CAPITOLO 4
MEDISON
Oggi prevedevo che avrei di sicuro ucciso qualcuno; mia mamma aveva deciso di andare in banca a provare di ottenere un prestito, siccome la nostra auto sta cadendo a pezzi e ha bisogno di essere sostituita.
Le persone che lavorano in banca sono le più infide e bastarde. Sono come sorci di fogna per me! Le banche fanno finanziamenti solo a chi vogliono loro, e non a caso, devono possedere come minimo una Ferrari, due case completamente già arredate, due maiali, e devi avere come minimo il conto in banca di Trump.
Non abbiamo nulla di tutto ciò, quindi non venitemi a rompere se trovate un cadavere in camera mia.
Una volta arrivate alla BFB, ovvero alla Brasil Foundation Bank, entrammo e subito ci fecero accomodare in una piccola sala d'attesa. Già questa cosa mi dava sui nervi; possibile che abbiano così tanto lavoro da non servirci subito? Insomma stanno tutto il giorno seduti dietro a una scrivania.
<<Venite pure!>>
Finalmente dopo un po', una spilungona conciata come se fosse un pinguino: capelli raccolti ordinati e occhiali con montatura rossa, che davano quell'aria da sexy segretaria, ma che su questa fanno solamente ridere, ci accompagna e ci fa accomodare in uno studio.
Era grande, ai lati della stanza si presentavano delle piante in un vaso, una scrivania ad angolo così ordinata che faccio fatica a capire come si possa lavorare senza avere la tentazione di mettere tutto in disordine. Su di essa e appoggiato un computer della Apple, un Mac.
Dalla parte sinistra una grande sedia in pelle nera girevole imbottita, forse fin troppo, che mi dava l'impressione che quella sedia poi si trasformasse in un letto e potevi dormirci comodamente sopra, dalla parte destra invece, su cui eravamo seduti noi, due sedie in plastica, anche esse nere. Plastica così scadente che il mio povero sedere ne stava risentendo amaramente.
Vicino a un raccoglitore di documenti, c'era una targhetta in oro, e in rosso c'era scritto "Loren Parks Dan Smith" solo la lunghezza del cognome mi faceva intuire che questa era la proprietaria di questo studio.
La porta dietro di noi si spalancò, e comparve una ragazza molto bella. Alta e con delle curve mozzafiato.
Camminò fino alla alla sua scrivania con i suoi tacchi neri, facendo sentire l'importanza del numero del tacco camminando rumorosamente sul pavimento in parquet.
Indossava una maglia a collo alto bianco, con una giacchetta molto elegante nera. Le sue gambe erano messe in risalto da una gonna anche essa nera che le arrivava poco sopra il ginocchio, e i capelli sciolti erano sistemati così bene che quasi quasi la invidiavo.
<<Buongiorno...come posso aiutarvi?>> chiese lei, guardando mia madre.
La voce mi pareva da gallina strozzata! Anzi no, gallina strozzata perennemente in calore.
Mia madre spiegò la situazione, ma come immaginavo la situazione nostra non era adatta per avere un prestito. Apposta guardavo in faccia Genoveffa, quasi mi divertivo a vedere le smorfie schifate che faceva capendo che noi, dal ceto più basso del suo, siamo povere illuse che vogliono fare delle cose in grande.
<<Mi spiace, ma non è possibile fare ciò che avete chiesto>>
A queste parole, uscite dalla bocca della cornacchia il mio sangue mi cominciò a ribollire nelle vene.
<<Mi chiedo perché voi banche offrite la possibilità di dare finanziamenti, quando in realtà date questi solo alla persone ricche sfondate! Le persone ricche non hanno bisogno di finanziamenti se vogliono comprare una macchina costosa, hanno i loro soldi!>> spiegai
<<Purtroppo non dipende da me...>>
Quell'aria da finta mortificata che aveva assunto sulla sua faccia fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso.
<<Senta signora...>>
<<Signorina!>> mi corresse
<<Signora...capisco che poi rivogliate questi soldi indietro se li prestate, perciò date questi finanziamenti a persone benestanti. Noi non siamo truffatori! Possiamo restituire tutti i soldi che volete, ovviamente facendo sacrifici, ma sempre ve li restituiamo. Ma certo la povera gente e una poco di buono per voi>>
La donna rimase un po' a guardarmi e poi apri la bocca per contestare.
<<Non posso farci niente io, mi dispiace. Ora vi consiglio di andare>>
Disse ferma, ma sono sicura che sta cercano di non scoppiare. La cornacchia non aveva neanche il coraggio di guardarmi in faccia, sapevo che avevo ragione e lei torto.
<<Non ci servono i suoi consigli, avevo in mente la stessa cosa già prima che lei lo dicesse! Andiamo mamma!>>
Sento addosso lo sguardo di mia madre, un po' perplesso e un po' arrabbiato....sicuro arrabbiato, ma non mi frega nulla se le ho fatto fare una grossa figura di merda. Come ho già detto queste sono il tipo di persone che non meritano neanche il mio saluto! Sua Altezza non perdona.
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