CAPITOLO TREDICESIMO - parte 2
Una quindicina di gradini avvolti nella quasi totale oscurità conducevano fino ad un piccolo spazio quadrato, al centro del quale albergava un'altra porta d'acciaio, simile a quella che il gruppo di ragazzi aveva appena attraversato. L'aria era molto più fredda in quel posto, se paragonata a quella che albergava in tutto il resto della clinica; ed era pregna di un odore fastidioso, di muffa e di umidità.
Toby si fermò davanti alla seconda porta, sospirando pesantemente. -Sarà chiusa?- disse, poggiando la mano sulla maniglia. Tutti trattennero il respiro quando il ragazzo la abbassò; ma con grande sorpresa, la porta si aprì lentamente. Toby allargò un sorriso sfrenato, e bloccò il movimento d'apertura del grosso pezzo di metallo a prima che questo potesse mostrare ciò che nascondeva dietro si sé.
-Pronti?- esordì con entusiasmo, rivolgendosi al resto del gruppo.
-Puoi giurarci!- esclamò Natalie, stringendo il polso di Ally come per condividere con lei la sua gioia. Anche Tim allargò un lieve sorriso, e solo allora, con il consenso di tutti, Toby si decise a spingere la porta. Quest'ultima, aprendosi lentamente, mostrò poco alla volta il corridoio che nascondeva. Non appena le ante furono del tutto spalancate, con un meccanismo automatico le luci all'interno si accesero, illuminando quella che si scoprì essere una stanza di forma orizzontale orizzontale di dimensioni considerevoli.
I ragazzi spalancarono gli occhi, sbalorditi, osservando con curiosità e paura ciò che stavano vedendo davanti a loro. Un lungo corridoio , dall'aria piuttosto sporca, percorreva interamente la stanza; sia a destra che a sinistra erano disposte molte porte, che dovevano dare accesso a quelle che sembravano delle piccole celle composte da spesse sbarre di ferro arrugginito, disposte così vicine tra loro da comporre delle vere e proprie pareti..
Ogni porta riportava un codice, molto simile a quelli che venivano assegnati ai pazienti dei piani superiori e che erano appesi fuori dalle loro stanze. Queste porte, però, erano molto diverse: sembravano anch'esse composte interamente di ferro, e nella loro parte centrale era possibile osservare l'interno delle piccole stanze attraverso una rete metallica ricoperta di polvere e ragnatele. Sembrava proprio che quel posto non fosse più stato pulito da moltissimo tempo. -Oh mamma- esclamò Natalie, portandosi entrambe le mani al volto. -Allora le voci erano vere!-.
-Andiamocene- disse subito Tim, indietreggiando di qualche passo..
Ma Toby lo fermò con un gesto violento. -No! Almeno non senza dare un'occhiata, maledizione!- ghignò. -Siamo arrivati fin qui rischiando tutto! Non possiamo certo...-.
-Ally!- esclamò Tim, interrompendo bruscamente l'amico. -Che fai?-.
La ragazza, ignorando completamente il battibeccare dei due ragazzi, si era già incamminata lungo quel macabro corridoio guardando fissa sulla prima porta che si trovava di fianco. Vi si avvicinò con molta titubanza, fino a fermarsi proprio davanti: guardando oltre la rete arrugginita, poteva scorgere delle pareti ricoperte di spugna bianca, ormai molto sporca. Il tessuto era ricoperto di chiazze scure che pochi secondi dopo riuscì ad identificare come feci umane; non a caso, quella cella emanava un fetore insopportabile.
Avanzando un altro passo timoroso, Allyson avvicinò lentamente il volto alla rete; e fu proprio in quel momento che un uomo calvo sbatté con una violenza inaudita contro alle sbarre, tentando di infilare le mani tra le maglie di metallo. La ragazza lanciò un grido strozzato e balzò indietro, con il cuore che batteva così forte da sembrare voler balzare fuori dal petto. Una scarica di adrenalina la fece tremare, ed a causa della debolezza la sua vista subito iniziò ad appannarsi.
Quello che doveva essere un paziente, adesso la osservava con la fronte poggiata sulla porta; i resti di una grossa ferita albergavano sulla sua testa completamente priva di capelli, ed i suoi occhi neri sembravano muoversi istericamente a destra e sinistra, senza sosta. Doveva avere circa quarant'anni, anche se era difficile stabilirne l'età effettiva considerando il pessimo stato nel quale l'uomo riversava.
-Ally, andiamocene- esordì Tim con la voce che tremava, avvicinandosi alla ragazza con il fine di afferrarla e trascinarla via. Ma lei lo allontanò spingendolo via con le mani, e restò immobile ad ascoltare le parole che uscivano dalla bocca sdentata di quello strano individuo dietro alle sbarre.
-Non lo vedete?!- esclamò quest'ultimo con una voce rauca e traballante. -Non lo vedete il sangue sulle pareti? Le crepe? Le cose si rompono, si scompongono... Si macchiano. Si macchiano di sangue... Sì, di sangue....-.
Allyson deglutì a vuoto, realizzando di avere la gola secca e le labbra asciutte; era profondamente spaventata da quell'individuo, e dalla convinzione con la quale aveva pronunciato quelle frasi sconnesse; eppure, qualcosa la costringeva a non scappare via.
-Okay, basta adesso, pazzoide- gridò Tim rivolgendosi all'uomo. Si voltò poi in direzione di Allyson e tentò ancora di afferrarla.
-Il sangue!!- gridò ancora lo sconosciuto, iniziando a battere i pugni contro alla rete.
Fu allora che tutto il resto dei detenuti iniziò ad avvicinarsi ognuno alla propria porta, tentando di attirare l'attenzione di quel gruppo di giovani sconosciuti che non avevano mai visto prima. Molti di loro parlavano sottovoce in lingue incomprensibili, altri si limitavano a tirare fuori le mani e fare strani gesti, altri ancora ridevano sguaiatamente per qualche ragione. E nel mezzo di quel terrificante caos caos, fu comunque chiaramente udibile il rumore emesso dalla serratura della porta al piano superiore, che si chiuse sbattendo contro allo stipite.
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Capitolo dedicato a mariawrestler, che ha insistito (con tanto di minacce di morte) per farmi aggiornare il capitolo xD
Ah, ed è anche un'altra lettrice fedele :)
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