CAPITOLO 19
LOREN
Questa assurda storia mi sta veramente stancando! e da mesi che indago su Michael, e su chi possa essere la troia con qui mi tradisce! Come lo scoperto? Non e stato difficile.
Michael e sempre stato di cosi buon cuore, talmente puro che non sa mentire neanche alla sua ombra. All'inizio mi pareva molto strano, non era più affettuoso con me, sempre freddo e distaccato per non parlare di tutte quelle volte in cui ha voluto sviare il discorso del nostro futuro matrimonio, oppure di tutte quelle volte in cui si e negato a me.
A quanto pare una volta tornato a casa Michael dovrà rivedere le capacità delle proprie domestiche. In camera sua, nella suite ho trovato accidentalmente per caso un paio di mutande femminili. E li ho capito tutto!
Ora mi e giunta voce che, la piccola puttana sia una popolana di basso rango. Non una zingaretta che vive nelle favelas, ma quasi...non mi stupisco, Mike ha sempre avuto un debole per le poveracce. Si mormora che la ragazza abbia avuto un grave incidente e che il duca si sia precipitato con lei subito in ospedale. In città ieri non facevano che passare ambulanze, bizzarra fretta se i soccorsi erano solo per una persona comune.
<<Lo sa che non parlerà vero?>>
<<Fidati Jason, parlerà...>>
Ero diretta in auto al luogo del presunto incidente, accompagnata dal mio fedele autista nonché bodyguard. Jason era un uomo affascinante, anche più di Michael se si può dire, ha: spalle larghe, capelli tirati indietro e ordinatissimi in gel, fisico bestiale. La divisa in giacca e cravatta gli mette in risalto tutto cio che lui ha.
Arrivammo alla palazzina, sudicia e a un passo dal crollo. La poca strada che c'era non era neanche asfaltata e cosi si era creano un gran accumolo di fango e pantano. Non sopportavo l'idea di rovinarmi le mie nuove scarpe, arrivavano dall'italia, dalla stilista Versace, cosi camminai con la punta dei piedi senza poggiare il tacco per terra.
<<Bleah! siamo qua nenache da cinque minuti e sto posto mi puzza già di marcio>> dissi rivolgendomi a Jason.
La mia interessata era una signora, dal cognome Shape, cosi sfogliai tutti i nomi sul campanello e schiacciai il tasto accanto al nome interessato.
<<Si? Lei chi e?>> la donna aprì il portone.
<<Ho saputo che qua e successo qualcosa, potrei sapere cosa?>> risposi
<<Mi spiace...non posso dire nulla>> come immaginavo, ha firmato uno di quelli stupidi contratti di riservatezza.
<<Non si preoccupi, io sono...l'ambasciatrice di corte, sapere e un mio dovere...>> e una fortuna sapere che nessuno sa chi tu sia in realtà.
<<Il duca ieri e venuto qua. Era un fascio di nervi, agitato, mi ha spiegato che al piano di sopra una ragazza aveva bisogno di aiuto, abbiamo aperto la porta e la ragazza e stata trovata in un lago di sangue. Hanno chiamato subito i soccorsi>>
<<Sa in quale ospedale si trova ora la ragazza?>>
<<Si, al St. Marie...>> bene.
<<Per caso sa il nome della pu...ehm...ragazza?>>
<<Medison>> Medison, grand nome per una rivale.
Congedai la signora, ora era il momento di andare a fare una bella visitina a questa Medison, e scoprire finalmente il suo volto.
MICHAEL
Med non si era ancora svegliata e io ero in pena per lei, no potevo perderla, non adesso, non ora, non in questo modo.
<<Meddie, amore mio, mi senti? Se solo tu mi potessi sentire ascolteresti ora tutto ciò che non sono mai riuscito a dirti. Perché sono un coglione, a volte troppo orgoglioso a volte troppo codardo, ma in questo momento ti dico che...Ti amo! si, ti amo più della mia stessa vita, sei il mio tutto, e l'ho capito solo ora. La vita non e facile, ma insieme possiamo viverla sereni. Medison, prometto che se ti sveglierai, ti renderò la principessa che tu hai sempre meritato di essere>>
Avvicinai le mie labbra alla sue e posai un delicato bacio, proprio come il principe risveglia la bella addormenta. Usci dalla stanza e mi sedetti vicino a Randy, povero era esausto aveva passato tutta la notte qui in ospedale con me.
<<E strazzionaria...>>
<<E un buon segno?>> domandò lui.
<<Non lo so...una cosa e certa, non può morire cosi>> alla fine di quelle parole scoppiai a piangere.
<<Non morirà, Mike...>>
<<E tutta colpa mia. Ho capito che potrei perderla da un momento all'altro, cosi se mai Dio deciderà in bene lei diventerà mia moglie>>
<<Mike?! Tua moglie?! la Regina non approverebbe, e poi con Loren?>>
<<La voglio avere con me fino alla fine dei giorni, la amo!>>
<<Mike...ha soli diciannove anni, vuoi veramente condannarla al tuo nuovo mondo cosi presto?>>
<<Non la condanno io! deciderà da sola se condannarsi o meno...>>
LOREN
Arrivai all'ospedale e non mi fu difficile trovare Michael, il reparto "quasi morenti" era vicino all'entrata.
<<Michael! Amore mio! come stai? tutto bene?>> arrivai di corsa simulando il fiatone, odio recitare ma devo se voglio grand parte del patrimonio.
<<Si sto bene...>> come immaginavo sempre più distaccato, la povera amante lotta tra la vita e la morte e siamo tanto tristi.
<<Cosa ci fai qui?>> mi domandò
<<...Le voci tra la security girano>> ovvio, la security... <<Come sta? Posso entrare a vederla?>>
<<Si...vai pure>>
Ero riuscita nel mio intento, ma il fuoco della gelosia, della rabbia e del desiderio di vendetta era appena appiccato dentro di me. Spalancai la porta bianca, ed eccola li nel letto che sembrava quasi che dormisse.
<<Una ragazzina...solo una ragazzina>> dissi. Però devo ammettere che era una ragazzina molto, molto bella. Quei suoi capelli rosso rame le davano un'aria da non so che...ottima scelta, ma non riuscirà mai a strapparmi via Michael!
Dopo un po stare in quella stanza diventava rivoltante, quell'odore di medicinali mi dava la nausea. Uscì, ma non persi occasione di origliare da dietro un angolo una conversazione che si stava tenendo tra Mike e suo fratello.
<<Sei convinto della tua scelta?>> domandò Randy.
<<Si, Medison diventerà mia moglie!>>
Mi bastarono quelle semplici parole nella stessa frase, Medison e moglie a scatenare dentro di me un vero e proprio uragano feroce. Prima la smorfiosetta mi ruba il ragazzo, poi ora vuole anche rubarmi la corona? No, piuttosto morirà sul campo di battaglia ma non riuscirà a portarmii via ciò che mi aspetta di diritto.
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