CAPITOLO VENTESIMO - parte 1

-Ma che dici!- esclamò Eren, appoggiandosi allo stipite della porta ed intrecciando le braccia sul petto. -Perché mai qualcuno avrebbe dovuto gettare apposta uno scarafaggio nella tua stanza?-.
Brian si alzò in piedi, ancora scosso e barcollante, e fece un passo indietro per allontanarsi da Ally. -Non lo so- disse, con voce tremante.
-È assurdo! Quel dannato insetto sarà entrato in un momento in cui la porta era stata aperta....- continuò a rassicurarlo l'altro. Ma Brian continuava a rimuginare sfregandosi continuamente la fronte con le mani, per nulla rassicurato dalle ipotesi che l'altro stava proponendo. -Magari è stata Dina- esordì poi, stringendo le labbra e volgendo uno sguardo truce agli altri due. Dopotutto non si sarebbe stupito affatto, quella ragazza sembrava divertirsi ad importunare gli altri.
-Non puoi incolpare le persone senza avere uno straccio di prova, Brian- gki fece notare Allyson, che in quel momento non poteva far altro che tentare di placare gli animi. -Forse stai esagerando, e stai immaginando scenari inverosimili. Quei cosi volano, può succedere-.
Ma a quel punto, il ragazzo giunse nuovamente sul punto di scoppiare nell'ennesima sfuriata. -E pensi che in tal caso non me ne sarei accorto?!- gridò, agitando nervosamente le braccia. Fortunatamente riuscì a riconporsi subito dopo, scuotendo il capo e voltandosi verso la finestra. -Scusa.... Ma sono nervoso, capisci? Ho il terrore che accada ancora.... Hai visto, no? Hai visto come perdo il controllo...- esordì con un filo du voce; adesso, oltre al panico causato da quella situazione, stava provando anche un pesante senso di colpa per il modo in cui stava trattando i suoi amici. Dopo tutto loro erano li con il semplice fine di aiutarlo, e di certo non si erano meritati un trattamento di quel tipo.
-Andrà tutto bene- disse Allyson, sorridendo. E non lo disse solo per rassicurarlo, ma perché ne era convinta davvero; quel brutto momento sarebbe pur dovuto passare, prima o poi.
-Scusatemi, ora devo pulire- disse ancora Brian, tornando a voltarsi con il volto paonazzo verso in direzione della ragazza. -Hai tu i flaconi, no?-.
Lei ricambiò con uno sguardo preoccupato, poi silenziosamente annuì: uscì e si fermò davanti alla sua porta, seguita dagli altri due.
-Perdonatemi per il disordine- disse imbarazzata, prima di aprirla.
Brian si diresse dritto in direzione all'armadio senza neanche guardarsi intorno, recuperando tutti i suoi prodotti per la pulizia ben nascosti sul fondo per poi portarli nella sua camera; Eren, invece, si era fermato al centro della stanza scrutandola con occhi attenti.
Ally sorrise imbarazzata -È un pò incasinata.... Non sono brava a mantenere l'ordine-.
-Ci sono tre maglie e due pantaloni, appese alle ante dell'armadio- disse lui in tono esageratamente serio. -E tre bottigliette d'acqua vuote-.
La ragazza lo guardò, senza dire nulla.
-Scusa- farfugliò poi lui, imbarazzato -Proprio non riesco a non contare le cose... È più forte di me, scusami-.
Quel momento imbarazzante fu spezzato dalla risata amichevole di Allyson. -Non fa nulla. Non mi da fastidio-.
-E pensa che con le pasticche che mi danno quì va già molto meglio... Prima, quando ancora stavo a casa con la mia famiglia, il mio disturbo mi impediva di fare qualunque cosa normale...-. Eren si interruppe, come se quel ricordo avesse risvegliato in lui troppa tristezza; poi si ricompose, e continuò. -Non potevo camminare sul marciapiede se non contavo le mattonelle, e se non mi sforzavo di non calpestare le fughe con le scarpe... Non riuscivo ad uscire di casa se prima non contavo i libri nella libreria, e non ripetevo il numero dieci volte sottovoce... E poi.... Ero schiavo di molte altre assurde abitudini-.
La ragazza fece una faccia dispiaciuta, e gli regalò un sorriso rassicurante. -Posso immaginare quanto sia stato difficile- farfugliò.
-La gente crede che il mio sia un capriccio- continiò lui, che oramai sembrava aver deciso di aprirsi e mostrare quel lato più debole ed umano di se stesso che tanto si impegnava a nascondere. -Ma questo solo perché non hanno idea di cosa io provi, e quanto soffra di questa situazione-.
Mentre i due conversavano tra di loro, all'improvviso la voce squillante di Natalie si aggiunse al coro, proveniente dal corridoio: -Ally! Vieni con me al laboratorio d'arte?-. La castana, con un gran sorriso ad incorniciarle il volto ed i capelli mossi che danzavano sulle sue spalle, si fermò proprio sulla soglia della porta. Ma quando cercando la soglia notò la presenza di Eren, l'espressione sul suo volto cambiò improvvisamente.
-Che ci fa lui qui?- chiese, assumendo un tono di voce piuttosto sprezzante.
-Nulla di particolare- rispose l'altra, voltandosi in sua direzione ed allargando un piccolo sorriso sulle labbra sottili. Non riusciva a comprendere il motivo per cui sembrasse essere diventata così ostile nei confronti di Eren, ma oramai aveva imparato a non fare troppo caso ai suoi atteggiamenti spesso imprevedibili.
-Oh...-. Natalie tacque e si guardò intorno, scritando con attenzione la camera dell'amica. -Questa stanzz è un casino...Quasi peggio della mia- farfugliò, tentando di nascondere il fatto che il suo sguardo, più che alla stanza, era rivolto al ragazzo.
-Qualcosa non va, Clock?- le chiese a quel punto l'altra, grattandosi nervosamente la nuca. .
Ma Natalie strinse le spalle e fece una smorfia, come a voler dire che non sapeva di cosa lei stesse parlando. Poi, continuando a simulare una calma che non aveva, riprese a parlare. -Allora? Quando hai organizzato la prossima avventura?-.
Eren lanciò ad Allyson uno sguardo stupito, dopo aver udito l'affermazione della castana. -Non intenderai tornare là sotto!- le disse, allargando le braccia.
Fu allora che l'espressione sul volto della ragazza si fece truce e rabbiosa; con la fronte aggrottata ed i pugni stretti, si rivolse nuovamente all'amica. -Gliene hai parlato? Hai raccontato ad Eren quello che abbiamo fatto?!- sbraitò, raggelando il ragazzo con un solo sguardo.
Ally scosse il capo e sollevò le mani, cercando di evitare per quanto possibile lo scoppio dell'ennesima discussione. -Hei, calma. Si può sapere che hai, Natalie?-.
-Non è stata lei a dirmelo- intervenne bruscamente Eren, in supporto alla ragazza; sapeva bene che non era favile sfuggire ai ragionamenti contorti di Natalie, quando si lasciava trasportare dalle sue ossessioni. -L'ho capito da solo, e lei ha semplicemente confermato la mia supposizione-.
La castana restò immobile a guardarlo per diversi secondi, come stesse cercando di capire se le stesse mentendo oppure no; Poi sembrò recuperare la calma, e voltò ancora verso Allyson.
-Doveva essere una cosa soltanto nostra, il nostro segreto Ally- puntualizzò, delusa.

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