CAPITOLO UNDICESIMO - parte 1

Altri due giorni erano trascorsi dall'arrivo di Allyson nella clinica psichiatrica, e la sua condizione non sembrava in alcun modo migliorare. Al contrario, continuando a rifiutarsi di ingerire la maggior parte dei cibi solidi veniva nutrita dai medici tramite integratori, e la sua alimentazione veniva tenuta sotto controllo tramite giornaliere analisi; nonostante questo, essendo la struttura piuttosto sovrappopolata alla ragazza non venivano di certo concesse tutte le attenzioni delle quali avrebbe avuto bisogno, e proprio per questo le risultava fin troppo facile evadere da alcune regole con il fine di evitare un aumento di peso.

Chiusa nella sua stanza, lontana da occhi indiscreti, Allyson si sottoponeva ogni giorno ad esercizi fisici estenuanti, e verificava con orgoglio i risultati osservando il suo corpo scheletrico dal vetro dello specchio. Avere ancora il controllo sul suo corpo la faceva sentire potente; nonostante il sondino e l'alimentazione forzata, non aveva cumulato neanche un chilo dal suo arrivo.

Quella mattina Natalie la aspettava in corridoio, avevano un nuovo appuntamento con  la seduta di gruppo organizzata dal dottor Max; vi si recarono insieme, scambiandosi quattro chiacchiere lungo il breve tragitto. Giunte nella sala, videro che alcuni degli altri pazienti avevano già preso posto nelle sedie che componevano il cerchio.
Allyson e Natalie presero posto l'una accanto all'altra, mentre si univano alla seduta anche tutti gli altri ragazzi che componevano il gruppo. Timothy si mise a sedere accanto a Rouge, allungando le gambe in avanti con fare sgarbato.
-Eccoci di nuovo qui- fece il dottor Max, recandosi a chiudere la porta d'ingresso. -Prendete posto nel cerchio, tra poco iniziamo-.
Arrivò poi Eren, che non trovando posto altrove si sistemò a sedere alla sinistra di Ally. -Ti spiace?- le disse, indicando la sedia.
-No, figurati- rispose lei sorridendo.
Lui annuì debolmente. -Ci sono otto sedie- farfugliò.
Ally si passò una mano dietro alla nuca, con fare imbarazzato. -Come dici?- esclamò, non sapendo che altro rispondere.
-Ci sono otto sedie, anziché nove- ripeté il ragazzo, osservando con occhi attenti ogni singola sedia. -Manca quella con il segno rosso sopra... Quella di Brian-.
Guardando attentamente, adesso anche la ragazza ne notava la mancanza; e, a dirla tutta, mancava anche Brian stesso. Non sapeva se essere più stupita del fatto che non se ne fosse resa conto prima, o dell'impressionante capacità osservativa  del ragazzo al quale pareva non sfuggire mai niente.
-Sì, Brian non parteciperà alla terapia, stamani- confermò il dottor Max, mentre si metteva anch'esso a sedere nel mezzo del cerchio.
-Perché?- chiese Timothy, accigliato.
Max sospirò e strinse le labbra. -Purtroppo questa mattina si è sentito male- rivelò.
Allyson osservò il volto dell'uomo per alcuni secondi, cercando di capire a che cosa si riferisse. -Sentito male?- ripeté, con un filo di voce; effettivamente, quella mattina non l'aveva visto uscire dalla stanza.
-Sì- rispose il dottor Max -Ha avuto un violento attacco di panico, abbiamo dovuto sedarlo-.
Tutti i presenti si scambiarono degli sguardi stupiti e preoccupati, prima di volgere nuovamente l'attenzione al dottore.
-Nulla di preoccupante, comunque- continuò lui, con un tono di voce che avrebbe voluto essere rassicurante. -Adesso sta già meglio, ma si è rifiutato di prendere parte alla terapia-.
-Cosa è successo?- chiese istintivamente Ally, abbassando lo sguardo. Non era sua abitudine fare domande riguardo alla vita degli altri, ma avendo instaurato con Brian una sorta di rapporto amicale in quel momento era piuttosto preoccupata.
-Che cosa intendi?-.
La ragazza strinse le spalle. -Non so... Qualcuno è entrato nella sua stanza, o qualcosa del genere?-.
Il dottore fece un piccolo sorriso e scosse la testa. -Oh, no, no. A quanto mi hanno detto c'era uno scarafaggio, ai piedi del suo letto-.
-Uno scarafaggio?- ripeté Dina ridacchiando in modo fastidioso. -Ma se quella stanza è di una pulizia impeccabile!-.
-Magari è entrato da fuori, passando sotto la porta- commentò Toby -Può succedere, non è così strano-.
-Va bene, va bene, chiudiamo l'argomento adesso- intervenne in fine il dottore. -Possiamo iniziare?-.

...........................

La terapia di gruppo proseguì nonostante nessuno dei presenti sembrava essere particolarmente interessato ad ascoltare, ed il dottor Max insistette perché si continuasse a trattare l'argomento proposto da Timothy il giorno precedente. Lo scambio di opinioni durò circa un ora, finché finalmente ai pazienti non fu concesso il permesso di tornare alle loro stanze, annuncio che fece tirare un sospiro di sollievo a molti di loro.
Ally si alzò dalla sedia e si incamminò seguita da Natalie, la quale per qualche ragione sembrava avere una voglia matta di conversare.
-Quando ero nella pancia di mia madre inizialmente mi avevano scambiata per un maschietto, e così...-.
-Scusa, Clock- la interruppe bruscamente Allyson, senza smettere di camminare dritta lungo il corridoio con  lo sguardo puntato avanti a se. -Non ho tanta voglia di parlare...-.
L'altra assunse subito un'espressione piuttosto delusa. -Davvero?...-.
-Sì, sono un pò stanca e..-.
-Ti manca casa?- la interruppe, poi cambiò bruscamente argomento. -Non è la prima volta che Brian va fuori di testa per una stupidaggine, non  preoccuparti per lui-.
Ma Ally sembrò non aver neanche ascoltato ciò che le stava dicendo; ad un certo punto si fermò di colpo e le rivolse uno sguardo nervoso, mentre si tormentava le mani conficcando le dita nei palmi. Prese aria e parlò velocemente, rompendo il contatto visivo. -Natalie, sei mai stata picchiata dai medici o dagli infermieri?-.

___________________________
Capitolo dedicato a Noridal.
Compagna Caparezzista conosciuta durante il Dragonfly Contest, che mi ha anche dato una piccola mano con la assegnazione dei disturbi ai personaggi di questo libro :)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top