Chapter 3: Incontri Casuali
Inko Midoriya aprì la porta di casa il più velocemente possibile, invitò ad entrare il suo Izuku, e lo aiutò a sistemarsi sul divano. Al ragazzo non sfuggì la sensazione nostalgica di essere tornato a casa dopo tanto tempo, respirare la familiarità che tutto non fosse cambiato e la morbidezza del divano che gli fece tirare un sospiro di sollievo.
"E' bello riaverti a casa, Izuku" mormorò Inko, mentre gli si sedeva accanto e gli prendeva una mano tra le sue. "Adesso devi solo riprenderti. Hai rischiato veramente molto, tesoro".
Izuku teneva gli occhi bassi, due pozze verdi smeraldo scure di tristezza e collera.
Non rispose, fece solo afflosciare la mano stretta in quelle più piccole e delicate della madre che non ebbe bisogno di domandare il perché. Suo figlio era rimasto profondamente distrutto da ciò che aveva fatto Katsuki e non poteva fare molto.
Il suono del campanello sopraggiunse forte abbastanza da farli un po' sobbalzare. Inko si alzò subito, facendo restare seduto il ragazzo di venticinque anni, mentre si affrettava ad aprire. Rimase stupita di vedere una chioma bionda ispida seguita da un'altra più scura.
"Mitsuki, Masaru-san!" disse, poi si spostò di lato per farli accomodare. "Che sorpresa!".
Il verdino si voltò verso i due nuovi adulti, sperando per un attimo di vedere anche il suo ex fidanzato. Non c'era. Si sorprese di quel suo pensiero stupido; a quanto pare era talmente patetico che il proprio riflesso in uno specchio gli avrebbe dato ragione.
"Izuku" Mitsuki cercò i suoi occhi. Si sedette al suo capezzale, prendendogli la mano con le cicatrici e le accarezzò un po', mentre anche Inko si accomodava su una poltrona, imitata da Masaru. "Mi dispiace molto per ciò che è successo. Katsuki mi ha raccontato tutto e ovviamente non mi sono risparmiata con lui".
Il verdino, alla menzione del biondo, deviò lo sguardo improvvisamente rabbioso e tentò di ritirare la mano ma l'altra lo trattenne.
"Non possiamo tollerare ciò che ha fatto nei tuoi confronti ma ti posso garantire che la tua lontananza lo sta uccidendo. Non ti sto chiedendo di tornare insieme, non ne ho alcun diritto e te ne parlo da madre. Ma anche tu, vedo la sofferenza nei tuoi occhi... rimarginate queste ferite. E' per il vostro bene, il vostro futuro...".
"Non voglio alcun futuro con lui. Lei non c'era, Mitsuki-san! Non ha potuto vedere lo scempio al Crimson Rouge! Lui e Kirishima in atteggiamenti spinti, entrambi con un godimento puro sul viso. Che cosa avrei dovuto pensare? Che era solo uno scherzo capace di mandarmi all'altro mondo?!" tuonò il giovane, strattonando la mano con rabbia. Deglutì, per tentare di calmarsi o avrebbe attivato inconsapevolmente il suo One for All, seguito dal suo cuore che iniziava a galoppare rapidamente. "Mi aveva chiesto il perché avessi tolto l'anello. Che cosa avrei dovuto rispondergli? Che lo perdonavo e tutto era meravigliosamente come prima? Signori Bakugo, tra di noi è finita. Vi ringrazio della visita, ma niente mi farà cambiare idea!".
E detto questo si alzò con foga.
Un principio di vertigine gli fece quasi perdere l'equilibrio ma ugualmente si rintanò in camera sua, sbattendo la porta. Izuku rimase con la schiena poggiata contro la liscia e fredda superficie, con la vista che si annebbiava sempre di più. Colto da una grande collera, si buttò sul letto e strinse il cuscino contro il petto. Lo morse mentre piangeva in silenzio.
"Non voglio far preoccupare più nessuno!" sussurrò.
Una parte del suo cuore si pentì per come aveva trattato i genitori di Katsuku, ma l'altra non voleva perdonarlo affatto. Anzi, non voleva più stare così male. Una sensazione acida gli risalì lungo l'esofago: era in procinto di vomitare. Doveva calmarsi e l'unico modo era prendere un sorso d'acqua. Peccato che per farlo sarebbe dovuto tornare in salotto per raggiungere la cucina.
Si alzò, cercando di non fare rumore e quando aprì la porta non seppe perché ma si mise in ascolto. I tre adulti stavano ancora parlando.
"Inko, non posso biasimare Izuku. Non ci sono scusanti per ciò che ha fatto mio figlio, ma in quanto sua madre non posso vederlo auto-distruggersi in quel modo! Neanche come Pro Hero e attuale Number One Hero sta rendendo. Si sta facendo abbattere come un pivello! Se non fosse per il figlio di Endeavor, Shoto, sicuramente sarebbe già finito in un letto di ospedale!" esclamò con rabbia Mitsuki.
"Inko-san, sappiamo tutti che carattere ha Katsuki ma noi non saremmo qui se la questione non fosse di vitale importanza. Non ti stiamo chiedendo di parlare con Izuku per convincerlo ma almeno cercare di fare chiarezza. Le cose sono rimaste in sospeso da allora" precisò anche Masaru, poi sospirò gravemente.
"Non posso intromettermi nella vita sentimentale di mio figlio. Anche lui è distrutto, molto più di quanto possa essere Katsuki. Non posso fare nulla, mi dispiace".
Alle amare quanto decise parole di Inko, Izuku chiuse la porta. Anche lui si lasciò andare a un pesante sospiro. Aveva preso la sua decisione di lasciare Katsuki, di non volerlo mai più vedere e allora perché una parte del suo cuore non voleva cristallizzare le cose in quel modo? Le parole di Masaru lo avevano colpito; erano state come capaci di sbloccare una porta rimasta chiusa da quella sera al Crimson Rouge.
-Devo capire... devo sapere! Che cosa avrà spinto Katsuki a tradirmi con Kirishima?- pensò mentre si strofinava le mani sul viso pallido in un gesto di stizza. -Kirishima era il mio migliore amico dopo Shoto... e mi ha tradito...-.
Il suo cellulare improvvisamente squillò.
Una chiamata dall'agenzia di Sir NightEye. Questa era ora gestita da Mirio Togata che con Shota Aizawa si assicuravano non solo di essere tutori di Eri ma potevano contare anche sull'aiuto di Bubble Girl, le Wild, Wild PussyCat e Kota Izumi, il bambino salvato da Muscular anni fa al campus estivo.
"Ehilà, Deku! Come te la passi, Number One Hero?".
Deku sorrise un po' suo malgrado, LeMillion era veramente speciale, capace di infondere coraggio e sorrisi anche nel cuore più ottenebrato.
"Potrei stare meglio. Cosa posso fare per te?".
"Anche se attualmente sei in congedo malattia,
abbiamo bisogno di te in ufficio. Pensi di farcela?".
Gli sembrava così strano che LeMillion gli avesse chiesto di venire in ufficio e sbrigare pratiche che potevano essere brillantemente gestite da Bubble Girl. Forse cambiare aria gli avrebbe fatto bene. Confermò l'appuntamento nel pomeriggio per le quattro e infine si distese, portandosi un braccio sugli occhi.
Il suo cervello era così confuso...
***
"Ennesimo Villain catturato".
Katsuki calò giù la maschera e si sedette a peso morto sul divanetto grigio del suo ufficio presso l'agenzia di Endeavor. Il suo braccio era stato ferito e gli faceva male: probabilmente a furia di sparare raffiche a vuoto aveva sforzato decisamente troppo.
"Dovresti concentrarti di più in battaglia" parlò nuovamente Shoto, mentre afferrava una bottiglia d'acqua da un mini frigo posto sotto al un tavolino con delle riviste e gliela lanciava. L'altro l'afferrò, iniziò avidamente a bere. "Non so perché le tue prestazioni siano calate drasticamente ma non possiamo contare su un Number One del genere".
"Combatto come al solito, Bastardo a Metà" mugugnò il biondo, guardando altrove.
"Io non credo proprio" rimarcò l'altro e con decisione gli afferrò un polso. "Hai fatto tutto da solo! Ma ora devi scindere sentimenti dal lavoro!". Shoto indurì la mandibola e con più pacatezza aggiunse: "Credevo avessi imparato bene questa lezione quando sei stato mandato in missione con Midoriya per catturare quel Villain, Hisashi!".
"Non parlare di lui!" tuonò il biondo, strattonandosi il braccio. Non trattenne un gemito di dolore... a quanto pare si era slogato in battaglia.
"Fatti curare. E cerca di riprenderti, Bakugo" concluse il bicolore, infine lo lasciò da solo.
Katsuki fumava di rabbia, ma quel Bastardo a Metà aveva ragione. Si stava lasciando andare: da quando Izuku era stato dimesso ed era tornato a casa da sua madre Inko, tutto si era fatto più freddo e angusto. L'appartamento condiviso da diversi anni era mutato in una cella che si restringeva giorno dopo giorno e lo stava lentamente soffocando, se non uccidendo. Il giovane si passò una mano tra i capelli, trattenendo un gemito di rabbia e lacrime salate.
Da quando era accaduto tutto quel disastro, nessuno dei vecchi amici del liceo lo aveva più chiamato. Perfino Eijiro non l'aveva più contattato. Era stato abbandonato da tutti.
Ma se lo meritava. Deglutì la voglia di piangere mentre si arrotolava la manica del suo costume invernale. Il braccio destro era un disastro di lividi e il polso gonfio. Forse stava esagerando a voler disperatamente cercare la morte per potersi liberare da quel dolore sovrumano...
***
Gli sembrava un'eternità da quando aveva passeggiato da solo senza dover fare una singola ronda. Tutto sembrava normale, dai grattacieli che riflettevano il cielo ancora cristallino, con qualche nuvola spumosa in lontananza, il tran tran pomeridiano più che intenso, le risate felici dei bambini che si rincorrevano tra gli sparsi erbosi dei parchi.
Un urlo femminile alle sue spalle lo destò bruscamente dai pensieri.
Izuku si voltò e sospirò impercettibilmente: i Villain non perdevano il vizio di arrecare disturbo a quanto pare. Colui che stava correndo con un registratore di cassa zeppo di soldi sotto al braccio e la donna che cercava di inseguirlo sembrava molto simile a Eijiro Kirishima, con i capelli rossi tirati all'indietro, fisico palestrato, una cintura trasversale che rimbalzava sulla spalla e sul fianco, i pantaloni neri infilati negli stivali rossi. Una -R- sulla cintura in vita.
Il giovane verdino si sentì avvampare di rabbia cieca, le emozioni ribollivano sottopelle.
Caricò a testa bassa verso il nemico e lo stordì con un pugno dritto al volto che lo fece volare contro un lampione. Questo addirittura s'incrinò.
I passanti, la donna e alcuni ufficiali di polizia rimasero sbigottiti per via di quel salvataggio inaspettato.
"Hero Deku!" esclamò la donna, correndo verso di lei con felicità. "Le sono infinitamente grata per l'aiuto!" aggiunse poi con voce affannata e un profondo inchino.
L'altro sorrise, restituendole il registratore di cassa. Izuku controllò con una rapida occhiata che la mingherlina potesse effettivamente trasportarlo fino al negozio e che fosse opportunamente scortata da altri Pro Hero.
Aprì e chiuse la mano destra quando si rimise in cammino; per un frangente aveva quasi provato ad usare il suo Quirk. Se lo avesse fatto, che cosa sarebbe accaduto al suo corpo?
-Sono scattato in quel modo violento perché mi era parso di rivedere Kirishima?- pensò con volto cupo. -Non va bene, è tutto così sbagliato!-.
D'un tratto si sentì bloccare per un polso; prontamente si voltò per sventare una nuova minaccia corpo a corpo ma rimase completamente sbigottito a ciò che vide.
"Posso parlarti? Ho tentato di chiamarti e di messaggiarti ma tu non mi hai mai risposto... E' stato un caso vederti, forse un segno dei Kami".
La rabbia nuovamente tornò a gonfiargli il petto: Eijiro con i capelli scuri, bassi, una normalissima felpa grigia, un jeans e sneakers bianche e rosse gli sostava dinanzi. Un bonario sorriso ma occhi molto tristi capeggiavano sul suo viso.
Izuku sollevò il braccio, neppure gli rispose ma l'altro non liberò il suo polso né si lasciò intimidire da quei freddi e cupi occhi.
"Non possiamo continuare a rimanere in silenzio... per favore, dammi la possibilità di spiegare!" riprovò Eijiro, facendo un passo avanti.
L'altro fece schioccare la lingua contro i denti in un evidente segno di rabbia ma neppure stavolta non rispose né lo guardò.
"Non ti sto implorando il perdono, non lo merito affatto. Midoriya, voglio solo chiarire con te. Perché non è giusto che vivi in questo stato!".
Il braccio e il polso che opponevano resistenza si afflosciarono: Eijiro colse il gesto come un primo passo per ricucire le cose. Ringraziò, indicando di seguirlo a un parco poco distante dove non vi era nessuno, se non qualche altalena che dondolava nel vento e uno scivolo.
I due si fermarono vicino a una ringhiera dove sorgeva un fosso profondo; lì sarebbe stata costruita una fontana.
"Saprai già di cosa voglio parlare, ma è solo molto difficile. Non sono molto bravo con le parole..." iniziò.
"Con i fatti sì, però" sputò velenosamente il verdino, fissandolo truce.
Eijiro Kirishima incassò il colpo ma continuò: "Quella sera, avevo pensato che a Bakugo servisse un addio al nubilato tra amici. Non pensavo che anche le ragazze ti avrebbero portato al Crimson Rouge. Era una serata molto semplice, un drink, qualche ballo e nulla più".
Izuku si appoggiò alla ringhiera stancamente, una mano sul petto e i capelli che gli oscuravano lo sguardo addolorato. Quel colpo al Villain lo avevano stancato parecchio.
"Stai bene?" chiese preoccupato il rosso crinito.
"Continua".
Di nuovo ignorò quella voce intrisa di rabbia.
"Qualcosa è andato storto. Un whiskey dopo l'altro ci ha fatto perdere il lume della ragione, ben presto io e Katsuki abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi, poi di chi baciasse meglio e chi fosse più capace a letto. A un certo punto faccio io il primo passo, dicendo che ero un abile baciatore visto che a Mina piacevano i miei" raccontò Eijiro, con un lieve sorriso alla menzione della sua ragazza. "Dopodichè, qualcosa scatta in noi, io lo trascino accanto alla porta del bagno e mi viene voglia di approfondire".
"Di scopare Katsuki per suo sommo piacere!" ringhiò Izuku furiosamente.
Al Pro Hero Red Riot parve di essere stato appena trapassato da una freccia acuminata; il suo amico dai capelli verdi aveva le lacrime agli occhi e queste cadevano sulle gote pallide senza fermarsi.
"Hai rovinato tutto, Kirishima! Hai fatto saltare il nostro matrimonio, la nostra relazione, ogni cosa! Ogni promessa!" esclamò Izuku con voce acuta. "Come pensi che mi possa sentire sapendo che niente sarà più come prima?!" tuonò, battendogli due pugni sul petto.
Il rosso lo lasciò fare non sapendo che dire o fare. "Non era mia intenzione. Credimi. Era solo un innocente gioco, nient'altro..." accennò con un fil di voce.
"Non chiamarlo gioco!" sbottò l'altro, dopodiché si afflosciò sulle ginocchia e pianse disperatamente. Eijiro lo abbracciò di getto; rimase sorpreso perché Izuku non si allontanò né si dibatté per allontanarsi. "Ti sarai divertito a vedermi in quello stato!" gemette il verdino.
"No, Midoriya, nulla di quello che dici o pensi è la verità! So che sarà difficile riportare le cose come prima, ma voglio che tu sappia che voglio rimediare al mio errore. Katsuki ha bisogno di te più che mai! Io lo vedo in battaglia, anche Shoto me lo dice che si sta lasciando andare!" Eijiro ingoiò aria per calmare la sua disperata determinazione. "Tu hai bisogno di lui. Non siamo ciechi, lo capiamo" sussurrò infine, strofinandogli i capelli. "Dammi una possibilità, per favore..." anche lui aveva le lacrime agli occhi mentre chiudeva le palpebre.
"L'anello non l'ho tolto. Tu però sì!" tuonò, afferrandolo per una spalla.
"Non toccarmi!" sibilò l'altro, schiaffeggiandogli la mano. "Mi sembra una presa per i fondelli! Perché dovrei tenere un anello che non ha più alcun valore? Se vuoi illuderti, fallo! Anzi, perché non chiedi al tuo Eijiro di sposarti?".
"Io non lo amo, Deku! E tu lo sai!".
"Non ti credo! Non ti saresti mai spinto con lui se fosse stato solo un gioco!" ruggì l'altro, mettendosi seduto con rabbia. Ora stava ansimando, il suo cuore pulsava nel petto.
"Io sono innamorato di te! E' vero, non ci sono scuse per ciò che ho fatto, ma dammi una cazzo di possibilità!".
Il verdino iniziò a tossire, il cuore gli stava battendo a due ritmi diversi, sentiva di mancargli l'aria. Stava soffocando sotto gli occhi di Katsuki.
"V... vattene via! N... non ti voglio... più... vedere!" ansimò.
A Izuku erano tornate in mente quelle crude parole vomitate addosso a Katsuki e di nuovo venne investito da un'ondata di lacrime. Si sentiva ancor più male, il cuore dilaniato nel petto, i respiri incostanti tra i singhiozzi, il corpo tremante e stanco.
"Vieni, ti accompagno da Mirio-san" propose Eijiro, aiutandolo a rialzarsi e non osò staccargli gli occhi di dosso quando lo vide ondeggiare. "Piangere fa bene, ancor di più ascoltare".
Ma Izuku non si sentiva di certo meglio, solo stravolto.
Non voleva più pensare nulla: desiderava solo sprofondare da qualche parte e dimenticare la sua stessa esistenza. Non poteva però ignorare il fatto che Eijiro avesse fatto un passo avanti, a differenza sua che alla fine si era lasciato addirittura consolare.
-Sono patetico- pensò il verdino.
Pochi istanti silenziosi dopo, i due avevano raggiuntol'ingresso dell'agenzia.
Quando entrarono, Eijiro si premurò di accompagnare Izuku verso una sedia e di rianimarlo un po' con un bicchiere d'acqua. Non si aspettò di ricevere un cenno con il capo in segno di ringraziamento dal più minuto.
LeMillion, il vibrante Mirio Togata, fece il suo ingresso con un brioso sorriso e le mani sui fianchi. Dietro di lui, Eri e Kota camminavano fieramente.
"Izu-nii chan!" esclamarono in perfetta simbiosi.
Izuku li abbracciò affettuosamente. Li amava come se fossero stati i suoi fratelli minori.
"Onii-chan, non essere triste..." sussurrò Eri, accarezzandogli la guancia.
Il verdino smise di sorridere; pianse nuovamente, con il capo affondato nelle chiome fluenti dei due ragazzini. Mirio prese posto alla scrivania, facendo cenno a Eijiro di accomodarsi accanto a Izuku. Il rosso abbozzò un sorriso bonario allo sguardo truce di Kota, che sembrava un leone pronto ad azzannarlo.
"Ti ho fatto venire qui per un motivo importante. Ricordi quella sera al Crimson Rouge?" iniziò il biondo pompato, intrecciando le dita sotto al mento come avrebbe fatto Sir NightEye. Izuku annuì pian piano. "La scientifica ha analizzato i cocktail serviti in quel locale ed è venuto fuori un particolare fattore" continuò, spingendogli sotto al naso alcuni fogli stampati. Anche Eijiro ne prese una copia. "Se notate bene nella composizione alcolica c'è una voce che non dovrebbe affatto comparire. Sto parlando di quei venti grammi della Droga dell'Amore".
"Che cosa sarebbe questa stupidaggine?" domandò curioso Kota.
"E' una composizione chimica ottenuta con un Quirk capace di aumentare feromoni e istinti animali negli esseri umani. Se assunta in quantità elevate porta a perdere il senno e a comportarsi in modo discutibile. Esattamente come è accaduto con Denki, Eijiro e Katsuki. Metabolizzata dal sangue al cervello, la droga fa straparlare e fare ciò che non si vorrebbe mai fare".
Izuku si era irrigidito, con lo sguardo ampio puntato al vuoto.
Molte più lacrime cadevano silenziose dalle guance al dorso delle mani tremanti. Anche Eijiro aveva smesso di respirare ed aveva la medesima espressione dell'altro. Mirio sospirò appena, poi prese la mano di Izuku tra le sue e cercò il suo sguardo perduto.
"Hai capito adesso, Izuku?" mormorò con gentilezza. "Hai compreso che cosa è successo in quel locale? Dopo il tuo svenimento, scientifica e polizia avevano scoperto che si fabbricava questa droga destinata ai pugili in modo da farli combattere senza accusare la stanchezza per incontri clandestini estenuanti" Mirio si appoggiò allo schienale della poltrona con le braccia conserte e lo sguardo puntato dinanzi a sé. "Per fortuna è stato sventato il tutto e adesso quella Droga è all'agenzia di Endeavor" dopodiché gli scompigliò i verdi capelli.
Izuku divenne ancor più spettinato. "Mi dispiace" mormorò improvvisamente mentre Eri e Kota lo lasciavano dall'abbraccio. Poi si rivolse a Eijiro che continuava a trattenere miseramente le lacrime. "Mi dispiace".
"Vai, Izuku Midoriya. E salvalo".
Alle flebili parole di Mio, Izuku si alzò con una foga incredibile e corse via, alla ricerca del suo amato Kacchan.
***
Che senso aveva vivere se non aveva più nulla?
Dopo che era andato da un medico aveva scoperto che aveva sforzato troppo i suoi tendini e non poteva rischiare di spezzarseli, rendendo il braccio destro completamente insensibile. Ora portava una spessa fasciatura ma non gli importava. Nutriva molto più interesse per la discutibile altezza che si era scelto. A fine giornata lavorativa, infatti, si era accomodato sul cornicione di un altissimo edificio dove si godeva di una vista mozzafiato, perfetta per suicidarsi.
Katsuki guardò il suo anulare; l'anello era sempre e ancora lì e rappresentava l'unico legame che lo teneva ancora a Izuku. Sarebbero stati sposati, felici, una cosa sola e invece aveva semplicemente rovinato tutto. Si artigliò una mano sul viso, ritraendo le ginocchia al petto.
"Mi butterò giù. E allora tutto scomparirà. Questo buco nel petto smetterà di divorarmi lentamente" mormorò con un debole sorriso.
Improvvisamente il suo cellulare squillò.
Katsuki corrugò nervosamente le sopracciglia. Chi osava interromperlo dalla sua idea di libertà?Il display si oscurò, ma dopo qualche attimo nuovamente si illuminò nella tasca del suo pantalone scuro. A quanto pare chiunque fosse stao, non lo avrebbe lasciato in pace.
Svogliatamente controllò: per poco non perse realmente l'equilibrio cadendo da un'altezza considerevole mentre si rimetteva in piedi con un salto. Era Eijiro! E sotto la notifica di un messaggio vocale da parte di Shoto.
"Che cazzo vuoi?" quando richiamò.
"Baku-bro, devi venire immediatamente! Midoriya è uscito a cercarti ma non è più tornato! Neanche sua madre e i tuoi genitori rispondono! Ci siamo dirigendo a casa tua, per favore raggiungici immediatamente!".
Il biondo non ebbe bisogno di rimuginare sul perché avesse deciso di rispondere a Red Riot ma quella voce carica di disperazione non poteva affatto essere uno scherzo! Braccio ferito o no, sarebbe andato a salvare il suo Izuku a qualunque costo!
***
Poco prima...
Izuku non poté correre a lungo.
La terapia alla quale continuava a sottoporsi ogni settimana stava indebolendo il suo corpo. Aveva già perso cinque chili di muscoli, andando immancabilmente sottopeso.
Tutto questo passò in secondo piano quando arrivò lì, alla sua meta. Il respiro sembrava un fastidioso ronzio d'api nelle orecchie e percepiva il cuore martellare sotto lo sterno. Quale emozione provava solo perché stava guardando la finestra dove aveva salutato Katsuki la sera dell'inferno?
Bussò un paio di volte. Attese. Pazientemente. Felice. Ansioso.
Non rispose nessuno.
Riprovò, poi s'infilò la mano in tasca ed estrasse la chiave della serratura, non capendo perché non l'avesse restituita tempo fa. Forse anche questo era un segno del destino, chi mai avrebbe potuto dirlo? Aprì la porta, accese la luce ma ciò che vide lo fece rimanere attonito. Vestiti sporchi ricoprivano il pavimento, una pila di piatti sporchi torreggiava nel lavandino, cibo fetido riempiva diversi sacchi della spazzatura.
Izuku capì subito: Katsuki si preparava da mangiare ma la maggior parte finiva nella spazzatura.
Fece un piccolo giro di ricognizione: il bagno, la camera da letto.. tutto era in disordine, c'erano anche delle gocce di sangue accanto a uno specchio ridotto in frantumi. Izuku si sentì male per ciò che doveva aver passato Katsuki. Notò allora una lettera sgualcita sul portariviste fra il divano e la tv. La prese e iniziò a leggere.
Izuku confido sempre che potremo tornare insieme. La verità è che continuo a pensare a ciò che ho fatto con Kirishima. Non riesco a capacitarmi né a darmi pace. Per lui non ho mai provato nulla, neanche affetto. Solo amicizia. E invece ho rovinato tutto, ogni cosa.
Izuku, semmai leggerai questa lettera, allora molto probabilmente l'avrò fatta finita perché non riesco a immaginare, anzi a vivere, un mondo senza di te. Senza il mio Zuku.
Anche se non te l'ho detto spesso, ti amo molto, più di quanto tu possa immaginare, molto più di quanto le parole possano dire. Ti amo, Izuku: non dimenticarlo mai.
Addio
Il tuo Kacchan
Un potente -NO!- sbucò dalla bocca del verdino, ancora intento a stringere quella lettera tra le mani tremanti.
"Kacchan, non lo fare! Dimmi che sei ancora vivo!" mitragliò, correndo rapidissimo fuori dalla casa.
Forse era tornato a casa dei signori Bakugo, come faceva quando era triste o più scontroso del solito. Ma il villino distava diversi chilometri!
Improvvisamente, come una manna dal cielo, vide una figura alata volteggiare nel cielo. Il suo stile era inconfondibile, le ali vermiglie rese un po più pallide dall'argentea luna. Agitò le braccia, chiamando il suo nome più e più volte.
"Oh, guarda chi si vede!" commentò quello che rivelò essere un più che contento Hawks.
"Ti prego, puoi portarmi a casa mia? E' urgente! Non c'è un minuto da perdere!" farfugliò il giovane, visibilmente scosso.
Hawks, o meglio Keigo Takami, non fece domande ma eseguì solo e dopo circa una decina di minuti atterrarono di fronte al giardino della casa dei Midoriya.
"Io vado, mi ha fatto piacere veder-".
Un colpo invisibile scagliò Hawks contro un albero, tranciandolo di netto. Izuku smise di respirare, totalmente impietrito.
"Chi c'è?!" ruggì il verdino, guardandosi intorno. Non vide nessuno, pensò bene di soccorrere Keigo che era rimasto inerme al suolo, con i suoi occhiali gialli incrinati e una sanguinante ferita alla tempia e alla nuca. Lo chiamò più e più volte ma non ottenne risposta. "Maledizione! Chi c'è?!" ruggì nuovamente.
Il verdino percepì qualcosa di viscido avvolgersi intorno allo sterno: lo sollevò di diversi metri. Solo aguzzando la vista colse un dettaglio terribile... era un uomo con occhi pazzoidi, dorati, mezzo corpo avvolto da una sostanza viscida e verdastra che tendeva a scomparire nel buio e ricomparire accanto a una fonte di luce. Sembrava un blob informe gigante.
"Deku, il Number One Hero!" esclamò ridendo.
Aveva in una mano una pasticca a forma di cuore, rosa, più o meno grande quanto un chicco d'uva. La portò alla bocca, rompendola con i denti in un sonoro scricchiolio poi scese il silenzio.
"Distruggerò te e mi vendicherò per avermi sbattuto in prigione, qualche anno fa! Sai, al Tartaro non sono stato trattato bene!".
Improvvisamente la presa sul suo corpo si fece ancora più salda. Izuku non poteva quasi respirare, Keigo era fuori combattimento. Vide con la coda dell'occhio sua madre, Mitsuki e Masaru. Era nei guai se non poteva combattere...!
-Kacchan!- pregò nel pensiero, mentre le ossa scricchiolavano pericolosamente, una dopo l'altra, come grissini...
Angolo di Watchie
Se riuscirò, pubblicherò in giornata anche il quarto ed ultimo capitolo. E aggiornerò anche UnderWorld. Un abbraccio caloroso e un saluto a tutti! Buona domenica!
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