Chapter 16: Pessimi Propositi
Katsuki era rimasto molto colpito.
Quand'erano arrivati molti più ospiti era stato trattato come un figlio ed era vibrato d'orgoglio a tutte le congratulazioni per il futuro bebè. Izuku era stato sempre un po' distaccato ma alla fine si erano ritrovati seduti insieme alla lunga tavola.
In più, aveva scoperto molte ricette succulente; Inko era un portento ai fornelli e sperava che si sarebbe potuto accaparrare qualche ricetta.
«Sono molto felice che tu sia l'Alpha di mio figlio, Katsuki-san» disse la donna, seduta di fronte a lui. «Mio marito Hisashi un giorno è uscito a comprare le sigarette e non è più tornato».
«Sì... per colpa mia. Non sopportava di avere un figlio Omega» rispose cupamente Izuku, con gli occhi bassi e la mano sulla pancia.
«Io non lo farei mai. Lo trovo scandaloso, considerando che siamo in un'epoca moderna e avanzata!» replicò deciso Katsuki mentre prendeva un boccone di carne in agrodolce.
Izuku sorrise appena ma durò solo un attimo. Sperava di non mettere al mondo un Omega. Era già abbastanza complicato e non voleva condannare un cucciolo a un simile fardello. Sorseggiò un po' d'acqua.
«Quando avete intenzione di sposarvi?».
Il liquido per poco non strozzò l'Omega e il boccone di carne condusse l'Alpha ai cancelli del Valhalla in pochi secondi. Denki si mordicchiò il labbro inferiore pur di non scoppiare a ridere. Eijiro fu più bravo a rimanere neutrale.
«Mamma!» esclamò Izuku, rosso in viso.
«Molto presto» rispose pacato Katsuki.
Il verdino sussultò, i suoi occhi divennero enormi come due piatti. Non c'era menzogna in quello sguardo tranquillo. Nessuno.
«Che splendida notizia! Il mio bambino mi darà un nipotino presto e ci sarà anche un bel matrimonio in famiglia!».
Izuku si alzò in piedi. Era troppo da gestire e in più sentiva di dover vomitare. Migliaia di campanelli squillavano fragorosamente nel suo corpo provato dall'ansia.
«Tesoro, dove stai andando?» chiese Inko.
«Ho bisogno di prendere una boccata d'aria. Voi continuate pure».
Katsuki lo vide svanire dietro una delle porte scorrevoli che conducevano all'engawa e al giardino. Quando sollevò lo sguardo pensieroso incontrò quello della mamma del suo Omega. Bastò un solo cenno e corse da lui, con il cuore in gola.
L'aria fredda dell'esterno lo investì brutalmente ma non lo fece retrocedere. Katsuki espirò una nuvoletta bianca mentre cercava quella smeraldina. Izuku era poco distante, appoggiato al parapetto di legno, con il viso puntato al cielo grigio dove cadeva la neve. Il suo desiderio di andare a parlargli fallì quando lo vide piangere in silenzio.
Il biondo rimase immobile accanto a un legnoso pilastro, incapace di staccare lo sguardo famelico e stupito da quelle lunghe ciglia abbassate dove gocce calde e salate crescevano e scivolano lungo le pallide gote.
Il suo cuore pulsava con forza...
Era forse...
«Sono innamorato di te, Izuku?» sussurrò in un sospiro traballante.
Katsuki tornò dentro con un'espressione cupa. Non poteva crederci. Non lo sapeva. Una cosa però percepiva nel cuore: pensare all'Omega lo faceva sentire caldo, al sicuro e... l'Alpha più forte del mondo.
Non è un caso che chiamavi sempre lui durante il Rut.
Conquistalo, Katsuki... ti prego... non allontanarlo più.
E' l'Omega che volevo e sarà la mamma dei nostri cuccioli...
Il biondo non rispose. Ma era stranamente leggero...
***
«Buongiorno».
Izuku rispose appena a quel saluto gentile. Ignorò la mano di Katsuki che voleva aiutarlo a scendere le scale e non osò incontrare i suoi occhi rossi quanto gentili fino all'auto.
Doveva essersi ubriacato con la limonata o non si spiegava come avesse accettato di buon grado di conoscere i genitori del biondo il giorno di Natale e di annunciare l'arrivo del cucciolo.
«I miei sono molto aperti mentalmente. Non ti fare problemi» mormorò Katsuki mentre gli apriva la portiera.
Izuku, però, non salì. L'espressione di disagio capeggiava ancora sul suo bel visetto e ciò fece sbuffare l'altro.
«E adesso che altro c'è? Sali, che non voglio fare ritardo!».
«Perché ci tieni tanto a questo incontro?» chiese il verdino.
«Non fare domande stupide! Sali, ho detto!».
L'Omega obbedì solo perché aveva mal di schiena. Nessuno dei due aprì bocca durante tutto il lungo viaggio.
Quando arrivarono, Katsuki svegliò Izuku con un paio di pacchette sulla spalla. Il più minuto mugugnò qualcosa, poi saltò sul seggiolino spaventato di aver già fatto qualche pessima figura. Scese aiutato dal biondo; rimase abbagliato.
Sotto il cielo cristallino della mattina di Natale, il villino dei Bakugo si stagliava maestoso. Non era molto grande ma aveva due piani e si nascondeva tra altri alberi ben curati e un giardino che profumava di rugiada.
Non appena il biondo rifonderò le chiavi nell'elegante giacca nera, un Golden Retriever abbaiò felice dalla fine del lato sinistro del giardino. Questo creava una forma quadrata intorno al fabbricato, per nulla simile rispetto agli altri che costeggiavano la strada secondaria del centro, ovvero la piazza più grande di Musutafu.
«Shalbi!» esclamò festosamente Katsuki.
Il cane gli si tuffò letteralmente addosso. Aveva un bellissimo pelo color miele e un collare rosso fuoco con una medaglietta dorata a forma di scintilla. Dopo un'accurata leccata, il quattro zampe annusò il ventre di Izuku e si spinse di naso nel palmo di una mano mentre scodinzolava con forza.
«Gli piaci» borbottò il biondo.
Izuku rimase molto colpito quando Shalbi si sollevò sulle zampe posteriori e sembrò abbracciarlo. Era straordinariamente poco più basso di lui!
«Piacere di fare la tua conoscenza, Shalbi. Io sono Izuku» sorrise il verdino e il cane lo leccò in faccia, facendolo ridere.
Ma quel dolce momento venne bruscamente interrotto dal cigolio della porta principale. Al verdino affondò il cuore quando vide un uomo mite e gentile con una donna identica a Katsuki, piuttosto contrariata. Istintivamente chiuse le palpebre quando la vide marciare verso di loro.
-Mi sta per fare fuori!- pensò tremante.
«Razza di figlio ingrato!» esclamò la bionda Mitsuki. «Quando cazzo avevi intenzione di farti vivo, eh?».
«Sono stato impegnato!» replicò acidamente il secondogenito mentre Masaru se la ridacchiava e si avvicinava.
«Tu devi essere Izuku!» la donna gli prese le mani con dolcezza. «Camie ci aveva accennato qualcosa sul fatto che quest'anno finalmente nostro figlio aveva deciso di innamorarsi! E vedo che ha fatto un'ottima scelta e-». La donna improvvisamente avvampò. «Che cazzo è questa storia?!».
«Cara, ti prego... perché non andiamo dentro? Non fa bene rimanere al freddo e in piedi durante la gravidanza» l'uomo dai capelli castani prese parola mentre scoccava un occhiolino a Izuku.
La donna sbuffò ma annuì.
Izuku era così tanto a disagio che faceva rimbalzare continuamente un piede. Era seduto accanto a Katsuki a tavola, nell'elegante sala da pranzo. Tutto era lindo, pulito, minimalista, senza troppi inutili fronzoli o suppellettili.
Dinanzi a lui capeggiavano molte succulente pietanze. La zuppa aveva un odore sublime e fumava piacevolmente, appannando di poco la porcellana finissima del piatto decorato a mano.
«Diventeremo nonni e tu ce l'hai nascosto fino ad oggi» mormorò Mitsuki.
Camie e Yoarashi se la ridacchiavano sottovoce mentre Katsuki sbuffava e roteava gli occhi.
«Sì, d'accordo! Ho sbagliato ma è stata una sorpresa che ho dovuto metabolizzare con il tempo».
«Izuku, caro... mio figlio ti ha trattato bene? Sono consapevole del suo discutibile temperamento» riprese Mitsuki, con un tono drammatico degno della miglior attrice di soap opera spagnole. Ringhiò a Katsuki poi tornò smielata mentre gli prendeva la mano affettuosamente. «Allora dimmi? Il bimbo è maschio o femmina?».
«Non ho-abbiamo voluto saperlo» Izuku arrossì per quell'errore. «Ma sì. Si è sempre preso cura di me come kohai e come...». La sua pausa fece avvicinare ironicamente i Bakugo. Izuku si umettò le labbra già impastate per il nervosismo. «Non siamo ancora marchiati, vero ma sono sicuro che-».
«Lo faremo quando ci sposeremo!».
Izuku sussultò e così anche Mitsuki e Masaru. Camie invece sogghignava mentre guardava il divertito Yoarashi. La bionda Omega si appoggiò allo schienale della sedia con le braccia conserte e un'espressione incredula.
«Dopo la nascita del bambino?».
«Abbiamo bisogno di organizzarci per bene» rispose il secondogenito Bakugo.
La donna sbuffò una risatina. Era davvero molto felice. Già immaginava di viziare il nipotino che gli avrebbe dato suo figlio e quello di Camie. L'unico che non era per nulla felice era proprio Izuku.
Non gli era mai piaciuto mentire. In più non riusciva a capire il motivo di quella determinazione da Katsuki che ora discuteva animatamente con sua madre sul perché avesse nascosto una così bella notizia.
-Sta andando tutto troppo veloce...- pensò con gli occhi socchiusi.
***
Izuku e Katsuki passeggiavano per le strade di Nagasaki.
Sotto il cielo scuro della sera, i due ammiravano il cielo cosparso di stelle e s'inebriavano all'aria frizzante che tra non molto si sarebbe appesantita di polvere e cenere. Ci sarebbe stato uno spettacolo pirotecnico stupendo e le persone si stavano affrettando a correre in casa per accogliere al meglio il nuovo anno.
Ancora non si tenevano per mano, neanche avvinghiati per un braccio. Izuku passeggiava poco distante da Katsuki e quest'ultimo fissava il cielo con le mani nelle tasche del cappotto nero.
«Katsuki-san» chiamò, senza sollevare gli occhi dalle punte delle scarpe rosse. «Che cosa hai intenzione di fare con me e il bambino?».
Non rispose subito. Il fastidio torreggiava maestoso sul suo viso rivolto ad alcune finestre tinte d'oro di edifici lontani.
«Con le nostre famiglie hai parlato solo di matrimonio» riprese il verdino. «Non sono sicuro di voler fare questo passo. Del resto, non ci conosciamo così bene e non proviamo alcun tipo di sentimento».
Katsuki rivolse il capo dall'altra parte come se avesse voluto borbottare qualche imprecazione senza farsi vedere. Izuku si fermò; era davvero stanco di tutte quelle assurdità.
«Te lo chiederò di nuovo, Kacchan. Che cosa farai una volta che sarà nato il bambino?».
L'altro sospirò pesantemente, di spalle. «Che lagna che sei! Smettila di parlare sempre del moccioso! Fai il cazzo che ti pare con lui; del resto sei stato tu a perdere tempo e ora sembra che hai capito quanto sia stata una stronzata non abortire».
Il mondo di famiglia felice che aveva immaginato tante volte si infranse fragorosamente in tanti pezzi di vetro. Tutto sembrava molto più freddo, crudo e reale di quanto non fosse prima. Izuku fremeva di rabbia e gli formicolavano i palmi.
«Lo sapevo!» sibilò. «Sapevo che era stato tutto un maledetto errore! Come ho potuto pensare di giocare a madre, padre e figlio?! Sei soltanto un meschino! Mi hai illuso anche troppo e non ti sei curato di mentire dinanzi a mia madre!».
Katsuki si voltò con scatto felino e occhi rabbiosi.
«Io voglio sposarti!».
«Ancora?! Ancora ti permetti di offendere la mia intelligenza?» replicò livido Izuku, a un palmo dal suo naso. «Sposare me e dare via il cucciolo? Ah? Rispondimi!» urlò, con una spinta contro il petto.
Il biondo si rese conto dell'enorme frattura creata. Non trovò mai le parole giuste per poter rimediare, anche se solo di un po'.
«Non mi sposerò mai un Alpha come te! Non permetterò mai e poi mai che il mio bambino abbia un padre così tanto immaturo come te!» riprese il verdino, con voce incrinata ma ancora alta. «E' finita tra di noi, hai capito? Tornatene a Tokyo e vivi la tua vita di grande carriera!». Izuku si allontanò rapidamente.
Un fuoco d'artificio scoppiò nel cielo fragorosamente. Katsuki guardò le gocce di luce con ancora l'espressione sbigottita e la bocca aperta.
Non cercarmi mai più. Questo aveva capito leggendo le labbra di Izuku. La sua voce era scomparsa a causa dei fuochi colorati.
Che cosa aveva detto?
Che cosa aveva fatto?
Che cosa era successo?
«Izuku...» disse con la voce lontana e lagnosa. «Izuku, torna ti prego...» allungò il braccio nel vuoto, dove l'altro era sparito. «Ti prometto che cambierò ma tu rimani al mio fianco...». Crollò in ginocchio con le mani sul gelido asfalto. «... ti prego... non lasciarmi... fa così male...».
Era stato rifiutato.
Come uomo ma soprattutto come Alpha.
L'onda nera carica di risentimento chiamata dolore iniziava a devastarlo, a stritolarlo dall'interno. Invisibili catene rosso sangue dal suolo lo immobilizzarono in quella posizione di sottomissione, mentre i fuochi coloravano il cielo notturno.
Le lacrime che cadevano una dopo l'altra sui dorsi tremanti delle mani sembravano perle colorate. La luce le faceva brillare appena.
«Izuku...» soffocò.
Il pianto divenne singhiozzi. I singhiozzi urla disperate al cielo.
Aveva perso tutto. La felicità nel palmo della sua mano era diventata cenere nella notte di Capodanno.
Ma Katsuki non era l'unico a soffrire. Izuku, rannicchiato sul letto di casa sua stava ansimando con il viso grondante di gelido sudore. Gli faceva male il petto e gli bruciava la ghiandola.
Anche se non erano marchiati?
Sì.
«E' tutto finito...» gemette tra le lacrime. «Addio, Kacchan...».
In quella notte di speranze per un nuovo anno, tutto era andato perduto...
Angolo di Watchie
Se avessi messo questi capitoli proprio nei giorni di festa avrei creato malumore e non l'avrei mai voluto. Ecco perché ho deciso di non farlo. A domani con il penultimo capitolo!
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