienza.

"Uh?" la guardò lui, completamente stordito

"Niente, non farci caso!" saltò giù da lui, tornando verso la porta.

"Beh, chérie, se è già questo il tuo modo di accogliermi, chissà che farai quanto ti dirò cos'ho scoperto." ridacchiò lui, seguendola e chiudendo la porta alle loro spalle.

"Cos'hai scoperto?" lo scrutò lei, incrociando le braccia al petto.

"Che tua sorella è una bambina davvero molto cattiva..." esordì lui, mostrandole l'inalatore che aveva riposto nella tasca.

"Quello cos'è?"

"Non lo so che cosa contenga di preciso, ma lo usano i soldati dell'esercito per potenziarsi. Riesci a immaginarlo? Se lo inalassi tu, non lo so, probabilmente potresti sollevare un autocarro, se lo inalassi io..."

"Non lo voglio nemmeno immaginare cosa accadrebbe, se lo inalassi tu." lo interruppe lei, strappandoglielo di mano. "Lei lo ha già inalato?" domandò, preoccupatissima.

"No, ma aveva tutte le intenzioni di farlo." la informò lui.

Se da un lato la sollevava la prima parte della sua risposta, la seconda la metteva in ansia.

"Quella stupida incosciente! Non sa nemmeno che cazzo c'è dentro questa merda!" ringhiò. "Sai come l'ha avuta?"

"Non ti piacerà saperlo..." la mise in guardia Kevin.

"Dimmelo e basta, sarà come strappare un cerotto."

"Ha messo un detective sulle tracce di Simpson..."

"Cazzo ma questa è una doppia pugnalata! Non solo mia sorella fa queste cazzate di nascosto, ma si rivolge pure alla concorrenza!" sbottò lei, raggiungendo la sua scrivania a passi veloci.

"L'ho detto che non ti sarebbe piaciuto." la seguì come un'ombra Kevin. "Di sicuro non lo poteva chiedere a te."

"Cos'è, ora la difendi pure?" lo guardò arcigna lei, accendendo il suo computer.

"Hey, ambasciator non porta pena!" alzò le mani lui, con fare innocente.

"Ora che mi ci fai pensare, da un po' di tempo a questa parte sto perdendo dei clienti, che prima mi contattano, poi dopo qualche giorno cambiano idea e rifiutano i miei servigi... come se trovassero qualcun altro... e ho scoperto che c'è una nuova agenzia investigativa in città, da qualche mese, la Cheng Consulting Management... sai se sono stati loro?" controllò lo schermo, in cerca di altre preziose informazioni.

"Io.. io so solo come Patsy sia riuscita ad avere quell'inalatore, non so esattamente a chi si sia rivolta" rimase sul vago lui, nonostante sapesse benissimo chi fosse il colpevole.

Voleva evitare conflitti, perché sapeva che Jessica non avrebbe affrontato il rivale con la giusta razionalità e lui non voleva che si cacciasse in qualche guaio con la giustizia.

"Killgrave!" lo mise alle strette lei.

"Oh beh, ora che mi ci fai pensare, Patsy ha nominato un certo Pryce, vedi? È un altro nome, non c'entra proprio nulla..." tentò di depistarla, ma Jessica era un osso duro.

"Pryce Cheng!" esclamò lei, aprendo la pagina esatta. "Non è solo un detective lì dentro, è il capo!" digrignò i denti lei. "Prima mi ruba i miei cazzo di clienti; ma ora ha passato davvero il limite, è giunto il momento che io gli faccia una bella visita!" decise, alzandosi di scatto.

"Jessica, no!" cercò di farla desistere Killgrave.

"Jessica, sì!" insistette lei.

"Prima di andare a cambiare i connotati alla concorrenza, almeno dimmi quali sono le tue prossime mosse."

"Uh?" lo guardò confusa lei, rimettendosi a sedere.

"Con Patsy, ora che ti ho consegnato l'inalatore, che farai?" la scrutò lui.

"Lo distruggo, poi le vado a fare una lavata di capo che se la ricorderà tutta la vita!"

"Sbagliato." sentenziò lui. "Pensi davvero che questo la farà smettere? Ci riproverà, più ostinata di prima, ma in più ti vedrà come una nemica."

"E quindi che dovrei fare?" lo interrogò lei, non volendo ammettere quanto lui avesse ragione.

"Darle quello che vuole. Riportale l'inalatore, permettile di usarlo," la consigliò lui, pizzicandosi il mento con due dita.

"Ti ha dato di volta il cervello?" sbottò lei.

"Almeno lasciami finire!" controbatté lui. "Il nucleo di tutto è che lei vuole fare l'eroina, vuole provare l'ebbrezza di avere i poteri. E continuerà a cercare altre vie, sempre più pericolose o invasive, pur di riuscirci. Alla fine questa è come una sostanza stupefacente e lei ha un ricco curriculum a riguardo. Quindi perché non la accontentiamo? Diamole quell'inalatore, facciamole avere quei poteri temporaneamente, per poi farle credere che non è tutto questo granchè." le svelò lui, con un sorrisetto che lei conosceva bene, quello che aveva quando pianificava qualcosa.

"E come faresti?" lo esortò a proseguire, intrigata.

"Controllerei un po' di gente, il minimo indispensabile, per tener Patsy un po' impegnata, per darle un assaggio di che cosa significa fare l'eroe. Sarebbero delle missioni pianificate ad hoc per lei, noiose e stancanti, tanto da farla desistere a continuare, ora che ha soddisfatto la propria curiosità, rimanendo delusa. Io sarei il regista nascosto che muove i fili e lei non si accorgerebbe di nulla." espose la sua idea lui.

Jessica si chiuse in un silenzio concentrato, che lo mise un po' a disagio.

"Kevin, ma sei un fottuto genio!" approvò lei, entusiasta, andando verso di lui con movenze sinuose. "Ti preoccupi per Trish, la fermi in tempo prima che faccia qualcosa di davvero pericoloso, hai l'idea giusta per farla desistere una volta per tutte e ti offri di occuparti di ogni dettaglio..." mormorò quell'elenco lei, percorrendo con un dito il suo collo e i pettorali ancora coperti da quella camicia, un po' più sgualcita dopo il loro rendez-vous in corridoio.

"Lo sai che per te farei qualsiasi cosa, chérie," mormorò lui, guardandola rapito.

La detective aveva resistito la prima volta che lui aveva usato quell'appellativo francese, ma questa volta era fuori discussione.

Jessica appoggiò le mani sulle sue guance e lo baciò, un bacio lento, dolce, senza fretta, l'opposto di quello che gli aveva dato prima sulla soglia della porta.

Non per questo meno bello, tutt'altro.

"Avevi ragione tu, Kevin: puoi ancora fare cose belle per meritarti delle ricompense." sussurrò lei contro le sue labbra.

"Mm... ed è questa la mia ricompensa?" sorrise lui, allo stesso modo.

Lei si allontanò da lui ridacchiando, prendendolo per mano e camminando insieme a lui.

"Sei un tale ingenuo!" disse lei, non appena arrivò in prossimità della propria camera, prendendolo di peso e gettandolo sul letto. "Io credo tu possa ambire a qualcosa di meglio!" si lanciò sopra di lui, sbarazzandosi dei suoi vestiti nel minor tempo possibile, lasciando che lui facesse lo stesso con i suoi che erano molti meno.

Nudi e reciprocamente vogliosi.

Ormai stava diventando una routine fra di loro.

Jessica non si perse in preliminari, non serviva quando il fuoco della passione divampava già fra loro.

Ribaltò i ruoli e si posizionò sotto di lui, arrendevole, lasciandogli il pieno comando; ma soltanto perché era lei a volerlo.

Non che lui avesse qualcosa da obiettare, mentre le stringeva fra le mani i seni, pronto a entrare in lei, come se non ne avesse mai abbastanza.

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"Jessica..." mugolò lui, uscendo da lei appagato, dopo l'ennesimo orgasmo raggiunto dalla ragazza.

"Mm?" mugugnò lei, sdraiandosi di fianco a lui.

"Te le ricordi le regole che avevi fissato? Mai l'una a casa dell'altro, mai di giorno, mai nella camera da letto... prima è stato nella mia, ma ora siamo nella tua camera da letto..." le fece notare lui.

"Fanculo le regole..." borbottò lei, senza nemmeno guardarlo.

"Sicura che non vuoi rivedere i termini per definirci? Perché a me tutto questo sembra proprio tipico di una cop..."

La mano della ragazza fu subito sulla bocca del persuasore, impedendogli di concludere quella frase che l'avrebbe costretta a fare i conti con la realtà.

"Taci," gli intimò. "Non è niente di lontanamente simile. Piuttosto vedi me come una cazzo di malata e te come l'unica medicina che mi fa stare bene... non lo so come cazzo sia potuto succedere, spero passi il più in fretta possibile." gli rivelò, togliendogli la mano dalla bocca.

"Tu saresti malata?" ridacchiò lui.

"Ti pare normale quello che sta succedendo fra me e te? Per forza deve essere una cazzo di malattia dalla quale prima o poi dovrò pur guarire. Nel frattempo, prendi le cose così come sono, non farti dei cazzo di film e non pretendere nulla in cambio!" ribadì lei, stavolta affrontando il suo sguardo.

Lui con una mano cominciò a tracciare delicato i contorni di quel corpo ancora nudo così vicino al suo.

"Questo sarebbe non avere nulla in cambio?" le sfoderò uno dei suoi sorrisi sghembi.

Un altro innesco per Jessica che gli salì a cavalcioni, riassumendo quel ruolo da dominatrice di cui lui ormai era succube.

"Ecco, sì, lo vedi che può funzionare? Lasciamo da parte ogni stupido sentimento, riduciamolo al puro sesso e saremo entrambi vincitori!" suggellò quel patto lei con l'ennesimo bacio, mentre la sua mano destra scendeva in mezzo alle sue gambe, determinata a risvegliare il suo membro con carezze audaci.

Il preludio di un secondo round bollente.

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"Bene, ora sarà meglio che tu te ne vada," disse lei, al termine, alzandosi dal letto con nonchalance. "Credo che passerò domani da Trish a restituirle l'inalatore, poi vedremo che succede." decise, mentre recuperava le sue mutandine e si infiilava un paio di jeans in fretta e furia.

Kevin la osservava dal letto con l'aria di chi vuole prendersela con la massima calma.

"Ora invece andrò a trovare quel bastardo di Cheng," ringhiò lei. "Sarà soltanto una discussione pacata e civile."

"Oh beh, sì, certo, chi ne dubita?" replicò lui, con scetticismo palese.

Lei gli fece il terzo dito, prima di appallottolare i suoi pantaloni,la sua camicia e la sua giacca e lanciarglieli addosso.

"Si può sapere che ci fai ancora qui? Vattene!" ribadì lei.

Lui l'accontentò, troppo di buon umore per prendersela se lei lo congedava così freddamente.

Gli bastava il fuoco che c'era stato sotto quelle lenzuola.

"Jessica?" si avvicinò a lei quando fu completamente vestito.

"Sì?"

Lui si chinò su di lei per baciarla alla sprovvista.

"Spero che questa cazzo di malattia impieghi mooolto tempo prima di passarti." ridacchiò, incamminandosi verso l'uscita, prima che lei potesse controbattere.

TBC

Io non riesco a capire come le autrici della serie possano averci precluso un potenziale incontro fra quell'essere spregevole, manipolatore, che non si ferma davanti a nulla pur di vedere avverati i suoi scopi... e Killgrave!
scherzi a parte (ma chi scerza poi? è così e basta XD) , spero vi sia piaciuta l'interazione fra lui e Dorothy ;P

E della 'malattia' di Jessica che dite? Il sogno manco era previsto, come altre 250 cose di questo capitolo, fanno tutto quei due... quindi quello che realmente pensavo di scrivere lo troverete nel prossimo capitolo.. forse XD

alla prossima, per chi lo segue, il prossimo aggiornamento sarà 'Ineffably Inevitable' ;P

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