9 | Errori
CAPITOLO 9 | HEART TO HEART
You and I won't part 'til we die
You should know
We see eye to eye
Heart to heart
-James Blund
POV RAVEN
Mi fermai al margine della fila, avevo sentito le loro voci, prima i rumori dei pugni che si abbattevano contro le loro carni e poi i gemiti di dolore. Non era la prima volta che qualcuno litigava, ma oggi era stato diverso. Ormai avevamo deciso che quella notte ci saremmo accampati lì, quindi decisi di avvicinarmi lentamente, dopo essermi accertata che fosse tutto finito, sentivo le foglie sotto i miei passi rompersi, accompagnata dal mio amico Icarus, che era sempre il primo ad impicciarsi negli affari altrui.
Dopo poco li vidi, Phoenix Blake era appoggiato contro un albero, con il viso ricoperto da sangue, e le labbra spaccate. Non aveva un'aria molto pentita di quello che era appena successo, anzi, sembrava quasi che per lui fosse tutto un gioco. Zayden Williams invece, era in piedi, con il viso contratto da una smorfia di disprezzo, aveva vinto la rissa, ma i suoi occhi sembravano comunque spenti. Non riuscivo a capire perché si trovassero vicini, avrebbero dovuto farli allontanare, e medicare meglio Phoenix, ma a quanto pare non ci arrivavano proprio.
«Mi ricorda mio padre dopo aver macellato un maiale.» Parlò d'un tratto Icarus, rivolgendosi al ragazzo più grande. «Invece l'altro il maiale.» Aggiunse, guardando Phoenix.
Non riuscii a trattenere una risata, ma gli detti subito una gomitata non appena notai le occhiatacce dei due ragazzi.
«Cosa volete?» Ci domandò subito Williams, con serietà.
«Non avevamo niente di meglio da fare.» Risposi io, sempre in un tono ironico, che però lui non riuscì a concepire.
«Cosa pensavate di ottenere picchiandovi come due scimmie in calore?» Li interrogò Icarus, sempre con un sorriso che lasciava trasparire sarcasmo, anche se, loro due non avevano affatto voglia di scherzare
Phoenix alzò lo sguardo su di noi, «non è come pensate.» Sibilò, «non c'è bisogno di essere sempre così drammatici.» Aggiunse con voce canzonatoria.
«Non è come penso?» Ripetei, avvicinandomi di un passo, «Allora dimmi com'è, perché qui sembra che tu abbia cercato di fare il figo e che ti sia preso una bella lezione.» Poi mi girai verso Zayden, che si stava massaggiando la guancia con un sorriso arrogante.
«Tu invece, hai dimostrato di essere forte a pestare Phoenix, complimenti.» Decisi di aggiungere, con ironia.
Di solito non ero tipa da ramanzine, ma non mi sembrava che qualcuno gli avesse detto qualcosa, e avrei voluto evitare succedesse di nuovo, non era stato un bello spettacolo, soprattutto per alcuni.
«Prossima volta se ti piace vincere facile, prenditela con lo smilzo.» Scherzò Icarus, facendo alzare gli occhi al ragazzo.
«Chi?» Domandò Phoenix, confuso.
«Il biondino magrolino, sai? Quello a cui è saltata l'unghia.» Spiegò, l'altro annuì, ritornando con lo sguardo a terra.
Zayden scrollò le spalle, come se le mie parole non avessero alcun peso, «se l'è cercata.» Pronunciò come se fosse la cosa più normale del mondo, come se avesse detto che il cielo è blu.
«Siete patetici.» Li rimproverai, loro, in quella maniera, cercavano solamente di nascondere quanto fossero spaventati, dietro a quella maschera di strafottenza.
Phoenix per qualche strano motivo rise, alzando nuovamente lo sguardo su di me. «E tu che ne sai? Sei sempre così pronta a giudicare gli altri, ma forse sei così incazzata perché non hai potuto partecipare alla festa?» Quelle parole avrebbero dovuto ferirmi, ma semplicemente lasciai perdere, senza dargli peso, ormai avevo capito che genere di persona fosse.
«Crescete, per favore» Dissi sempre più arrabbiata. «Siamo in un cazzo di bosco radioattivo e voi fate le risse come se fossimo ad un bar, che vi passa per la testa?» Strinsi le braccia al petto, continuando a guardarli male.
«E vi assicuro che la vostra era una rissa da bar. Io sono sempre presente a quelle, Raven ha ragione.» Confermò il mio amico, avvicinandosi di più a me.
«Non puoi capire, Raven.» Disse Phoenix, lanciando una pietrolina in direzione di Zayden.
«Non chiamarmi Raven in quel tono.» Dissi secca.
«Già, soprattutto se sembri appena uscito da un film horror di serie Z.» Aggiunse Icarus, sempre con la stessa aria sarcastica.
Zayden indietreggiò, «bene, ora penso che andrò a riposarmi.» Dichiarò, allontanandosi da noi prima che potessimo dire qualcosa. Guardai in direzione di Phoenix, ma non sembrava aver voglia di parlare con qualcuno.
«Meglio andare anche noi, allora.» Pensai fosse meglio lasciare il ragazzo da solo immerso nei suoi pensieri, dopo quello che era successo.
POV PHOENIX
Mi trovavo appoggiato ad un albero, il sangue mi colava dalle ferite, e il freddo della notte mi penetrava nelle ossa. Ormai erano quasi andati tutti a dormire, a parte colui che avrebbe dovuto fare il turno di notte. Ogni battito sembrava amplificare il mio dolore, e la mia mente era un caos di sensazioni opposte, provavo rabbia, vergogna e un senso di vuoto che mi stava inghiottendo. Non riuscivo a smettere di vedere il volto di Zayden, mentre lo colpivo, o lui colpiva me.
Il silenzio della notte era opprimente, come se l'universo volesse farmi restare solo, per riflettere su quello che avevo fatto, quando udii dei passi avvicinarsi. I rumori erano lenti e incerti, e sollevai lo sguardo.
Trovai Isaac, aveva un volto pallido, e gli occhi gonfi, come se avesse pianto da poco. Mi stava guardando con un'espressione preoccupata, come se stesse cercando di capire cosa fosse andato storto.
«Ciao. Che hai fatto per sanguinare così?» Le sue parole mi colpirono all'istante, non riuscivo a formulare una risposta coerente, e le mie spiegazioni sembravano naufragare in una tempesta dentro la mia mente.
«Non lo so.» Ammisi, con voce rotta. «Ero fuori controllo, non volevo ferire Zayden... o forse sì.»
Isaac si avvicinò, spostai lo sguardo a terra, per non volerlo farlo sentire a disagio mentre camminava, dopo quello che mi aveva detto.
«Io non ho visto la scena, avevo altro da fare.» Spiegò, non riuscivo a capire il suo tono, se era deluso, o se era arrabbiato con me, ma in realtà non volevo veramente saperlo, o sarei potuto stare molto peggio, infatti non riuscii a guardarlo negli occhi, avendo paura di un suo giudizio.
«Sono stato uno stronzo.» Sussurrai, con voce quasi impercettibile. «Non so cosa mi sia preso, ma detestavo il fatto che mi dicesse cosa fare, e sono esploso.»
Il silenzio che seguì era pesante, come se volessimo aggiungere altro, ma non sapevamo cosa. Magari lo avevo spaventato, e non voleva più parlare con me, «Mi dispiace.»
«Non devi dispiacerti, capita a tutti di perdere il controllo a volte.» Annuii alle sua parole, e sorrisi nel vedere che non ce l'avesse con me, almeno non come gli altri.
«Non c'è l'hai con me, quindi?» Chiesi, guardandolo brevemente.
«No, sta' tranquillo.» Annuii nuovamente, e riportai l'attenzione sulle mie mani, che erano ricoperte da lividi e cicatrici passate. Non era la prima volta che mi capitava di perdere il controllo in questo modo, succedeva spesso, e a volte anche in maniera peggiore, per questo non avevo molti amici, e facevo spesso fatica a fidarmi delle persone che incrociavo, con la paura che potessero giudicarmi.
«Che facevi quando stavi al Bunker?» Chiesi con curiosità, coprendomi la bocca lasciando uno sbadiglio.
«Andavo a scuola e basta, e il pomeriggio andavo in psichiatria. Tu?» Rispose schietto, sedendosi accanto a me.
«Pure io andavo a scuola.» Spiegai, forse, avrei anche io dovuto farmi visitare, per capire cosa non andasse in me, ma mi vergognavo di chiederlo a casa, soprattutto dato che quando ero piccolo, casa mia non era mai stato un luogo dove si riusciva a parlare liberamente.
Isaac rimase in silenzio per un attimo, come se stesse valutando le mie parole. «Sai, non c'è nulla di male ad avere bisogno di aiuto. Tutti portiamo con noi delle cicatrici, alcune dentro di noi, altre fuori. Non c'è vergogna nel cercare di guarirle.»
Mi voltai a guardarlo, sorpreso dalla sincerità del suo tono. Mi sentivo nudo di fronte a lui, come se avesse visto attraverso di me e avesse toccato qualcosa di profondo che non avevo mai permesso a nessuno di avvicinare.
«Ma a volte sembra che nessuno possa capire davvero cosa provo. È come se fossi intrappolato in questo corpo, con questi pensieri, e nessuno riuscisse a trovare la chiave per tirarmi fuori.»
Isaac annuì, comprensivo. «Lo so bene. Anche io mi sento spesso così, molte volte. Ma poi mi ricordo che non è questione di trovare qualcuno che capisca esattamente cosa provi, ma qualcuno che sia disposto a provare. A stare lì, con te, anche quando tutto sembra andare a rotoli.»
Rimasi a fissarlo, cercando di processare le sue parole. C'era una strana sensazione di calore nel petto, qualcosa che non provavo da tanto tempo. «Ti ringrazio, Isaac.» Dissi infine. «Perché sei rimasto? Voglio dire, avresti potuto ignorarmi come tutti gli altri.»
Lui sorrise, era un sorriso triste ma sincero. «Perché so cosa vuol dire sentirsi soli, e so che è una delle cose peggiori da affrontare. E poi, penso che tu meriti una seconda possibilità. Tutti la meritano, mica hai ucciso qualcuno, no?»
Mi sentii un nodo in gola, ma non era solo dolore, era anche sollievo.
«Grazie.» ripetei.
Isaac annuì e poi si alzò, offrendo una mano per aiutarmi a rialzarmi. «Andiamo.» Disse. «Ti accompagno a trovare un posto dove riposare. Domani sarà una giornata lunga.»
Accettai la sua mano e mi alzai lentamente, avevo gambe tremanti ma il cuore un po' più leggero.
Fancast:
Megan Fox as Raven Jones
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