Capitolo 1
Draco Malfoy è una persona che difficilmente si dimentica, soprattutto non lo dimenticano le persone giuste, anzi, ne diventano dipendenti.
Non è alla portata di tutti, a differenza di molti altri, può permettersi di scegliere i clienti. Li ha fissi per ogni giorno della settimana, ed hanno tutti la stessa storia: politici con famiglia, oppure calciatori e cantanti di successo che non possono dichiararsi, o semplicemente non vogliono.
Per loro è semplicemente William, nessuno sa il suo vero nome.
Blaise lo ammazzerebbe se mai dovesse infrangere anche una delle sue regole: non dire mail tuo nome; non dare mail il tuo numero; non dire mai dove abiti; usa sempre il preservativo e ultima, la più importante: non affezionarti.
Draco non si era mai affezionato a nessuno in questi anni, erano i clienti che si affezionavano a lui, e lui si nutriva di quella sensazione di essere il loro punto debole, il chiodo fisso che li perseguitava fino al loro prossimo incontro. Amava sapere che tornavano a casa dalle loro mogli, ma quando se le scopavano pensavano a lui.
Era irrintracciabile, i suoi clienti si fidavano di lui, sapevano che se si davano appuntamento, lui sarebbe andato. Era discreto, non si intrometteva nella loro vita privata, e soprattutto non faceva domande: per questo tutti lo volevano.
Il suo lavoro funzionava con il semplice passaparola, tutti passavano da Blaise prima, era lui a decidere se potevano diventare potenziali clienti e la tariffa da chiedere, ed era sempre lui ad organizzare ogni incontro.
Fissava il primo appuntamento sempre nello stesso locale, e Draco si faceva trovare al bancone del bar con un gin tonic in mano.
Esisteva una parola d'ordine: quando qualcuno si avvicinava a lui sussurrando "Ci conosciamo?" sapeva che quello sarebbe stato il suo prossimo cliente.
Draco ci passava la serata a bere, se poi gradiva le attenzioni dell'altro finivano nel bagno e si sarebbero rivisti per un secondo appuntamento mantenendo un giorno alla settimana fisso, altrimenti se ne andava con una stretta di mano.
Per questo anche quella sera era lì, stesso locale, stesso completo nero, stesso gin tonic mentre aspettava. Blaise non gli aveva dato molti indizi: Joshua Chapman era un ragazzo di 22 anni di Manchester, figlio di un magnate dell'industria edile.
A Draco non importava sapere molto: meno sapeva e più erano semplici gli incontri, almeno non correva il rischio di lasciarsi sfuggire qualcosa che non avrebbe dovuto dire.
Lo riconobbe appena entrato nel locale, lo sguardo curioso rivolto al bancone del bar mentre si toglieva il cappotto. Era un bel ragazzo, decisamente alto, capelli ricci biondi cenere che cadevano sulle spalle e due grandi occhi color nocciola. Indossava una semplice t-shirt nera sotto un completo di sartoria viola melanzana, decisamente indossato per fare colpo.
Lo osservò avvicinarsi, Draco era l'unico seduto al bancone del bar, non poteva sbagliarsi, eppure notò un po' di timore quando pronunciò la classica frase "Ci conosciamo?"
Si rilassò non appena Draco sorrise e gli porse la mano da vero gentiluomo: "William".
"Joshua" rispose l'altro accomodandosi sullo sgabello libero di fianco a lui.
"Avevo paura di fare una figuraccia e sbagliare persona" ammise, la voce un po' tremante.
Draco ghignò "Sono l'unico a bere gin tonic qui al bancone, non avevi molte scelte."
Joshua arrossì, sistemandosi i ricci con una mano. Gli sembrava un ragazzo molto insicuro, di solito gli bastavano pochi secondi per capire una persona, e Joshua sembrava davvero un bravo ragazzo, forse anche fin troppo, rasente l'ingenuo.
"Cosa prendi da bere?"
"Quello che stai bevendo tu."
Ingenuo, accondiscendente e che non sa fare scelte. Stava iniziando col piede sbagliato, ma la serata era appena iniziata, per cui Draco non disse nulla e ordinò un gin tonic anche per lui.
Si spostarono poi sui divanetti, Joshua non aveva più spiccicato parola da quando avevo preso a sorseggiare il suo alcolico, palesemente nervoso. Decise di non infierire troppo e intraprendere una conservazione.
"Allora, cosa ti porta qui? Cosa stai cercando?"
Non era solito fare quel tipo di domande, ma il riccio sembrava davvero poco a suo agio, e lui non era una di quelle persone che se ne approfittava per spillare alla gente più soldi possibili, non ne aveva bisogno.
Joshua arrossì di nuovo prima di rispondere "Cerco solo un po' di compagnia."
Draco inarcò un sopracciglio, aveva 22 anni, poteva avere tutta la compagnia che voleva. Il ragazzo sembrò capirlo e proseguì: "Mio padre mi ha beccato a letto con un ragazzo, mi ha minacciato di togliermi tutto e di non finanziarmi la scuola di arte per cui..."
Non ci fu bisogno di spiegare altro, Draco aveva capito benissimo: quel ragazzo era molto solo.
"Godiamoci alla serata allora" lo rassicurò.
Da quel momento in poi Joshua si sbloccò, gli raccontò della sua passione per la pittura e per il teatro, e di come suo padre invece volesse farlo entrare nel campo edile insieme a lui. Draco ascoltava interessato, a volte interveniva anche nella conversazione, ma poi dovette bloccarsi.
Nel locale era appena entrato un ragazzo che non aveva mai visto: poco più basso di lui, carnagione dorata da sembrare abbronzato, capelli nero corvino che dire fossero scompigliati era un complimento, e due occhi verdi come il mare in tempesta.
Indossava un completo total black, anche la camicia era tutta nera. Ai polsi due gemelli davano all'occhio per la loro brillantezza, sembravano due diamanti. Al polso sinistro un grande orologio sbatteva in faccia agli altri la sua ricchezza, un Rolex, Draco lo aveva riconosciuto subito.
Teneva sotto braccio due bionde tutte tette e culo, che non facevano altro che ridere come due oche a tutto quello che diceva. Il ragazzo non si scomponeva mai, rimaneva rigido nella sua postazione, lo sguardo tenebroso da chi è abituato a non chiedere, quasi annoiato.
Avanzò attraverso il locale trascinandosi dietro le due svampite che furono molto felici di seguirlo.
Non riusciva a smettere di guardo. Era magnetico, una calamita per i suoi occhi.
"Chi è quello?" Si lasciò sfuggire prima di rendersene conto.
Sapeva che domandare di altri uomini mentre era con un cliente non era una cosa giusta da fare ma la curiosità era troppa.
"Non sai chi è il ragazzo che è appena entrato?!"
Draco scosse la testa, continuando a guardare verso il moro che mano a mano si stava avvicinando sempre di più.
"Amico ma dove vivi? Quello è Harry Potter, uno dei One Direction, band più famosa di Inghilterra."
Lui non guardava la tv, e nemmeno usava i social. Certo gli piaceva ascoltare la musica, sentiva la radio mentre era in macchina, e aveva spesso sentito parlare dei One Direction, ma di certo non sapeva associarci un volto.
Doveva smettere di guardarlo, lo sapeva, se Joshua se ne fosse lamentato con Blaise ne avrebbe pagato le conseguenze, ma il moro lo attirava in un modo che non gli era mai capitato.
Ormai stava passando davanti a loro, le bionde sempre a braccetto, e fu lì che i loro occhi si incrociarono per la prima volta. Un momento fugace, un secondo che gli parve una eternità, ma che gli bastò per togliergli il respiro.
"Quindi che facciamo?"
Joshua per fortuna lo distolse dai suoi pensieri. Il cantante si era seduto su un divanetto con le ragazze, senza più badare a loro, e lui poté finalmente girarsi e prestare attenzione al suo cliente.
"Tu cosa vuoi fare?"
Il ragazzo sollevò le spalle "Cosa fai di solito quando ti vedi con qualcuno?"
Draco non poté fare a meno di ridere "Non penso tu lo voglia davvero sapere, sicuramente nulla che farei con te. Sei un ragazzino Joshua, esci, viviti la vita, fregatene di quello che pensa tua padre e sopratutto non cercarmi più. Tu non hai bisogno di uno come me."
Il riccio lo guardò per un momento spaesato, indeciso se ringraziarlo o se mandarlo a quel paese, ma poi si rilassò visibilmente e si alzò dal divano.
"Forse hai ragione, scusa se ti ho fatto perdere tempo William, ti pagherò comunque la serata."
"Non ce n'è bisogno, va bene così."
Si alzò a sua volta per porgergli la mano e salutarlo ma il ragazzo lo sorprese perché in un impeto di coraggio se lo tirò addosso e lo abbracciò.
Rispose a quell' abbraccio, Joshua ne aveva bisogno per quello che avrebbe dovuto affrontare, ed era felice se per un momento lo avesse fatto sentire meno solo.
Rimase fermo ad osservarlo allontanarsi ed uscire dal locale, poi decise che poteva concedersi un altro drink prima di rincasare.
Si avviò verso il bancone del bar, ma non appena passò davanti al divanetto del cantante, lo vide alzarsi con la coda dell'occhio. Quando poggiò i gomiti sul marmo per richiamare il barista, quell'Harry Potter era di fianco a lui.
Si voltò l'ennesima volta per guardarlo, ma il moro guardava dritto davanti a se come se lui non ci fosse.
Poi, con un movimento leggero delle labbra, un tono di voce deciso disse: "Ci conosciamo?"
Sentì tutto il corpo tremare mentre due occhi verdi come smeraldi lo fissavano.
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Stava infrangendo tutte le regole, lo sapeva benissimo.
Se Blaise fosse venuto a conoscenza che si stesse presentando a casa di una persona senza prima essere esaminato da lui, lo avrebbe ucciso.
Letteralmente.
Se fosse venuto a sapere che l'incontro era avvenuto mentre stava passando la serata con Joshua, lo avrebbe seppellito vivo.
Letteralmente.
Eppure eccolo lì, in taxi, pronto a raggiungere l'appartamento di quell'Harry Potter, perché quando il moro gli aveva lasciato un biglietto con su scritto l'indirizzo di casa, non aveva avuto bisogno di pensarci due volte prima di sapere che si sarebbe presentato.
Quel ragazzo lo mandava su di giri come non gli era mai capitato, e non gli aveva nemmeno rivolto la parola se non per quella frase di circostanza che dicevano tutti la prima volta.
Il taxi svoltò in una via illuminata di Kensington.
Non aveva dubbi che Harry potesse vivere lì, perché tutti i vip lo facevano. Si trovava in un quartiere residenziale, composto solo da ville con giardino, e la macchina si fermò di fronte ad una di esse, completamente bianca e grigio ghiaccio, con un enorme cancello che la separava dalla strada.
Pagò il tassista lasciando una generosa mancia e scese dall'auto fermandosi davanti le inferiate. Suonò il citofono, e subito una luce con telecamera si attivò.
Cercò di apparire rilassato, quando in realtà stava sudando tantissimo per l'agitazione, e quasi gli prese un colpo quando la serratura scattò ed il cancello iniziò ad aprirsi.
Percorse un vialetto di ghiaia con qualche roseto sparso qua e la, e non appena raggiunse il portone, indeciso se suonare o bussare, quello si aprì.
Harry Potter era davanti a lui, ancora con quel completo total black, con lo sguardo serio che avrebbe potuto uccidere qualcuno.
"Ehilà" sputò fuori, prima di maledirsi mentalmente per quella uscita.
Ma Harry sembrò non farci caso e si spinse più indietro per farlo entrare.
La casa all'interno era magnifica, ma secondo Draco poco vissuta. Arredata con stile, ma con pochi oggetti personali. Nessuna foto, nessun premio esposto, niente che facesse intendere che tipo di vita facesse il moro.
Tutto era sistemato con estremo ordine, anche i libri nella libreria a muro erano perfettamente livellati. Tutto ciò gli dava molto sui nervi.
"Vuoi qualcosa da bere?" sentì chiedere dall'altro.
Fece un cenno di diniego, aveva bevuto abbastanza al locale, e poi era più interessato ad altro in quel momento. Mise mano su alcuni soprammobili senza senso posti su una credenza quando Harry lo interruppe.
"Non toccare niente" disse rude, per poi sistemare come prima quello che aveva toccato.
"Cos'è sei un maniaco del controllo?" rise.
Ma quando incrociò gli occhi con quelli dell'altro smise subito. Se uno sguardo avrebbe potuto ammazzare lui sarebbe morto all'istante. Harry sembrava furioso, se fossero stati in un fumetto gli sarebbe uscito il fumo dalle orecchie.
"Mettiti in ginocchio."
Draco deglutì, avrebbe preferito andare in camera da letto, ma aveva capito che con Harry era meglio fare quello che diceva, per cui non obiettò, piegò le gambe e si mise in ginocchio.
Il moro avanzò lentamente verso di lui, ad ogni passo sentiva l'agitazione crescere. Voleva toccarlo, marchiare ogni centimetro di quella pelle olivastra, eppure stette fermo in mobile in attesa.
Quando gli fu di fronte, iniziò a sfilarsi la cintura, un ghigno strafottente sul volto.
"Ora ti faccio passare la voglia di toccare ogni cosa."
Lo oltrepassò per posizionarsi dietro di lui, fino a che sentì le mani bloccate dietro la schiena. Gliele aveva legate con la cintura.
Harry fu subito davanti a lui, e con una calma che a Draco non apparteneva, sbottonò il pantalone ed abbassò la cerniera, quel tanto che permise alla sua erezione di svettare fuori sull'attenti.
La sua eccitazione era ormai andata alle stelle, era duro contro il pantalone del suo completo che ora gli andava decisamente stretto, ed era più che sicuro che i suoi slip fossero zuppi di precoito.
Gli prudevano le mani, ma il fatto che non lo potesse toccare lo faceva eccitare ancora di più.
Harry si avvicinò, una mano dietro la testa ad afferragli i capelli, e l'altra che pompava leggermente la sua erezione.
"Apri la bocca."
Ubbidì subito, perché la voglia di assaggiarlo era tanta, per cui non si fece pregare quando diede una prima lappata a quell'asta rigida dalla base alla punta.
Percepì Harry sussultare, così diede il meglio di se quando separò le labbra e prese a succhiare la cappella rosata.
Il moro si irrigidì, cominciando a muovere i fianchi avanti e indietro a suo piacimento. Draco glielo lasciò fare, spalancò le labbra per permettere al cantate di scoparsi la bocca come meglio credeva, ed ogni gemito suo era uno spasmo alla sua di erezione, che costretta in quei pantaloni rischiava di esplodere.
Ma Harry era troppo buono, e più spingeva nella sua bocca più lui succhiava, voleva farlo tremare, prosciugarlo di ogni forza.
In tutti gli anni di lavoro non gli era mai capitato di eccitarsi così per qualcuno. La maggior parte dei suoi clienti erano tutti bei uomini, ma per lui era solo lavoro, si faceva venire una erezione solo per scoparli e poi finiva lì.
Con Harry era diverso, non si sarebbe nemmeno fatto pagare, stavano traendo piacere tutti e due e a Draco questa cosa faceva impazzire.
Per cui quando con un'ultima spinta possente Harry gli si riversò in bocca, non poté fare a meno di venire nei suoi pantaloni come un adolescente arrapato.
Il moro gli concesse il bagno degli ospiti per darsi una ripulita, e quando ritornò nel salotto il cantante lo stava aspettando.
"Wow" sospirò "È stato fantastico, sei davvero incredibile e..."
"Non sei mai stato trattato così vero?" lo interruppe.
Draco aggrottò le sopracciglia pensieroso.
"Così come?"
"Come una puttana."
Rimase in silenzio per un istante, non sapendo come rispondere. Effettivamente quello era il suo lavoro, ma detto così lo stava facendo passare come una cosa sporca, e probabilmente lo era, guadagnare soldi con il sesso, ma lui la vedeva in un altro modo.
Stava per ribattere, quando Harry lo interruppe di nuovo.
" Hai questa aria da impertinente che darebbe fastidio a chiunque, eppure è bastato poco per farti stare fermo e zitto. Puoi andare ora, il tuo taxi e' fuori che ti aspetta."
Abbassò il capo, accettando la sconfitta.
Uscì da quella villa con le gambe tremanti e con una nuova erezione nel mezzo.
Poteva prendere in giro i suoi clienti, ma non se stesso né tantomeno Harry.
A lui piaceva essere trattato così, il suo inconscio lo sapeva benissimo, e adesso che aveva trovato qualcuno con cui sperimentare qualcosa di nuovo, era sicuro che non lo avrebbe più richiamato.
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