CAPITOLO UNDICESIMO - parte 2

La ragazza abbassò leggermente lo sguardo, e parve assumere un'espressione carica di rabbia e di vergogna, che tentava adesso di ascondere sfregando le mani sulle guance. Scosse la testa con decisione, stringendo le labbra, come farebbe una bambina piccola che rifiuta di obbedire. -No...- farfugliò -O meglio, solo una volta...-.
Ally la guardò per una manciata di secondi restando in silenzio, poi le poggiò una mano sulla spalla. La risposta non  le era sembrata affatto sincera. -Vuoi raccontarmelo?-.
-Non è niente di speciale come storia, sai.... È successo un anno fa, quando ero da poco arrivata in struttura-. La castana appoggiò la schiena al muro e sospirò pesantemente, come volesse liberarsi dalla tensione che stava accumulando e che sembrava destinata a continuare a salire. -Non volevo stare qui, ed ho cercato di scappare per tornare a casa-.
-E loro ti hanno scoperta?- chiese Ally, continuando ad insistere per cercare di strapparle via più informazioni possibile.
L'altra annuì. -Sì, mi hanno acciuffata in giardino...Ma lascia stare- borbottò, allontanandosi di qualche passo ed iniziando a ciondolarsi sulle sue stesse gambe. -Ti conviene stare fuori da questa storia. Fatti gli affari tuoi e rispetta le regole, vedrai che non avrai mai problemi-.
Ally scosse energicamente la testa. -Lo dirò ai miei genitori- esclamò decisa.
Natalie sospirò ancora, intrecciando le dita delle mani. -E come?-.
-Quando potrò chiamarli, tra un paio di giorni...-.
-Ah giusto, quella storia della telefonata a casa ogni mese- mugolò la castana, con una risatina carica d'amarezza. -È una stronzata, non ti faranno chiamare. E se te lo permetteranno, sarà una telefonata controllata-.
Allyson rimase immobile a guardarla per decine di minuti, senza sapere che cosa dire; quello fu il preciso momento in cui comprese di essere davvero caduta in trappola. Se ciò che Natalie stava dicendo corrispondeva alla verità, significava che quel posto aveva un potere sulla sua vita molto più grande di quanto avesse creduto. 
-Lascia perdere, davvero- disse ancora la castana, con rammarico. -Comportati bene e spera di uscire presto. Io sto facendo questo-. Il suo volto adesso era triste e serio, ed i suoi occhi puntati a terra, vuoti, persi chissà dove.
Allyson le poggiò istintivamente una mano sulla spalla, cercando di dare all'amica un po' di quel conforto di cui sembrava avere un bisogno estremo; non l'aveva mai vista così sofferente, proprio lei che pareva essere la ragazza più solare ed espansiva che avesse mai conosciuto.
La situazione iniziava a diventare quasi surreale: quella clinica che vista dall'esterno le era sembrata specializzata e professionale, si stava scoprendo man mano sempre più diversa da quello che aveva immaginato. Lei, così come tutti gli altri pazienti che erano stati chiusi tra quelle mura contro la loro volontà, forse non erano dei semplici malati che ricevevano assistenza, ma più animali in gabbia ai quali non  veniva concesso avere  contatti con  la vita che avevano lasciato fuori.
Natalie le lasciò un ampio sorriso, prima di riprendere il suo cammino lungo il corridoio. Ma Ally non la seguì; la guardò allontanarsi, poi si voltò indietro, dove Toby parlava con Timothy. A questo punto aveva bisogno di sapere; di sapere tutto. Non poteva più fingere di non avere dubbi e preoccupazioni di quel calibro. 
Si avvicinò, rivolgendosi al ragazzo dai capelli mielati con un filo di voce. -Puoi farmi vedere quella porta?-.
Toby, voltandosi verso di lei, assunse un'espressione sorpresa, e restò in silenzio un paio di secondi prima di rispondere. La sua testa compì una serie di movimenti mentre si guardava intorno per assicurarsi che nessun infermiere fosse nei paraggi. -Perché ti interessa?- mugolò.
-Voglio vederla, per favore...- rispose lei, restando vaga.
Il ragazzo scrutò il volto preoccupato di Allyson, prima di annuire vagamente. -Ci vediamo dopo, Tim- disse all'amico, dandogli una pacca sulla spalla. Non sembrava particolarmente entusiasta di assecondare la richiesta della ragazza, ma forse anche lui era spinto dalla volontà di capire quali segreti nascondesse quel posto all'apparenza così innocuo.
-Sì, va bene- rispose l'altro salutandolo con un breve cenno del capo, mentre già si stava dirigendo in direzione della sua stanza.
Toby si grattò la nuca con aria imbarazzata, mentre rivolgeva nuovamente la sua attenzione alla ragazza. -Seguimi...- farfugliò.

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