CAPITOLO VENTICINQUESIMO - parte 2

Non molto tempo dopo, Natalie l'aveva raggiunta trovandola ancora in quello stato pietoso, in piedi davanti alla porta aperta della sua stanza. Assieme si erano poi incamminate in direzione della stanza dedicata alla terapia di gruppo, parlando tra loro del più e del meno come se entrambe volessero far finta che tutto andasse bene. -Non immagini quanto è dolce con me! Non pensavo potesse essere così...- esclamò Clock, mentre distrattamente prendeva posto in una delle sedie posizionate in cerchio.
-Mi era sempre sembrato abbastanza scontroso con tutti, e invece....-. Per tutto il tempo non aveva fatto nient'altro che parlare di Toby, come se adesso lui fosse l'unica cosa che le frullava per testa.
Allyson prese posto accanto a lei fingendo interesse in ciò che l'altra le stava dicendo, e passò rapidamente gli occhi su Dina, che aveva le braccia intrecciate sul petto; poi su Rouge, che come sempre teneva la schiena inarcata e la faccia seminascosta dalle mani.
-Oh, eccolo!- esclamò ancora Natalie, attirando nuovamente la sua attenzione. L'altra voltò il capo in direzione della porta, e notificò l'arrivo di Toby che sfilando una mano dalla tasca la salutò con un sorriso appena accennato, per poi prendere posto accanto a Natalie.
-Che bei piccioncini- commentò la bionda, con un ghigno presuntuoso dipinto sul volto.
-Vaffanculo- rispose il ragazzo a tono, digrignando i denti.
-Ma quanto sei fine, Toby-.
Ma solo un attimo dopo, tutti i pazienti presenti nella stanza si voltarono verso la porta, non appena ebbero udito la voce severa del dottor Max che nel contempo stava entrando. -Silenzio. Sedetevi, si inizia tra poco-.
-Che palle- commentò Tim, posizionandosi accanto ad Allyson con aria annoiata. -Non ne posso più di queste stupide sedute-.
-Bene- continuò il dottore, ignorando del tutto il commento irrispettoso del ragazzo. -Qualcuno di voi vuole iniziare a parlare? C'è qualcosa che sentite il bisogno di esternare?-.
-Maledetto bastardo- sussurrò ancora Tim stringendo le mandibole, questa volta parlando con un tono abbastanza basso da non poter essere udito. -Sapessi quante cose avrei da dirti...-.
Ally ridacchiò amaramente,  coprendosi la bocca con le mani.
-V-vorrei pa... Parlare io- farfugliò Rouge. Tutti i giovani pazienti si voltarono verso di lei con facce estremamente stupite; era la prima volta che quella ragazza taciturna decideva di parlare di sua spontanea volontà, soprattutto durante una seduta. Tant'è che quasi nessuno degli altri pazienti sapeva fino a quel momento quale fosse la sua voce.
Rouge giocherellava con le dita e teneva lo sguardo basso, adesso che tutta l'attenzione era centrata su di lei. Ally avrebbe giurato di averla vista tremare leggermente; i capelli castani le pendevano sulla faccia, nascondendo in  modo parziale l'espressione terrorizzava che adesso la caratterizzava, e teneva le ginocchia strettamente premute l'una sull'altra.
-Io... Vorrei.... P-arlare della... Vergogna-.
-Della vergogna?- ripeté Dina, scoppiando in una risata sguainata.
-Dina, per favore!- la riprese subito il dottore, lanciandole un'occhiataccia che le fece presto passare la voglia di ridere. -È un ottimo argomento- disse poi, rivolgendo ancora un sorriso rassicurante alla timidissima Rouge. -Voi come interpretate la vergogna?-.
Tim sollevò la testa. -Un sentimento inutile. È una cosa unicamente autodistruttiva-.
-Sì, ma molte persone vi convivono ogni giorno- rispose Max. -Come Rouge, non è così?-.
La ragazza piegò la schiena come volesse nascondere ancor più la sua faccia agli occhi degli altri, ed annuì debolmente.
-È una cosa ridicola- commentò ancora Dina, stavolta con un tono leggermente meno provocatorio. -Vuol dire dare peso al parere degli altri.... Ma il parere degli altri non conta niente-.
-Questo può dirlo una stronza sicura si sé come sei tu- intervenne rabbioso Eren, che di certo non si lasciava intimorire dall'atteggiamento dell'altra. -Ma non sono tutti fortunati come te, lo sai? .... Ma no! No che non lo sai! Tu non hai idea di cosa si provi-.
Dina emise un ghigno divertito. -Credi che la mia vita sia perfetta, Eren?- si difese. -Se così fosse non sarei qui, ti pare?!-.
-Anche io ho vergogna di me stessa- intervenne Allyson con voce calma, nel vano tentativo di placare quella discussione che non avrebbe portato benefici a nessuno. -Ma provo una vergogna diversa. Sicuramente non forte come quella che prova Rouge-.
-La vergogna è un sentimento comune a tutti- esclamò il medico, lanciando uno sguardo alla ragazza come se stesse cercando di capire se per caso lei aveva parlato agli altri pazienti di quello che le era stato fatto. -Che, quando generata da problematiche a livello psicologico, si può accentuare moltissimo. Presentandosi anche in situazioni in cui non dovrebbe esistere-.
-Ad esempio?- chiese Toby.
-Ad esempio, la sociofobia può essere sia la causa che l'effetto della sua vergogna nei confronti di se stessi-.

La terapia di gruppo proseguì per circa un ora, durante la quale Rouge parve  essersi ormai richiusa in se stessa e non trovò più il coraggio di dire una singola parola. Si discusse a lungo dell'argomento, finché finalmente il dottore non annunciò che i pazienti potessero tornare nella loro stanze, e che eventualmente avrebbero potuto proseguire quella conversazione alla successiva seduta di gruppo.

-Alla prossima- disse, aprendo la porta della stanza.
Ally seguì Natalie che, dopo aver salutato Toby con un bacio, si stava dirigendo distrattamente in direzione delle camerate.

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