Chapter 6: Anche se il Mondo dovesse Finire (Parte II)


"Non ci credo che puoi impedire alle radiazioni di distruggere il mondo!" sfidò Chargebolt.

Diamante sogghignò con una mano sul petto in modo teatrale. Perla gli si strinse all'altra manica con uno sguardo di fuoco. "Sbagli, mio patetico Hero. Devi sapere che io posso davvero salvare il mondo. Ma non lo farei mai senza avere prima qualcosa in cambio!".

"Non accettiamo compromessi! Le radiazioni sono un problema enorme! E restando a parlare qui perdiamo solo tempo!". Chargebolt si lanciò in una veloce corsa puntando contro Diamante l'indice e il pollice per scagliare una potente frustata elettrica. L'uomo si parò dietro una lastra medio-alta del ghiaccio di Shoto, spaventato. Scavalcò l'anello di ghiaccio e gli puntò le dita alla tempia, riservando la medesima cosa anche al tremante Perla. "Non siamo arrivati fin qui per giocare a ladro e poliziotto: tu fermerai le radiazioni!".

"Non prendo ordini da un piccolo verme come te!" ringhiò Diamante.

In un movimento veloce, Perla afferrò il braccio di Denki e lo tirò con forza, fino a stritolarlo. Diamante si voltò immediatamente e colpì ferocemente con una potente tallonata.

L'urlo che si levò non fu capace di coprire lo scricchiolio dell'osso che si spezzava. Denki fece due passi indietro, il suo braccio sinistro ciondolava inerme lungo il fianco e il dolore cresceva con una rapidità incredibile.

"Chargebolt!" urlò Red Riot, accecato dalla rabbia.

Si indurì mentre correva verso Diamante: gli mollò una ferocissima testata al cranio, lo afferrò per le spalle e lo sbatté in terra, mentre Shoto bloccava Perla in una colonna di ghiaccio per impedirgli di muoversi e andava a soccorrere Denki. 

Quest'ultimo si era inginocchiato ma teneva ancora due dita alzate, a mo' di pistola, verso Perla che urlava e tentava di liberarsi.

"Tatsuo!" chiamò disperatamente. "Lasciatelo andare!".

Red Riot tenne una gamba poggiata sulla spina dorsale del gemello maggiore, spingendo duramente il suo piede che pesava molto più di un macigno e iniziava a rendere difficile respirare.

Shoto usò il suo ghiaccio per cristallizzare il braccio spezzato e dare un sollievo a quel dolore che sembrava lava bollente. Gli venne in mente, per un attimo, il Festival Sportivo dove aveva combattuto contro Izuku e nello scagliare del ghiaccio gli aveva involontariamente congelato il braccio esploso. 

Denki ringraziò con un cenno e si rese conto che non sarebbe stato più in grado di muovere o sentire le dita. Frattura non esposta, almeno!

Diamante notò che gli alberi iniziavano a diventare rossi, il vento si stava alzando e le acque rumoreggiavano frastagliate, sbattendo alcune barche ormeggiate al molo poco distante.

In un mondo radioattivo, però... la volontà di Masami non si sarebbe potuta avverare.

"Tatsuo!" implorò Rin. "Non c'è tempo... noi! Noi dobbiamo...!".

"Ah, lo so, Rin". Diamante sospirò. Avevano fallito in partenza. Quando Rin aveva previsto che sarebbero giunti il Number One Hero e il Two ad Otheon si era reso conto che quella visione lo aveva turbato. Gli aveva chiesto il perché ma Rin aveva scosso la testa e sorriso falsamente. "Lo so che quella volta avevi previsto la nostra disfatta e nonostante tutto abbiamo comunque proseguito. L'unica cosa che mi rende ancora speranzoso è che ci sono molti Villain che sapranno sintetizzare nuovamente Eufeme e corrodere questo mondo schifoso!".

L'uomo guardò il fratello minore e concesse un sorriso: sollevò il collo verso l'alto, aprì la bocca e chiuse forte. La pasticca di Eufeme incastrata nel suo molare sinistro si ruppe, il liquido biancastro gelido scese inesorabilmente nel suo esofago e lui attese, cullato dai singhiozzi di Rin.

Ricordava tanti bei momenti con la loro preziosa madre; i giochi con Masami, la loro casa con giardino, Mika-chan il loro Volpino della Pomerania e quella foto di un uomo dagli occhi verdi e i baffi neri che mai erano riusciti a chiamare padre.

Il suo cuore iniziò a galoppare forte, il suo corpo divenne di un colorito rossastro, la pelle sbuffò un strano gas bianco. Fu travolto da una forza incredibile, tanto da afferrare la caviglia di Red Riot e scaraventarlo contro Shoto che fu colpito alla tempia. 

I suoi occhi si tinsero di rosso, sanguinarono, così per il naso e la bocca. Raggiunse Rin, ma quando toccò la mano essa divenne scarlatta, le vene gonfie e in un rumore secco esplose.

Il ragazzo non emise parola. Il corpo di Diamante era fortemente radioattivo. E andava bene così, morire per una giusta causa, morire ricordando un po' il Quirk di Masami Nii-san. Morire per mano di suo fratello gemello e non essere solo.

Diamante urlò al cielo, mentre il fratello minore si gonfiava ed esplodeva in un sanguinante pasticcio e carne bruciata.

"Tatsuo... ti... aspetto..." sussurrò prima di svanire definitivamente.

Ciò che rimaneva del ghiaccio si tinse di rosso, con alcuni pezzi di organi sparsi tutt'intorno.

Diamante alzò le braccia al cielo, iniziò a camminare, poi a correre in direzione dell'esplosione di Gianimede. Sarebbe stato il suo ultimo atto di vita. Il suo Quirk aveva ucciso il fratello minore, non l'aveva considerata come possibilità e c'era solo un modo per rimediare al suo errore madornale. 

Morire altrettanto.

Confidava, nel suo cuore, che ci sarebbe stato qualcuno con le stesse volontà di Masami di rendere il mondo un posto migliore. Aveva visto gli occhi di Deku e qualcosa in lui era scattato. Forse davvero il male non era riuscito a mettere radici in alcuni cuori puri.

Il suo corpo fluttuò in aria, urlò ancora, con gli ultimi pensieri rivolti alla sua famiglia perduta e diventando un ammasso di luce rossa tutto fu aspirato, cancellato, distrutto come la più potente delle catastrofi...





Il dolore era immenso, il corpo pesava un macigno. Aveva il sapore del sangue in bocca, un lieve calore sul viso e su gran parte del suo torace. I suoi sensi che erano stati completamente zittiti e annebbiati lentamente iniziarono a farsi più vigili, fino a quando le palpebre non si dischiusero, baciate da un flebile raggio di sole.

Izuku Midoriya rimase a fissare il vuoto fino a quando la sua memoria finalmente si rimise in moto. Deglutì per riflesso una sensazione molto ferrosa, sgradevole e acida ed espirò appena. Tossì: quel movimento sconquassò il suo povero corpo debole e martoriato.

Nel momento in cui riacquistava maggior nitidezza, notò una chioma bionda a qualche centimetro contro il suo viso sfregiato ed insanguinato e di colpo, come se fosse stato investito da una secchiata di acqua gelida, un nome gli aggredì mente, ricordi e bocca.

"K... Kacchan...!" articolò tossendo di nuovo.

Le sue braccia erano immobili, le ossa all'interno erano esplose perché non avevano retto il pieno potere dell'One for All, come ai vecchi tempi. Cercò di alzarsi in qualche modo, facendosi leva sulle spalle per potersi bilanciare.

"Kacchan!" chiamo di nuovo, con più fervore.

Riuscì a mettersi prima seduto. Strofinò poi la guancia e il mento sui capelli biondi sporchi di sangue secco e fanghiglia. Fu allora che notò che schiena, muscoli e collo erano rossi, feriti, come se la pelle si fosse liquefatta. 

Izuku trasse un respiro traballante, tentando di non vomitare dinanzi a quello scempio e a quella lava di sangue.

Con un gioco di apertura di gambe riuscì a voltarlo e poggiò immediatamente l'orecchio sul petto. Non sentì nulla.

"Kacchan, no!" gemette, tentando di trovare di nuovo un battito.

Il corpo di Katsuki era leggermente tiepido, le zone periferiche come naso, labbra e dita invece già molto fredde. Le ferite trasudavano un'incredibile caloria e l'odore era nauseante. Izuku fu costretto a voltare la testa altrove per non soccombere a un nuovo conato, questo decisamente più forte.

La sua bocca si aprì per riflesso e tossì forte, sputando un grumo di saliva e di sangue.

"Kacchan!" chiamò con maggior forza.

Portò ancora una volta il corpo dilaniato da stanchezza e ferite verso il petto, per poi risalire appena e tenere in sospensione la guancia sulle labbra. Nessun sibilo d'aria: Katsuki non stava respirando. 

No! In realtà, non sapeva da quanto tempo era rimasto senza ossigeno! 

Un senso di panico si impadronì di lui, gli occhi gli si annebbiarono di lacrime: il cuore galoppò nel petto con una tale forza capace di rompere lo sterno. Tossì ancora, iniziando a battere leggermente la fronte sul petto del biondo.

"Kacchan, non osare!" ringhiò, aumentando i colpi. Premette le sue labbra su quelle fredde, tentando di tenere il naso chiuso con la parte superiore dello zigomo. "Non osare lasciarmi, hai capito?". 

Si spostò per poter fare delle compressioni toraciche con un ginocchio e continuare.

Per la prima volta, nonostante tutto fosse finito, si sentiva quello sconfitto e non riusciva in alcun modo a buttar fuori il suo dolore: oramai aveva perso il conto di tutte le volte in cui aveva disperatamente tentato di piangere. 

Eppure non si arrese, continuò ancora a fare le compressioni, chiamando il nome di quell'Hero dai capelli del sole.

"Ti prego..!" sussurrò, tossendo ancora e di nuovo sputò del sangue, ma stavolta una macchia più grande.

Katsuki non dava segni di vita. Izuku chiuse gli occhi, sollevando la testa verso il cielo cristallino. Non era felice, non era per niente contento: chiuse le palpebre stanche e fu in quel momento che gli venne in mente un'immagine, come una sorte di memoria non del tutto sbiadita.



"Non osare salvarmi! Non mi lascerai!".
Katsuki fece detonare la Black Whip di Izuku con le ultime energie, gli si gettò addosso, abbracciandolo e piombarono al suolo, con quell'esplosione bianchissima che li colpiva. Fu un attimo, un urlo, poi più nulla...



Izuku riaprì gli occhi, fissando il cielo con un'espressione basita. Katsuki lo aveva salvato: aveva preso la maggior parte di quel potere catastrofico con il suo corpo e non era sopravvissuto. Si sentì male, si sentì un fallito.

"Katsuki..." fu il gemito addolorato di Izuku.

La disperazione scalpitò dentro di sé: fu preso da un istinto di collera, attivò l'One for All e iniziò a colpire ferocemente con ancora la fronte il petto, urlando, implorando nel pensiero di avere un qualche miracolo.

"Che cosa devo fare per riaverti con me? E' la mia punizione per averti fatto solo soffrire?" urlò, continuando a battere contro quel petto, alternando con nuove compressioni toraciche e soffi nelle labbra. "Kacchan... Kacchan, per favore...! Ti prego..!".

Improvvisamente, il corpo del biondo ebbe uno spasmo: si irrigidì e colpi forti di tosse e avide boccate d'ossigeno risuonarono tutt'intorno, interrompendo quell'agonia sempre più pesante.

 Katsuki inarcò la schiena, voltò la testa dall'altra parte e dischiuse gli occhi, continuando a ingoiare aria e a sputare grumi di polvere nera, saliva e sangue.

"Kacchan..." sussurrò Izuku, tremando come una foglia, incredulo.

Il biondo si tese un po', poi voltò lentamente i suoi occhi dischiusi e vitrei di lacrime per quell'improvvisa resurrezione.

"D... Deku..." articolò, alzando piano la mano per accarezzargli una guancia. "Deku...".

"Kacchan!". Izuku fece incastrare quella mano tra la sua guancia e una spalla per potersi strusciare con tutta la paura che finalmente gli permetteva di respirare. "Kacchan, il mio Kacchan!".

Il biondo sorrise, tirandolo leggermente per il bavero del costume per farlo riposare con la testa sul suo petto. Sibilò all'aria contro le sue fresche e tenere ustioni da radiazioni. 

Izuku gli si accoccolò vicino, inspirando a pieni polmoni il debole odore di cannella che gli era incredibilmente mancato.

"Ce l'abbiamo fatta, eh?" commentò il biondo, baciandogli i capelli. Il cielo era meravigliosamente azzurro. "O siamo morti?".

"No. Non siamo morti. Proviamo dolore".

Risero leggermente. Kacchan deglutì un grumo di saliva per lenire quella secchezza nella gola e chiuse gli occhi, riempiti di lacrime. Izuku invece era ancora vigile, con un orecchio premuto sul suo petto, temendo che quel cuore si sarebbe potuto fermare ancora da un momento all'altro.

"Non avresti dovuto proteggermi".

"Non avresti dovuto proteggermi, tu" ripeté il verdino, in colpa. "Ti avevo schermato con la Black Whip".

"Avresti preso la maggior parte di quell'impatto. Avresti voluto morire così? E lasciarmi?" arrivò più forte e sicura la risposta di Kacchan. "Ora... non so quante radiazioni abbiamo preso e se ce la faremo ma... non tornerò indietro".

Izuku sollevò la testa per cercare quegli occhi rubino illuminati da un'incredibile luce di determinazione. Corrugò le sopracciglia e sbuffò una leggera risatina, avvicinandosi alle labbra. Katsuki allungò il collo e gli premette un lieve bacio.

"Voglio tornare insieme a te" gli disse. "Non importa quanto ci vorrà ma voglio essere il tuo ragazzo e tuo marito".

"Oh, Kacchan..." sospirò l'altro, accoccolandosi sul petto. "Non è necessario".

"Cosa?".

"Non è necessario... perché io..".

E poi tutto fu molto veloce; Katsuki e Izuku rimasero a malapena vigili quando arrivarono Shoto, Red Riot e anche Denki, con il braccio stretto nel ghiaccio. 

Un elicottero di Endeavor con Burnin, All Might, Hawks e Best Jeanist bucò le nuvole, gli Hero li adagiarono immediatamente su due barelle e prestarono loro le prime cure.

"Che cosa intendi...?" sussurrò Kacchan, mentre Recovery Girl gli agganciava una mascherina d'ossigeno sul viso.

Izuku deglutì e nel momento in cui le sue labbra si aprirono per rivelargli ciò che aveva pensato, perse i sensi.

"Una trasfusione! Midoriya ha perso troppo sangue!". Alle parole gravi di Recovery Girl Katsuki sollevò piano la testa ma anche lui, alla fine, si abbandonò al dolce sonno.



Che cosa volevi dirmi...?




Un piccolo fiocco di neve gli si poggiò delicatamente sulla guancia destra.

Il dolce tepore del sonno terminò con quel brivido freddo che gli fece aprire gli occhi. In un primo momento fu tentato di imprecare a quel tocco non gradito, poi a quel fastidio di bianchi neon che portarono semplicemente un bruciore agli occhi stanchi e arrossati, troppo secchi.

Un volatile tutto rosa gli volò sulla mano che riposava sul petto, sopra le bianche lenzuola. Pigolò felice, alzando un'ala come per salutarlo. Occhi rossi misero meglio a fuoco e comprese di essere in una stanza di un ospedale, non da solo. 

C'era anche Rody che sistemava un fascio di fiori bianchi in un vaso accanto a un letto di fronte al suo.

Pino trillò felice, volando sui capelli di Rody che si voltò con un sorriso sincero e soddisfatto verso di lui.

"Certo che sai come far morire di paura tutti, eh? Cos'è? Volevi davvero crepare per avere sollievo delle tue colpe?".

Quelle parole sarcastiche ma senza alcuna punta di veleno spalancarono il baule di tutti i suoi ricordi e la luce della coscienza, dell'essere finalmente vigile e certo di ogni sua azione, lo investirono come il più gelido dei venti. 

Pino aveva gli occhi grondanti di lacrime, era molto felice.

"Ti sei svegliato, finalmente. Pensavo che avremmo passato un Natale senza di te".

Katsuki lo fissò in silenzio, poi osservò la flebo nel braccio e quello sinistro completamente fasciato, dalla spalla fino alle dita. Alzò le coperte: indossava il classico pigiama ospedaliero di un tenue azzurrino; il suo ventre e bassa schiena erano stati puliti, disinfettati e ricuciti, coperti da strati su strati di garze. 

Anche sulla sua caviglia, nel rosa della pelle, spiccava il bianco.

"Oh, ma tu guarda! Sta entrando la neve!" commentò Rody, chiudendo completamente la finestra scorrevole che affacciava sulla zona residenziale di Otheon.

"Quanto tempo ho... dormito..?" domandò finalmente Katsuki, la sua voce graffiante, la gola secca e ruvida.

"Due settimane intere ma tranquillo; non ci sono effetti collaterali per l'esposizione prolungata alle radiazioni. Siamo stati davvero fortunati" spiegò Rody appoggiandosi alle sbarre tubolari del suo letto. "Nella valigetta, quando l'avevo consegnata ad Endeavor, c'erano dei preziosi dati. Incredibilmente è bastato invertire alcuni processi chimici per ottenere un siero anti-radiazioni e con le cure di Recovery Girl sei guarito. Ancora pochi minuti e saresti morto".

Katsuki allentò il suo collo che aveva innaturalmente e involontariamente contratto nell'ascoltare le ultime parole di Rody: era davvero felice di poter continuare a vive-.

Un pensiero lo colpì alla nuca dolorosamente: con tutta la foga possibile si alzò, ignorando vertigini, stilettate di dolore e bruciore a schiena e stomaco e cercò quasi alla cieca il suo Number One Hero. 

Rody sbuffò una risatina, gli poggiò la mano tra i capelli e guidò la sua testa per portare lo sguardo su una figura che ancora riposava.

"Deku...?" piagnucolò il biondo, tremando.

"Si è risvegliato un paio di volte ma per ora riposa. Ha la febbre molto alta per essersi denutrito e disidratato in svariate settimane e per essersi spinto troppo con il suo Quirk" raccontò Rody. "Ci avete salvato". 

Katsuki lo osservò dopo aver udito quelle ultime tre parole pronunciate con voce tremolante ma non disse nulla.

Pino volò sul letto di Izuku e iniziò a gufare in un crescendo, sbattendo le alucce in preda alla gioia.

"Ehi, smettila subito! Deku deve riposare! Così lo sveglierai!" rimproverò Rody.

Katsuki gli prese il polso; Rody non ebbe bisogno di farsi dire il motivo. Sorrise appena, poi funse delicatamente da supporto per aiutarlo a raggiungere il lettino dove Izuku aveva aperto gli occhi e li muoveva leggermente, in evidente stato confusionale.

"Deku!" chiamò il biondo.

Izuku sbatté le palpebre e improvvisamente fu come se si fosse rianimato: girò la testa verso Katsuki e Rody e sorrise, tentando di alzare una delle mani che erano state bendate completamente fino alle dita. 

Kacchan la strinse, la baciò dolcemente, traendo un respiro tremante.

"Non è un sogno..?" chiese rauco il verdino.

"No, sono qui. Siamo stati guariti dagli effetti delle radiazioni" sussurrò Katsuki, chinandosi per baciargli la fronte. "Riposati, la febbre è molto alta".

Rody fece segno a Katsuki di sollevare appena la testa di Izuku per potergli far bere un po' d'acqua da una bottiglia tenuta sul comodino per ogni evenienza. Riuscì a prendere pochi sorsi prima di gemere a un crampo e portare per riflesso la mano contro le labbra.

"Ah, lo so. Hai voglia di vomitare" sospirò triste Rody. "Mentre voi due eravate a nanna, Recovery Girl ha parlato un po' con altri dottori. Deku, il tuo stomaco deve abituarsi a mangiare di nuovo; a furia di affamarti lo hai fatto rimpicciolire. Ci vorrà tempo ma cerca di non cedere al vomito. Quel riflesso è una condizione del tuo cervello; il tuo corpo ha bisogno di nutrienti e cibo".

"Per quasi sei mesi ti sei affamato?" domandò colpevolmente Katsuki.

"Niente sarebbe stato capace di colmare il vuoto che avevo dentro" rispose Izuku, portando la mano sullo stomaco. Katsuki gli poggiò su anche la sua ed annuì. "Sono diventato un mucchio d'ossa. Non sono riuscito a esercitare bene il cento per cento dell'One for All".

"Guariremo, vedrai" rispose sicuro Katsuki, uno sguardo determinato a far risaltare i suoi rubini vividi. "E lo faremo insieme". Si scambiò una veloce occhiata con Rody che aiutò a sollevare Izuku in una posizione quasi seduta. "Ero sicuro di quello che ti avevo detto. Lo sono ancora adesso". Rody gli prese una mano e gli poggiò sul palmo l'anello, facendogli un cenno di proseguire, mentre si teneva dall'altro lato del letto e non diceva nulla agli altri Pro Hero che entravano. Katsuki sospirò, si inginocchiò un po' a fatica e tenne alto l'anello. "Izuku... vuoi sposarmi?".

Il verdino deglutì, portandosi la mano contro le labbra ma non rispose, i suoi occhi erano vividi di tante emozioni diverse. Rody storse un po' le labbra, perplesso. Il suo amico pareva lottare interiormente con tanti demoni passati. 

Non poteva sapere quali ma un po' li comprendeva tra quel marcio, quel dolore, quel vuoto di un cuore sofferente.

Katsuki non vacillò ma si rimise in piedi, ancora tenendo l'anello in bilico tra pollice e indice.

"Io..." rispose Izuku, negando piano. Le sue mani si afflosciarono sul letto, così come la sua testa ricurva in avanti. "Non credo di meritarmelo, Kacchan. Sono incapace di scindere bene lavoro e sentimenti. Finirei di nuovo per farti del male".

Denki si appoggiò con la testa sulla spalla di Eijiro, questo gli avvolse il braccio per stringerlo meglio a sé. Shoto era silenzioso nel fissare la scena.

"Ho sbagliato. Ho frainteso tutto. Non mi ero reso conto di quanto stessi pretendendo troppo da te. Sei il Number One Hero, cazzo, avrei dovuto tifare per te e supportarti! E invece ho sempre infierito, ti ho fatto pesare tutto!" scattò il biondo, tremando un po'. "L'ho capito tardi. Sono stato uno stronzo e... faceva male. Essere senza di te, non riuscivo a darmi pace ma cercavo di illudermi che era stata la scelta giusta".

Tacque. Calò il silenzio.

"Che cosa volevi dirmi comunque?" continuò poi.

Rody era preoccupato per il suo amico e gli dispiaceva anche per Katsuki; aveva capito che, nonostante tutto, si fosse seriamente impegnato a recuperare il tempo perduto e a rafforzare un rapporto quasi distrutto.

Izuku allungò tremante la mano destra dove anche il suo anello mancava. Katsuki ebbe un sussulto mozzato nel fiato, incredulo ma non tentennò: infilò dolcemente l'anello. 

Rody prese dalla tasca del suo nero pantalone l'anello di Deku e glielo porse a quest'ultimo, con un cenno di fiducia.

Anche Katsuki se lo fece mettere al dito.

Guardarono le loro mani e le incastrarono insieme. Kacchan non resistette oltre, tirò Izuku a sé e finalmente lo baciò con passione, mentre gli spettatori potevano esultare felici per quel lieto fine.

"Che volevo tornare con te e farlo per sempre".

La risposta che aveva tanto voluto sentire! Kacchan era l'uomo più felice del mondo in quel momento, niente sarebbe stato in grado di fargli cambiare quell'umore sprizzante di sensazioni positive.

"Grande! Quindi a quando il matrimonio?" sorrise Eijiro.

"Dobbiamo cercare di recuperare il tempo perduto. Ma sarà nostra premura farvelo sapere!" sorrise Katsuki, abbracciando radiosamente Izuku.

"Tutto è bene quel che finisce bene" commentò ridacchiando Rody. "Sei felice adesso, Deku?".

Izuku aprì la bocca per esprimere tutta la gioia che stava attraversando il suo corpo ma rise, incapace di trovare e usare parole che potessero anche solo far capire quanto l'amore e quanto la gioia di quell'attimo gli stessero dando una carica incredibile.

La sua risata, seguita dalle altre dei suoi amici, però, ebbe un picco alto: i suoi occhi si riempirono di lacrime e tacque, mentre esse cadevano sul lenzuolo in piccole pozze più scure.

"Piangi, Izuku. Assorbirò io il tuo dolore" gli sussurrò Katsuki e finalmente, dopo mesi e mesi di vuoto, il dolore si rivoltò fuori in un lungo e disperato pianto incontrollato.

Eijiro sospirò, appoggiando la guancia su quella di Denki che stringeva il suo braccio rotto. Aspettava questo momento da tanto tempo ma c'era ancora una cosa da fare per essere tutto completo. 

Fece un cenno a Denki, corse fuori dalla stanza per tornare con il suo zaino rosso e consegnare il famoso pacchetto arancione a Katsuki.

"Penso sia il momento di aprirlo, Baku-Bro".

Il biondo annuì e lo aprì, cercando di evitare di pensare a quanto fosse stato stupido da parte sua prenderlo a pedate. Più o meno la scatola era ancora integra; quando tolse il bianco coperchio il suo cuore si fermò.

C'era un orologio, purtroppo il vetro era stato frantumato ma ancora funzionava il meccanismo. Avrebbe potuto far aggiustare anche la lancetta più piccola. Era argentato, di classe ed aveva una dedica incisa nel retro.


BakuDeku


"Questo era quello che volevo, Deku" espirò, allungandoglielo dinanzi. "Mi dovrai però spiegare il senso della dedica".

Izuku annuì, incapace ancora di placare le sue lacrime. A malapena, con fatica e dita tremanti, glielo agganciò al polso sinistro. Katsuki lo strinse a sé, baciandogli affettuosamente i capelli. "Bakugo Katsuki diventa Baku e il mio nome da Hero è Deku, in pratica BakuDeku".

"E' perfetto. Lo farò riparare".

"Era il regalo del tuo compleanno ma ad aprile già non eravamo più-".

"Shhh. Lo so" interruppe dolcemente il biondo, coccolandolo.

"Hai capito, allora Baku-Bro?" ridacchiò Eijiro.

"Sì, ma sono stato un idiota. Avrei dovuto rendermi conto che l'amore di Izuku era forte e immenso. Avessi letto prima la dedica avrei evitato dolori nel culo a non finire" sbuffò questo, guardando ancora il suo ragazzo e promesso sposo.

Izuku si era addormentato: lo adagiò dolcemente disteso e gli rimboccò affettuosamente le coperte. Pensò a quanto si fosse sentito provato da un dolore simile, in svariati mesi; rifletté su quanto lui, invece, fosse stato un idiota colossale.

"Passeremo il Natale qui ad Otheon tutti insieme" fece improvvisamente Rody, mentre si asciugava le lacrime di gioia. "Il mio fratellino e la mia sorellina ne saranno molto felici".

"Mi sembra un'ottima idea!" squittì Denki. "Tra l'altro è tra due giorni".

"Ehi, Kacchan..! Pensa bene al regalo da fare a Izuku, capito?" schernì Denki, mentre il rosso lo abbracciava dalla schiena con amore.

Il biondo abbassò gli occhi, spostandoli poi su Deku. Un'idea gli balenò in mente tanto che se ne stupì lui stesso. "Mi serve il vostro aiuto. Ho in mente un regalo che potrebbe essere speciale per Izuku".

"Beh, che aspetti?" incitò Rody.

Kacchan guardò il viso sereno di Izuku e poi l'anello al suo dito: inghiottì avidamente dell'aria e iniziò a parlare...




Izuku era stato dimesso dall'ospedale.

L'aria fredda di Otheon era decisamente meno pregna di inquinamento rispetto a quella di Musutafu e aveva avuto un impatto molto positivo sul suo corpo indebolito. Recovery Girl gli aveva poi detto che seguendo la sua dieta e soprattutto con diversi integratori sarebbe prima migliorato e poi giunto a un peso accettabile.

Aveva avuto modo di rendersi conto di quanto fosse diventato magro; si era specchiato nel display spento del suo cellulare, poi si era fatto un selfie e non si era affatto riconosciuto. 

Aveva visto la sua pelle pallida, biancastra, le orbite intorno agli occhi di un violaceo malaticcio e se ne era pentito.

Quando la febbre era scesa, circa un giorno e mezzo fa, si era immancabilmente messo a controllare le ultime notizie sulla sconfitta e disfatta di Overdeath; i due fratelli erano periti. 

Di Rin, Perla, non era rimasto nulla, il suo corpo era esploso. 

Di Tatsuo, Diamante, l'aver assorbito tutte le radiazioni e impedito al mondo di contaminarsi, aveva portato a una disintegrazione di ogni singola cellula corporea, uccidendolo dopo venti minuti. 

Era caduto al suolo come un pezzo di roccia e si era disfatto in piccole particelle di polvere.

Grazie a Endeavor e ad alcuni agenti speciali di Otheon, la valigetta era stata analizzata, la droga confiscata, tutti i progetti per la sua creazione erano stati studiati ed erano riusciti a creare una formula inversa per eliminare le radiazioni sul corpo, anche le più gravi, prima di sviluppare tumori mortali.

Tra gli svariati archivi suddivisi in cartelle, erano stati catturati tutti gli acquirenti presenti nelle liste e ogni singola pasticca o fiala di Eufeme era stata finalmente distrutta. Grazie al Number One Hero, Two, Three figlio di Endeavor, ai Pro Hero Red Riot e Chargebolt più un ragazzo chiamato Rody Soul il mondo era stato tratto in salvo.

All Might aveva chiamato Izuku e non si era risparmiato nel fargli sapere di quanto fosse stato preoccupato per lui in diversi mesi. Non gli aveva certamente nascosto il suo immenso orgoglio e gli aveva spiegato che era stato in grado di calmare sua madre Inko.

Izuku si era sentito in colpa perché in tutti quei mesi non era riuscito a vedere né a parlare con sua madre, nonostante tutti i tentativi falliti di chiamata, messaggi e che fosse venuta fino a casa e in agenzia per vederlo. 

Quando si era sentito meglio, l'aveva chiamata e aveva pianto di gioia. Il dolore dentro di lui era svanito.

"Ehi!".

Izuku si voltò verso le gradinate inferiori dell'ospedale; c'era Rody, con un pesante cappotto addosso mentre teneva le mani ai suoi due fratelli minori, un po' più grandi. La piccola gli abbracciò la gamba con gioia, l'altro batté il pugno contro quello dove non c'era l'anello.

"Siamo venuti a prenderti, Deku!" sorrise il ragazzo.

Il freddo gli aveva arrossato le guance e la punta del naso. Perfino Pino portava un cappellino blu e una sciarpa al collo.

"Dove sono gli altri?" domandò il verdino.

L'altro gli chiuse il cappotto lungo e nero, gli aggiustò meglio il cappello sulla testa e la sciarpa intorno al collo. "Non ti puoi ammalare proprio oggi. Però posso dirti che stanno tutti aspettando solo te e noi due dobbiamo vestirci come si deve".

"Oh..! Avrei dovuto portarmi un abito migliore, oggi è Natale, si festegg-".

"Sì, ma ora andiamo. Siamo abbastanza di fretta e... ah, Deku!". Rody lo guardò felice, abbracciandolo. "... Buon Natale!".

"Buon Natale anche a te, Rody!"...

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