CAPITOLO SESTO - parte 2

Toc. Toc. Toc.
-Signorina Stones?-.
Allyson si svegliò di colpo, disturbata da quel rumore improvviso. Qualcuno stava bussando alla sua porta, ed a giudicare dal timbro di voce doveva trattarsi del dottor Much, il direttore della clinica psichiatrica.
La ragazza sbattè le palpebre più volte cercando di recuperare lucidità; un fastidioso fascio di luce penetrava attraverso il vetro della finestra, riflettendosi sul candore delle lenzuola bianche. Rapidamente si alzò in piedi con un balzo, verificando che il suo aspetto fosse quantomeno presentabile, prima di andare ad aprire. -Sì?- chiese, scrutando la figura dell'uomo che ora si trovava davanti a lei.
-Non sai che ore sono? Devi presentarti subito nella stanza della terapia di gruppo-.
Lei rimane interdetta, e dapprima tacque spalancando gli occhi. Non aveva idea di dover rispettare degli orari precisi. -Ma... Nessuno mi ha detto nulla...-.
-Davvero?- borbottò l'uomo, con aria scocciata. Emise un profondo e scortese sospiro, poi appoggiò una mano alla parete. -In questa struttura facciamo terapie di gruppo. Ci si siede in cerchio in una stanza e si parla; si espongono agli altri i propri problemi, e ci si confronta. È molto utile alla guarigione. Ti ho assegnata al gruppo dedicato ai giovani-.
-Ho capito... C'è anche Natalie?-.
-Sì, certo. A proposito, come è andato il primo giorno? Ti trovi bene?- le domandò, seppur non sembrasse realmente interessato a sentire le risposte a quelle domande, che evidentemente le aveva posto solo per educazione.
-Abbastanza- rispose lei, abbassando lo sguardo. -Ma spero di non dover restare molto-.
Il signor Much infilò le mani in tasca e le voltò le spalle, riconfermando il suo disinteresse. -Vestiti e raggiungi gli altri. La stanza è infondo al corridoio-.

Ally sospirò; non aveva affatto voglia di prendere parte alla terapia di gruppo, e non aveva mai preso in considerazione la possibilità di doverlo fare, anche se adesso la cosa le sembrava piuttosto ovvia. Legò i capelli in una improvvisata coda di cavallo e si incamminò lungo il corridoio, in silenzio. La stanza della terapia di gruppo non era molto grande, ed aveva una forma quadrata, munita di una lunga fila di finestre che si affacciavano sul prato retrostante la struttura; al centro vi erano diverse sedie di legno disposte a cerchio, su cui erano seduti alcuni ragazzi e ragazze alcuni dei quali stavano chiacchierando tranquillamente tra loro. All'arrivo della nuova ospite, tuttavia, quasi tutti i presenti si voltarono in direzione della porta.

-Finalmente! Allyson, giusto?- esclamò un medico in divisa, in pedi infondo alla stanza. -Io sono il dottor Max Anderson, ma puoi chiamarmi dottor Max-.
La ragazza annuì imbarazzata, e vagò con lo sguardo alla ricerca di Clock tra i tanti profili di persone a lei completamente sconosciute. La trovò poco distante da sé, che la guardava con espressione dispiaciuta. -Avevo dimenticato di dirtelo!- sussurrò.
-Prego, mettiti pure a sedere- disse ancora l'uomo, indicando alcune sedie vuote nel cerchio. Una di queste era vicina a Natalie, così la ragazza decise di mettersi seduta su quella.
-Scusami- ripeté Clock, ridacchiando.
-Non fa nulla- cercò di rincuorarla lei, seppur fosse piuttosto irritata dalla situazione. L'aveva fatta arrivare in ritardo al suo primo incontro con il gruppo, fantastico!
Allyson si diede una rapida occhiata intorno, per scrutare i volti degli altri componenti del suo gruppo. C'era Eren, il ragazzo che aveva visto in sala mensa; una ragazza dai capelli biondi e scompigliati, dall'aria piuttosto scorbutica; Brian, che la salutò con un lieve cenno della mano ed un ragazzo dai capelli scuri seduto accanto a lui. Poi, c'era anche una bambina, di circa nove anni, seduta accanto ad un ragazzo dai capelli mielati; ed infine, la ragazza dalla felpa rossa che aveva incontrato il primo giorno in corridoio. Non erano poi così tanti, si disse.
-Bene. Visto che Allyson è appena entrata nel nostro gruppo, direi che dobbiamo fare le presentazioni. Ognuno si alzerà in piedi quando sarà chiamato, e dirà al resto del gruppo il proprio nome, e se vuole anche qualcosa di sé- disse il dottor Max sorridendo. -Perché non inizi tu, Allyson? Così  i tuoi compagni di gruppo possono iniziare a conoscerti!-.
La ragazza deglutì nervosamente, realizzando di avere già la gola secca. Non le andava affatto di farlo, ed avere tutti quegli occhi puntati addosso facevano crescere nella sua mente una tensione sempre maggiore; stavano forse guardando il suo corpo? che cosa stavano pensando?
Stava per scuotere la testa come a voler dire che non intendeva parlare, ma la mano di Clock afferrò la sua spalla. -Abbiamo dovuto farlo tutti, almeno una volta- disse -Non preoccupati. Nessuno ti giudicherà-.
Quella parole la aiutarono molto, perché solo un paio di secondi dopo Ally si alzò in piedi e si schiarì la gola. -Io sono Allyson, e soffro di anoressia-.
-Questo già lo sappiamo, sei un mucchio d'ossa!- esclamò la ragazza bionda, dall'altra parte del cerchio. Nessuno dei presenti rise a quell'affermazione così priva di tatto, ma Ally rimase immobile, con la bocca spalancata, incredula di ciò che aveva appena sentito.
-Diana!- la rimproverò quasi immediatamente il dottor Max, intrecciando le braccia sul petto. -Questo è un gruppo di supporto, ognuno di noi è qui perché ha un problema-.
-Sei sempre la solita idiota- disse Brian, scuotendo il capo -Non farci caso, fa così con tutti-.
Clock afferrò l'amica per un polso e la tirò forte a sé, costringendola a tornare a sedersi.

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