CAPITOLO SETTIMO - parte 1
-Se nessuno ha qualche altra affermazione fuori luogo da fare, possiamo andare avanti- esordì poi il dottor Max, scuotendo il capo in direzione della ragazza dai capelli biondi. -Tocca a te, Natalie- disse poi, allargando un piccolo sorriso.
La ragazza si alzò in piedi, sorridendo. -Io sono Natalie Oullette. Soffro del disturbo di personalità Borderline, ed ho un orologio nell'occhio sinistro... Qualche volta parlo troppo, ma è solo perché ho paura di essere isolata-. Subito dopo aver finito di parlare tornò a sedersi goffamente sulla sua sedia di plastica, ed Ally le sussurrò un timido complimento nell'orecchio. Non per rassicurala, ma perché aveva davvero apprezzato il suo coraggio nel parlare apertamente dei suoi problemi, cosa che lei invece non era riuscita a fare.
-Bene. Il prossimo è.... Timothy Wright-.
Questa volta si alzò in piedi il ragazzo dai capelli scuri, che se ne stava seduto accanto a Brian e che fino a quel momento non aveva aperto bocca una singola volta. Aveva un volto piuttosto neutro, e si muoveva stancamente ciondolandosi sulle gambe come fosse ubriaco. -Io sono Timothy- disse, come se stesse recitando un copione -Schizofrenico- aggiunse, prima di tornare a sedere.
-Dai, su! Alzatevi uno alla volta senza che debba chiamarvi!- incitò il dottore, appoggiando la schiena alla parete dietro di lui e volgendo lo sguardo al resto del gruppo.
A quel punto fu il turno della ragazza che poco prima aveva inveito contro alla nuova arrivata; aveva un'aria spavalda, e muoveva la testa in modo da far ondeggiare i suoi lucenti capelli biondi. Sorrise in modo fastidioso, e parlò guardando dritta in direzione di Ally. -Io sono Dina. Vengo dall'estero dove vivo con la mia famiglia; abbiamo una grande villa in campagna e alleviamo cavalli di razza- disse, orgogliosa. -E non credo che dovrei essere qui perché non sono affatto pazza come voi altri- aggiunse.
-Avrei qualcosa da ridire in merito- ridacchiò Brian, divertito.
-Cosa?!- sbraitò prontamente lei. -Non accetto di sentirmi dire questo da uno che non ha un solo centimetro di pelle scoperta per paura di sporcarsi!-.
-Fanculo, Dina!-.
-No! Fanculo tu!-.
-Basta! Basta, adesso!- intervenne il dottore, agitando le mani in modo scoordinato. -Torna a sederti Dina, e lascia parlare il prossimo-.
Dopo una manciata di secondi di silenzio, in cui tutti si guardarono tra loro, si alzò in piedi la bambina. Si mise ferma al centro del cerchio, e salutò Ally con la manina.
-Lei è Sally- disse il dottore -È diventata completamente muta a causa di uno choc, subito pochi anni fa. Di solito in questa struttura non ci occupiamo di pazienti sotto i dodici anni di età, ma lei rappresenta un'eccezione-.
La bambina tornò a sedere con aria soddisfatta, e subito dopo si alzò Brian. -Io sono Brian. Rupofobico-.
Dina ridacchiò silenziosamente, mentre anche il ragazzo tornava a sedersi al suo posto. Allyson notò che la sedia di Brian era segnata con un piccolo segno rosso sul fianco, e rimase curiosamente a guardarlo con la fronte aggrottata.
-È per riconoscerla- le disse Clock sussurrandole nell'orecchio in modo da non farsi sentire -Quella sedia la usa soltanto lui... Sai, per i germi eccetera-.
Ally annuì. Adesso aveva capito.
Si alzò poi Eren, il ragazzo dagli occhi azzurri. -Io sono Eren Otis. Disturbo ossessivo compulsivo... In particolare, sono ossessionato dai numeri e dall'ordine-.
-È praticamente una calcolatrice- ridacchiò amichevolmente Timothy -Quanti libri ci sono in quello scaffale, Eren?-.
-Ventitré- rispose lui.
-Li conta ogni volta che entra in questa stanza- sussurrò ancora Natalie nell'orecchio di Allyson.
Dopo di Eren si alzò un ragazzo dai capelli color miele. -Toby Rogers. Bipolare-.
Per ultima, si alzò timidamente la ragazza dai capelli castani, quella che il giorno prima era fuggita in corridoio. Si muoveva lentamente, quasi tremando, ed aveva una voce fine e traballante; sembrava terrorizzata da tutto quello che la circondava in quel momento, dal modo in cui non alzava mai lo sguardo neppure per rivolgerlo verso la parete. -Rouge...- disse a testa bassa, come non volesse incrociare lo sguardo degli altri attorno a lei. -Sociofobica- aggiunse, tornando a sedere.
-E con questa le presentazioni sono finite- intervenne il dottor Max -C'è qualche domanda che vorresti fare al resto del gruppo, Allyson?-.
-No..- rispose la ragazza, abbassando istintivamente lo sguardo per nascondere un imbarazzo che, tuttavia, risultò palese a tutti quanti.
-Bene, allora possiamo cominciare la seduta odierna. Come abbiamo stabilito l'ultima volta, quest'oggi tratteremo il tema della famiglia- iniziò a dire, mentre si posizionava in una sedia rimasta vuota al centro del gruppo, come volesse mettersi alla pari dei suoi pazienti e parlare loro non solo in qualità di professionista, ma anche come amico. -Secondo voi, quanto ha influito il rapporto con la vostra famiglia d'origine nei vostri disagi psicologici? Ha rappresentato un aiuto oppure un ostacolo? Qualcuno vuole esporre la propria esperienza in merito?-.
Nella stanza calò un pesante silenzio, mentre tutti iniziarono a scambiarsi sguardi, nella speranza che qualche impavido iniziasse a parlare per primo. Il medico attese paziente con le braccia conserte, finché Clock non alzò la mano, segnalando che intendesse intervenire.
-Prego, Natalie-.
-Mio padre è stato un ostacolo, perché non era mai facile parlare con lui. Mia madre invece mi ha sempre supportata, nonostante non fosse facile convivere con i miei problemi...-.
-Quindi hai trovato appoggio soltanto da tua madre?-.
-Si può dire di sì, ma è solo perché mio padre è un tipo freddo. Però so che anche lui spera molto che io guarisca, per questo ha insistito per portarmi qui...-.
-E tu, credi nel percorso di guarigione che stai affrontando?- chiese ancora il medico.
-Sì, penso di si....-.
-Santoddio, parli qualcun' altro!- intervenne Dina -Parla sempre soltanto Natalie, ed è fottutamente logorroica!-.
-Parlo io- intervenne Allyson, in supporto all'amica.
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Capitolo dedicato a baka-chan1998 :3 <3
Conosciuta per caso tramite il suo libro scleroso, ed amata da subito.
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