1. Prenotare una Zucca


«Se le cose stanno così, basta! Mi sono rotto il cazzo di dover sempre annullare qualcosa da fare insieme!».

Izuku era mortificato ma non era neanche completamente colpa sua. Essere un Pro-Hero, dopotutto, voleva dire dare quasi sempre priorità anche a cose dell'ultimo minuto.

«Lo so, Kacchan ma-».

«Se lo sai, non dire un cazzo. Nessuna scusa ti salverebbe» Katsuki sospirò con così tanta amarezza che Izuku lo guardò con un po' di timore. «Voglio una pausa da te».

Il cuore del verdino che aveva tribolato per tutta quella sfuriata, si fratturò. Ma in fondo era ovvio che sarebbe accaduto ciò che aveva sempre temuto. Aveva fatto saltare così tanti appuntamenti da averne perso il conto.

Quando Katsuki aveva ricevuto l'ennesimo no a una cenetta insieme per via di un incarico serale-notturno accettato da Izuku, era esploso urlando e qualche momento dopo i suoi occhi si erano velati di lacrime.

Fu lo spostamento d'aria del corpo di Katsuki che si muoveva veloce nel salotto a farlo tornare vigile. L'istinto di Izuku capì subito che di lì a poco sarebbe stato abbandonato ma niente riuscì a dire.

Accanto alla porta, a tre quarti, Katsuki lasciò un ultimo avvertimento. «Lasciami in pace. Non chiamarmi. Non cercarmi».

La porta si chiuse con uno scatto. Solo allora Izuku comprese che, mentre lui si era messo a rimuginare su cosa dire, Katsuki aveva riempito un borsone sportivo con vestiti e alcuni affetti personali.

L'appartamento adesso sembrava enorme e vuoto, addirittura freddo. Il ragazzo dai capelli verdi si lasciò cadere sul divano con un buco immaginario al centro del petto. Non lo vide, certo, ma i suoi occhi sembrarono recepirlo e si riempirlo di lacrime.

«Perdonami, Kacchan...» sussurrò, lasciandosi cadere con il viso sui cuscini. «Hai semplicemente ragione...


***


Eijiro non si capacitava di una cosa. Un attimo prima usciva tutto felice dalla doccia, pronto per gustarsi una mousse al cioccolato proteica. E adesso era seduto al bancone di un bar, con una birra, a sorbirsi l'aura minacciosa di Katsuki.

Il biondo si era presentato a casa sua come una furia silenziosa e l'aveva trascinato verso il primo bar più vicino. Aveva ordinato due birre e da allora ancora non si decideva a vuotare il sacco.

«Senti, Bro... lo sai che mi fa piacere quando beviamo qualcosa insieme ma... perché non mi dici che succede? Tra non molto nessuno si avvicinerà al bancone vedendo i tuoi denti aguzzi».

«Parla per te, Capelli di Merda con il sorriso di un fottuto squalo tinto di rosso» bofonchiò l'altro e tirò una sorsata di birra.

«Okay... quindi immagino che la situazione debba essere piuttosto grave perché non ti vedevo così sconvolto da una vita» e anche Eijiro prese un sorso.

Katsuki era nervoso, ricurvo sul bancone. Il rosso crinito era seriamente preoccupato per l'incolumità del povero barista che fingeva di essere totalmente al proprio agio ma si notava il suo terrore dal modo in cui lucidava lo stesso punto del boccale da venti minuti buoni.

«Amico, smettila di stringere quella bottiglia. Vuoi far volare qualche detrito e uccidere qualcuno?» lo ammonì fermo il rosso.

«Anche tu non capisci».

Eijiro sbuffò ma almeno di lì a poco Katsuki si sarebbe finalmente aperto.

«Spiegami. Altrimenti davvero non capirò mai».

Katsuki finì velocemente la birra e altrettanto rapidamente lasciò una generosa banconota sul bancone, prima di dirigersi a passo spedito verso l'uscita.

Non subito parlò ma quando il barista lo fece, la sua voce sembrò piccola e timorosa. «M-mi scusi, q-questo è-è molto più di quanto cost-costerebbero le birre».

Eijiro s'intenerì al timido balbettio del giovane moro dinanzi a sé, così lo rassicurò con un brillante sorriso. «Tieni pure tutto. Il servizio è stato impeccabile».

Il ragazzo annuì con fare stordito ma non obiettò nulla. Ecco perché gli Hero in borghese lo mettevano così tanto in soggezione!

Il rosso crinito ricordava perfettamente la direzione presa da Katsuki; a sinistra, verso una strada meno illuminata da una fila di lampioni bianchi e aranciati che si erano accesi solo dieci minuti prima.

Il cielo era una distesa meravigliosa di cobalto, arancio e qualche nuvola lilla, dallo strascico scarlatto di un tramonto che aveva reso neri gli edifici e una distesa di perle il mare all'orizzonte.

Eijiro si assicurò di non toccare l'amico per non beccarsi qualche esplosione in faccia. Katsuki era letteralmente una bomba ad orologeria pronta a detonare.

«Dà sempre priorità a delle fottute missioni che potrebbero fare qualche scartina raccomandata e invece NO!» Katsuki calciò un sassolino con tutta la rabbia possibile. «E' sempre un continuo rodersi il fegato, riprogrammare e mangiare veleno perché io non conto un cazzo per lui!».

Eijiro si sentì davvero triste per l'amico ma capiva anche Izuku. Per essere un Pro Hero e puntare alla prima posizione erano necessarie missioni improvvise per guadagnare crediti. Il sistema di scalo in graduatoria era molto difficile.

«Così me ne sono andato. Voglio una pausa ma onestamente vorrei solo rompere con lui. Non è il fidanzato adatto a me». Il tono di Katsuki si era fatto improvvisamente flebile e lontano.

Il rosso crinito si guardò istintivamente la punta delle scarpe rosse, deglutendo piano. L'amico biondo che l'aveva superato di poco, si strofinò rapidamente il dorso della mano sugli occhi.

«Dove andrai a dormire, bro?».

La schiena di Katsuki si afflosciò leggermente. Fu Eijiro a superarlo stavolta, con gran convinzione nello sguardo.

«Vieni da me e stai tutto il tempo che vuoi!».

Il biondo non gli rispose subito e con gli occhi, piuttosto, si mise a scrutare attentamente lì dove i pali dritti dei lampioni si curvavano a sinistra e le lampade erano attorniate da sciami di fastidiosi moscerini.

«Non dormo sul divano».

Eijiro si sentì stranamente meglio. Era felice di poter aiutare il suo migliore amico...


***


Katsuki, dopo una lauta e succulenta pizza, un sacchetto di patatine fritte e mezzo tacos, era crollato addormentato sul divano e per quattro ore aveva ronfato profondamente.

Dopodiché aveva improvvisamente spalancato gli occhi nel buio. Lì per lì aveva tastato il vuoto, pensando fosse il letto con accanto Izuku. Ma i ricordi l'avevano brutalmente investito come acqua gelida, così si era messo a sedere sciattamente.

La prima cosa che fece fu controllare il cellulare che a quanto pare Eijiro gli aveva poggiato sul tavolinetto tra l'enorme tv da cinquanta pollici e il divano comodo e caldo. Ah, aveva guadagnato anche una coperta morbida e grigia addosso.

Izuku non gli aveva scritto. Da un lato ne fu contento ma dall'altro anche arrabbiato. Era in torto e non aveva provato a scusarsi? Inutile arrovellarsi il cervello all'una e dieci del mattino, Katsuki si mise velocemente a perder tempo scrollando sullo smartphone.

La sua attenzione fu altalenante per tutto il tempo che trascorse stranamente lento. A una certa, il Pro Hero si strofinò gli occhi e si appisolò. Poco prima di diventare nero, una notifica con un pallino verde comparve sullo schermo.

- Congratulazioni per averci scelto! Un nostro addetto prenderà in carico la tua richiesta entro domani! -


Il mattino seguente, Eijiro trovò Katsuki che cucinava. Immediatamente si accorse del pallore della pelle, i capelli più spettinati del solito e i tremolii delle mani. La spatola tintinnava un po' troppo sul bordo della padella dove cuocevano sei uova.

«Buongiorno, Baku-bro. Come hai dormito?».

Katsuki rispose con un suono incomprensibile e nasale dal fondo della gola. In silenzio gli servì tre uova e riempì due tazze con del caffè bollente. Quasi dimenticò i toast nel tostapane tuttavia riuscì ad evitare un'amara bruciatura.

«Ooookay... grazie per la colazione, suppongo» mormorò perplesso Eijiro.

Il biondo aveva leggere occhiaie e gli occhi arrossati. Sotto la doccia, quando si era svegliato intorno alle cinque e trenta, aveva pianto il più silenziosamente possibile e ora si sentiva bene.

Sempre se vuoto volesse dire effettivamente sentirsi bene.

«A che ora hai il turno?» chiese Eijiro, poi assaggiò subito un uovo e scoprì che era saporito, di sale al punto giusto. «Fantastico, bro! Le uova migliori di sempre!».

«Oggi non lo incontrerò».

Eijiro perse il sorriso e quel tentativo di smorzare l'aria pesante finì ancor prima di cominciare.

«Hai intenzione di chiedere un cambio turni?».

«Sì» Katsuki affondò con troppa forza la forchetta nel piatto. «Non ho intenzione di vedere la sua faccia del cazzo!».

Almeno non ha perso il suo carattere esplosivo.

La colazione riprese più o meno tranquillamente, Eijiro non parlò più e Katsuki gliene fu segretamente grato.

Improvvisamente, il citofono trillò forte e chiaro dalla penombra dell'ingresso.

«Chi aspettavi, Capelli di Merda?» domandò vagamente Katsuki.

Non voleva affrontare nessuno! Che Eijiro avesse sparso voce alle comparse? No. Non era quel tipo di persona.

«Non ne ho idea. Pacchi no perché non sto comprando più niente da internet» Eijiro finalmente andava a rispondere.

Annuì con la cornetta all'orecchio un paio di volte. Katsuki si beccò almeno due o tre occhiate incredule.

«Chi è che scassa il cazzo alle sette e trenta del mattino?!» imprecò spazientito.

In casa Kirishima, alle sette e trentadue, una figura misteriosa si presentò. Elegante nel suo smoking grigio caldo, guanti bianchi, un papillon nero come le scarpe lucide e dalla sonante suola di cuoio. Al taschino un lembo di un fazzoletto bianco.

Sulla testa...

Katsuki si alzò, stupito.

Una zucca con un sorrisetto stupido che ad occhio era larga quanto le piccole spalle del figuro, nascondeva completamente la testa. Non superava Katsuki né Eijiro in altezza per pochi centimetri ed era piuttosto snello.

«Che diavolo è questo scherzo, Capelli di Merda?!».

«Non ne so nulla, Baku-bro!».

Il Pumpkin-man si avvicinò a Katsuki, tirò con un elegante giro di polso sinistro un biglietto da visita dall'interno della costosa giacca e glielo porse con un inchino da perfetto maggiordomo.

«Zuccanzato. Per tre giorni sarò il tuo fidanzato, così com'è stato specificato nel tuo ordine. Firmato Agenzia MuchLove».

Katsuki sollevò inorridito gli occhi alla zucca umana che si era rialzata in piedi e sembrava fissarlo in attesa di ricevere qualche ordine. Quando controllò il suo cellulare e trovò non solo la pagina con la quale aveva effettuato inconsapevolmente un ordine e pagato un bel po' di quattrini ma l'email di conferma che qualcuno sarebbe venuto alle coordinate GPS attive al momento dell'ordine alle 07.30 del giorno dopo, si sentì quasi morire.

«E' uno scherzo, vero?» gemette, guardando di nuovo Eijiro.

«Bro, non ne so niente! E poi dovrei essere io quello arrabbiato visto che hai reso pubblico l'indirizzo del mio appartamento!».

Katsuki sbuffò solo perché l'amico aveva ragione.

«Come si fa a disdire questa cosa, comunque?».

La zucca umana scosse il capo, gli indicò il biglietto e gli fece cenno di voltarlo. Katsuki di nuovo obbedì e lesse.

Impossibile da disdire. Goditi le tue 72 ore con il tuo nuovo Zuccanzato!

«Vaffanculo...».

Katsuki lo disse a se stesso.

«Uhm... quindi ora che si fa?» domandò Eijiro, finalmente si avvicinava. «V-vuoi mangiare con noi?».

La zucca guardò interrogativamente Katsuki ma questo rischiava di arrivare tardi al lavoro così lo ignorò. Andò a prepararsi con il costume invernale in fretta e quando tornò in salotto scoprì che la figura elegante era rimasta in piedi, con apparentemente gli occhietti triangolari rivolti al pane tostato sul tavolo.

Eijiro ammonì l'amico con un'occhiataccia, un rimprovero per tanta insensibilità. Katsuki sbuffò.

«Mangia quello che vuoi» mormorò appena.

La zucca sembrò felice nel mentre che obbediva. Ma come avrebbe fatto con quella cosa arancione in testa?

Eijiro si avvicinò all'orecchio del biondo, non voleva farsi sentire. «Che dovremmo farci con lui? Insomma... sarà il tuo fidanzato per tre giorni, no? Non penso che dovrebbe starsene solo soletto qui a casa mia».

Katsuki ignorò volutamente la marcatura finale, così rispose: «Non ci penso proprio a portarmelo in agenzia!».

La zucca fissò improvvisamente loro con uno scatto della testa; lì per lì non successe nulla - il pane era rimasto tra l'altro intoccato - poi si avviò alla porta.

Era chiaro, no? Lo Zuccanzato era pronto per seguire Katsuki al lavoro. Il biondo si schiaffò una mano in fronte.

In che razza di situazione si era cacciato?

Nonostante tutto lui adesso aveva apparentemente un fidanzato. Katsuki socchiuse gli occhi: poteva far ingelosire Izuku e fargli capire cosa si era perso! Così, con un ghigno serafico, allungò la mano alla zucca.

«Ecco il tuo primo compito, Uomo-Zucca. Sarai il mio accompagnatore per tutto il giorno!».

Lo sconosciuto gli s'inchinò dinanzi, con una mano sul petto. Gli baciò - lo sbigottito Eijiro l'immaginò andare così - il dorso di quella protesa con molta eleganza.

Katsuki e il suo Zuccanzato furono i primi a lasciare l'appartamento. Eijiro dovette concedersi almeno un paio di minuti per cercare di capire che diavolo era appena successo...

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