Chapter 18: Un Gioioso Finale
Izuku dischiuse gli occhi.
Un suono umido e distorto l'aveva guidato dalla sua dormiveglia. Ci mise un po' a rendersi conto delle cose. Riposava di schiena, nella camera da letto. I raggi della luna piena inondavano d'argento le pareti e rischiaravano le tenebre possenti confinandole sotto al letto o ai pochi mobili.
«Che cosa devo fare? Mi sto impegnando ma qualunque cosa faccia non va mai bene niente...».
Katsuki gli era seduto accanto, sul bordo del letto. Izuku non si mosse e teneva le palpebre abbastanza socchiuse da sembrare addormentato. Le lacrime che scorrevano sul volto dell'Alpha sembravano piccole perle preziose.
«Ho paura...» riprese, poggiandogli la mano sul pancione. «Izuku non vuole avere niente a che fare con me. Ma mi uccide la sola idea di dover dimenticare lui e anche te».
Il cuore dell'Omega sussultò, lui stesso trattenne il fiato.
«E se ti succedesse qualcosa? Se non dovessi mai nascere? La gravidanza è comunque rischiosa e ho paura perché la tua mamma non è nelle migliori condizioni di salute...».
Katsuki ingoiò a vuoto un paio di volte. Con estrema attenzione, alzò la coperta via dal corpo di Izuku e sollevò la casacca del pigiama. Ora che ammirava la culla di una nuova e piccola vita, sentiva ancora più la disperazione.
«Ho sbagliato, va bene? Ma voglio rimediare. Tu ormai esisti e non voglio ignorarti». Il biondo poggiò l'orecchio sulla pelle, mentre accarezzava. «Sono un Alpha codardo. Ho paura di affezionarmi a te e di non essere un buon padre».
Izuku stava trattenendo a fatica le lacrime. Dannati ormoni!
«Quand'ero un adolescente mi innamorai perdutamente di un Omega. Parlavamo spesso di costruirci una famiglia insieme. Un giorno mi disse che era incinto ed io ero felice, nonostante fossimo giovani» Katsuki schioccò un piccolo bacio. «Ma quel bambino non era mio. L'Omega dei miei sogni mi aveva solo usato e tradito perché gli interessavano solo i miei soldi e la prestanza fisica».
«Mi dispiace se ti ho reso infernali questi giorni, Kacchan».
Il biondo sussultò più per le dita infilate nelle ciocche bionde che per la voce dolce, improvvisa e incrinata di Izuku. Rimase per qualche momento a godersi quei tocchi leggeri mentre piangeva in silenzio.
«Kacchan, abbracciami».
Lo fece. Lì per lì Katsuki temette di potergli fare accidentalmente male ma quando sentì Izuku stringersi al suo petto lo inghiottì possessivamente tra le sue braccia. Tutti e due portarono una mano sul pancione. Le dita si sfiorarono timidamente ma poi s'intrecciarono insieme. E mentre il cucciolo scalciava debolmente, forse felice di essere al centro dell'attenzione, i due si unirono in un bacio.
«Voglio fare l'amore con te» ammise Katsuki.
Izuku che gli accarezzava la guancia non rispose subito. L'Alpha volse lo sguardo altrove, con il cuore pesante.
«Scusami...» mormorò in un fil di voce. «Non ho alcun diritto di dirlo».
Ma il verdino aveva già deciso. Gli intrecciò le dita dietro al collo mentre lo guidava a quattro zampe sul suo corpo che tornava disteso. Si studiarono per un momento; l'Alpha era stupito ma circospetto, l'Omega determinato e in trepidante attesa.
«Anche io, Alpha Kacchan».
Non ci furono più attese o ripensamenti. Il loro nuovo bacio accese finalmente una passione tenuta segregata nel cuore per troppo tempo. Katsuki e Izuku si amarono molto nelle ore che precedevano l'alba.
Per la prima volta, l'Alpha si prendeva cura della futura madre.
Per la prima volta, l'Omega accettava l'idea di avere un Alpha per lui e il per il futuro cucciolo...
***
Era ormai l'ultima settimana di marzo.
Il sole aveva deciso di intepidire un po' il pungente gelo, facendo capolino tra lo strato di nuvole più bianche.
Incuranti del tran tran quotidiano e del brusio delle persone che percorrevano per un motivo o l'altro le strade della città, Izuku e Denki erano impegnati a fare colazione insieme. Keiji dormiva nel passeggino accanto al loro tavolo all'esterno del tranquillissimo locale.
«Allora, come va la gravidanza?».
«Un po' meglio. Ma non riesco a fare molto» ammise Izuku.
Era lievitato a tal punto che anche camminare sembrava una delle fatiche di Ercole. Ma ora si sentiva meno solo; aveva accettato Katsuki quasi completamente. Tra di loro ancora sorgeva un muro inerente al cucciolo. Non sapevano cosa li attendeva dopo la nascita e perciò toccavano il meno possibile l'argomento.
Denki gli poggiò la mano sul ventre. Il cucciolo apprezzò perché scalciò un pochino.
«Io adoravo quando Keiji si faceva sentire nella pancia» ridacchiò il biondo.
«Stai pensando di dare una compagnia a Keiji?» chiese l'altro, curioso.
Le guance dell'Omega dagli occhi onice dorata si colorarono di una tonalità graziosa di rosa. Annuì appena. Del resto, Eijiro ultimamente gliel'aveva iniziato a chiedere con insistenza di dare una compagnia al loro primogenito.
Improvvisamente, il verdino sibilò.
«Che succede?!» esclamò spaventato l'altro.
«Una fitta... forte...» gemette Izuku.
«Da quanto tempo?».
Il verdino ne percepì un'altra in mezzo alle gambe. «Da questa notte».
Denki si umettò le labbra mentre afferrava il cellulare. Se lo sentiva dentro: Izuku sarebbe dovuto andare in ospedale.
«Chiamo un taxi. Ejiro è dai suoi genitori... dubito che arriverebbe qui in tempo».
«Forse ti stai solo preoccupando troppo» mormorò Izuku, sempre più pallido.
Ma a un'altra scarica di bianco dolore sussultò con più forza, incurvandosi in avanti. Avrebbe potuto toccare benissimo il bordo del tavolo con la fronte. D'un tratto la pancia gli faceva molto male e gli sembrava che la metà inferiore del corpo fosse divorata dalle fiamme.
«Sto bene...» sibilò a denti stretti.
«Anche io lo pensavo in quella famosa sera. Ti ricordi che ero poi in travaglio?» lo rimbeccò agitato Denki, con il cellulare all'orecchio. «Buongiorno! Sì, avremmo bisogno di un taxi. Sì, siamo al bar Marguerites. Grazie! Faccia presto, la prego!».
Izuku gli si aggrappò improvvisamente al braccio. Il dolore non stava passando ma aumentava in modo soffocante.
«Denki... ho paura».
«Il taxi sarà qui a momenti. Non ti lascio da solo. Adesso però chiamiamo anche il tuo Alpha. Se il cucciolo vuole venire al mondo, è giusto che sia presente».
L'altro annuì appena. Era troppo spaventato per pensare razionalmente...
***
Katsuki non era mai stato un uomo che ascoltava i pensieri o i sentimenti. Soprattutto dopo quello che aveva patito con la sua terribile delusione d'amore nel periodo del liceo, si era concentrato sul diventare una persona importante. Si era detto che sarebbe stato bene senza nessuno con cui condividere un patetico sentimento chiamato amore, che non gli sarebbe importato invecchiare senza costruirsi una famiglia.
Avere un Omega al quale avrebbe dovuto dare per forza un figlio? Katsuki era convinto di stare bene da solo ogni volta che sentiva lamentarsi qualche collega.
«Mia moglie non vuole più fare sesso con me da quando ha partorito!».
«Il mio Omega mi ha chiesto di fare un altro bambino ma siamo già a cinque!».
Lui aveva tutto; fama, gloria, soldi, un appartamento abbastanza lussuoso ed era sulla bocca di tutti. Chiunque lo rispettava e aveva timore di lui, di Katsuki Bakugo.
Ma l'altra faccia della medaglia, quella che lui mai raramente voltava, era molto diversa dalla sua vita benestante che si era faticosamente costruito. Quando tornava a casa non c'era nessuno ad accoglierlo con un bacio, figurarsi un cucciolo, sangue del suo sangue, che gli si aggrappava con forza alla gamba e gli diceva «Papà, ti voglio bene!».
Katsuki lo sentiva da dentro. Non gli sarebbe dispiaciuto diventare padre o di avere un Omega. Solo che aveva paura; se avesse concesso il cuore a qualcuno che l'avrebbe solo spezzato e gettato via? Poi era arrivato Izuku Midoriya.
Un Omega senza particolari tratti distintivi, se non un faccino adorabile con poche lentiggini ed occhi da cerbiatto. Era intelligente, perspicace e s'impegnava; ma, cosa più importante e scioccante, quell'arruffato broccolo gli aveva tenuto testa tante volte.
E alla fine, Katsuki si era lasciato avvolgere da un sottile filo che gli era comparso un giorno al mignolo. Izuku Midoriya l'aveva travolto a tal punto da incrinargli la teca del mondo perfetto in cui si era rinchiuso da oltre dieci anni.
Un vagito lo portò fuori dai suoi pensieri. L'Alpha sbatté più e più volte le palpebre, il torpore della catalessi lo lasciò silenziosamente come un mantello che scivolava via dalle sue spalle.
Tra le braccia di Izuku, in una copertina rosa confetto, piccole manine si agitavano lentamente.
«Non è bellissima?».
Katsuki si sedette sul bordo del letto per ammirare quel faccino tutta rosa. Le assomigliava terribilmente e sfidava che di Izuku non aveva preso nulla, neppure il carattere. Il suo cuore si riempì d'orgoglio quando si fece stringere il dito: le piccole dita si avvolsero con forza intorno alla sua falange.
«E' venuta al mondo in modo prepotente e ci ha fatto penare un po' tutti!» ridacchiò Denki.
Erano le quattro e venti del mattino, del trentun marzo. Fuori era ancora buio pesto ma nel reparto Ginecologia sembrava pieno giorno. Katsuki guardò di nuovo la bimba poi Izuku che l'ammirava con il volto pallido e rigato di lacrime.
Durante il travaglio, era corso in ospedale il più frettolosamente possibile; nel salire le scale perché gli ascensori erano occupati si era quasi fracassato un ginocchio. Aveva sbattuto contro una delle ringhiere di ferro del corrimano ma neanche questo l'aveva fermato.
Katsuki Bakugo aveva assistito all'intero agonizzante parto e alla nascita di sua figlia. Ore ed ore di strazio, di pianti, di parole puntate, di sogni futuri... Guardò la mano che era diventata bluastra; Izuku gliel'aveva stretta talmente forte che ora gli faceva un male cane e sicuramente sarebbe stata ingessata.
Ma non aveva importanza. Quando aveva visto per la prima volta la piccina, tutte le sue paure, i dubbi, le incertezze e il risentimento per tutto e tutti erano svanite come fumo.
«Com'è bella la nostra nipotina!» squittì Inko e i signori Bakugo annuirono.
«Come avete deciso di chiamarla?» domandò commosso Eijiro.
Keiji era curioso ma continuava a nascondere il faccino nella spalla di Denki. La nuova arrivata lo spaventava.
Izuku guardò Katsuki che concesse un cenno felice. «Inari Bakugo-Midoriya» annunciarono in perfetta simbiosi.
Il nome era perfetto. Katsuki non poté fare a meno di sentirsi nuovamente orgoglioso. Ma del resto, l'aveva scelto lui stesso durante una notte insonne.
«Se il bambino sarà una femmina vorrei che si chiamasse Inari. Kyoichi se maschio» aveva annunciato teneramente a Izuku, mentre boccheggiava per le contrazioni sempre più rapide.
Il verdino sudato gli aveva sorriso con affetto. «Mi piacciono, Kacchan...».
L'Alpha si sentiva pronto come non mai. Era ora di vuotare il sacco. Forse sarebbe stato cacciato e ripudiato da tutti coloro che erano venuti a vedere Inari ma non poteva far credere nella menzogna raccontata durante il Natale. Mentre ingoiava aria per trovare la giusta determinazione, Izuku gli strinse la mano. Gli diede un cenno con il capo e un sorriso delicato.
Katsuki iniziò. Parlò lentamente, con calma, senza mai fermarsi. Neppure quando sua madre parve inorridire e neanche quando entrarono silenziosamente Camie e Yoarashi con dei fiori e dei regali.
«Nonostante tutto, Inari mi ha aperto gli occhi» il biondo baciò il dorso della mano del verdino. «Midoriya-san, Eijiro, Denki... mamma, papà, voi tutti... vi sto chiedendo il permesso di sposare Izuku» annunciò con voce pacata.
Inko guardò suo figlio. Era la prima volta che lo vedeva così felice e nei suoi occhi non c'era più l'ombra di terrore scorto a Natale. Sorrise mentre faceva un passo avanti e poggiava le mani sulla pediera del letto.
«Per me va bene. Avevo già capito che saresti stato l'Alpha perfetto per mio figlio, Katsuki» disse. «Promettimi che non lo ferirai più».
«Lo prometto» poi Katsuki guardò i suoi genitori.
«Sei una tale vergogna, disgraziato di un figlio...» sospirò Mitsuki. «Hai trovato un Omega meraviglioso che ti ha dato una piccina così adorabile che non avresti diritto di prenderlo come marito».
«Cara...» provò a dire Masaru ma lei lo zittì con una mano alzata.
«Ma almeno hai capito che cos'è l'amore. Per noi va bene. Puoi sposare Izuku Midoriya».
«Congratulazioni, Izuku!» squittirono Denki ed Eijiro.
Camie e Yoarashi erano davvero raggianti.
Katsuki abbracciò il suo Izuku. Inari fece un versetto come se fosse stata entusiasta. Tutto era bene ciò che finiva bene...
***
1 anno dopo...
Katsuki ammirava l'anello al suo dito. Il completo nero gli stava d'incanto. Dire che fosse l'uomo più fortunato del mondo sarebbe stato un mero eufemismo. No, lui era semplicemente la felicità fatta persona.
«Dada!».
Lasciò i pensieri per poter accogliere la sua bimba di ormai un anno. Le baciò le guance e la fece rimbalzare un paio di volte in braccio. Non l'avrebbe mai ammesso ma quel vestitino tutto rosa le stava a pennello. Camie aveva azzeccato fin troppo bene.
Izuku gli si accoccolò sulla spalla. Era stato ammirato per tutto l'intero matrimonio e ancora sentiva gli sguardi delle persone sul corpo. Del resto, Inko e Mitsuki gli avevano fatto confezionare uno splendido abito bianco, con delle rifiniture argentee sui baveri della giacca, i polsini e la cravatta.
«Buon compleanno, Kacchan» gli disse.
«Grazie».
Katsuki gli baciò la sommità della testa. Inari agitò le manine per poter tornare in braccio all'Omega.
«Il miglior regalo che potessi ricevere per il mio compleanno. Un matrimonio».
Izuku sbuffò una risatina alle parole quasi ubriache di gioia mal celata del... sì, di suo marito. Non era più il fidanzato. Ammirò l'anello al dito come se avesse voluto accertarsi che quella era la verità.
La sala lussuosa era addobbata con palloncini e tutti i colleghi dei due erano venuti non senza riempire un'intera parete di regali. Katsuki gli avvolse un braccio intorno alle spalle.
«E' tutto perfetto, non trovi?».
Izuku annuì. La piccola tra le sue braccia si era rimessa il ciuccio in bocca e chiaramente era sul punto di crollare addormentata. Le baciò la testolina piena di morbidi capelli biondi.
«Alla fine non ha preso di me nulla; nè il colore degli occhi e neppure il carattere» borbottò fintamente offeso.
Gli occhi di Inari erano poco più chiari rispetto a quelli di Katsuki e scintillavano come un mare al tramonto d'estate quando vedeva suo padre tornare dal lavoro. Correva dalla cucina con le braccia spalancate e un sorriso enorme. Katsuki stravedeva per lei.
«Andrà meglio con il prossimo cucciolo».
Izuku sussultò un po' ma non ebbe il coraggio di chiedere. Il sorriso innamorato del biondo parlava chiaro; anche lui avrebbe voluto presto allargare la famiglia.
Camie si avvicinò con un piattino in mano e l'ennesima fetta di torta quasi finita. Tra le braccia di Yoarashi, piccino come un micio, Eita dormiva. Il bimbo di pochi mesi era tranquillo, con i capelli morbidi color nocciola e gli occhi neri dell'Alpha enorme.
«Diventerai una balena se continuerai a mangiare così!» la rimbeccò Katsuki.
«Vaffanculo! Sono in allattamento!» ringhiò lei. «E poi questa torta è fantastica! Ne prenderò un altro pezzo!».
Improvvisamente un coro sorpreso si levò nell'aria.
«No...!» gemette incredula Camie. «Dimmi che non è vero...!».
Eijiro era caduto sulla torta e mormorava frasi sconnesse con un enorme sorriso sulle labbra. Al suo fianco, Denki se la ridacchiava con una mano dinanzi alla bocca mentre stringeva quella di Keiji.
«Scusatemi!» disse a gran voce. «Ripagheremo la torta visto che i festeggiamenti continueranno ancora stasera!».
«Sarà meglio! Perché quella torta era megalattica!» sbuffò indignata Camie.
Denki sollevò tre dita della mano sinistra.
«Se avete una buona ragione non mi arrabbierò!» riprese la mamma di Eita.
«Credo di sì» Denki guardò Eijiro che ancora rimaneva sulla glassa e il pavimento di marmo chiaro. «Stiamo per avere tre gemelli».
L'applauso fu così possente ed improvviso che Inari, Eita e Keiji scoppiarono a piangere, movimentando ancor di più quella serata senza fine.
Katsuki avvolse le braccia sul ventre di Izuku. Passò il naso sulla ghiandola che avrebbe morso durante la notte, una volta che sarebbero tornati a casa. Aveva un profumo così inebriante che gli dava alla testa.
«Voglio marchiarti, Izuku» ammise.
«Alpha Kacchan, non vedo l'ora».
Il biondo gli baciò la tenera pelle, sotto le sue sottili labbra sentiva il suo cuore pulsare all'impazzata. La leccò un po': sapeva come il miele.
«Izuku».
«Sì, Kacchan?».
«Grazie per tutto».
Il verdino gli afferrò la cravatta e se lo spinse alle labbra. Il biondo nascose gli occhi di Inari sotto la mano. Erano cose di adulti, in fondo. Quando si staccarono da quel bacio pieno di dolcezza, tornarono a guardare gli altri che si divertivano e Denki che parlava delle cose che avrebbe fatto quando sarebbero nati i tre cuccioli.
«A che pensi?» chiese malevolo l'Omega.
Katsuki gli poggiò la mano sulla pancia, immancabilmente lo fece arrossire. Non rispose... si abbracciarono ancora una volta. Non avevano ancora del tutto realizzato di essersi sposati.
Ma del resto, che fretta c'era?
Avevano tutta un'intera vita dinanzi da scoprire insieme.
[BakuDeku Cherry Pleasure]
The End
Angolo di Watchie
E con sommo dispiacere annuncio che questa BakuDeku è finita. Ma non temete; ho già pronta una KiriBaku Mpreg "Io, tu, Noi" che ho scritto in concomitanza a questa storia. La pubblicherò questa domenica, sempre alle ore 17.
Fino ad allora, stay tuned e grazie per il vostro supporto!
A prestissimo!
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