II: AKA Tell me the truth



Ehmm che dire? Lunga attesa, luuuungo capitolo?

Che poi (tranne una 'piccola ' scena che spero apprezzerete :P ) non è nemmeno così rosso stavolta ^^'

Bando alle ciance.

Prompt affrontati per la 'Bacio challenge': 44 Baciare un volto triste. 4 Evitare un bacio.
22 Un bacio come ricompensa.



Capitolo II: AKA Tell me the truth

Patricia sentì uno strano rumore provenire dalla porta come un tonfo secco, ma solo per una volta.
Forse per questo non ci diede peso più di tanto.
Forse qualcuno era andato a sbatterci contro involontariamente, dei bambini avevano tirato una pallonata, qualche operaio maldestro l'aveva inavvertitamente urtata con la propria attrezzatura.

C'erano decine di possibili spiegazioni e nessuna di queste l'allarmava.
Per questo fece spallucce e continuò a lavorare sul materiale previsto per la puntata successiva del suo talk show.

A distanza di pochi secondi, Patricia sentì lo stesso rumore ma stavolta ci furono delle conseguenze e a farne le spese fu la povera porta blindata, scardinata e finita a terra, dopo un calcio di una Jessica che fece il suo ingresso senza nemmeno aspettare un invito.

Trish per poco non era caduta dalla sedia per lo spavento e si diresse verso l'ingresso

"Jessica, ti ha dato di volta il cervello?" mise le mani sui fianchi Trish, per apparire più autoritaria.

"Questo sì che dovrebbe ricordarti ogni maledetto secondo che sono io quella con i poteri!" sbottò la Detective, memore di quello che la sorella le aveva detto la sera prima.

"Ripeto, ti ha dato di volta il cervello?" enfatizzò Trish, alzando la voce e riducendo gli occhi blu a due fessure glaciali.


"Oh andiamo, non è niente che un fabbro non ti possa risistemare nel giro di un'ora," spiegò la mora con un gesto della mano, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa, "È per quello che hai in testa tu che ci vorrà più tempo." proseguì mentre camminava per casa come se fosse la propria e prendeva una sedia, per poi tirarla a sé.
"Ora tu ed io ci facciamo una bella chiacchierata!" la spronò a raggiungerla, girando la sedia e mettendosi a cavalcioni su di essa, con le braccia appoggiate alla spalliera.


In perfetto stile da interrogatorio.

Sbuffando la speaker la raggiunse, prendendo posto in modo decisamente più femminile sulla sedia di fronte alla sua.

"Fammi, capire, okay, mi hai detto che tu e Wil vi siete lasciati; ma è davvero una valida scusa per chiuderti in questa modalità 'odio il mondo intero'?" andò subito dritta al punto Jessica, senza inutili giri di parole.
"Io non odio il mondo intero!" puntualizzò Patricia stizzita.
"Quindi... odi solo me?" la guardò ferita la mora.

"Io non ho detto questo!" ribatté la bionda. "Finiamola con questa pagliacciata!" continuò, alzandosi dalla sedia. "Cos'è? Vuoi prendere una lampada, puntarmela contro e chiedermi dove mi trovavo a un'ora di una determinata notte? Piantala con questo maledetto interrogatorio, non ho niente che non va! È un mio diritto non essere al massimo del buon umore se sono col cuore a pezzi!" le gridò.

"Mi avevi detto che non era niente di serio" la colse in flagrante Jessica.
"Beh, forse lo stava diventando..." si difese l'altra.

- Non capisci mai niente, Jess, non ci provi nemmeno a metterti nei miei panni qualche volta... - rimuginò la speaker, rancorosa.

"Tu non mi stai dicendo tutto..." asserì la Detective, guardandola con fare scettico.

"Smettila di preoccuparti per me, non ne ho bisogno. Perché non torni a scoparti Killgrave?"

Jessica si sentì presa a schiaffi.

Non solo si alzò dalla sedia, ma la gettò a terra in malo modo, senza la sua forza brutale, altrimenti sarebbe finita in mille pezzi.

"A parte che di quello che faccio io nelle mia vita privata non te ne dovrebbe fregare un cazzo, ma poi cos'è, sei forse gelosa? Perché la tua supereroina perfetta passa troppo tempo coi cattivoni e si è dimenticata della piccola star incompresa? Dio santo, Trish, i tredici anni li hai passati da un pezzo per rimetterti a fare i capricci!"

"Idiota! Ma quale gelosa? Semmai sono preoccupata per te!" le gridò in faccia Trish, combattendo l'impulso che aveva di darle una sberla.

Jessica la fissò stranita.

"Ma come? Mi hai anche fatto il discorso delle due Jessiche..." borbottò.
"Se ben ricordi ti ho fatto anche un ben più accorato discorso su quanto fosse meglio concentrarti sul lavoro!" ribatté l'altra.

"E l'ho fatto e sai dove mi ha portata il tuo consiglio? Dritta fra le braccia di Killgrave, per un attimo ho pensato che lo avessi fatto apposta o sotto la sua influenza!"

"Quel bastardo non deve nemmeno provare ad avvicinarsi a me!" ringhiò la bionda, anche se in cuor suo era felice che avessero cambiato argomento.

- Meno Jess indaga su di me e meglio è! -

"In che senso è colpa mia?" chiese spiegazioni Patricia.

Jessica decise che il momento delle confessioni era arrivato.

"Ricordi il Deluxy Hall? Il tuo consiglio per adescare Mr. Snuttberg? Prova un po' a indovinare chi era lì quella sera?"

"No!" saltò alle conclusioni l'altra.

"Invece sì. Immagina, io vestita come la peggiore delle Lolite, lui più bello che mai, l'astinenza che avevamo entrambi. E ho provato a combatterla, devi credermi! Me ne stavo andando da lì, ma poi lui ha preso il controllo totale del locale e..." raccontò Jessica, decidendo che doveva sedersi, perché le gambe le stavano diventando di gelatina, al solo ricordo.

"Oh mio dio, ha fatto una strage? Le persone si sono ferite? Le ha fatte ammazzare uno con l'altro?" si allarmò Patricia.
"No, grazie al cielo niente del genere!" la tranquillizzò subito la mora. "Ha solo chiesto a quei ragazzi di portarmi da lui..."

"E?" la spronò ad andare avanti la bionda.
"Tu non lo vuoi sapere davvero cos'è successo..." si morse il labbro carnoso Jessica, imbarazzatissima.
"Dimmi la verità!" rimase ferma sulle sue posizioni Trish.

E Jessica l'accontentò.


"Ha ordinato a tutti quanti di mettersi a ballare, mentre io e lui..." lasciò la frase in sospeso, sapendo benissimo che l'altra avesse già intuito.

"No!" fu la risposta che ricevette.
"Sì..."
"Lì nel locale? In mezzo a tutta la gente che vi guardava?" la interrogò sconvolta Patricia.
"Beh, non che proprio tutti guardassero ed eravamo il più discreti possibile, almeno credo..." borbottò l'altra, pur sapendo di mentire, prima di rincarare la dose con un'altra pesante dose di verità.
"E sono stata io a iniziare per prima..."

"No!" continuò l'altra, tornando a sedersi per lo shock.

"Poi l'ho spronato a far dimenticare a tutti quello che avevano visto..."
"No!"
"Sì, e, non contenta, poi abbiamo fatto il bis nel parcheggio." spiattellò tutta la verità, nuda e cruda.


"Oh mio dio, Jessica, ti sei davvero invischiata in questa storia malata..." scosse la testa Trish, guardandola con un'espressione che rasentava la delusione più pura.


"Non sono invischiata in niente. Non è malata. E soprattutto NON è una storia!" chiarì Jessica, stizzita.

La sua mente fu assalita dai flirt, le risate, le chiacchiere il corteggiamento, i baci roventi e la passione infuocata della notte scorsa, misti ai momenti più teneri e innocenti, ma fece del suo meglio per scacciarli via.

"Non lo capisci, Jess? Killgrave ti ha in pugno di nuovo. Anche senza controllo mentale!" la mise in guardia la bionda, andando verso di lei.

Jessica si alzò di scatto indietreggiando.

"Non dire cazzate!" ruggì. "Semmai è il contrario. Io sto controllando lui... se ci pensi, sì, a parte quello sfortunato ragazzo delle consegne... non c'è più stata una strage, un episodio di violenza e men che meno una morte da quando io e Ke... Killgrave abbiamo iniziato questa... cosa," avvalorò lei la sua tesi. "Questo perché, tutte le orribili, atroci cose che faceva prima, erano per attirare la mia attenzione. Ora che ha ben più della mia attenzione, beh... potremmo quasi dire che si sta comportando bene. E fa quello che gli dico."

"Provamelo!" la sfidò scettica la sua amica.
"Okay. Ieri notte, perché è inutile farne mistero, lo sai meglio di me che ero ancora con lui, di nuovo, sì," fece una pausa la detective. "Dicevo, ieri... a un certo punto gli ho accarezzato la nuca e c'erano ancora tutti quei rigonfiamenti delle iniezioni, degli esperimenti di potenziamento ai quali si stava sottoponendo e io gli ho chiesto di smettere, prima che fosse troppo tardi."

"Perché? Tu semmai avresti dovuto augurarti che fosse già troppo tardi e poi ballare sulla sua tomba!" sbottò Trish, velenosa.
"Ti dico che le cose sono cambiate..." mormorò Jessica, non volendo fare i conti con la realtà.

"Certo, ora non mi aspetto che lui indossi un mantello e venga a combattere il crimine insieme a me, però è già qualcosa!" cercò di sdrammatizzare, ma non sembrò funzionare. "E comunque, il punto è che io gli ho chiesto di smettere di potenziarsi e lui me lo ha promesso. Niente più iniezioni. Niente più esperimenti..." ribadì il concetto, ma questo la fece giungere ad altre conclusioni.


- Questo significa che Kevin non avrà più bisogno di... -

"Oh no, io devo andare! Augurami solo che non sia troppo tardi!" si alzò e scattò verso l'uscita, senza nemmeno stare ad ascoltare le proteste della padrona di quella casa, momentaneamente sprovvista di porta.


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Jessica fu grata di non aver cancellato l'SMS che recava il nuovo indirizzo di Killgrave.
In effetti lei non cancellava mai nessuno dei suoi messaggi ma non era certo quello il momento per interrogarsi sul perché.
Raggiunse il molo, vide la barca ancorata vicino alla relativa casa, col grande terrazzo che poteva già vedere da lì.
Un attico, così tipico di lui.

Precipitandosi alla porta, stava già valutando se buttarla giù – tanto ormai ci stava provando gusto- , quando invece si aprì e fu proprio chi cercava a varcare la soglia.

"Albert!" esclamò sollevata Jessica.

- Forse sono arrivata giusto in tempo. -

Lo scienziato ricambiò il saluto distrattamente. In effetti sembrava come in trance, mentre teneva fra le mani qualcosa che la ragazza non riusciva a identificare.

Sentire la voce della sua adorata fu il più efficace dei richiami per Killgrave, che dopo pochi secondi si palesò.

"Jessica, ma che piacevole sorpresa!" le sorrise ammiccante, invitandola ad entrare. "Sentivi già la mia mancanza, chérie?" le sussurrò all'orecchio, ricordando bene l'effetto che aveva su di lei il Francese.

Jessica combatté qualsiasi impulso sessuale.


"Albert..." ripetè, lasciando la frase incompleta, ma Kevin aveva già compreso ogni cosa e non resistette al sottile piacere di rendere la situazione un po' più ambigua.

- Ora mi diverto un po' a farti stare sul chi va là, cara la mia supereroina, protettrice degli innocenti! Anche se di innocente qui non vedo proprio nessuno.-

"Sei arrivata proprio in tempo, papino qui ci stava giusto lasciando," la informò, con un sorriso sadico che non prometteva nulla di buono.

Jessica si irrigidì, scrutandolo coi suoi grandi occhi verdi da cerbiatta. Più una leonessa, in quel momento.

- Oh no vuole ucciderlo qui, davanti a me? Pensa davvero che non lo fermerò? – fece le sue considerazioni la ragazza, cercando di mantenere il sangue freddo, come sempre.

- Ecco, quel fuoco nel tuo sguardo mi dice tutto, Jess. Tanto vale mettere fine ai giochi. – decise lui, soddisfatto dalla sua reazione.

"Lo farei anche un bel pranzetto tutti e tre insieme, per farvi conoscere meglio, ma l'aereo di papà purtroppo non aspetta..." continuò, scoprendo le carte.

- Aereo?- si ripeté nella testa Jessica e avvicinandosi allo scienziato notò che reggeva fra le mani un passaporto e un biglietto aereo.

In più, vicino a una delle guardie di Killgrave, in prossimità dell'ingresso, c'era una valigia.

- Ma allora lo sta davvero lasciando libero di andare... a meno che poi non faccia esplodere l'aereo... nooo, non arriverebbe mai a tanto!- si crucciò Jessica.

- Non te l'aspettavi, vero, Jess? – sorrise Killgrave fra sé e sé.

Fu solo una cosa a destare la detective dalle sue elucubrazioni e quello fu il braccio che Kevin le aveva avvolto attorno alla vita, tirandola possessivamente a sé.

"E poi... conoscere la mia famiglia? Tesoro, siamo davvero pronti per un tale passo nella nostra relazione?" continuò il persuasore, con attitudine sorniona.

"Io e te non abbiamo un accidenti di niente!" si riprese lei, scostandosi bruscamente da lui.

"Se non sono un po' difficili, le donne non mi piacciono." ammiccò Kevin verso il padre, che sembrava ancora in uno stato completamente assente.

Jessica si accostò a Killgrave, ma non certo per delle smancerie.

"Davvero lo stai facendo partire?" gli chiese in un bisbiglio.
"Ho chiuso con gli esperimenti perché è quello che ti ho promesso, no? E visto che quella era l'unica mansione che lui aveva qui..." le spiegò lui allo stesso modo.

Jessica non era soddisfatta di quella risposta e sentì l'esigenza di prenderlo per un gomito e trascinarlo in una stanza senza orecchie e occhi indiscreti.

"Io pensavo che ... visto che ormai lui non ti serviva più..." lo mise alle strette lei.
"Pensavi che lo avrei fatto uccidere? Non ti nascondo che volevo farlo, avevo così tante idee creative in merito..." ridacchiò Killgrave, guadagnandosi solo un'occhiataccia da parte della supereroina. "C'è anche da dire che i motivi non mi mancano." si fece più serio, prima di alzare un po' di più la voce. "Papà, vieni un attimo qui!" comandò e l'anziano uomo ovviamente obbedì.

Jessica per un attimo ebbe il timore che Killgrave potesse aver cambiato di nuovo idea.
Del resto passare dalla finta pietà alla crudeltà più viscerale per lui era l'ordine del giorno.

"Dimmi un po' cosa pensi davvero di me," lo spronò Kevin.

L'espressione vuota sparì dal volto di Albert e lo sguardo si caricò di un livore e di un disprezzo da mettere i brividi.

"Ti odio. Rimpiango il giorno in cui sei nato. Mi pento di averti salvato quand'eri piccolo. Speravo che morissi con le ultimi iniezioni che ti ho fatto ultimamente, ma mi è andata male... ma continuo a sperare che tu possa morire nel più atroce dei modi e riderò il giorno che accadrà." ringhiò l'uomo, sputando tutto il veleno che covava nell'animo.


Killgrave lo fissò serio in volto, per qualche breve, ma lunghissimo minuto di silenzio.
E poi scoppiò a ridere.

"Signore e Signori, mio padre!" disse ad un'immaginaria platea.

Jessica era ancora sotto shock per le parole che aveva sentito.

"Non credo proprio che possa concorrere come padre dell'anno!" le bisbigliò Kevin, continuando ad agire come se non avesse accusato il colpo, ma Jessica non era una stupida.

"Grazie per la sincerità. Però, siccome è l'ultima volta che ti vedo, voglio che mi lasci con un bel ricordo. Dimmi che mi vuoi bene e sorridi." tornò a rivolgere la sua attenzione Kevin a quel cosiddetto padre.

"Ti voglio bene." gli disse Albert, sorridendo.

Un sorriso che il figlio però non ricambiò affatto.

"Ora puoi andare." lo congedò, artico, dando ordine ad alcune delle sue guardie di portarlo via.


Jessica rimase in silenzio per qualche secondo, ma poi non riuscì a trattenersi oltre.

"Kevin... ne vuoi parlare?" mormorò, con un tono così soft che lui non aveva mai sentito prima.

"Non c'è niente da dire." asserì lui, con la mascella stretta e i pugni chiusi.

"Ci sono un sacco di cose da dire, invece." insistette lei, seppur con dolcezza, prendendogli uno dei pugni fra le mani e indicando con lo sguardo lo spazioso divano al centro della sala.
Lui acconsentì a quella tacita richiesta, non prima di aver mandato via sia le restanti guardie, sia gli effettivi proprietari di quel loft, due aitanti giovani ora ridotti alla stregua di suoi servitori, ma se non altro vivi e vegeti.

"Sai perché lui è ancora vivo?" esclamò Killgrave, prendendo posto con lei sul morbido divano color ocra. "Perché trovo che sia molto più soddisfacente lasciarlo vivere nel terrore che io possa sempre tornare e ordinargli qualcosa, piuttosto che liberarlo per sempre con una morte, fosse anche la più dolorosa e violenta possibile!"

- Okay, sta facendo la cosa giusta ma per il motivo sbagliato.. che comunque è molto meno dannoso del suo opposto. – rifletté la detective.

"Nessuno e dico nessuno meriterebbe mai di sentire il proprio padre dire quelle cose, nemmeno se il figlio in questione sei tu." disse lei, stupendo Kevin non poco, ancora di più quando lei lo abbracciò stretto. "Non c'è niente di male se la smetti di fare il supervillain vendicativo a tutti i costi e ti lasci andare un po', lo so che ne hai bisogno." gli sussurrò, pacata.

Le barriere di Kevin crollarono inesorabilmente e si lasciò andare a un breve pianto liberatorio.
Lei non fece altro che tenerlo stretto a sé tutto il tempo, incurante delle lacrime che le bagnavano la canotta, mentre gli accarezzava la schiena.

Quando capì che si era calmato lo scostò da sé, ma solo per prendergli a coppa fra le mani il suo viso triste e baciargli via le restanti lacrime dagli occhi e lungo le guance.

"Gra...grazie." mormorò lui, ancora un po' scosso.

"Cosa posso fare per farti stare meglio?" gli domandò lei.


Per tutta risposta, Kevin la tirò a sé per un bacio, ma lei si scostò quasi subito.


Lui la guardò confuso, ma non c'era alcuna espressione contrariata sul volto della mora, semmai una divertita.

"Davvero ti basterebbe solo questo per star meglio?" gli domandò e lui annuì, cercando ancora le sue labbra, ma lei indietreggiò un'altra volta.

Sembrava proprio volerglielo negare quel bacio.

"Dolce, ma io pensavo a qualcosa di un po' più stimolante" ridacchiò lei, maliziosa. "Le persone che hai mandato via, non torneranno per almeno una buona mezz'oretta, no?"


Lui inarcò il suo sopracciglio.


"Che hai in mente, chérie?"

Il tempo di dirlo e Kevin si trovò disteso lungo il divano, con Jessica che con una mano gli stuzzicava il cavallo dei pantaloni scuri, mentre con l'altra, con fin troppa pazienza, gli sbottonava la camicia nera, un bottone alla volta, soddisfatta solo quando il suo petto denudato le fu esposto completamente.

"Oh, Jessica!" gemette lui, quando la bocca della ragazza attaccò il suo capezzolo sinistro con dei leggeri morsi, mentre applicava dei piccoli pizzicotti lungo i suoi fianchi e l'altra mano non smetteva di riservare attenzioni al suo inguine.

Jessica tracciò una scia di baci languidi che partivano dal suo mento, percorrevano il collo e attraversavano tutto il torace, fino a raggiungere la cintura dei jeans che ora per lei cominciava ad essere fastidiosamente di troppo.

Sfilò la cintura e gli abbassò pantaloni e boxer quel tanto che bastava.

"Sto sognando..." borbottò Kevin, alla sua completa mercé.


"Ah sì? E, secondo te, la Jessica dei tuoi sogni farebbe ... questo?" disse prima di morderlo al lato sinistro del collo, dapprima forte, ma non tanto da trarne sangue, per poi ridurlo a un tenero ma al contempo possessivo succhiotto, scendendo fino all'incavo.


Le mani gli cingevano i fianchi così forte da lasciargli dei segni violacei dove si erano posate le sue dita.

"Non l'ho istruita ancora così bene la Jessica dei miei sogni." ridacchiò Kevin, visibilmente compiaciuto.

"Insegnale a fare questo!" continuò quel loro gioco sensuale Jessica e con una mossa repentina prese la sua virilità già pienamente eretta e vibrante in bocca, per tutta la sua lunghezza, in un colpo solo, senza alcun preavviso.

Kevin strabuzzò gli occhi per la sorpresa, ma la sua Jessica provava piacere nel torturarlo un po', restando completamente ferma per un tempo che lui giudicò insopportabilmente lungo, prima di cominciare a muoversi con ritmi alternati coinvolgendo anche le mani.

"Se questo non è il Paradiso, allora non ho idea di cosa possa essere!" quasi ringhiò lui, schiavo del piacere.

Jessica interruppe momentaneamente la sua attività, ma solo per parlargli.

"Il Paradiso? Allora non sono brava come credevo. Pensavo di ricordarti più le fiamme dell'Inferno!"

Kevin rise.

"Riprendi il tuo lavoro, mia bellissima diavolessa!" disse lui e le spinse, anche se dolcemente, la testa contro il suo grembo.

Jessica non si fece pregare oltre, andando avanti fino a che lui non fu appagato nel modo più completo.

Si allontanò, per cercare il bagno più vicino e darsi una sistemata.
L'acqua fresca del rubinetto cominciò a scorrere in concomitanza con i suoi pensieri.

- Che ne è delle tue regole? Si era deciso mai a casa l'uno dell'altra e viceversa e tu ora dove sei? – rimuginò, mentre si lavava il viso e le mani. – Beh, ma mica abbiamo fatto l'amore gli ho solo fatto un... aspetta un attimo! 'Fare l'amore?' Da quando io e lui facciamo l'amore? È solo sesso! -

Una volta sistemata, con un perfetto senso dell'orientamento tornò alla sala dove era rimasto ad attenderla Kevin, che si era rivestito e sistemato.

Si sedette nuovamente accanto a lui, mentre cercava di far ordine fra i propri pensieri.

All'improvviso si affollarono anche i ricordi recenti dello scontro che aveva avuto quella mattina con Trish.

Era così assorta nel rivivere tutto, che non si accorse che Kevin le stava parlando.

"Okay, non ti posso più controllare mentalmente, ma nemmeno mi stai più ad ascoltare adesso?" la buttò sul ridere lui.

Del resto, dopo le attenzioni che lei gli aveva rivolto, lui era di buon umore per forza.


"Scusami, ero sovrappensiero..." rispose lei.

"Me ne sono accorto." le accarezzò i capelli lui, facendole appoggiare la testa alla sua spalla.

A lei piaceva quel suo atteggiamento protettivo, ma non glielo avrebbe mai confessato.


"Si tratta di Trish... a parte che non approva affatto chi sto frequentando ultimamente," ammiccò verso di lui lei, strappandogli un sorriso. "Mi sta nascondendo qualcosa, è strana, troppo strana, mi ci vorrebbe una macchina della verità per capire che cosa accidenti le stia passando per la testa..." cominciò a confidarsi lei.

"E così Patsy ti fa preoccupare... posso fare qualcosa io per far star meglio te?" si offrì lui con fare sensuale sfregando il naso contro la sua nuca.

"Sì!" disse Jessica, come illuminata, ma poi si rese conto della situazione equivoca che aveva creato.

Un istante dopo si ritrovò sdraiata sul divano, con Kevin pronto a saltarle addosso e restituirle il favore precedente.


La ragazza fu costretta a frenare subito gli istinti da predatore del bel persuasore.


"No! Non in quel senso..." lo fermò, rimettendosi seduta sotto lo sguardo confuso dell'uomo.

"Beh, semmai quello un'altra volta!" specificò lei, facendolo sorridere.


"Però mi puoi davvero essere d'aiuto. Cazzo, come ho fatto a non pensarci prima? Io ce l'ho qui davanti la mia macchina della verità perfetta... conosci qualcuno più bravo di te a far fare cose alla gente?" spiegò lei e lui la capì al volo.

"Per me possiamo andarci anche subito." dichiarò lui.
"È proprio quello che stiamo facendo!" lo informò lei mentre si avviavano all'uscita.

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"Uff, pensavo fosse più semplice, invece ha già fatto risistemare la porta e ci tocca suonare, anzi, mi tocca. Tu resta lì, in quel punto le telecamere non prendono." lo istruì Jessica, una volta arrivati.
"Okay, ma... che significa? Prima non c'era una porta?" le domandò Kevin, aggrottando le sopracciglia.
"Ehmm no, ieri mi ha fatto incazzare e stamattina gliel'ho buttata giù!" spiegò lei, facendo spallucce come se fosse una cosa di poco conto.
"Spero di non farti più incazzare io d'ora in poi!" si allarmò lui.
"Ti conviene, di sicuro!" rispose secca lei. "Ora vedi di startene buono lì, finché non ti chiamo!"

Kevin fece un cenno per dimostrarle che aveva capito e la detective suonò il campanello.

"Ma guarda un po' chi è tornata!" sbottò Trish, parlando dallo speaker, ma senza aprire.
"Andiamo, Trish, non fare la difficile, abbiamo una discussione in sospeso e sai che non ci metto niente a ributtarti giù la porta!" insistette Jessica, soddisfatta quando la sorella le aprì.

"In effetti no, non ci tengo a passare la giornata a chiamare fabbri!" sbuffò lei, rimanendo appoggiata allo stipite, con le braccia incrociate.
"Ora puoi venire!" chiamò i rinforzi Jessica.

Gli occhi di Trish si riempirono gradualmente di terrore nel mettere a fuoco Killgrave che avanzava verso Jessica e quindi anche verso di lei.

"Buongiorno, Patsy!" la salutò, cordiale.

Il terrore divenne risentimento e stavolta era tutto riservato a Jessica.

"Come osi portarlo a casa mia? Tu hai totalmente perso la ragione!" sbraitò furente.

"Io so benissimo cosa sto facendo e lui è qui per aiutarmi, non ti farà niente, se non quello che voglio che ti faccia!" ribatté Jessica, adorando sottilmente quella sensazione di avere il completo controllo su tutto.

Quando lo aveva imprigionato in quella gabbia di vetro, Killgrave stesso le aveva detto che era una bellissima sensazione detenere il controllo, questo mentre lei lo prendeva a pugni, senza risparmiarsi.
Ma ne avevano fatta di strada da allora.

"Vi spiacerebbe oltremodo smettere di parlare di me come se non fossi qui presente?" alzò gli occhi lui, un po' esasperato.

"Zitto!" fu la risposta unanime che ricevette nello stesso momento da entrambe.

- Almeno non mi hanno ignorato! – sopportò lui, molto pazientemente per i suoi standard.

"Trish, da brava, io credo che dovresti farci entrare," la spronò Jessica, ora molto più calma. "L'alternativa è che poi te lo chieda lui." aggiunse, indicandole Killgrave.

Capendo di non avere alternative, la speaker acconsentì.

Mentre prendevano posto sui divani in salotto, Trish non poté fare a meno di notare i segni che Killgrave aveva sul collo: un morso qualche leggero graffio e un vistosissimo succhiotto che si estendeva fino alla giuntura con la spalla.

"Accidenti, Jessica, sei proprio tornata ad essere il suo giocattolino sessuale!" la scrutò indignata la bionda.
"Ripeto che questi non sono affari tuoi!" sbottò stizzita Jessica, seppur arrossendo, prima di lanciare un'occhiataccia a Kevin. "Dovevi proprio tenerla così slacciata la camicia?"
"Sì, dovevo!" rispose lui, con un sorrisone tronfio e pomposo.

"Non vedo perché allora tu debba immischiarti negli affari miei!" ringhiò Trish.
"Perché prima devo capire che cosa mi nascondi, perché è evidente che c'è qualcosa che non vuoi dirmi e io devo capire assolutamente cos'è..." sentenziò Jessica, prima di indicarle Kevin. "E lui è meglio di un veritaserum." sogghignò.

Sia Trish, sia Kevin la guardarono interrogativi .

"Ma come, nessuno di voi due ha mai letto Harry Potter?" si stranì la detective. "E poi tu, Killgrave, probabilmente adoreresti il personaggio di Barty Crouch Junior... un pazzo psicopatico, ma con una mente brillante, con manie omicida, accentratore di attenzione e potere, che ha un pessimo padre ed è ossessionato a mille con qualcuno che pseudo-ama di un amore malato ... praticamente te!"
"Mi hai forse appena fatto un complimento?" le sorrise inorgoglito Kevin.
"Vuoi dire che di tutto quello che ho detto hai colto solo 'mente brillante'?"
"Può darsi." ridacchiò il persuasore.

"Smettetela di flirtare, voi due, se non sbaglio eravate concentrati su di me!" cercò di riportare l'attenzione su di sé la padrona di casa.

"Giusto," disse Kevin, stabilendo un contatto visivo con lei. "Dimmi la verità." ordinò con tono calmo.


"Non lo abbiamo deciso insieme di lasciarci io e Wil, è stato lui, perché io ho scoperto le sue pillole Le usava per amplificare i suoi sensi percettivi e la sua forza. E volevo provare anche io come ci si sente ad essere invincibili,"

"Cazzo Trish, sarebbe potuta succederti qualsiasi cosa, non la conosci nemmeno quella merda che prende lui!" disse la sua Jessica.

"E non la conoscerò mai! Lui mi ha fermato, prima che potessi ingoiare una pillola, ha raccolto tutte le sue cose e ha detto che per il mio bene si sarebbe allontanato da me e infatti ha fatto sparire ogni sua traccia." raccontò Trish, senza filtri, così come le era stato ordinato. "Sono tutte scuse, io so perché mi ha lasciato. Perché sono debole, indifesa come ogni insignificante essere umano. Tutti mi lasciano, perché sono debole. Mia madre mi odia, perché sono debole. La vita fa schifo, perché sono debole."

Jessica ascoltava lo sfogo della sua migliore amica, esterrefatta.

- Come ho potuto essere così cieca e non accorgermi di come stava lei? – si rammaricò la mora.

Killgrave decise di intervenire, senza essere interpellato.

"Rispondimi, Patsy, tu invidi Jessica?"

"Da morire. Lei ha dei poteri fantastici, eppure se ne sta lì rinchiusa nel suo micro ufficio ad accontentarsi di casi patetici di gente che non sa tenersi il cazzo nelle mutande!" sputò la verità Trish, acida.

"Davvero pensi questo di me? Ho provato a far l'eroina, ho solo peggiorato le cose. Guarda cos'è successo con Hope!" si mise sulla difensiva la detective. "La differenza la fai tu, col tuo talk show, quando ti esponi, quando porti l'attenzione di tutti su determinati fatti. Sei tu la vera supereroina!" la incoraggiò Jessica.

"Balle! Io sono solo un'insulsa umana, senza una straccio di potere speciale!" ringhiò Patricia.

"Sembri troppo determinata. Tu hai un piano preciso. Dimmi quale."

L'intuizione era quella di un detective, ma a fare quella richiesta era stato Killgrave.


"So chi ha reso Jessica così, è l'IGH. Io voglio trovarli, devo trovarli... e chiedere loro di fare la stessa cosa con me." rivelò Trish, come se fosse lobotomizzata.

Non traspariva alcuna emozione nella sua voce.

"No, cazzo, Trish, no! È un piano suicida, non sai a cosa vai incontro, levatelo dalla testa!" gridò disperata Jessica. "Ma davvero credi che io sia felice di averli questi poteri? È un peso enorme! Ne farei volentieri a meno, se potessi avere una vita normale, se potessi riavere indietro la mia famiglia!" disse, con le lacrime agli occhi.

Trish si ridestò dal suo stato quasi catatonico e rivolse la sua attenzione a Killgrave.

"E tu, invece, cosa ne pensi del tuo potere?" lo interrogò.

"È la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la mia vita!" sorrise tronfio l'uomo.

"Lui non fa testo, non starlo ad ascoltare!" alzò gli occhi Jessica, dando una gomitata nella costola di Killgrave. "E pensare che ti avevo portato qui per aiutarmi!"
"E l'ho fatto no? Ho costretto lei a dire la verità, ma non puoi pretendere che menta io!" si difese lui, sempre divertito, anche se un po' dolorante.

"Per me basta così." disse Jessica, alzandosi e lui la imitò. "Prima che andiamo via però voglio stare tranquilla, assicurarmi che lei non faccia sciocchezze. Almeno per settantadue ore." insinuò la detective e al persuasore non servì che aggiungesse altro.

"Patsy, non pensare più all'IGH, ai poteri, al tuo sentirti insoddisfatta." comandò e per tutta risposta Patricia sorrise, ringraziandoli per la visita.

"Detesto giocare a flipper col suo cervello, ma non mi lascia altra scelta!" borbottò Jessica, mentre si avviavano per strada.
"Sono sicuro che riuscirai ad aiutarla. Patsy è fortunata ad avere una sorella come te." la rincuorò lui.
"Vieni un po' qua, tu!" sorrise lei, gettandogli le braccia al collo e spingendosi sulle punte dei piedi per baciarlo.
Così, alla luce del sole, davanti ai vari passanti.

Dopo un tempo indefinito la mora si staccò dal castano.

"E questo per che cos'era?" sorrise lui, ancora un po' stordito.
"La tua ricompensa per quello che hai fatto e soprattutto quello che non hai fatto oggi!"

TBC

Secondo me Jessica sarebbe davvero in grado di buttare giù la porta a quel modo se le venisse detta una cosa del genere, insomma... ce la vedo abbastanza ^^'

Oh, andiamo, per me Jess può essere benissimo una Potterhead , Grifondoro puro XDDD Killy nemmeno ve lo sto a dire, Trish la vedo Corvonero... ma la smetto XD

Tornando seri, chi conosce la seconda serie lo sa, Trish diventa davvero così ossessionata da questa cosa ... il mio plot twist è aggiungerci l'intervento di Kevin, lol, lol, credo che metterò il suo zampino in un bel po' di cose ^^'

Sono fissata coi confronti fra Kevin e i suoi genitori okay, qui ne restava solo uno...

Alla prossima, appena posso aggiorno pure il crossover... e, ve lo dico, prima o poi ritorneranno anche quelli della miniserie verde (perché il loro fluff a tratti comico mi manca troppo, troppo questi sono carucci uguale, ma un filino più seri da gestire ;) )

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