4. Al Luna Park con la Zucca
Meno di quarantott'ore e la zucca sarebbe andata via, chissà dove.
Quando Katsuki si era svegliato, aveva trovato il figuro seduto sul bordo del letto, vestito di tutto punto con un completo nero, a vegliarlo.
Avevano dunque fatto colazione insieme... o meglio, la zucca umana era rimasta a fissarlo mangiare, con una tazza di tè fumante intoccata per tutto il tempo. Il biondo aveva pagato e prenotato per la sera ed erano usciti insieme.
Katsuki era di nuovo vestito da Hero; aveva un'altra ronda ma almeno in un settore tranquillo della città. L'aria era poco fredda e gli alberi resistevano con tutte le forze nel tenersi le foglie che avevano solo cambiato colore.
DynaMight e il suo silenzioso fidanzato camminavano per il vialetto di un enorme parco. Il cielo era cristallino, il mormorio dell'acqua di una peschiera poco lontana si udiva sempre più nitido e non c'erano che pochissime persone, perlopiù anziani sedute sulle panchine.
Quando vedevano DynaMight, salutavano felicemente, grati per il suo aiuto.
«Sei davvero sicuro di aver mangiato?» domandò improvvisamente Katsuki.
L'Uomo-Zucca annuì con un piccolo inchino del capo.
«Oggi pomeriggio andremo al cinema. E poi al parco di divertimenti, prima di tornare al Love Hotel».
Un altro cenno.
«Le nostre strade si divideranno alle 07.30 di domani».
Ancora un annuire. L'Uomo-Zucca non alzò subito la testa, sembrava pensieroso.
«Vorrei sapere chi c'è dietro quella maschera» se ne uscì il biondo.
L'altro si toccò la zucca ma non fece altro se non continuare a stringergli la mano. DynaMight era una persona davvero gentile. Avrebbe conservato quei ricordi gelosamente.
Per strada era tutto molto tranquillo.
Katsuki aveva sempre lo sguardo fisso dinanzi a sé ma niente sfuggiva davvero ai suoi occhi cupi e decisi. Al suo fianco, lo Zuccanzato gli si stringeva al braccio sinistro senza mai proferire parola.
Di tanto in tanto la sua buffa e aranciata testa puntava a qualche vetrina di dolci, alle costole colorate di nuovi libri da leggere o ai fiorellini in qualche bel vaso su tavolini esterni dei bar.
Katsuki stava notando tutto questo da almeno una mezz'ora.
D'un tratto, non sentì più la presa all'arto e preoccupato - solo di un po' - si voltò istintivamente dietro. L'Uomo Zucca, composto, con le mani giunte sul davanti, osservava una meravigliosa composizione di fiori dalla curiosa forma di un cuore spettrale. Il raso assomigliava a una ragnatela e finto sangue colava dai petali.
Il biondo non era amante dei fiori, diceva che erano cose che ricordavano i funerali ma doveva ammettere che avevano il loro bel perché.
Abbassò gli occhi.
Non aveva mai regalato nulla del genere a Izuku.
Lo Zuccanzato lo stava guardando, con la testa un po' piegata in avanti. Gli porse la mano con eleganza e il Pro Hero l'afferrò senza alcun dubbio, con un mezzo sorriso.
«Ti piacciono i fiori?».
Nessuna risposta. Katsuki non lo scoprì mai. L'Uomo-Zucca, prima di andare, guardò un'ultima volta la vetrina, forse per imprimere nella mente la bellezza dei petali color plasma.
Quella ronda sarebbe stata fiacca. Il Pro Hero non era l'unico tra i suoi simili ad aver notato che l'aria si era alleggerita. Durante le varie pattuglie, diurne o notturne, i Villain sembravano essersi volatizzati e non c'erano più scippi, scontri o feriti.
Dai piani alti, in agenzia, nessuna missione importante.
Nel pensare a ciò la sua espressione mutò in una cupa.
Stai ancora lavorando o mi stai pensando?
Forse se mi ponessi le tue scuse potrei ripensarci, stupido fungo verde...
Il Zuccanzato si fermò e così anche lui. Si indicò la bocca intagliata e Katsuki capì subito.
«Non è niente. Pensavo a cose stupide e divertenti» disse, l'altro invece annuì appena. «Finiamo la pattuglia e il pomeriggio sarà tutto per noi».
L'Uomo-Zucca s'inchinò appena. Katsuki pensò, prima di rimettersi in cammino mano nella mano, che l'aveva fatto certamente sorridere. O arrossire.
Di nuovo il volto felice di Izuku gli tornò in mente ma lui cancellò rapidamente il pensiero.
Non sei più il mio broccolo...
***
Per tutto il giorno, Katsuki non si era incontrato mai con Izuku.
Quand'era tornato in agenzia, seguito dallo Zuccanzato, aveva un po' esitato poi erano entrati. La spavalderia nello sguardo cremisi era rapidamente scomparsa con la scoperta - curiosa e un po' amara, in realtà - che mancava il Pro Hero dai capelli verdi e ricciolini.
Un po' Katsuki ci era rimasto male. Voleva tanto costringere Izuku a morire di gelosia e invece aveva perso una buona occasione di farlo soffrire, di costringerlo a redimersi.
Lo Zuccanzato gli aveva spostato la sedia ed elegantemente l'aveva invitato a sedersi. Da lì, la mente di Katsuki si era concentrata sul lavoro al pc e lentamente la sua rabbia era scomparsa.
L'Uomo-Zucca, per tutto il tempo, era rimasto immobile accanto a lui, dietro la scrivania, con le mani dietro la schiena. Proprio un perfetto maggiordomo...
Il Pro-Hero lo guardò. Ancora sembrava uno spaventapasseri piuttosto buffo ma era contento che non l'avesse mai lasciato da solo. Con un sorriso, si voltò sulla sedia e si batté una mano sulla coscia.
«Vieni qui. Coccoliamoci».
Il cuore del biondo vibrò: lo Zuccanzato aveva obbedito, sempre in modo composto. Adesso sedeva sulle sue ginocchia, con le mani chiuse a pugno sulle proprie magre cosce.
Katsuki non chiedeva mai coccole, non era un tipo da effusioni in pubblico, quindi non capiva affatto perché avesse fatto l'esatto contrario. Il suo orgoglio non concordava ma non lo avrebbe ascoltato.
Il figuro gli prese delicatamente le guance e le accarezzò con i pollici. Il Pro Hero lo fissò con un'espressione incredula. Da quanto tempo non riceveva un trattamento simile?
Premettero insieme le fronti, dopodiché Katsuki trovò conforto tra le braccia dell'altro.
«Lui non me le faceva...» mormorò a denti stretti.
Il suo cuore punse. Non era del tutto vero.
Lo Zuccanzato annuì appena, le dita continuavano a sfiorare i capelli, il collo e la schiena. Una lacrima randagia sfuggì dal biondo.
Come soffriva Katsuki...
Lo Zuccanzato guardò il Pro Hero accanto a lui.
Come promesso erano andati al cinema. Alla terza fila dall'alto si erano accomodati. La sala non si era granché riempita, probabilmente perché era un film minore di sdolcinata azione.
Katsuki c'era andato solo per svagarsi un po' ma in verità lui non era un tipo da questo genere di cose.
Tutti e due si tenevano le mani.
La buffa testa tornò al film, era oramai alla metà e non aveva del tutto convinto ancora, quando improvvisamente sentì stringersi con più forza la mano. Katsuki guardava con occhi spalancati una chioma smeraldina seduta nelle prime file.
Stava tremando, il suo petto si muoveva veloce.
Da bravo Zuccanzato, gli accarezzò il dorso timidamente. Katsuki sussultò e lo guardò stralunato.
Andava tutto bene. Quello non era Izuku, si era trattata solo di una svista. Il sosia era troppo grasso.
Il Pro Hero espirò. Sì, era così. Non c'era motivo di arrabbiarsi.
Finirono di vedere il film dopodiché silenziosamente lasciarono il cinema. Katsuki con il cuore pesante, lo Zuccanzato sempre silenzioso.
Fuori, il cielo era più scuro, un'unica pennellata larga di blu con stelle flebili e minuscole. All'orizzonte l'arancio splendeva sottilmente, con qualche nube scarlatta.
Katsuki ultimamente guardava spesso il cielo. Lo rendeva malinconico ma ricercava quell'emozione perché ricordava poi tanti bei momenti felici con Izuku.
Gli mancava? NO.
Forse...
Sì, a tal punto che gli faceva male il petto.
Lo Zuccanzato fissava di nuovo una vetrina di dolcetti a forma di ragno e fantasmini, una rimanenza di Halloween. Fu allora che Katsuki si rese conto che era andato al cinema in tenuta da Pro-Hero.
Dietro di loro, un orologio posto su un alto palo segnava le sei in punto del pomeriggio. Volendo si poteva fare rapidamente un salto al centro commerciale e comprare qualche vestito più adeguato...
Non aveva voglia di tornare al Love Hotel a cambiarsi.
«Andiamo al centro commerciale?».
Non aveva senso chiederlo ogni volta, visto che l'Uomo-Zucca era sempre d'accordo ma Katsuki non ne poteva fare stranamente a meno.
«Vieni con me. Conosco una scorciatoia!»...
***
DynaMight volava a mezz'aria con le sue sonore esplosioni.
Contro i vetri degli altissimi edifici del centro direzionale di Musutafu, esse brillavano come piccoli fuori d'artificio.
Sulla sua schiena se ne stava, rannicchiato come un cucciolo di koala, lo Zuccanzato. Non sembrava spaventato - in realtà, molte cose non sembrava - ma piuttosto neutrale. DynaMight era forte e non temeva di cadere da un'altezza considerevole.
Con qualche curioso fan affacciato a una finestra che li fotografava e qualche Pro Hero di pattuglia nelle strade che salutava, raggiunsero rapidamente il centro commerciale Tomoya, il terzo più grande della città.
Il Pro Hero depositò il fidanzato con i piedi in terra, tenendolo per qualche istante tra le braccia. Katsuki era radioso, i suoi occhi brillavano di contentezza.
«Consigliami qualcosa di adatto per il Luna Park» e a tale richiesta, decisamente gentile e felice, lo Zuccanzato annuì con l'ennesimo lieve inchino.
Il centro commerciale era affollato e brulicante di fan innamorati di DynaMight. Il giovane dovette fare i conti con un'orda travolgente di persone che, non appena lo videro metter piede lì, lo circondarono. Qualcuno spintonò malamente dietro il povero Zuccanzato.
«Togliti, coso orrendo! Stattene buono a cuccia, proprio come le zucche che crescono in terra!».
A quelle parole, rabbiose e sarcastiche, Katsuki si voltò in ogni direzione. Il suo fidanzato sedeva sul pavimento, con la testa china. Ma il Pro Hero non era intenzionato a lasciar correre. Così, mentre lo aiutava a rialzarsi, cercò chi avesse osato tanto.
Tuttavia l'Uomo-Zucca non voleva uno spargimento di sangue per causa sua, così indicò delle scale accanto a due scale mobili.
«Buona idea!». DynaMight lo prese come una sposa leggera e rapidamente si dileguò, incurante della folla dispiaciuta di averlo già perso.
Quando si allontanarono abbastanza sul nuovo piano, il biondo scelse di intrufolarsi nel primo negozio di abbigliamento maschile a sinistra, proprio di fronte a una gioielleria.
«Non una parola! Mi serve un cambio urgente!» annunciò deciso.
Le commesse squittirono... non capitava tutti i giorni di vedere DynaMight così da vicino! Quant'era bello!
Katsuki trascinò lo Zuccanzato verso i camerini.
«Io entro. Sceglimi qualche outfit casual. Voglio solo essere un civile che si diverte al Luna Park con il proprio fidanzato».
Il figuro annuì e rapidamente si perse tra gli stand e i ripiani zeppi di bei vestiti. Avendo buon gusto - Katsuki l'avrebbe scoperto a breve - riuscì a combinare almeno tre completi diversi in meno di cinque minuti. Porse il primo al biondo nudo e solo in slip.
La tenda color nocciola concedeva uno spiraglio. Lo Zuccanzato non era autorizzato ad essere un guardone ma l'occasione gli stava capitando nuovamente di punto in bianco. Solo un'occhiatina non avrebbe fatto male.
Katsuki era di spalle. Il trapezio si muoveva ad ogni movimento delle braccia, il grande dorsale faceva venir voglia di toccarlo anche solo con la punta di un dito.
Quello che non sapeva la zucca misteriosa era che il biondo si era accorto di lei dal riflesso dello specchio verticale dinanzi a lui. Ma non avrebbe detto nulla per non imbarazzarlo o offenderlo.
Il primo outfit consisteva in canotta aderente nera, a collo alto, cargo scuri, converse bianche e giacca candida.
Il secondo, invece, polo blu scuro, pantaloni skinny neri con caviglie scoperte, scarponcini bianchi e giacca di pelle nera.
L'ultimo era davvero interessante. Soprabito grigio scuro, lungo e slacciato; pantaloni morbidi classici con caviglie scoperte, maglioncino e anfibi tutti rigorosamente in nero.
Katsuki uscì mentre si guardava piacevolmente. Lo Zuccanzato gli mise sulla testa un basco scuro e gli avvolse intorno al collo una sciarpa grigio-corvina. Gli aggiustò un po' i baveri del soprabito e lo ammirò, le mani sempre giunte sul davanti.
Mancava solo una bella pochette di pelle nera. E furono fortunati. Fu la commessa a portarla, di un ottimo materiale.
«Mi piace questo completo, ben fatto! Perché non scegli anche tu qualcosa? Non ti sei stufato dei tuoi vestiti da perfetto maggiordomo?».
L'Uomo-Zucca negò. E allora Katsuki preferì non insistere...
Il tempo era volato. Già le 18:30. Mancava mezz'ora per raggiungere il luna park e Katsuki non voleva indugiare oltre lì dentro. Lo Zuccanzato portava una borsa di carta bianca con il suo costume di Pro Hero.
Quando lo ha preso? Non me ne sono accorto?
Katsuki deglutì. A quante cose non faceva caso?
Cercò allora di prendergli l'impiccio ma lo Zuccanzato si scansò di lato, negando. Non gli dava fastidio. Era felice di potersi rendere utile.
«Come vuoi»...
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