Amami ancora

I RAGAZZI IN QUESTA STORIA SONO ENTRAMBI MAGGIORENNI!!

«Voglio vedere i tuoi occhi roteare all'insù quando ti scopo»

***

«Si può sapere cos'hai? Non mangi più, non dormi e ora hai quelle ferite sul braccio…»

Takemichi mi guarda con un cipiglio adirato stampato in faccia.

«Non ho niente cazzo. Lo vuoi capire o no? Non ho nulla. Non me ne frega nulla delle tue preoccupazioni, non me ne frega un cazzo di chiunque, voglio solo stare da solo, okay? La mia maledetta salute non è affare tuo. E poi, da quanto in qua, sei mia madre, eh? Ti ho già detto che dovete lasciarmi stare, e te l'ho ripetuto centinaia di volt-»

«Ma tu non stai bene! Io non posso lasciarti così, non posso assistere inerme a come ti distruggi, non posso osservarti mentre continui a farti male…io lo so, che dopo che Ba-»

Lo interrompo.
Non gli permetterò di pronunciare quel nome.

«Non osare!»

Takemichi sospira. Si lascia scivolare contro il muro, mentre mi getta un'occhiata addolorata.

«Mi dispiace tanto, Chifuyu.» mormora; lo so che è vero, lo so, però non riesco a farmene una ragione.

Distolgo lo sguardo.

«Non devi» ribatto, atono. Mi gira un po' la testa, ma continuo a mantenermi in piedi.

«Puoi ammettere di stare male, 'Fuyu» mi dice, allungando una mano; fa per sfiorarmi il viso, ma mi sottraggo.

Mi allontano, dandogli le spalle.
La verità, è che nessuno mi ha più toccato cosi dopo che tu te ne sei andato ed io, non sono pronto a lasciare che qualcun altro mi sottragga anche questo.

«Sono il tuo migliore amico, Chifuyu» dice, la sua voce non tradisce nulla, «sono stanco di vederti star male. Vorrei quantomeno che tu riuscissi a mangiare e dormire come si deve, vorrei aiutarti, niente di più.»

Lo so, lo so che vuole solo aiutarmi, lo so che mi vuole bene, lo so che ci tiene.
Eppure, fa male.

Non sono pronto a lasciare queste corde, non sono pronto a lasciarti andare.

«Va bene» sospiro. So già che me ne pentirò, ma conosco Takemichi, so che mi starà ancor più col fiato sul collo se gli dicessi di lasciar stare, perciò continuo.

«Aiutami, allora» sancisco. Mi volto, studiando il suo volto.

Lui mi guarda esterefatto. Non si aspettava che demordessi così facilmente.

«Davvero?» mi chiede, sorpreso.

Annuisco.

«Dimmi quello che devo fare» mi arrendo.

Lui sorride. Un sorriso dolce, pietoso. Abbasso lo sguardo.

Non sopporto che qualcuno lo faccia. Non sopporto che qualcuno mi sorrida come facevi tu, non sopporto che cerchino di rimpiazzarti.

«Allora, che ne dici di venire ad un pub stasera? Verrà anche Hina» propone.

Vorrei staccarmi la lingua a morsi.
Come ho potuto accettare?
Figurati se riesco a stare dentro un locale per più di un'ora, ma ormai, sono costretto ad accettare, anche se, lo faccio titubante.

«Non preoccuparti» mi rassicura Takemichi, «resteremo poco e potrai divertirti un po', vedrai!»

Mi limito ad annuire.

«Come va con Sam?» mi chiede Takemichi.

Sono nella sua auto, stiamo andando a un altro pub.

«Bene» mormoro. Esco con Sam Fernandez da un mese; l'ho conosciuto la sera in cui Takemichi mi ha trascinato in quel pub e da quel momento in poi, Sam ha insistito finché non gli ho dato un appuntamento. Ok, devo ammettere che anche Takemichi e Hina, hanno insistito parecchio, e alla fine ho ceduto.

Più per pietà ed esaurimento che per altro.

«E siete usciti questa settimana?» mi domanda Hina, voltandosi verso i sedili posteriori.

Sollevo lo sguardo dal mio cellulare, annuendo distrattamente.

«Avete già fatto se-»

«Siamo arrivati.»

Takemichi la interrompe in tempo, spegnendo l'auto.

Scendo velocemente, aspettandoli direttamente all'entrata. Ho bisogno di tempo per riprendermi dopo ciò che Hina stava per chiedermi.

Respiro piano e sfilò il pacchetto delle sigarette dalla tasca dei pantaloni.
Mi tremano le mani mentre le apro.

Sam è un bravo ragazzo. Più grande di me, gioca a rugby, ha dei grandi bicipiti e delle labbra discrete.

Merda.
Ho finito le sigarette.

Sospiro, lasciandomi scivolare con la schiena contro l'intonaco sporco dell'edificio.

Mentre cerco di darmi un contegno, mi arrivano alle orecchie delle urla.

Mi stacco dal muro con una spinta.
Mi dirigo verso il punto da cui provengono quelle voci, con le sopracciglia aggrottate.

Non appena arrivo, capisco subito cosa sta succedendo; una rissa.

Un mucchio di ragazzi stanno incitando qualcuno, stretti in un cerchio storto.

Mi dico che non mi interessa e faccio per tornarmene indietro, ma quando percepisco una voce familiare, mi blocco.

Sono certo che si sia trattato di Sam.

Mi faccio largo tra la folla, a spallate, spintonando quelli più alti e riconosco tra di loro Mikey. Vorrei chiedere a lui cosa sta succedendo, ma noto con la coda dell'occhio una chioma mora.

Sam, è lì in mezzo, con i pugni stretti ai lati del viso, il busto proteso in avanti.
Sembra pronto a colpire.

Per qualche minuto resto allibito, chiedendomi cosa stia accadendo, poi, vedo un pugno arrivare verso Sam e subito dopo, sollevo lo sguardo sul proprietario del pugno.

No, no, no.
Non ci credo, cazzo.

Devo battere le palpebre un paio di volte, prima di ammettere che sei davvero tu.

Cosa diavolo ci fai qui?
Hai i capelli legati, non so se hai cominciato tu questa rissa, ma hai le bocche spaccate e il sangue sul labbro.

Però, mi riscuoto quando colpisci ancora Sam.

Scatto in avanti, incurante delle urla degli altri. Spingo Sam via, strattonandolo dalla felpa e percepisco appena il tuo pugno scontrarsi col mio viso.

Cazzo, era davvero troppo tempo che non facevo a pugni. Devo avere lo zigomo spaccato, visto il bruciore che mi irrigidisce la mascella.

Per un attimo, resto fermo, inerme.
Non riesco a difendermi, preso troppo alla sprovvista dal tuo colpo, così chiudo gli occhi, aspettandomi il prossimo manrovescio, che però non arriverà.

«Chifuyu…?»

La tua voce.
Quando pronunci il mio nome sembri quasi succhiare le parole, assaporandone il sapore che ti lasciano sulla lingua.

Apro gli occhi, ma non riesco a vederti.
Davanti a me, intravedo solo l'ampia schiena di Sam, a schermarmi dal tuo viso.

«Non toccarlo.»

Tu gli dici qualcosa che non riesco a capire.

Mi muovo in avanti, ma la mano di Takemichi mi blocca.

«Cos'è successo, 'Fuyu?»

Non faccio in tempo a risponderti, che Sam mi sta già portando via.

«Stai bene, Chifuyu?» mi chiede, una volta che siamo lontani dalla mischia.

«Si, cioè, no…» biascico, continuando a gettare occhiate oltre la spalla di Sam.

«Mi dispiace, quel coglione stava attaccando briga» mi spiega e devo conficcarmi le unghie nei palmi per non urlargli addosso che l'unico coglione qui è lui, non tu.

Però, non è vero.
Sei tu il coglione, perché lui ora è il mio ragazzo, lui, non tu.

Io non devo difenderti.
Io non devo spiegare il tuo comportamento ad altri, non più.

«Mi dispiace che ti abbia colpito» mormora, facendosi più vicino.

Mi guarda dolcemente, qualcosa nei suoi occhi mi fa capire che sta valutando la mia reazione.

«Non è nulla, non preoccuparti» decreto, arretrando.

«Hai tutto lo zigomo gonfio, però» mi fa notare, allungando la mano, fino a sfiorarmi il viso. Stringo i denti quando mi sfiora la parte della guancia, un po' per il male, un po' per il cuore.

Deglutisco.

«Un po' di ghiaccio e sarò come nuovo.»

Lui annuisce.

«Scusa se ti ho fatto aspettare» si fa più vicino. Cerco di arretrare, ma sono con le spalle al muro, le sue labbra sono sempre più vicine.

«Ehm…ragazzi, scusate.»

La voce di Takemichi mi salva. Mi allontano velocemente, con la scusa di prendere un po' d'aria e Hina mi corre appresso.

«Chifuyu» mi chiama. Mi volto.

«Stai bene?» mi domanda, aggrottando la fronte chiara.

«Si, credo di sì.»

Siamo più lontani da Takemichi e Sam, che stanno discutendo di qualcosa dall'altra parte dell'edificio.

Lascio andare un sospiro.

Non ero affatto pronto a rivederti. Non così.

Mi porto istintivamente una mano sullo zigomo, dove il tuo colpo mi ha arrossato la pelle. Le tue mani. Sono state le tue mani a colpirmi, le mani che stavano picchiando Sam.

Non so perché stessero litigando, volendo credere a ciò che mi dice il mio ragazzo, dovrebbe essere colpa tua.

«Ti hanno ferito?» mi chiede Hina, avvicinandosi piano.

Scuoto la testa, cercando di calmare il mio respiro.

È tutto inutile, perché quando ti vedo camminare in mia direzione, mi viene la tachicardia.

«Chifuyu.»

Mi chiami ancora una volta.
Sei a pochi passi da me e ora potrei guardarti, ma Hina si mette tra noi.

«Lascialo in pace, Baji.»

Il suo tono non ammette repliche. Seppur una ragazza, Hinata Tachibana, mi ha sempre fatto una gran paura; sarà per quella luce che le accende lo sguardo o per il suo animo, ma so che una come lei, è una combattente.

«Fammi parlare con lui, Hinata» le dici.

Lei ti ignora.

«Vattene, non vuole vederti.»

«Voglio solo vedere come sta» ribatti.

Stavolta, il tono di Hinata è davvero arrabbiato.

«Quindi lo hai colpito davvero, dopotutto!»

«Io…non volevo, cazzo! È stato uno stupido errore, stavo pestando quel coglione, lui si è solo messo in mezzo…»

Hina fa per bloccarlo, ma sono più veloce.

«Va tutto bene, Hina.»

Lei si volta a guardarmi, le mani protese dinanzi a sé, come a volermi difendere.

«Lascialo pure parlare» mormoro.

«Ma…»

«Non preoccuparti» la rassicuro, e prima che possa ribattere, mi faccio avanti.

Sei così bello, Baji-san.
Nonostante tutto quello che mi hai fatto, nonostante io dovrei odiarti, riesco solo a pensare che nessuno mai, neppure Sam, potrà mai uguagliarti.

Ogni cosa di te è perfetta, perfino il modo in cui corrughi la fronte quando mi guardi, perfino il tuo sopracciglio spaccato, perfino il tuo labbro rosso e gonfio.

Sei sempre stato perfetto, più di chiunque io avessi mai conosciuto.

«Ti ho fatto male, vero?»

«Non è nulla» sancisco.

Sono le prime parole che ti rivolgo dopo tre mesi.

«Mi dispiace, kitty

Da quanto tempo non mi chiamavi più così?

Sento le lacrime pizzicargli gli angoli del viso e deglutisco, distogliendo lo sguardo.

Anche tu, sembri accorgerti di quello che hai detto e sospiri.

«Sei stato tu a istigare Sam?» chiedo, cambiando discorso.

Le tue sopracciglia si corrugano.

«Chi?» sei confuso.

«Sam, il ragazzo con cui stavi facendo a botte» spiego, monotono.

«Ah, si quello» non sembra importarti più di tanto, rifletti un secondo e poi mi rispondi ma non nel modo in cui vorrei io.

«Chi è quello stronzo per te? Lo conosci?» mi domandi. Ecco, ora sì che non so più cosa dire.

«Lui è…» deglutisco. Non mi escono le parole e non riescono neppure a respirare se continui a fissarmi così.

«Chi è, kitty?» mi rimbecchi, ti sei avvicinato; il tuo fiato mi colpisce le labbra.

Il tuo sguardo. Mi stai bruciando vivo.

«È il mio ragazzo» mormoro, così piano che non so neppure se tu mi abbia sentito davvero.

E vedo il tuo viso contrarsi, una smorfia storcerti le labbra.

«Kitty…»

Ti guardo, mi guardi.
I tuoi occhi azzurri, ecco di cosa mi sono innamorato; dei tuoi meravigliosi e profondi, occhi alabastro.

«Sei bellissimo» le parole ti lasciano le labbra e capiamo entrambi che non avresti dovuto dirlo.

Nonostante questo però, arrossisco.
Le tue parole mi fanno un certo effetto, non posso certo negarlo.

Mi fisso le punte dei piedi.

«Baji-san…»

«Era tanto che non mi chiamavi più così» sussurri. Smettila, smettila, ti prego.

Ho il fiato corto e tu ignori il mio bisogno di respirare.

«Io…» inizio, ma veniamo interrotti.

Hina e Takemichi mi stanno chiamando dall'altro lato della strada, così, ti guardo un'ultima volta.

«Devo andare, scusa.»

Tu non dici nulla. Ti volto le spalle e mi incammino verso i miei amici.

«Chifuyu…»

Sento la tua voce, ma non mi giro, non posso perché se lo facessi, crollerei ai tuoi piedi, piangendo e supplicando.
Supplicandoti di amarmi ancora.


Sono le due di notte quando sento suonare al campanello.

Mi alzo, spostando il braccio di Sam dalla mia vita e barcollo verso il salotto.

Prima di aprire la porta chiedo chi sia, ma non ricevo alcuna risposta.

Apro la porta, innervosito.
Sto per urlare contro chiunque sia, quando mi blocco.

Sei tu.
Ci sei tu, davanti alla mia porta di casa.
Ci sei tu, e sei ubriaco.
Ci sei tu, e hai sangue dappertutto.
Ci sei tu, e mi guardi come se avessi il mondo intero dinanzi a te.
Ci sei tu, e hai gli occhi rossi di pianto.

«Baji-san…»

Mi crolli tra le braccia prima che io possa aggiungere altro.

«Scusami, scusami, piccolo» mormori, la voce roca, intrisa alle lacrime.

Ti sostengo come riesco e cammino piano fino al divano.

«Mi dispiace tanto, scusami…scusa, amore mio

Quelle parole mi lasciano immobile.
Cerco di non darci peso, sei ubriaco, mi dico, ma tu mi tiri verso di te.

«Amore, amore mio» mormori, un sorriso stanco sulle labbra ferite.

Sospiro, gli occhi già lucidi.

«Non lasciarmi, non voglio che te ne vai… Chifuyu, ti prego…»

«Sono qui, non ti lascio» riesco a biascicare.

«No, tu te ne andrai, te ne andrai da me, io…senza te non vivo…»

Mi vedono le gambe. Finiamo sul pavimento, tu sotto di te, io sopra il tuo petto caldo.

Il rumore però, non ha svegliato solo i vicini.

«Chifuyu…?»

Cerco distrattamente di rimettermi in piedi. Tu non vuoi lasciarmi, perciò sono costretto a riportarti in piedi con me.

«Stai bene, tesoro? Quello chi cazzo è?»

Sam è in piedi, mi guarda dall'imbocco del corridoio, la voce arricchita dal sonno.

«Va tutto bene» sancisco, «lui è un mio…amico, non sta bene.»

Sam aggrotta la fronte.

«Questo…aspetta, lui non è il tizio di stasera? Quello con cui ho fatto a pugni?» chiede Sam, avvicinandosi.

«Lui chi cazzo è?» cerchi di staccarti da me, per colpire Sam, ma ti stringo più forte.

«Sam, calmati per favore, è solo un mio amico, resterà qui per poco e…-»

«No, questo stronzo se ne deve andare! Ora!» decreta Sam, stringendo i pugni.

Anche tu inizi a riconoscerlo.

«Sam? Come cazzo puoi chiamare tuo figlio Sam? Cos'è vuoi che lo bullizzino?»

Ti prego di stare zitto, ma tu mi ignori; l'alcool ti rende spiritoso a quanto pare.

Riesci a rimetterti in piedi e barcolli di meno.

«Vattene, stronzo» sbotta Sam, il viso rosso di rabbia.

Tu ghigni.
Tu quelli come lui te li mangi a colazione, però, vuoi giocarci. Ti afferro il polso e tu ti volti a guardarmi.

«Baji-san, per favore, lascia che me ne occupi io» ti supplico.

Tu mi guardi, poi annuisci.

«Baji? Quindi sai anche il suo nome?! Chi cazzo è davvero questo?!» Sam scatta verso di me, ma prima che possa sfiorarmi anche solo la mano, tu lo hai già colpito. Un manrovescio ben piazzato, che gli fa perdere l'equilibrio, facendolo scivolare a terra.

«Non ti azzardare a toccarlo, pezzo di merda» tuoni, troneggi su di lui guardandolo con gli occhi in fiamme «lui è mio, chiaro? Sfioralo ancora con un dito e ti caccio la spina dorsale a calci.»

Sam non si lascia intimorire.
Si rimette in piedi e fa per colpirti a sua volta, tu sei pronto a schivarlo, ma mi metto in mezzo.

«Basta!»

Stranamente mi ascoltate.
Restate immobili entrambi, aspettando che io parli.

«Vattene, ora» dico, il tono più autoritario che riesco ad avere.

Sul viso di Sam si disegna una smorfia trionfante.

«Lo hai sentito, vattene, imbecille» ripete, compiaciuto.

Io non batto ciglio.

Baji fa per muoversi, ma lo blocco con un gesto della mano.

«Ce l'avevo con te, Sam» dichiaro, osservando l'espressione vergognosa che assume il suo volto.

È il turno di Baji di ghignare.

«Chifuyu, tesoro, stai facendo uno sbaglio, lui è solo-» prova a ribattere Sam, ma lo interrompo.

«Non penso ti riguardi Sam, lo so decidere da solo se sto sbagliando o meno. Ti ho chiesto di andare via o sbaglio?» ribatto, seccato.

Sam mi guarda allibito.

«Stai scegliendo lui? Davvero? Uno stronzo del cazzo? Pensi che non sappia che lui era il tuo ragazzo? Che non sappia che ti ha tradito? Che non sappia quello che si dice?!» strilla Sam, qualcosa di cattivo gli luccicca nello sguardo.

Mi sto decisamente innervosendo.
Lo faccio finire di parlare, poi, faccio faccio cenno a Baji di lasciarmi parlare, e sorrido. Un sorriso amaro e malefico, una rabbia che non sapevo di poter provare.

Perché, nessuno può insultare Baji dinanzi a me, nonostante quello che mi ha fatto. Resta pur sempre il mio Baji, almeno nei miei sogni.

«Lui sarà sempre la mia prima scelta. Né tu, né nessun altro, potrà mai essere quello che Keisuke Baji è per me, nessuno, Sam. Mi dispiace, davvero, vorrei che fosse andata in modo diverso, ma non ti permetto di dire certe cose. Tu non lo conosci, tu non sai nulla di questo ragazzo. E si, so quello che si dice di me, che lo amo, che gli sto sotto, nonostante mi abbia tradito, ma ehy; tutti sbagliano, ed io, non rinuncerò mai a lui, perciò non credo che potremo più vederci. Baji, sarà sempre la mia persona preferita, Sam, a prescindere da chi ho davanti, fosse pure mia madre; capisci?»

Sam non dice nulla.
Si dirige verso la camera, afferra i panni sparsi sul pavimento, si riveste e si avvia verso la porta.

«Spero che tu sappia cosa stai facendo, Chifuyu» mi dice, poco prima di aprire la porta.

«Nessuno può dirmi quello che devo fare, Sam, e tu, non puoi stare con me proprio per questo.»

Non risponde, forse sa che ho ragione.

Si richiude la porta alle spalle e faccio appena in tempo a voltarmi prima di capire quello che sta succedendo.

Le tue labbra sanno di birra e miele.
Mi spingi contro di te, contro il muro alle mie spalle e confini la tua lingua nella mia bocca, dandomi a malapena il tempo di reagire. Sai di buono. Mi era mancato il tuo sapore di mare, Baji-san.

Mi spingi la lingua tra i denti, mordendomi il labbro inferiore, procurandomi un gemito e un brivido.

Sei sempre stato troppo bravo a baciare, le tue labbra sanno dove mordere, dove succhiare, sanno che adoro se mi mordicchi la lingua, sanno che mi piace se mi stringi le labbra forte.

Le tue mani sanno cosa mi provocano se stringi così il mio fianco.

Quando ci separiamo ho il fiatone.

«Dopo questo non aspettarti che ti lasci uscire dal letto per almeno una settimana» mi dici, gli occhi fissi sulle mie labbra, le tue mani mi stringono il sedere, tirandomi in braccio.

Scoppio a ridere e torno a baciarti.

«Voglio sentirti urlare, kitty» mi soffi nell'orecchio.

Non arriviamo neppure in camera. Mi spingi a terra prima che raggiungiamo il letto e t'imponi sopra di me.

Ti lascio fare, portando i polsi sulla testa, uno sopra all'altro. Mi mordo il labbro e tu lo noti. I tuoi occhi si fanno languidi.

Le tue dita mi stringono i polsi, causandomi un gemito. L'altra mano me la stringi sul fianco e io ansimo.

Quel punto…socchiudo gli occhi, mentre le tue labbra mi succhiano il collo, lasciandoci quanti più segni possibili. Sento la pelle pizzicare dove i tuoi denti la perforano, ma il tocco languido della tua lingua mi fa rinsavire, strappandomi un gemito acuto.

«Ancora non cominciamo e già urli, kitty?» mi sbeffeggi, la mano sul fianco mi stringe la pelle più forte. Mi mordo il labbro, ignorando il fremito che mi scuote il corpo al solo averti così vicino.

«Baji-san…ti prego.»

Tu mi guardi, sogghigni, i tuoi denti bianchissimi scintillano, le labbra li denudano, mettendoli in mostra.

«Per cosa mi preghi, kitty?»

Provo a muovere il bacino, ma tu utilizzi la presa sul mio fianco per tenermi inchiodato al pavimento.

«Cosa vuoi, Chifuyu?» mi chiedi, muovendo lentamente le labbra sul lobo del mio orecchio.

Mugulo, cercando di dimenarmi.

«Oh kitty, se continui a scalciare, ci andrò solo più forte» mi sussurri, il tuo fiato caldo mi inonda il corpo di gemiti.

«Baji-san…»

Mi togli i pantaloni, tirandoli via velocemente. Li lanci alle tue spalle ed io ne approfitto per morderti il collo.

Getti il collo all'indietro, lasciandoti assaggiare. Il tuo sapore salmastro mi invade. Mi stacco e mi lecco le labbra.

Non mi passa inosservato rigonfiamento che hai nei boxer.

«Cazzo, kitty.»

Mi sfili la maglietta e ti stacchi appena, facendo fare la stessa fine ai tuoi abiti.

«Non camminerai per tanto tempo, kitty» mi avverti e senza darmi il tempo di realizzare, ti spingi dentro di me.

Urlo.
Un po' per il dolore, un po' per il piacere di averti dentro. Mi guardi, resti fermo qualche secondo, cercando la mia approvazione.

Sorrido, gemendo.

Inizi a muoverti, reclino la testa all'indietro, sospirando. Sei così a fondo che ti sento perfino nel cuore.

«Ti piace?» mi chiedi, sospirando nel mio orecchio, i denti mi mordono il lobo, il tuo respiro mi intorpidisce i sensi.

Vengo attraversato da una scossa.

«Ti piace, kitty?»

I tuoi affondi…cazzo. Veloci, forti, imponenti e prepotenti.

«S-si…Baji-san…non fermarti…»

Le parole mi escono da sole, il tono rauco, grondante lussuria.

«Baji-san…mi sei mancato…»

No, non dovrei dirti affatto queste cose, ma ad ogni affondo le parole sembrano uscire da sole, come se le stesso strappando direttamente dalle mie labbra assieme ai miei gemiti sempre più acuti.

«Si? Quanto ti sono mancato, kitty?» mi chiedi, poi, mi afferri i fianchi, esci di me.

Gemo di protesta, cercando di riportarti in me, ma tu mi ignori.

Mi volti, spingendomi in pancia in giù.

«Come siamo impazienti…» mormori. Non mi dai il tempo di rimprendermi; sollevi la mano e mi colpisci la natica, facendomi sussultare.

Non me lo aspettavo, eppure, devo mordermi il labbro per non gemere. Tu, te ne accorgi e mi sculacci ancora, più forte.

«Conta, 'Fuyu» mi ordini, hai il respiro frammentato anche tu, ansimiamo entrambi quando mi colpisci ancora ed io inizio a fare ciò che mi hai chiesto.

«U-uno…»

Carichi il colpo e mi colpisci ancora, sullo stesso punto. Gemo, non riuscendo a trattenermi.

«D-due…»

Mi volto a guardarti, sogghigni. Ancora. Mi tiri altri tre schiaffi ed io non resisto più. Gemo, muovendomi verso di te.

«Baji-san… ti prego» ansimo, completamente andato. Però, anche i tuoi occhi mi sussurrano qualcosa che non credevo.

Non resisto più neanche tu.
Mi afferri i fianchi, affondi dentro di me, ti muovi con violenza.

«B-Baji-san…!» urlò, non riuscendo a fare altro, mi aggrappo al pavimento, gemendo.

Non mi lasci il tempo di respirare, né quello di pensare. Ti spingi in me senza alcun ritmo, affondi nella mia carne incitendoci il tuo tocco, aumenti l'intensità del nostro contatto, sento il tuo membro riempirmi lo stomaco.

«S-sei…così…a fondo» mormorò, la voce divisa dai gemiti. Penso che tu non mi abbia sentito, finché non ti sento uscire di nuovo, mugolo di protesta, allungando le mani per riacciuffarti, però tu mi blocchi i polsi.

Mi sollevi le braccia e con uno scatto mi volti a pancia in su. Eccoli di nuovo i tuoi occhi.

«Baji-san…» gemo. Ormai non sento neanche più i miei sospiri, fattosi sempre più forti. Tu mi inchiodi i polsi sul pavimento.

«Cazzo» gemi. Mi affondi dentro senza neppure avvertirmi ed io urlo ancora, gettando la testa all'indietro.

Averti dentro mi sta uccidendo. Avvolgo la mia carne bollente attorno a te, tu ansimi, stringendo maggiormente i miei polsi.

Inizi a muoverti, mantenendo un ritmo più micidiale di prima, rude, primordiale.
Scavi in me, ritagliandoti un tuo posto nella mia anima, nel mio corpo e so già quanto mi sentirò svuotato dopo questo, so già quanto soffrirò quando scivolerai fuori di me ed io ti osserverò bellissimo e impeccabile come solo tu sai esserlo.

Questa posizione. Dicevi di odiarla, dicevi che non potevi amarmi, che questo voleva dire fare l'amore e che tu non ne eri in grado.

Eppure, ora le tue mani mi stringono i fianchi, i miei polsi sono liberi e tu ti spingi dentro di me più lentamente. I tuoi affondi sono decisi, precisi, reconditi, ma più suadenti, più dolci.

Affondi in me strappandomi il fiato, colpendo l'angolazione che mi fa aprire le labbra e mi impedisce di richiuderle, i gemiti che si scontrano sempre più rapidi ai tuoi.

Hai avvicinato la bocca alla mia e ci respiri contro. Lasci che le mie braccia ti cingano il collo e ignori le mie lacrime.

«Perchè?» ti chiedo,la voce tramortita dal culmine, al quale, mi sento sempre più vicino.

Mi lasci un gemito sulle labbra e ti spingi in me con più decisione, facendomi inarcare la schiena e socchiudere gli occhi, la testa reclinata.

«Voglio vedere i tuoi occhi roteare all'insù quando ti scopo» asserisci, la voce affannosa e il corpo possente.

Mi prendi completamente ed io gemo al tuo cospetto, sentendomi riempire da te, completamente.

«Baji-san…» mugolò, le mie unghie affondano nelle tue spalle. Gemi.

«Dimmelo» ordini, i tuoi occhi sono socchiusi, mentre il tuo fiato bollente mi secca le labbra. Ci faccio scorrere la lingua, sfiorando anche le tue.

Non devo chiederti cosa, lo so già. Chiudo gli occhi, respirando velocemente.

Le tue spinte sono più rapide.
Ti guardo, puntando le nostre iridi l'una nell'altra, i respiri così vicini da miscelarsi.

«Ti amo, Baji-san…»

Non riesco a percepire nulla se non il gemito che ti lascia le labbra e la lacrima che ti riga il viso, che sono sicuro, non sia la mia.

Il tuo corpo trema, seguendo i sussulti del mio. Sei al limite anche tu.

Ti stringo a me, le mie braccia ti cingono verso di me, il tuo respiro mi si infrange sulla gola.

«Baji-san!» urlò mentre vengo, non riesco a trattenere il tuo nome, che mi scivola come miele fuori dalle labbra che mi mordo, sopprimendo gli altri sospiri.

«Piccolo…» mugoli, un latrato roco ti lascia le labbra umide e ti lasci andare, riempiendomi di te, della tua essenza.

Il tuo seme bollente mi scalda il corpo, i spasmi del tuo membro seguono quelli delle mie pareti che continuano a spremere tutto ciò che hai da darmi.

Riprendi fiato e quando provi a sfilarti da dentro di me, ti blocco. Solo allora, sollevi i tuoi occhi scuri, guardandomi.

«Restiamo così,un altro po'» mormoro, «solo per poco» aggiungo poi, accarezzandoti la schiena con la punta delle dita.

Rabbrividisci. Ti immobilizzi, ma ti lasci toccare.

Chini la testa sul mio petto e io ti sfioro i capelli, morbidi e lisci.

«Come hai fatto ad innamorarti di un mostro come me?» mi chiedi, dopo qualche minuto.

«Tu non sei un mostro» affermo, sicuro, fermo, «non mi importa cosa gli altri pensino di te, io so chi sei davvero e il Baji che conosco non farebbe mai del male alle persone a cui tiene» bisbiglio, sentendo il suo cuore risuonare contro il mio petto.

«Ma a te si» ribatti, «a te, ho fatto del male. Ti ho fatto soffrire, 'Fuyu.»

Il tono con il quale lo dici mi fa aggrovigliare qualcosa nello stomaco.

«Non mi importa, Baji-san» soffio, forse è vero, forse voglio solo che per stasera lui sia mio.

«Io…» inizi, ti blocchi e sollevi il viso, guardandomi.

«Non mi meriti, lo so» lo precedo, sorridendo, «però io merito te, non credi?»

Non rispondi.

Mi chiedi di dormire con me, nel mio letto e poi mi abbracci. Mi chiedo perché tu lo stia facendo, però non ti pongo questa domanda. Lascio che le tue mani mi stringano a sé, che il tuo viso affondi nel mio collo e che il tuo odore si mischi al mio, sfiorandoti il dorso delle mani con i polpastrelli.

Siamo nudi, ma il calore della tua pelle basta a scaldarmi.

«Kitty» mi chiami con quel nomignolo che lo sai, mi fa arrossire ogni volta, e non è per via di ciò che rappresenta, ma è perché sei tu a dirlo, perché sei tu che mi chiami così, «non posso lasciarti» mormori.

Sorrido, sono grato del fatto che non puoi vedermi, visto che ti dò le spalle.

«Anzi, non voglio lasciarti» riproponi e stavolta mi faccio più vicino. Mi stringi tra le braccia ed io sospiro.

Più tardi, mentre spegni l'abajour e torni vicino a me, mi sposti i capelli dal viso e mi baci la guancia. Ho gli occhi chiusi e tu pensi che io stia dormendo perché sennò non saresti così delicato.

«Ti amo anch'io, Chifuyu» sussurri, ed io sorrido. Perché una vita senza te, non la posso proprio immaginare.

























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