CAPITOLO VENTIDUESIMO - parte 2
Allyson lanciò al killer un ultimo amichevole sorriso, prima di voltare le spalle e ripercorrere il corridoio al contrario. Era davvero destabilizzata dalla conversazione che aveva appena sostenuto con lui, specialmente a causa dei dettagli riguardo a quel reparto che fino a quel momento aveva del tutto ignorato, e del trascorso dello stesso Jeff; tuttavia, si sentiva anche euforica.
-Taglia!... Taglia! Perché tagli?! Perché...- balbettava la donna da un solo occhio, osservandola passare davanti alla sua cella. La ragazza tentò di ignorare completamente i sussurri inquietanti che provenivano dalle celle pazienti, puntando gli occhi dritti sulla porta sul fondo del corridoio; ora che conosceva la verità, era ancor più restìa ad avvicinarsi a loro.
-Non aspettavo ospiti!- esclamò una giovane donna con le palpebre spalancate in un'espressione spiritata a decorarle il volto; aveva entrambe la mano aggrappare alla porta, ed una chioma di capelli sporchi ed arrivati. -Perché non ti siedi? Ti preparo il the!-.
Ally proseguì senza azzardarsi a rispondere, fino a raggiungere finalmente la porta che l'avrebbe condotta nuovamente al piano superiore. Non avendo certo dimenticato la sventura della notte scorsa, questa volta aveva avuto l'accortezza di posizionare a terra un piccolo pezzo di legno trovato lì intorno, in modo tale da impedire alla porta di chiudersi automaticamente.
Si affrettò a risalire con il fiato corto e la mente affollata da troppi pensieri, preoccupata per l'eventualità che una volta giunta al pian terreno, qualche infermiere o medico avrebbe potuto vederla uscire dai sotterranei.
E adesso sapeva che cosa le sarebbe accaduto, nell'eventualità che questo fosse accaduto.
Espirando nervosamente premette con diffidenza la maniglia antipanico del secondo portone, e per sua grande fortuna notò subito che il corridoio era deserto; con rinnovato coraggio uscì e richiuse la porta con delicatezza, per poi affrettarsi a tornare nell'ala est dell'edificio.
......................
-Ally! Che diamine, stai bene?-.
Non appena la ragazza raggiunse il corridoio ove erano collocate le camere dei pazienti, trovò Eren ad aspettarla. Il ragazzo, con la schiena appoggiata al muro e lo sguardo basso, per poco non si era messo a piangere per la felicità; aveva creduto, per tutto il tempo, che quella faccenda sarebbe finita molto male. E invece eccola li, la sua amica: sana e salva.
-Sì...- farfugliò Ally, assumendo un'espressione sorpresa. -Mi stavi aspettando?-.
-Inizialmente ero andato in camera...- spiegò lui, imbarazzato. -Ma poi mi è salita l'ansia, avevo paura che non saresti tornata-.
L'altra allargò un sorriso amichevole, seppur faticasse a credere che una persona si potesse davvero preoccupare così tanto per lei; nonostante avesse instaurato diverse solide amicizie da quando era arrivata alla clinica, il suo disgusto nei confronti di se stessa talvolta la induceva a dubitare delle emozioni degli altri.
-Sto bene. Grazie-. Distolse lo sguardo, rivolgendolo alla porta della stanza di Clock. -Natalie sta bene?-.
-Direi di sì, si è calmata- rispose lui, facendo scorrere distrattamente una mano dietro alla nuca. -A proposito, mi aveva chiesto di dirti se puoi... Andare da lei, penso voglia parlarti-.
Allison sospirò, avvolgendo le braccia attorno al petto. -Ho capito... Allora vado, grazie-.
Eren si limitò ad annuire con un cenno del capo, ed osservò la ragazza raggiungere la porta si Natalie, per poi bussare energicamente. Sperava davvero che avrebbero trovato il modo di far pace, quelle due; sopotutto, le aveva viste molto spesso assieme in quei giorni, e parevano essere buone amiche. Spesso le malattie mentali inducono le persone ad isolarsi, e lui lo sapeva bene; avere un'amica sarebbe stato utile ad entrambe.
Ally dovette attendere solo un paio di secondi dopo aver bussato, prima che un braccio sbucasse fuori all'improvviso e la trascinasse letteralmente all'interno.
-Ally!!!- gridò Natalie, che subito dopo aver richiuso la porta le aveva buttato le braccia al collo. -Scusami! Ho fatto un casino, di nuovo!-. E l'altra, con il cuore che le rimbalzava nel petto più per lo spavento che per l'emozione, ricambiò l'abbraccio. -Non preoccuparti- le disse, tentando di impedire ai suoi capelli di infilarsi nel naso.
-Finisco sempre per rovinare ogni cosa- piagnucolò ancora la castana, che continuava a stringerla così forte da farle male.
-È vero, ma adesso è tutto finito- le rispose Allyson, dandole delle leggere pacche sulla schiena. -Ciò che conta è che tu non faccia mai più una cosa simile, Brian è stato male sul serio, e non c'è bisogno che te lo spieghi io...-.
Natalie annuì, e finalmente lasciò quella presa soffocante. -Sì, lo so... Mi dispiace, non volevo- farfugliò. -Non so perché mi comporto così, ma ho sempre l'impressione che gli altri vogliano portati via da me-.
Ally espirò lentamente, sforzandosi di regalare all'amica un sorriso rassicurante. -Io sono tua amica, ma anche amica di Brian, Eren, Tim e Toby. Non devi essere gelosa di loro, chiaro?.
-Lo so... Scusa- ripetè Natalie, che adesso per la vergogna aveva diretto lo sguardo altrove. Pareva piuttosto imbarazzata, forse si era resa conto di quanto i suoi comportamenti in quell'ultimo giorno fossero stati egoisti ed esagerati. Tirò su col naso e sospirò, iniziando a dondolarsi sulle sue stesse gamne. -Sai, continuo a chiedermi di chi parlassi, quando mi hai detto che c'è qualcuno che mi vuole molto bene...- borbottò, impacciata.
L'altra aggrottò la fronte; dapprima non capì a cosa lei si stesse riferendo, ma poi si ricordò della conversazione avvenuta con Toby. -Non sono sicura che questa persona voglia che te lo dica- esclamò, facendo spallucce.
Ma Natalie non sembrò voler mollare la presa così facilmente. -Ma io credo di sapere chi è, e se avessi ragione... Beh, sarei la persona più felice del mondo- farfugliò, giocherellando nervosamente con le dita tra i capelli ricci.
Allyson la osservò per una lunga manciata di secondi, pensando a cosa avrebbe dovuto dire in quel momento; poi, valutando che non ci fosse nulla di male a dirlo, decise di fornire una risposta al quesito che tormentava la sua amica. -Io... Stavo parlando di Toby-.
In quell'esatto istante, come per magia, gli occhi di Natalie si illuminarono di una luce nuova; l'espressione sul suo viso espresse una tale gioia che in nessun modo a parole avrebbe potuto spiegare. Aveva il cuore in gola, e le sue mani non volevano più smettere di tremare.
-Oddio, ora svengo- farfugliò, scoppiando in un pianto che cercava invano di nascondere con le mani.
-Dai, Clock!- ridacchiò l'altra, accarezzandole la testa.
-Ma sono... Lacrime di gioia... Lo amo segretamente da quando sono arrivata qui- esclamò ancora Natalie, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
L'altra restò ferma a guardarla con un caldo sorriso stampato sulle labbra; faticava a credere che tra quelle mura cariche di dolore e nostalgia, qualcuno potesse mai riuscire a sentirsi così felice. Forse, si disse, il futuro riservava della speranza anche per gente come loro.
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